SE IL GOVERNO FA (POCO E) MALE, DE LUCA FA PEGGIO!!

Detto fatto. La politica del fare. Questo sì che è dare una parola, la parola fatta azione. L’aveva annunciato Vincenzo De Luca e, contrariamente alle direttive del governo centrale, che (chissà se) sentito il CTS – il Comitato Tecnico Scientifico di esperti, di rado consultato e praticamente mai ascoltato, chiamato a decidere al posto del governo “dei Migliori” e di quello prima, in Campania resta l’obbligo di mascherina. Al chiuso, all’aperto, nei locali, all’aria, da soli o in compagnia. Sempre, dovunque, comunque.
Lo aveva annunciato Cenzino De Luca che non dispone certo del CTS, ma, forse, nemmeno di altri rispettabilissimi pareri professionali – tutti concordi nel dire che l’uso prolungato della mascherina è sconsigliato in quanto provoca effetti che potrebbero rivelarsi anche gravi come l’ipercapnia – e legali che, nonostante imperi, o meglio, “collabori” tale magistratura”palamarizzata”, pur concorda nel non obbligare all’uso della mascherina in quanto non considerata presidio medico.
Si sa, De Luca è un pezzo… d’uomo, l’uomo che non deve chiedere mai. E allora mascherina sia! Per tutti, urbi et orbi. In saecula seculorum!!??
Un (non) senso di esasperazione smisurata di ogni forma di protagonismo egoistico a tutti i costi, detentore della verità assoluta e incontrovertibile e da non discutere, come da vizietto tipicamente sinistro, uno sciovinismo malato e deteriorato, nato già marcio, un padre padrone che vieta ai figli di mangiare per non ingrassar, non curandosi che possano anche morire di fame.
Che la mascherina sia la genialata deluchesca per “mascherinare” – che non è un ossimoro dei termini italo-partenopeo mascherina e denaro – al fine di alzare la soglia di attenzione ed evitare di far toccare con mano e pure con tutto il corpo il disastro sanitario che il “n/mostro” ha creato tagliando fondi e mangiandosi intere strutture ospedaliere in favore di un sistema degno di Salerno Capitale, per la serie “mangio ovunque e lo deposito a Salerno”, non è certo una novità, ma, per quanto incredi-bile possa essere, esiste qualcosa persino peggiore di tutto questo. La pezza peggiore del buco, ovvero le “giustificazioni” con cui Delukistan ha tentato di spiegare la sua ordinanza: proroga di mascherina in vista del Carnevale e di San Valentino. A Carnevale giù la maschera e a San Valentino effusioni protette. Non è una gara al ridicolo, al grottesco e non è nemmeno uno scherzo, ma solo… chiacchiere! Di governo. Centrale e periferico. Griffe contro sottomarca. Solo l’ultima battaglia di una guerra del governo-ombra al suo-ma-non-suo governo, sostenuto dal suo partito da cui era partito a sua volta. Chissà, magari col disincanto del tempo potremo affermare addirittura che il Covid non uccide, ma vitalizza pure. Almeno politicamente, a guardare il governatore col lanciafiamme che non è riuscito a spegnere l’incendio divenuto ormai virale e i cui strascichi sono ormai talmente grandi da non poter essere più nascosti sotto al tappeto. Per altro interamente occupato dalla gestione “sanitaria” – è proprio il caso di dirlo! – dall’inquilino di Palazzo Santa Lucia.
Eppure, la guerra al governo De Luca avrebbe potuto condurla anche in tempi di pandemia proprio su “sapori e odori” della propria terra: se proprio non riesce a vedere un’inflazione incontenibile che a breve esploderà, partite IVA che scompaiono come se fosse neve al sole d’agosto, conseguente disoccupazione ed inevitabile povertà, facile manovalanza per la malavita, serrande abbassate ovunque da far impallidire persino il peggior De Luca chiusurista, serratista e serramentista. Proprio nei giorni in cui nel Palazzo della Regione di redigeva la nuova ordinanza per la proroga della mascherina, in Parlamento venivano modificati, con fare da criminali come si confà a quei soggetti che da politici sono assurti agli oneri della cronaca quali cronici amministratori, liquidatori per i primi della classe, gli articoli 9 e 41 della Costituzione, principio cardine e opera prima di quella intellighenzia che, col tempo, ha dimostrato non solo di non averla mai redatta quella Carta, ma nemmeno di averla mai compresa e, chissà, se qualche volta almeno “Letta”. L’articolo 9 fa parte dei 12 articoli  cosiddetti fondamentali. Ovvero intoccabili, che non si possono modificare, limitando, di fatto, l’ingerenza del Parlamento e del Governo rispetto al lavoro dei “Padri Costituenti”. Ma con la complicità di “collaborazione” di Parlamento e Corte dei Costituzionale, presieduta dal rinnovato Mattarella, costituzionalista, hanno solo creato il precedente perché si possa modificare non in futuro, ma già da subito, anche l’immodificabile: togliere la sovranità al popolo che non mi pare la eserciti più; revocare il divieto di discriminazione e anche qui mi pare che col green pass, base, rafforzato, super e mega l’apartheid sia bella che servita; cambiare bandiera: ma non abbiamo, forse, adottata quella dei liberatori ottant’anni orsono e quella blu con le stelline da cinque lustri a questa parte? Ma attenzione perché l’articolo 9 è anche quello che tutela “lo sviluppo della cultura” (De Luca ha messo in DAD tutta la scuola campana anche quando non lo poteva fare!) nonché “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi”. Lapalissiano aggiungere che De Luca governa la terra dei fuochi ed è uno dei protagonisti delle famigerate ecoballe. Dopotutto, anche Greta, come i ghiacciai, si sta sciogliendo.
L’articolo 41, invece, riguarda(va) l’iniziativa economica privata: sarà sempre più difficile fare impresa nel Bel Paese. Mi pare che con i lockdown siano tante le saracinesche che non si sono più alzate. Non solo quelle “non essenziali”. Ciò comporterà il definitivo smantellamento della classe media e un impoverimento generale. Collettivo. Comune.
Non una parola e nemmeno una ordinanza da parte dello Sceriffo lucano, niente. Silenzio. Assenso, ma non di assenza. Collaborazionista. Tengo famiglia: che s’ha da fa pe’ campà?

SCEMO & PIU’ SCEMO !!

Se i “nemici” del Conte pandemico erano rappresentati da ristoratori, gestori di discoteche e parrucchieri e quelli del Draghi “sanitario” continuano ad essere parrucchieri e gestori di discoteche, Vincenzino De Luca è sicuramente un uomo di ben più ampie vedute. Certamente inclusivo – come dicono loro – e, dopo i runner, i laureati, la gioventù e quanto di più vario offra la sua folle immaginazione, nel nuovo anno pandemico la sua biliosa ostilità miete altre vittime: stavolta l’obiettivo prescelto per la guerra è il mondo della scuola.
Senza troppi tentennamenti, infischiandosene di CTS, riunioni e cabina di regia, di monitoraggi e studi, del parere di Ministri (in)competenti e delle attuali norme all’uopo emanate, Vincenzaccio, dopo averci fatto dono del suo turpe eloquio contro “i cafoni che mangiano per strada” ( occorre, per inciso, tanto delucidatore quanto politically correct volto a rassicurare Pd e affini che il Governat(t)tore non ce l’aveva certo con gli immigrati clandestini che bivaccano ormai in ogni dove ) non ci pensa due volte e chiude la scuola! Quella dell’infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado. Rettifico: “servizi educativi”, così viene definita la scuola nell’ordinanza delucheska. A breve diverranno : strutture per la rieducazione!
Immantinente la replica del Governo centrale che, repentino, adisce le vie legali, in quanto Delucadonossor, come è stato ribattezzato nel best seller Terronia Felix, infrange il regolamento – leggi, norme, sentenze e ogni fondamento giuridico, diventano solo un vecchio amarcord dei tempi ormai andati – che consente la discrezionalità della decisione solo in zona rossa. Tradotto: quando la situazione è di allerta massima, il Governo centrale si defila e rimette ogni responsabilità.
Però, sono favolosi Mariolino e Cenzino: l’uno che infrange un regolamento in nome del potere onnipotente e l’altro che ricorre legalmente contro le decisioni di un “sottoposto” (si può dire? Ma sì!), di un (suo) attendente, quando il Presidentissimo stesso ha infranto leggi, convenzioni, trattati, contratti, diritti acquisiti, battaglie democratiche e, non ultima, la Costituzione!
Il meglio del peggio della sceneggiatura di Scemo & più scemo!
È passato appena un anno da quando il govenator campano, con soldi pubblici, lanciò la sua propiska: la tessera “sanitaria” che dava il via libera ( una iperbole che sconfina nell’ossimoro riferito alla parabola della curva epidemica)  alla socialità e alle attività di svago: mai nessuno avrebbe immaginato che la follia del Presidente col lanciafiamme sarebbe divenuta una solida realtà di governo ribattezzata “green pass”. Una misura sanitaria, dalla scontatissima fine igienica, che nulla ha a che vedere con quelle che dovrebbero essere, se non soluzioni, quantomeno efficaci palliativi.
De Luca con il covid è stato prorogato, divenendone macchietta e ora lui vuole prorogare il Covid, ma non fa ridere, se mai c’è riuscito. Che non era quello il mandato conferitogli. Prorogatio ad libidum. Ad finem. In saecula saeculorum.
La chiusura delle scuole equivale ad ammettere che ancora una volta la gestione è stata fallimentare, che non si è saputo organizzare quella che più che un’emergenza sembra debba essere considerata ormai una consuetudine. A cosa sono serviti, dunque, i green pass finanche per andare a ritirare i propri figlia a scuola? E l’obbligo di mascherina dal compimento dei sei anni? E il distanziamento? E l’asocialità? E il divieto di scambio di materiale tra alunni? E l’obbligo di vaccino per personale docente e non docente? La scuola, così come hanno gridato a chiare lettere le associazioni dei Presidi e degli Insegnanti, sono luoghi sicuri e protetti. Una decisione incompresa e incomprensibile finanche per gli addetti ai lavori, umiliati nel dover chiedere spiegazioni al governo e che va a penalizzare quella fascia di età che ha registrato bassissime percentuali di contagio, con una letalità che rasenta lo zero per un virus ormai endemico e che dà gli stessi sintomi di un’influenza stagionale. Sarà la sua vendetta contro i bambini allevati col plutonio! O sarà il modo per convincere, leggi costringere, gli infanti ad assembrarsi presso i centri vaccinali? Così come possono assembrarsi al cinema, al centro commerciale, ovunque tranne che nella palestra per la mente perché la proibizione riguarda solo la scuola.
Chissà se De Luca ha contezza della situazione della Fagianeria del Bosco di Capodimonte, piuttosto che a San Giovanni che a Bagnoli: file che arrivano alle dodici ore, gente esasperata, litigi… per un servizio che non funziona e che da Palazzo Santa Lucia pensano di organizzare, collaudare e far funzionare nell’immediato per poi dare il nulla osta per l’apertura delle scuole a fine gennaio. Chissà in quale anno.
Chiudere anche le scuole superiori significava ammettere l’esistenza di (più di) una falla nel trasporto pubblico locale, regionale, ma anche cittadino (che sempre De Luca è) che avrebbe spostato il problema anche ai non studenti per cui, per loro, meglio vietare solo il consumo di bevande alcoliche dalle ore 22:00 alle ore 06:00. Popolo di alcolemici!
Non bastavano già due anni di DAD che hanno prodotto danni inenarrabili e lacune mai più colmabili. Non è solo il caso degli studenti virtuosi, ma anche dei più vivaci che non troveranno un luogo dove potersi “educare”, dove avrebbero dovuto imparare a socializzare, a familiarizzare, dove avrebbero dovuto approcciare alle prime esperienza di vita. In compenso, creeranno più generazioni asettiche da ogni spirito critico, analfabeti funzionali, conformisti e votati all’uniformità, alla tristezza del tutti uguali ad ogni costo. Perfetti soldatini obbedienti, insomma. “Più migliori assai” degli studenti che questi “servizi educativi” partoriscono in ligia ottemperanza ai test Invalsi che mamma Europa commissiona.
Ancora serve arrovellarsi sulla (loro) narrazione scientifica che porta “luminari” ingalluzziti fondamentalisti del vaccino e delle chiusure, terzadosati ricoverato e in cura con i monoclonali, a chiusure degli stadi per metà del pubblico che poteva accedere solo con mascherine e green pass, ottenuto previa conclusione del ciclo vaccinale, a libertà e diritti comparati in farmacia e rinnovati secondo la scadenza di governo e teorie degli esperti che fanno a botte tra di loro, come questa guerra fratricida che hanno scatenato?
Un crimine che non ha eguali, soprattutto se contrapposto ad una malattia che ha un tasso di natalità ormai pari allo zero, perpetrato da un mostro, creato al 70% dagli stessi cittadini.

 

DE LUCA : “PULECENELLA SPAURATO D’E’ MARUZZE” !

Se il delirio dilaga, De Luca ci sguazza. Come un criminale cui hanno appena donato un lanciafiamme, come uno sportivo che può correre liberamente senza la scusa del cane “uscito” a fare i bisogni, il ricco Epulone che tramanda ogni bene dal desco luculliano, un cinghialotto qualsiasi felice di potersi rotolare nel fango. L’ultima occasione per (non) stare zitto, a De Luca la offre ancora una volta il governo centrale, quello osteggiato da De Luca – un po’ la fiaba della volpe e l’uva – che mantiene a galla De Luca e che a sua volta mantiene a gal secondo la filosofica logica del servo-padrone. Un reciproco sfruttamento interessato, tradotto in termini spiccioli.
Il 5 gennaio prossimo venturo andrà in onda – ma sarà trasmessa da Palazzo Chigi in Roma-  la prossima puntata della soap opera tragico-umoristica della sag(r)a Covid, ovvero prorogare per campare una finta emergenza infinita. Obiettivo scuola: si riparte. Cioè a dire si riapre ciò che già prima di chiuderla si diceva non si sarebbe dovuto riaprire. Quindi si era già deciso. Con questa gente decidere è un concetto d’altri tempi, diciamo che la cabina di regia darà le indicazioni per chiudere. Ma la chiusura vera e propria spetterà ai Presidenti di Regione che, in certe percentuali, potrebbero dipendere dalle ASL che, sempre più spesso, essendo aziende a tutti gli effetti, sono gestiti da contabili ben poco abili visti i bilanci, avvocati, semplici laureati, amici degli amici votati. purché votanti, e rigorosamente appartenenti alla “piovra”. La cabina di regia me la immagino come una di quelle colonne in vetro trasparente stile TeleMike che io, per ragioni anagrafiche, non ho visto. E visti gli sforzi e gli effetti partoriti, somiglia forse più a un bagno chimico da cui si esce col foglietto autografato, dopo immane sforzo.
Ciò che prima era solo una voce sulla stanchezza di onorevoli e senatori, da Draghi convocati solo per ratificare decisioni da lui già prese, si è palesato nella riunione di approvazione della manovra finanziaria, quando sono state concesse solo tre ore per leggerne il testo. Proteste, dissapori, risentimenti, ma poi, quelli che una volta erano definiti parlamentari, hanno finito per apporre il proprio autografo in calce al documento, prestandosi al baratto, al ricatto, al meretricio politico che significa sopravvivenza, stipendio e lunga vita sulla cadrega.
Stando alle prime voci di corridoio, anche se la priorità del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sembra essere la salvaguardia della didattica in presenza, i provvedimenti che si potrebbero adottare sembrano essere diretti ancora una volta verso il “premio” in base alla percentuali di vaccinati, il che ha tutto il sapore – attenzione perché la Omicron non lo inibisce – di una nuova discriminazione: autosorveglianza di cinque giorni (con test a 10 giorni) per i ragazzi vaccinati (o guariti negli ultimi tre mesi) e la quarantena di 10 giorni con Dad (quest’ultimo caso laddove previsto). Con tre contagi in una sola classe, sarebbe poi l’Asl a valutare ulteriori provvedimenti come la sospensione dell’attività in presenza. Nelle scuole dell’infanzia resterebbe invece la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo. Solo proposte, dice il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, da valutare con l’esecutivo per alleggerire la pressione sugli ospedali (se, però, andate a vedere gli indici di ospedalizzazione – che non avvengono solo per Covid – resterete sorpresi per la “verità di stato” propinata). Nelle scuole dell’infanzia, invece, dopo l’obbligo vaccinale per gli insegnanti, appare certo anche l’obbligo di mascherine ffp2. E se parla Fedriga in virtù dell’incarico assegnatogli, può non sottrarsi allo show ‘cenzino De Luca che in Campania lui è papa e lui è Re? La sua ricetta? : chiudere le scuole di ogni ordine e grado per un mese! Nel frattempo, procedere con le somministrazioni di vaccino, per riaprire poi in sicurezza. Sempre secondo De Luca, pare che i contagi ultimamente fioriscono nelle fascie d’età 5-11 e 0-16 (a quale età faceva riferimento lo slogan pubblicitario di quella griffe “united colors” appartenente ai proprietari di quella catena di ristoranti l’unica ad essere rimasta aperta, mentre in tutta Italia imperversava la chiusura di ogni attività di ristorazione e che rovinò il Ferragosto a Casalino col crollo del ponte Morandi?).
Chissà se De Luca sa che in Campania per la sola registrazione sulla piattaforma per accaparrarsi un vaccino si fa la fila pure di una settimana, che per l’inoculazione vieni spedito a punti di vaccinazione distanti centinaia di chilometri, addirittura in altre province. O, forse, è ben conscio di tale (dis)organizzazione che stima in un mese i tempi di una sola inoculazione!
Ma poi serve davvero frequentare questa scuola a queste condizioni? Sottrai i bambini di 3 anni dalla tivvù e li porti all’asilo dove incontrerà i suoi formatori con una ffp2 incollata al viso che nasconderà all’infante la visione di un sorriso o l’esistenza di un semplice labiale? Che frequenterà un luogo di socializzazione senza poter socializzare, dove non potrà dare la mano al compagno per recarsi in mensa? Dove non potrà fare il trenino nel mettersi in fila? Dove anche un bambino delle elementari si chiederebbe quale sia l’utilità di un vaccino, se poi bisogna continuare ad osservare le misure quali distanziamento e mascherina. Si chiederebbe dove siano i genitori del bambino nella fascia 5/11 anni contagiato, e come mai non i loro genitori, stando alle loro percentuali. Ci si potrebbe chiedere che fine abbia fatto quel senso critico che la scuola dovrebbe farti conseguire quando ci viene detto che la variante Omicron è meno pericolosa, ma altamente contagiosa. Anche qui, stando ai dati resi noti dalle fonti ufficiali, ci si renderebbe conto, addirittura col disegnino, che l’indice di ospedalizzazione è addirittura inferiore a quello degli anni pre-covid. Logica vorrebbe, quindi, che questa variante potrebbe essere addirittura una manna dal cielo per l’immunità di gregge! Ma poi finirebbe la farsa, si otterrebbe addirittura un green pass – c’è ancora qualcuno che, sic stantibus rebus, ne sostiene l’utilità? – ma non finirebbero le dosi di vaccini, acquistate ben oltre l’inoculabile italico, quindi plurinoculabile cadauno. Si rischierebbe addirittura di capire che, per far schizzare alle stelle il numero dei contagi, è bastato tamponare i vaccinati.
Serve ancora frequentare questa scuola che non è capace più nemmeno di insegnarti a leggere, scrivere e far di conto se nessuno fa notare che nell’ultimo decreto legge manca la parte relativa alle sanzioni e che, anche ad una prima lettura, si nota che il testo del verbale, richiamandosi all’art. 4 del DL 19/20, prevede una sanzione possibile ai sensi dell’art. 1 del DL summenzionato e questo DL non risulta essere prorogato dopo il 31/12/2021. Le sanzioni, quindi, non sono più possibili perché qualsiasi verbale-sanzione attinente all’emergenza Covid-19 è nullo e non più annullabile mediante ricorso. E persino la Corte costituzionale si era pronunciata in merito.
A cosa serve, dunque, frequentare questa scuola se poi non si è in grado di leggere un semplice testo in italiano? È, forse, questo che misurano i test INVALSI, ovvero la capacità di non essere capaci? L’unione europea, quella che ci multa finanche sulla flatulenza delle vacche, su questo non preferisce parola? Evidentemente rispettiamo gli standard. E chissà che questa non sia una nuova fase di questo gigantesco esperimento di ingegneria sociale che vedrà la gente inibirsi la libertà a fronte di una balla spacciata dai governanti. Anche lo stato di emergenza, pilastro su cui poggiano tutte le scellerate follie che ne sono conseguite, risulta non essere prorogabile oltre il 30/01/2022, a meno che il Parlamento, formato da ratificatori di cui sopra, approvi una legge primaria. Visto le 53 fiducie in quindici mesi non credo abbia quello slancio di dignità che potrebbe arginare, salvaguardare e salvare.
Anno nuove, storie vecchie, e De Luca peggio!
Buon anno a tutti. E’ proprio il caso di augurare!

(MAL)TRATTATO DAL QUIRINALE. Riflessioni sulla firma di un Trattato a dir poco superfluo ed oscuro!

Chissà se riusciremo mai a leggere cosa hanno sottoscritto lo scadente – perifrasi dovuta ai tempi dell’incarico – Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente Francese Emanuel Macron. Due Stati omologhi anche nella forma di governo, visto che il taglio dei parlamentari è stato così netto che non si trova più nessuno per far il Presidente della Repubblica full time. Con un  mandato settennale, assicurazione garantita e lauto compenso riconosciuto, oltre a vitto, alloggio, lavatura e stiratura. Al punto che “qualcuno” ha proposto, all’attuale Premier Draghi, di volergli attribuire (di qui ad un mesetto, in occasione dell’Elezione del nuovo Presidente della Repubblica) un doppio incarico: inquilino dei palazzi Chigi e Madama. Ma questa è un’altra storia. Forse sarà storia.

Ma torniamo al “nostro Trattato” e immergiamoci nella lettura……. Ammesso che lo si possa leggere nella sua interezza perché, è risaputo, ogni trattato ha clausole segrete.
Dicevo, se proprio il testo di tal Decreto non sarà accessibile per noi umili, passivi e obbligati contribuenti, speriamo non sarà altrettanto inaccessibile – almeno prima della ratifica – per i parlamentari cui abbiamo demandato il compito di rappresentaci. Cioé a  coloro che son mandati da noi in Parlamento e ultimamente trasformatisi in mandanti. Anche se, a stare alla loro “muta-zione”, c’è poco da star tranquilli. Basti pensare che un tal Di Maio, inquilino alla Farnesina, partecipava (non) senza imbarazzo, seppur tra le seconde file, – il che non è poi così grave – all’incontro al Quirinale con quel Macron contro il quale si era rivoltato il popolo francese dei Gilet Gialli. Movimento di protesta cui il “nostro statista” Pentastellato era corso immediatamente in soccorso. Salvo poi  essere rispedito dagli stessi oltralpe. Ma Gigino è pur sempre il nostro Ministro degli Esteri, al pari di De Gasperi, Fanfani, Segni, Saragat, Moro, Andreotti… che siede dopo di loro alla Farnesina. Da dove non ci ha risparmiato epiche gesta: l’ultima è costato un sequestro di 108 giorni ad innocenti pescatori siciliani. Sarà per questo che ultimamente la politica estera é appannaggio del Quirinale! Che che ne dica quella Costituzione più bella del mondo e tutte le stampe e le ristampe delle migliaia, se non milioni, di manuali di Educazione Civica e Testi di Diritto Costituzionale che descrivono il Presidente della Repubblica come una figura meramente rappre­sentativa! Ma cosa porta un Presidente della Repubblica a so­ttoscrivere un Tratt­ato, precedentemente partorito e forteme­nte voluto dal Pd, a due mesi dalla fine del suo mandato, sen­za sottoporlo prima al Parlamento (che era) sovr-ano?
Se mai potremo sapere pure questo – perché quella pleba­glia che costituisce il popolo che vi mantiene, che è pur sempre il datore di lavoro di ogni deput­ato, senatore, porta­borse o usciere che sia,  le domande se le pone. E si chiede pure a cosa serve un Trattato del Quirinale, dopo quello de­ll’Eliseo? A cosa se­rve un’asse Roma-Par­igi, così a cosa sia servito l’Asse Parigi – Berlino sottoscr­itto ad Aquisgrana, se siamo cugini, se siamo tutti fratelli abbracciati, petalo­si e concordi come le stelline gialle sul drappo blu?
Non sarà che, forse, la (loro) Unione europea è implosa e ognuno inizia a far per sé ? E Francia e Germania  (che sarà pure una Nazione impolitica, quest’ultima, ma gli accordi li sa fare bene)  stanno forse facendo spese? Sarà che Parigi, finita l’era Merkel ( che sarà pure antipatica e invisa ai più, ma da Cancelliere ha fatto sempre e comunque l’interesse del proprio popolo) pensa a vivere e magari a sopravvivere e inizia a far provviste proprio in casa nostra?  Sarà che questa Unione non si muove più in direzione Bruxelles, ma in direzione Parigi? E se Parigi compra, l’Italia è la merce, è bancarella. E gli Italiani diventano codici a barre e i loro manda(n)ti nelle Aule Istituzionali, soltanto dei meri liquidatori delle Italiche ricchezze. Con tanto di forbito eloquio e gradevole favella. Che, però, non è tale in questa occasione dove citano tutto e tutti, tranne che i punti del Trattato sottoscritto. E non proferiscono parola alcuna su altri Trattati o “accordi di cooperazione” come quello di qualche giorno fa sottoscritto da Draghi e da un rampollo dei Rotschild. Stando a quanto riferito in aula dal deputato Pino Cabras, né su incontri “istituzionali-privati” come quello di Mariuolino con il presidente del World Economic Forum, tale Kalus Schwab, o quello di Mattarella con Bill Gates in Quirinale. Giusto per citarne alcuni.
Chi è questa gente per l’Italia? A che titolo firma? Cosa firma? In rappresentanza di chi? Su mandato di chi? Autorizzati da chi?
Se l’ignavia di costoro non fa uso di intelletto né di coscienza, sappiate che non è lo stesso per il popolo. Sarà per questo che l’attuale classe politica è completamente avulsa dalla realtà, dalla gente, dalla vita reale!  Ma sappiate che per ogni loro progetto “anti-italiano” si rafforza la coscienza nazionale e l’orgoglio di essere ostinatamente ITALIANI!

https://www.camposud.it/maltrattato-dal-quirinale-riflessioni-sulla-firma-di-un-trattato-a-dir-poco-superfluo-ed-oscuro/tony-fabrizio/

DE LUCA TI CHIUDE LA SCUOLA E IL TAR LO BOCCIA!!

Vincenzo De Luca non fa frequentare la scuola e ad essere bocciato è proprio lui. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati per il cosiddetto “sistema Salerno”, ovvero la piovra attraverso cui lo sceriffo lucano elargiva appalti e distribuiva voti per sé e per i suoi, dispensando vita, morte e miracoli ai soliti noti, un’altra doccia gelata arriva dal TAR all’indirizzo dell’agitatore del lanciafiamme.
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha, infatti, accolto il ricorso dei genitori contro la decisione del governator campano di chiudere le scuole. Vincenzino dominava il proscenio e con fare da super-uomo protagonista decretava la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado. A partire dai nidi e finire alle sessioni di laurea universitaria.
Lo ricordate tronfio e borioso atteggiarsi a tuttologo e criticare il bambino allevato al latte col plutonio che voleva “solo” andare a scuola? Quel bambino, a vederla con gli occhi di un adulto, e De luca è più di un adulto, di occhi ne ha quattro e “proviene” pure da un partito che, almeno nella dicitura, si dice essere democratico, voleva solo esercitare un diritto. Ma l’inquilino di Palazzo Santa Lucia glielo aveva negato. Fottendosene della negazione del diritto allo studio. Tanto di violazioni ne aveva già commesse tante, una in più, una in meno…
Per fortuna – in questi tempi e temi “palamarizzati”  si tratta davvero di una fortuna – numerosi TAR hanno accolto il ricorso di svariati  genitori contro la chiusura delle scuole, ritenendola illegittima perché immotivata. Il tutto riferito ai periodi in cui in Campania vi erano zone gialle o al massimo arancione, ma a De Luca piaceva confinare tutti in casa. Bambini, adulti, anziani, “lavoratori non necessari” … così, per il suo delirio di onnipotenza, visto che né Governo centrale, né i sapientissimi del Comitato Tecnico Scientifico, né gli scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità, né tantomeno alcun organo di governo affiancato al governo chiamato a governare al suo posto si era mai pronunciato in merito o aveva chiesto simili restrizioni.
Vincenzino faceva il bello e il cattivo tempo e ordinava la chiusura delle scuole prima che lo facesse Gigino de Magistris per lo stato fatiscente delle strutture.
Chissà se il tuttologo lucano riparato a Salerno sa cosa può significare la privazione della scuola. Chissà se conosce i concetti e i relativi benefici della socializzazione, dell’apprendimento a parlare, a giocare, a socializzare, e di conseguenza, il relativo ritardo cognitivo e linguistico. Chissà se ha idea cosa significhi confinare in una stanza, magari davanti ad uno schermo, bambini e adolescenti per una anno – se andrà tutto bene – privandoli del contatto sociale e reale;  dei disabili che regrediscono in maniera irrecuperabile, dei nonn,i confinati anch’essi, che non possono dare una mano ai loro figli costretti a lavorare – ma solo se hanno un’attività necessaria (vedi sopra) – in condizioni indicibili, con conseguenti malattie fisiche e psicologiche derivanti dall’astinenza alla frequentazioni di quei “piezz’ ‘e core” che sono mutati in pezzi di virus. Vairus per Gigino ‘o paesano.
Pronta la contromossa del canuto governatore che, per non smentirsi, è peggio del buco. Alle nuove minacce di chiusura degli impianti scolastici, quest’anno potrebbe concorrere la mancata vaccinazione a tappeto. Evidentemente De Luca, ma non solo lui, ignora che a non vaccinarsi non si corre in alcun reato, ma sic stantibus rebus ci viene da chiedere per quale ragione il nostro non abbia chiuso gli ospedali, ad esempio, ma solo fino a completa vaccinazione del personale impiegato. Ma meglio non chiedere perché, in realtà, De Luca gli ospedali li chiude eccome, ma non per motivi di salute pubblica (in questi ultimi giorni il fronte caldo è rappresentato dall’ospedale di Cava de’ Tirreni che, dopo i tagli già operati, rischia di essere accorpato definitivamente al Ruggi di Salerno). Chiudere la scuola non comporta perdite di PIL e invece la Sanità sanerebbe tante cose.
E se De luca parla e sparla, silenzio di tomba viene dal ministro dell’Istruzione Bianchi, il quale pare sia essere un accorto sostenitore della didattica in presenza quindi un “avversario” per gli occhi deluchiani. Non favella nemmeno il presidente del consiglio Draghi.
In un Paese normale De Luca sarebbe già stato destituito, ma a Palazzo non si sente nemmeno più la voce della “chiattona” (cit. De Luca) anticasta e anti-De Luca. E lui ha ancora stella e stivale con sperone. E a quanto pare ancora pure la licenza di uccidere.
https://www.camposud.it/de-luca-ti-chiude-la-scuola-e-il-tar-lo-boccia/tony-fabrizio/

DAL COVID ALLA POLMONITE SINCIZIALE: Il Professor TARRO condannato all’oblio!!

Ed eccoci qua che mentre pratichiamo l’ennesimo estenuante accanimento terapeutico alla pandemia da Covid-19 perché duri sempre più e ci preparano per un’altra, nuova emergenza – pare -climatica, per il prominente principio scientifico del “non c’è due senza tre” che ingloba anche il vecchio adagio “tra i due litiganti, il terzo gode”, ecco spuntare una nuova-ma-non-nuova emergenza (che tale non è). Manco a dirlo, sanitaria.
E come in ogni tragedia che si rispetti, anche in questa Italia ridotta a nave senza nocchiero, ma con al timone i croceristi del ’92 che, nonostante tutto, ancora si ostina a non affondare, “prima i vecchi e i bambini”: così, se il Covid s’è portato con sé la parte “antica”, le radici e i ricordi della nostra identità, quest’altra emergenza colpisce i bambini. È in aumento, infatti, o almeno così ci dicono, in ogni ospedale d’Italia, da Nord a Sud, un nuovo male, conosciuta essenzialmente perché questa influenza ha colpito due noti influencer: i coniugi (è Zan-politically correct?) Ferragnez. O meglio, la loro piccolina, ricoverata all’Ospedale Buzzi di Milano per quella che pare essere una polmonite sinciziale.
Già, proprio la polmonite sinciziale che, purtroppo, è male noto – “male oscuro” negli anni 1978/79 a Napoli- studiata, combattuta e sconfitta proprio da un “napoletano d’adozione”, il prof. Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, scienziato candidato “per sbaglio” due volte a quel Nobel “troppo politicamente corretto” e, quindi, mai assegnatogli.
E come per l’emergenza Covid (la cui intervista per Campo Sud potete trovarla qui https://www.camposud.it/2020/10/le-interviste-di-campo-sud-tony-fabrizio-intervista-in-esclusiva-il-professor-giulio-tarro/), in netta controtendenza con i soloni dell giornalismo ufficiale elevato a quarto potere che dà voce solo ai “mestieranti di regime”, Campo Sud ha chiesto lumi in merito proprio allo scienziato siculo-napoletano.
La polmonite sinciziale che i media hanno scoperto oggi non è altro che il male oscuro che afflisse Napoli nel 1979 e che fu scoperto e debellato proprio dal prof. Giulio Tarro.
Le cronache di allora ci consegnano un bambino morto ogni giorno, tra il primo e il secondo anno di vita con una incidenza tale verificatasi solo a Napoli. Nessun medico di allora riusciva a capire di cosa si trattasse e soprattutto come poter intervenire prima che circa ottanta bambini ne rimanessero vittime. Fu proprio il “figlio scientifico” del prof. Albert Sabin, allora giovane primario dell’Ospedale Cotugno di Napoli, che iniziò a studiare il fenomeno (nonostante il Cotugno non trattasse casi pediatrici). In realtà, allora come ora, nessuno pensò di coinvolgere il Tarro già professore di Virologia oncologica all’Università di Napoli, ma “per sbaglio” ci pensò il giornalista di punta della Rai Willy Molco il quale chiese aiuto proprio all’illustre virologo per incontrare i medici che erano in prima linea contro questa epidemia dilagante. Di qui, l’interessamento anche del prof. Tarro che, grazie all’aiuto di colleghi che si occupavano direttamente dei casi, si rese immediatamente conto che questo male colpiva esclusivamente i bambini che venivano ricoverati in terapia intensiva perché non considerati quali casi pediatrici e intubati (guarda un po’…) senza che si conoscesse poi il cursus clinico. Studiando i casi, il Tarro si rese conto che si trattava di un virus quando non si pensava minimamente ad un fatto respiratorio. Studiò le cellule, dunque, anche i campioni dei bambini ricoverati in Pediatria e “vide” gli agenti e gli anticorpi del sangue. Provò, quindi, ad isolare il virus ed effettuò un riscontro della fusione di cellule, ovvero il sincizio.
Il giovane primario aveva avuto un’idea geniale: sulla maggior parte dei bambini ricoverati in pediatria individuò il sinciziale. Studiò “se era possibile intravedere un’epidemia e quindi la possibilità che il virus passasse da una cultura cellulare all’altra, individuando così la riproducibilità della malattia. Ebbe in mano il postulato di Koch, individuò cioè il virus responsabile”.
Apparve chiaro (solo al Tarro) che si trattava di un virus e il fatto che i bambini non venissero curati per bronchiolite, quando in realtà, era in atto una e vera e proprio epidemia proprio di bronchiolite fu l’errore mortale che portò alla fine di quasi cento bambini. Non si contano, per fortuna, quelli salvati dall’intuizione acutissima del Tarro che, conoscendo come trattare la bronchiolite, portò alla cura dell’infezione e a debellarla.
Per il principio “duplice” che impera e divide, che già allora preferiva i martiri agli eroi, le cassandre ai profeti e l’apprezzamento inutile poiché postumo, l’Istituto Superiore di Sanità non ammise subito questa scoperta epocale. Anzi, proprio l’allora ministro della Salute Tina Anselmi ex partigiana Gabriella, santificata per il prode gesto di non piegarsi al tentativo di corruzione circa dei medicinali ritirati, “massacrò” letteralmente il “povero” scienziato fino a quando non intervenne l’Organizzazione Mondiale della Sanità che lo fece convocare a Roma, prese visione dello studio direttamente dal suo scopritore il quale raccontò loro del virus sinciziale con conseguente apprezzamento pluripremiato e “sconfitta” per l’I.S.S. che fu costretto a riconoscere ad ammettere la scoperta. Un (in)successo istituzionale sanitario figlio di quella ambiguità italica che vuole il termine “sanitario” afferente non solo all’ambito medico, ma una più appropriata aggettivazione che per ben definire certi soggetti. Al pari di un Vespasiano che non è solo un imperatore romano.
Un’autentica realtà irreale quella che stiamo vivendo e che già la scrittrice Marina Salvadore aveva a suo modo “profetizzato” nel suo covid-congresso delle Janare in Terronia Felix edito nel dicembre 2020 e che ha per protagonista proprio il prof. Tarro, volutamente dimenticato dalla scienza ufficiale, che profetizza realtà che lo trasformano in una novella Cassandra, in un coraggioso Bruno Contrada lasciato a combattere la sua odissea giudiziaria da solo contro tutti, profeta in una patria irriconoscente, studioso, scopritore e debellatore di una pandemia nuova che nuova non è, ma che grazie a lui è stata capita, curata e sconfitta, ma ripresentatasi, meglio (ri)proposta – questo lo sa anche la scienza ufficiale, compreso i boriosi quotidiani presenti in tivvù fino a permesso loro revocato – grazie a quei virus immuni da difese immunitarie, azzerate dal lavaggio continuo e compulsivo delle mani, dall’uso perenne della mascherina, dai lockdown che hanno fatto sì che il nostro corpo non avesse più difese né barriere. Proprio come questa vulnerabile Italia, senza confini, né “testa”, né difesa.
https://www.camposud.it/2021/10/dal-covid-alla-polmonite-sinciziale-il-professor-tarro-condannato-alloblio/

QUALE EMERGENZA?

La Sicilia affoga. Catania è poco più che una terra emersa su un’isola. Me ne dovrebbe fregare delle parole di Mattarella, ma proprio non ci riesco. Non ci riesco, non voglio e non posso perché sono parole che non trovano riscontro nella realtà. Parole di accuse contro chi non si vaccina che non commette alcun reato. Parole di condanna verso quella parte di popolazione che ha tenuto la schiena dritta e fede alla propria idea pur difronte all’inganno. Al vile baratto col pane. Con la fame. Scegliendo quest’ultima.
C’è un Paese in piazza, fatto anche di vaccinati, che non accetta l’abominio del green pass, solidale con i portuali di Genova cui riconoscono la guida della battaglia di tutti che dovrebbe essere dei politici.
Mammaeuropa, da matrigna e maitresse della nostra moneta, ha fatto sapere che non ci saranno soldi per ridurre il costo delle bollette. Intanto rincara il carburante, rincara il pane, rincara la vita. L’onnipotente Draghi, in compenso, ha impresso l’imprimatur allo sblocco dei licenziamenti. Ricompare la Fornero e non solo in parlamento, ma anche sulla schiena di quei lavoratori che a settant’anni e passa cadono dall’impalcatura o schiattano sotto al sole alle due di un pomeriggio d’estate.
Mattarella dovrebbe esprimersi da canuto saggio, dispiaciuto di essere sfrattato, con le valigie pronte e il magone del trasloco imminente. Le ultime raccomandazioni e una lunga preghiera di speranza per ciò che sarà. E invece no. Lui divide. Lui, che dovrebbe incarnare l’unità nazionale, divide. Lui che dovrebbe essere il garante della Costituzione la utilizza come tampone per la prostata incontinente. Lui che dovrebbe essere il comandante delle Forze Armate ha una larga fetta che non gli risponde. Che preferisce farsi sospendere in nome di qualcosa che nemmeno è legge. E lui da costituzionalista quale è dovrebbe saperlo. Non dovrebbe consentirlo. E, invece, è un collaborazionista che continua a stare al suo posto. Che vuoi che sia, il Presidente della Repubblica è solo una carica di rappresentanza. Tanto di rappresentanza che non è mai stato eletto -votato- uno che non sia votato a sinistra. Non uno di centro o centro-sinistra, ma proprio  comunista. Pure partigiano. Bandito, assassino e voltagabbana, ma non diverso. E continua ad occupare il Colle nonostante tutto questo. Nonostante non ci sia un cazzo di rappresentante di quella opposizione che ne chieda lo stato di messa in accusa per alto tradimento. Troppo impegnati a piangere per il trapasso di Quota 100 e a pensare come dire ai propri tifosi che va tutto bene e controlla anche le pensioni dall’interno. Troppo impegnati con l’abiura dell’Idea, con il taglio delle radici e a tentare di spegnere la fiamma, alitandoci sopra. E ricorrendo, se altro non bastasse, a un revisionismo storico del 25 aprile il 25 di ottobre, per dire chiaramente che in tale data “l’Italia si liberò dal nazifascismo”. Anche questa è eutanasia, spero. Troppo impegnati a dire che non si è di destra, ma nemmeno di sinistra. E se c’è bisogno di dirlo… impegnati in quel ppe che assorbe la propria attività tanto da mandare puttane il proprio Paese quando anche uno sguardo è considerato cat-calling o irrispettoso verso ciò che non dovrebbe essere ciò che è. Nell’affanosa ricerca di un posto di senatore-avvita, nel senso di bullonato, in quello che nella gloriosa Roma costituiva il “consiglio dei saggi” e che oggi ha tutto il sapore del contentino di una palpatina, magari a pagamento, da parte di chi non prova più nemmeno un’erezione.
Intanto, le carrette del mare nemmeno si prendono più la briga di scaricare merce umana buona solo a farci un po’ di soldi, ma usano e (mai) abusano dei mezzi per la Difesa dei nostri confini comandanti da chi preferisce e stabilisce che persino un abito sartoriale vale di più del proprio sacro suolo, della parola data anni fa tramutatasi in vita di pane e di tetto. Me ne fregherei delle cazzate propinate a mo’ di proselito da venditore di aspirapolvere porta a porta dell’inquilino del Quirinale se non fosse complice e protettore di chi al porto vede estremisti e non lavoratori, ma “non vede” la pec con cui un manifestante comunica la propria presenza in piazza. E che lo si lascia assaltare per non far precipitare la situazione, mentre i suoi uomini in borghese diventano collaudatori.
Ma oggi in parlamento si discute il ddl Zan. Discute per modo di dire perché si potrebbe ricorrere al voto segreto che può essere una tagliola di cui può usufruire addirittura chi propone la legge liberticida. Senza metterci la faccia, ancora una volta. Bentornati nella realtà.

BORDELLO ITALIA

È legittimo l’obbligo vaccinale.
Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, rigettando la richiesta di alcuni medici e paramedici del Friuli Venezia Giulia che si appellavano alla libertà di scelta.
Non sono un virologo – ribadisco – e non aspiro ad esserlo, ma il punto, secondo me, non è l’obbligo vaccinale o meno (sul quale io sarei d’accordo a patto e condizioni che il Governo, cui sono deputate le scelte politiche della Nazione, se ne assuma tutte le responsabilità). Imponi pure l’obbligo vaccinale, ma prima di eliminare ogni tipo di limitazioni alla libertà, tu Governo elimini la sottoscrizione del consenso informato, ovvero la delega della responsabilità che, cosa che il Consiglio di Stato non ha tenuto conto, o forse sì, è assunta direttamente dal singolo operatore medico, paramedico, sanitario, etc.
Dico forse sì, perché il Consiglio di Stato potrebbe essersene completamente fregato. Voce del verbo dipiciemme, dl, circolare ministeriale. Ovvero facciamo come ci pare e senza nemmeno modificare la legge. Che presupporrebbe un passaggio – almeno pro forma – per il Parlamento che è stato del tutto esautorato. Voce del verbo “non conta più un cazzo”. Dunque, ha senso combattere legalmente appellandosi a quella magistratura palamarizzata, colorata, politicizzata, asservita, alleata, complice e collabirazionista? In uno stato di diritto che di diritto non ha più nulla?
Tuttavia, continuo a credere che il vaccino non sia il fine, bensì un mezzo, il mezzo per portarti a chiedere il green pass. Anche per la libera circolazione in casa tua, che in quanto a concessione manda a puttane il concetto stesso di libertà. Che, con buona pace di Friederich Nietzsche, “non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa”. O magari potremmo finire, come diceva Sartre, ad “essere condannati ad essere liberi”.
Sarà perché sono un inguaribile italofilo, un autentico fondamentalista italico, ma non mi spiego, e di rimando li detesto, tutti coloro che combattono la certificazione verde – scusate se uso l’italiano, ma siano ancora nel settecentenario della morte di Dante e non possiamo solo parlare della porta dell’inferno al Qui…rinale – con il mantra – non must – “siamo gli unici al mondo”. Per quanto può essere detto in buona fede, questa premessa, secondo me, equivale ad una senso di inferiorità e di dipendenza dagli altri, concetti ormai insiti e radicati nell’animo. D’altronde anche i governanti, da Conte in poi, parlano di “modello Italia” e dicono la verità. Altro che complottismo! Questi parlano chiaro. Il modello Italia, ovvero il laboratorio sperimentale di lorenziniana memoria, prevede che l’Italia faccia da apripista anche sulla certificazione verde. Studiamo cosa succede in Italia e vediamo come applicarlo nel resto del mondo. Solo che in Italia è accaduto qualcosa di eccezionale: Trieste, senza la pretesa di essere modello, è stata seguita da tantissime piazze del centro-nord, qualcuna pure al Sud. È arrivata la solidarietà nei fatti (e nelle piazze) dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Slovenia, dalla Serbia, dalla Polonia (che ha letteralmente piantato le palle della sovranità a terra contro l’ingerenza di Bruxelles in casa propria, ma guai a nominare Visegrád), addirittura dall’Australia, che stanno messi (non so se) peggio di noi.
È di queste ore la notizia che il Regno Unito proroga di sei mesi il “Coronavirus act”, senza alcun voto del parlamento (su modello Italia, potremmo dire). Solo 90 minuti (fantozziani) per il dibattito. Quasi nessun parlamentare si è presentato per discuterne. Il vicepresidente dice: “non è umore della Camera votare sulla questione”. Poi tutti a festeggiare a Palazzo: guest star il filantropo e coltivatore di esperimenti di ingegneria genetica, passione ereditata dalla mamma, e proprietario della Pfizer, il miliardario Bill Gates.
Mentre in Francia, con 109 voti contro 66 è stato approvato l’articolo 1 del DDL sulla vigilanza sanitaria. Ovvero la proroga del quadro normativo per lo stato di emergenza sanitaria fino al 31 luglio 2022.
L’Ansa, protuberanza ed escrenza del PD, solo ieri batteva (!) la notizia che il nostro futuro verde-green sarà a prova di emissioni di CO2 che sarà misurato dalla certificazione verde cui sarà legato ogni aspetto delle vostre vite. Quindi, potrebbero decidere che tu non avrai energia elettrica nel fine settimana perché la pasta e fagioli cucinata il giorno prima ti ha trasformato in un pericoloso e criminale malato cronico compulsivo affetto da aerofagia e meteorismo. Parola di green pass. E dopo il poliziotto in borghese che, nel mezzo di una guerriglia testa il moto ondulatorio del mezzo già collaudato, io mi aspetto di tutto.
Ma questo modello Italia sembra non essere tanto gradito né debba trovare molto seguito: al G20 di Draghi mancheranno i capi di stato Putin (Russia) Bolsonaro (Argentina), Xi Jinping, (Cina) Kishida (Giappone), Obrador Messico).
Praticamente Mariolino, il primo della cla$$€, quello che vuol dimostrare di aver fatto bene i compito a casa e di aver anche approfondito per “conto” suo, faceva bene ad organizzare un pigiama party.
Ecco perché è importante la protesta di Trieste, ecco perché (anche) nel resto nel mondo hanno capito che è fondamentale essere solidali con i portuali di Trieste. A Trieste si sta combattendo per le sorti del mondo, a Trieste si sta facendo la storia. Di nuovo. Ancora. La nostra.
Se poi questa non la ritenere una buona notizia potete sempre gioire per la riduzione, grazie al PD, del 10% dell’IVA sugli assorbenti. Un risparmio di 0,30 eurocent al mese. In attesa che, come sostenuto, venga il ciclo anche agli uomini.

È UN PO’ LUNGO, MA…

E che cazzo i portuali di Trieste! Emettere un comunicato proprio a conclusione della manifestazione della ZIZIELLE. Hanno rubato loro la scena di un sabato che magicamente non è più fascista e nessuno ha potuto più parlare dei nipoti scemi di Togliatti e Berlinguer, petolosi, zainetto in spalla e armati di gessetti colorati. Festanti e manifestanti, nel senso che erano festanti e goiosi nel darsi la mano e fare il girogirotondo. Col mondo che casca, casca la Terra e tutti, ormai, stiamo già con il culo a terra.
Per consentire la manifestazione – cosa resa ancora possibile dal fascistissimo TULPS! – non c’è stato bisogno nemmeno di un dpcm o un dl, magari illegale, quegli strumenti con cui ormai questi sgovernanti di Conte e Draghi urinano e defecano su leggi e costituzione e “governANO” a loro-ma-non-loro piacimento in epoca Covid dalle mille e infinite varianti, vero mezzo di governo da due anni orsono.
Dunque, non una legge-farsa in ottemperanza al silenzio elettorale, ma d’altronde la manifestazione dei s(u)in-dacati è la conseguenza logica della prova generale fatta già con la lobby nera, uscita il venerdì pre-elottorale.
Con il comunicato dei portuali, per forza di cose, si è dato meno risalto anche alla piazza romana che “ospitava la vera resistenza”: chissà cosa avranno pensato i quasi 500 licenziati della Wirlphool che non potranno più produrre una resistenza, ma nemmeno una lavatrice! Cosa dirà la ZIZIELLE a questi nuovi poveri e che non saranno gli ultimi? Che loro erano a manifestare contro il Fassismo. Anzi, contro I fassismI. Ma quali? Io di Fascismo ne conosco uno solo! Chissà, forse la loro è solo deformazione da pluralismo, eccessivo inclusivismo! Che poi il Fassismo non era stato sconfitto dai partigiANI che sono nati a fasssismo caduto e che hanno continuato a nascondersi nei boschi e sulle montagne salvo uscire per depredare, derubare e stuprare i loro connazionali? Mah, forse i pronipoti sono ancora più scemi dei nipoti scemi di Togliatti e tra una vetrina spaccata, una canna e una mano in culo al loro kompagno arcobalenoso, non hanno avuto il tempo e l’intellighenzia di leggere i libri (falsi) lasciati loro in eredità. Magari rifiutano anche quel possesso in nome dell’abolizione della proprietà privata.
Così tutta l’attenzione è stata riservata ai portuali di Trieste e questo già basta a porsi qualche domanda. Sui giornalisti che, in tempo di pandemia, hanno ricevuto mezzomiliardodieuri affinché narrassero i numeri farlocchi, le morti inventate e procurate, terrorizzassero con i racconti punitivi delle divise e ci presentassero un mondo contagioso e contagiato, conta-minato dove non si doveva uscire, né respirare. E ora proprio loro, foraggiati anche da Draghi seppur con un accredito dall’importo minore – Conte era stato più signore – danno risalto ai portuali di Trieste? È pur vero che Draghi, in inglese per non far capire agli Italiani (che poi chi glielo ha detto?), ha affermato che il “virus sta per finire”, ma siamo pur sempre in emergenza (!) e in pieno delle restrizioni più restringenti, cazzo: mica dobbiamo ricordarvelo noi! Forse perciò Draghi, in piena emergemza sanitaria, taglia 6 miliardi di euro al comparto sanità? Questa è una nuova emergenza?
Così (anche da loro) apprendiamo che il porto di Trieste riprenderà a lavorare in virtù di una intesa raggiunta e che prevede che fra 15 giorni una loro delegazione, insieme ad appartenenti a Carabinieri, Vigili del Fuoco etc., saranno ricevuti al Senato. Perché al Senato? Magari da Brunetta che sta per trasferirsi a Palazzo Chigi lasciato vuoto da Draghi in partenza per il Colle. Ma non si doveva proseguire ad oltranza? Sì, lo si farà: il comunicato è stato interpretato male o, forse, redatto male: manina anche qui? Il porto di Trieste funzionerà ma continuerà il presidio così come non era stato impedito il lavoro a chi voleva lavorare, mentre il porto era chiuso. E Antani? La supercazzola? La Schilirò?
Magari l’accordo prevede una salvaguardia a vicenda: Draghi ritirerà il green pass purché loro sblocchino il porto. Che è tedesco e non italiano. Allora perché parla Draghi (tramite quel cdx che si è presentato al porto)? Perché risponde ai voleri e agli interessi tedeschi. E loro lo hanno cazziato. Ma Draghi è pur sempre il taumaturgo di Brussel santificato a Francoforte sul Meno e non può perdere la sua immagine di salva(t)tore proprio ora che sta percorrendo la via del Colle. Il greenpass verrà tolto, cioè perderà efficacia naturale, il 15 dicembre e non perché è un dl urgente emanato in barba all’urgenza e con scadenza, ma semplicemente perché va contro le leggi di Bruxelles. Il Parlamento, finora esautorato con il silenzio assenso dei suoi occupanti i cui voti necessitano – almeno pro forma – a Draghi per il settennato, non lo convertirà in legge. Sotto Natale, poi… Draghi si intesterà la vittoria sulla trattativa stato-porto e passerà per taumaturgo del covid (il klima già ci aspetta), i portuali si intesteranno la vittoria della trattativa con e come Draghi. Come i camionisti. Come la Schilirò. Le figure in cui gli Italiani hanno posto speranza e fiducia e che non sono stati capaci di incarnare. Io sto con i portuali di Trieste. No! Io sono un portuale di Trieste! Lo sei se hai il coraggio di presentarti a lavoro senza green-pass, se non lo scarichi, se cerchi il modo per metterlo in culo a questo governo di merda. Se non ti pieghi. Se insorgi contro il fatalismo. Se ti ribelli.
Ah, alle 15 di oggi sarà definitivamente sconfitto il fassismo. Ancora. Di nuovo. Come il 25 aprile di settantasei anni fa. Ma solo fino al 25 aprile prossimo venturo.

UN GREEN PASS PER L’ITALIA NEL MONDO

Alla fine è finita come volevano che finisse e questa la dice lunga su chi ha il controllo di che cosa.
È finita che in piazza c’erano i Fascisti e che i Fascisti hanno dato piglio alla violenza.
Ormai Fascisti e no-vax è il nuovo binomio inscindibile, indissolubile. Come il virus e la socialità, come l’emergenza e l’oppressione, come il governo e l’opposizione.
Che ancora si ostinano a tirare in ballo Qualcosa (non sia mai i benefici dello stato sociale, per esempio!) che da 80 anni dicono aver sconfitto, ma che ancora oggi combattono orgogliosamente senza soggetto e, che a più di un secolo di distanza, non hanno ancora capito che il Fascismo non può essere confinato nel recinto della Destra e della sinistra, secondo le etichette che a loro convengono. Nato anche in risposta ad entrambi.
Quelle etichette buone solo a identificare gli odierni mestieranti della politica che le rifiutano, le abiurano per ingraziarsi non più gli elettori, ma il partito antitetico che governa senza consenso popolare e che è il green pass per continuare ad avere uno scranno sotto al culo.
Così ci raccontano che i Fascisti, di cui pullula l’Italia ma che – chissà perché – non riescono mai a prevalere alle elezioni, scendono in piazza (di sabato!) compiendo azioni violente. Col tricolore e le mani alzate. Perché è violenza occupare la sede della CGIL, ma non è violenza quando la CGIL & compagni vanno a sedersi con Draghi non per parlare di salario minimo, di sicurezza sul luogo di lavoro a tutela dei lavoratori, bensì per chiedere di licenziare quei lavoratori che non sono in possesso del green pass.
Non è violenza Draghi quando dice che non vaccinarsi equivale a morire e a far morire, non è violenza se dà il via allo sblocco dei licenziamenti in una emergenza che dura da due anni salvo ulteriori proroghe illegali che sarebbe solo la conclamazione del colpo di stato già consumato, non è violenza se il governo fa di tutto per favorire la delocalizzazione e l’importazione di manodopera straniera clandestina e illegale purché sottocosto.
Non è violenza se la Polizia gratuitamente dà un calcio nei coglioni (cito testualmente il tweet di Francesco Cocco) ad un giornalista non (ancora) mediatico che stava in piazza solo per documentare, chissà come e chissà per conto di chi.
Non è violenza lanciare lacrimogeni e bombe carta in coda al corteo contro i passeggini da parte della Polizia. Non è violenza bloccare sul raccordo persone che volevano andare solamente a manifestare.
Però, poi, debbo credere che un gruppo dei diecimila che non sta in una piazza che me ospita 68mila si era staccato dal corteo per raggiungere Palazzo Chigi, difeso (per ordine) dalla Polizia. Come se il gruppo dei diecimila non sapesse che Palazzo Chigi fosse deserto il sabato e l’inquilino fosse a BANCHEttare chissà dove alla faccia degli Italiani e in barba a quelle restrizioni di cui la politica ne è libera. Anzi, free.
Come se diecimila persone ma con uno zero un più potessero essere contenute da un cordone della Polizia formato da un centinaio di unità quando abbiamo la prova provata che 5000 tossici idrofobici a Viterbo hanno messo in crisi il sistema, tanto che la Lamorgese ha dovuto mandare a chiedere se potevano gentilmente togliere le tende a droga esaurita.
Gli atteggiamenti sono solo la difesa di chi per primo ha usato violenza.
Questa è una guerra che non si può combattere con lo stile dei figli dei fiori che ormai prediligono “i figli dei fuori”, ma occorre essere autentici figli di puttana in questa guerra i cui mandanti sono quelli da noi mandati rappresentarci. In guerra ci schiera, la difesa è un dovere prima che un diritto e l’azione ha sempre ragione. Da quale parte era schierata ieri la novella eroina in  gonnella, col libro fresco di stampa, la favella forbita e lo stucco sulla maschera ancora fresco, cui immantinente avete consegnato scettro e corona stringendovi intorno in segno di solidarietà per quella punizione che ancora non è arrivata? Era a favore dei colleghi poliziotti. Pubblicamente. Dai social condannava la violenza ma non quella finora subita e menchemeno quella esercitata. Anche illegalmente.
Invece di parlare di squadrismo, parlateci del modello Italia, ora che le immagini sono state trasmesse nel mondo intero, quel mondo che è sempre più ribelle, quindi libero, verso i padroni del mondo e che si sta lasciando alle spalle la pandemia. Che sostanzialmente è ciò che ha detto anche Draghistan che intanto inasprisce l’uso del green pass. E non è detto che abbia intenzione di smettere.
Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Hanno fatto. Andava fatto. E sta ben fatto. Rispetto a coloro che non hanno fatto. Anche per coloro che non hanno fatto. Ed io ne sono orgoglioso. L’Italia ha chiamato. L’Italia s’è stretta a coorte. L’Italia s’è desta.”