NAPOLI MARCIA… PER LA PACE

Finalmente è arrivato il tanto agognato 28 ottobre e la diarchia formata da Vincenzo De Luca e da Gaetano Manfredi scende in piazza… per la pace. Che poi nemmeno a loro è chiaro se vogliono la pace o vogliono dire no alla guerra che non è esattamente la stessa cosa, così come entrambi auspicano l’immediato cessate il fuoco, ma i rispettivi partiti di appartenenza spingono per l’invio a mandare armi in Ucraina. Che non vuol dire certo fare la guerra.
Siccome, però, non c’è due senza tre, allo spettacolo non poteva mancare nientepopodimeno che lei, la guest star istituzionale, il mercoledì in mezzo alla settimana, la prezzemolina Liliana Segre, senatrice a vita (fino alla morte) della Repubblica italiana.
Ma andiamo con ordine in questo “guazzabuglio di guelfi e ghibellini” – come direbbe il Principe della risata – che, però, non fa ridere, ma anzi, ottimamente rende la situazione per quella che è.
Metti la Segre che ha subìto la persecuzione nazifascista all’indomani delle leggi razziali del ’38 che, però, sostiene il governo ucraino di Zelensky il quale, però ancora, annovera tra le sue Forze Armate l’ormai famoso Battaglione A3OV la cui ideologia si rifà ai principi del nazionalsocialismo tedesco;
metti che il governat(t)ore De Luca, colui che minacciava di far imbucare  i Carabinieri con il lanciafiamme alle feste di laurea, colui che, mentre invocava la riapertura dei manicomi, minacciava l’utilizzo indiscriminato del Napalm, colui che si presenta in piazza a manifestare con la mascherina mentre il ministro Schillaci firma il decreto che reintegra i medici non vaccinati – lo stesso vaccino che De Luca aveva diviso e moltiplicato: laddove il Ministero e l’Istituto Superiore di Sanità davano indicazioni per tre, massimo quattro iniezioni per dose, Vicienzo riusciva a ricavarne ben cinque! – e sospende l’utilizzo di mascherine negli ospedali, colui che non si è risparmiato nel definire “idioti” i fratelli d’Italia scesi in piazza a Salerno, proprio a casa di De Luca, proprio come lui ha fatto oggi, proprio lui parla di pace!;
metti anche il sindaco Gaetano Manfredi che, mentre ciancia di rincari dovuti alla guerra e, di conseguenza, propina a destra e a manca attenzioni e parsimonia, più falsati dei rincari, nell’utilizzo di corrente e gas, si accolla, o meglio accolla ai contribuenti napoletani, le spese per le utenze dei centri sociali – per stessa candida ammissione dei figli di papà annoiati & mantenuti – e allora il miglior cortocircuito è servito!
Da Piazza del Plebiscito si è, dunque, levato il loro grido “trino e uno”, sicuramente unico nel suo genere, distante migliaia di chilometri da ogni fronte di guerra.
Ma anche i numeri dell’evento sono da capogiro: quasi 300000 (trecentomila!!!) euro per mobilitare gli astanti. Che, tradotto dal politichese, significa che la regione Campania, ovvero De Luca in persona, ha sostenuto un costo pari a circa 300 mila euro per trasportare a Napoli i manifestanti provenienti pure dagli angoli più remoti della regione. Manco a dirlo, quelli usati sono soldi dei contribuenti campani. Che sarebbero dovuti essere utilizzati sicuramente in maniera migliore, per altre criticità magari impellenti e, non ultimo, per la collettività, non certo per finanziarsi una manifestazione sicuramente non del tutto chiara e trasparente.
La puzza di bruciato è fortissima e arriva molto lontano, tanto che la sente persino lo scrittore Maurizio de Giovanni, l’intellighenzia che ha monopolizzato addirittura la mammasantissima RAI. “È un sit-in da evitare, una parata ambigua” ha detto lo scrittore. Una prova di forza che manco Xi Jinping riconfermato per la terza volta alla guida del partito. Strana assonanza, perché anche De Luca vorrebbe candidarsi per il terzo mandato consecutivo a Palazzo Santa Lucia. Per continuare ad “amminestrare” la Regione con parenti, amici e compagni tutti “sistemati”, previo prova del consenso: pare esista addirittura un sistema-Salerno, accertato pure dalla magistratura! E certo vogliamo stupirci dell’uso strumentale che l’inquilino della Regione fa delle istituzioni? Mica vogliamo parlare della convocazione, su carta intestata della Regione Campania, della Protezione Civile? O dell’”invito” esteso a tutte le scuole campane? Una manifestazione organizzata in un giorno di scuola, in un orario scolastico in una regione in cui la dispersione scolastica ha raggiunto livelli importanti e si è guadagnato addirittura il triste primato per gli studenti che finiscono la scuola senza essere in possesso delle competenze fondamentali. Che sono quelle basilari. È lo stesso De Luca fautore delle scuole sempre chiuse per il Covid! Chissà quanti studenti e quante scuole avrebbero partecipato, se la “marcia” fosse stata organizzata di sabato pomeriggio o di domenica. Non ci saremmo stupiti se alla partecipazione avesse corrisposto anche un bonus per i crediti formativi, come fatto in occasione della marcia della pace Perugia-Assisi divenuta una marcia d’odio e di guerra nei confronti di Matteo Salvini, allora Ministro dell’Interno. E a proposito di ex ministri: anche il fu ministro della Salute Robertino Speranza, recentemente candidato e riconfermato proprio nel regno di Vicienzo, boccia la sanità campana che si guadagna, non senza (de)meriti, il primo posto per mortalità “evitabile”, cancro e patologie cardiache nello specifico. Si tratta dello stesso De Luca impegnato a propagandare senza sosta la riapertura di ospedali interi, nuovi padiglioni attrezzati, unità di emergenza nuove di zecche, mentre decuplicava giornalmente i posti in terapia intensiva?
Strano che non abbia saputo indicare la panacea per un problema semplice ed evitabile come il disagio procurato agli automobilisti con la sua trovata di piazza (basti pensare che era interdetto il parcheggio nell’intero tratto che andava da Piazza del Plebiscito a Piazza del Carmine!) che, però, avrebbe aperto il dibattito sulle condizioni stradali della città che avrebbero ben gradito per la manutenzione una parte dei fondi utilizzati per pagarsi e affollarsi la sua manifestazione. Condizioni stradali che non saranno certo sfuggite a chi si è recato a Napoli per la manifestazione, in primis agli studenti, visto che, almeno dai pareri raccolti, della guerra in Ucraina ne sapevano meno di quanto interessasse loro. Però, loro voteranno, per cui è bene che vengano già “istruiti” a scuola. E non si gridi nemmeno alla strumentalizzazione del sistema scolastico! Mica li si può indurre a pensare che la struttura dove si recano per apprendere è spesso fatiscente, piuttosto che stimolarli ad interrogarsi se sia costruita di cartone, visto che basta un po’ di vento e alle prime quattro gocce d’acqua viene chiusa? Meglio chiuderla pure oggi!
E pure se De Luca non si vede dal palco, l’importante è che se ne parli. Se non dal palco, meglio (anche) al seggio. Pure se alla pace avrebbe potuto gridare il 5 novembre, come nel resto dello Stivale, ma meglio una manifestazione tutta “sua”, o meglio, tutta per sé. Vincenzocentrica! Pure se la pace poca gli interessa, visto che gli interessi sono altri. E pace pure alla marcia, se la prima cosa ad essere marcia è proprio l’ambientazione di questa ennesima, indecorosa tragicommedia.

https://www.camposud.it/napoli-in-marcia/tony-fabrizio/

“CAMPANI IN CAMPANA!” L’ultimo monito del fratacchione De Luca

Campani, in campana!
L’adunata è convocata il giorno ventotto del mese di ottobre, venerdì – che non è sabato! – presso piazza Matteotti – che per i napoletani è e rimarrà sempre PP, Pd…P, Piazza della Posta Centrale insomma, alle ore 16. Ritieniti precettato!”.
Non è il solenne proclama di una delle tante manifestazioni per il centenario della marcia su Roma che, organizzata dai reDUCI fino ai nostalgici, stanno facendo sbarellare la parte dem di quello che fu il Bel Paese già (e mai più?) Nazione, ma la nuova trovata dello “sceriffo” di palazzo Santa Lucia che, deposto il lanciafiamme d’ordinanza, imbraccia la bandierina arcobalenata profondendo echi petalosi di amore universale.
Che De Luca sia un personaggio sui generis – forse anche troppo – è cosa nota e certa a tutti. Che sia la serpe in seno al partito che non è ancora “suo” e che suo potrebbe diventarlo, dopo la probabile presentazione della candidatura alla segreteria nazionale.
Certo, è assai curioso e particolarmente singolare che De Luca lanci la “sua” operaZione specïale (da leggersi con tanto di dïeresi deluchïana) in terra partenopea, quando il partito a cui appartiene – che manco voleva candidarlo per il secondo mandato – si scapicolla urbi et orbi, a sordi e tordi, per essere un fiero sostenitore dell’invio di armi all’Ucraina, un ferreo avversario di Putin il russo – sic! – e un adulatore disarmante di quel comico che danza nudo con solo i tacchi a spillo e che suona il pianoforte con il “gioiello”, messo a presiedere il Palazzo Mariyinsky di Kiev.
Andrebbe, il buon De Luca – e non è un fatto singolare – contro la linea del partito più partito che c’è.
È LVI o non è più lui l’asseggiolato sullo scranno più alto di Palazzo Santa LVCIA (vedi Tu che ce tocca ‘e vedè!) che, tra lanciafiamme quale gratuito omaggio alle feste di laurea, incursioni ai runner in corsa solitaria sull’amena e salubre riva del mare, al posto del rilassante suono della risacca, fiero invocatore della riapertura di manicomi, per due anni e oltre, visto che ancora continua, dà(va) la caccia al campano dissenziente?
Vicienzo, padre di Pierino l’eletto (e confermato da papà), ha sette vite come i gatti (e pure sette facce non da gatto, stavolta), è capace di (re)inventarsi ad libitum, una ne pensa e cento ne fa e, allora, lancia la “sua” manifestazione contro la guerra, scevra da analisi e dietrologie. Non si scenderà nei particolari – assicura il Governatore – ma chiediamo solo l’immediato cessate il fuoco.
Che sarebbe anche cosa buona, giusta e sacrosanta, ma si potrebbe spiegare al De Luca che fare cessare i cannoni non vuol dire certo non farsi la guerra – do you remember the “guerra fredda, Vicie’? – così come non è sufficiente e soprattutto duraturo dire “fatela finita e fate la pace” per vivere d’amore & d’accordo, se prima l’accordo non lo si trova? Magari pure con amore.
Il perché una simile richiesta venga da Napoli – che è la San Pietroburgo d’Italia nella misura in cui Mosca è la terza Roma – resta un mistero: forse perché De Luca ha dovuto organizzarsi una manifestazione tutta “sua” perché da altri organizzatori di una simile esternazione, ben più simbolica e decisamente meglio organizzata di una cosa a metà fra un sit-in statico e un flash mob improvvisato, con un corteo che si snoderà dall’Ambasciata americana a quella russa, si è alzato alto il grido a non intestarsi battaglie non proprie e in netta controtendenza con ciò che persino in campagna elettorale è stato predicato, sponsorizzato e di cui il partito di appartenenza si è persino inorgoglito?
Ignora o finge di ignorare l’onorevole petizione popolare nazionale cui è seguita una altrettanto tavola rotonda a Roma indetta dall’on. Gianni Alemanno? E in tempi e temi di campagna elettorale!
Davvero Vicienzo crede che la guerra sia tra Russia e Ucraina? Davvero crede che, dicendosi solidale con quella massiccia rappresentanza della comunità ucraina (silenzio totale verso i russi, ignoranza -nel senso di dimenticanza – completa verso di loro) presente a Napoli, possa andare a dire a Putin e a Zelensky (leggasi Bidenich) di mettere fiori nei loro cannoni? Solo crisantemi rischia di raccogliere! Che, considerate le capacità rigeneratrici del De Luca, ci propinerebbe come freschi in vista del 1 di novembre! Per poi autocelebrarsi “santo” (sùbito e subìto: “abbundandis ad abbundandum”) il giorno immediatamente successivo.
Una volta i partiti – oggi dipartiti – riversavano, anche a proprie spese, la gente in piazza solamente per contarsi: un’immagine d’altri tempi? Sì, no, forse.
Si è appena votato e non ci sono elezioni in vista! Eccetto quelle per la segreteria del PD e quelle per il terzo mandato alla regione Campania, previo un paio di aggiustamenti di giunta, volgarmente detti rimpasti, utili allo scopo.
Che c’entra tutto questo con la guerra in Ucraina? Lo scopriremo dal 28 ottobre in… Avanti!

Seguiranno aggiorna(de)menti.

https://www.camposud.it/campani-in-campana-lultimo-monito-del-fratacchione-de-luca/tony-fabrizio/

“VICIENZO M’E’ PATE A ME” : De Luca si prepara ad utilizzare la Giunta Regionale per compensare gli sconfitti delle elezioni politiche!!

Vicienzo m’è pate a me! Non è l’esilarante tormentone di Peppiniello nella celeberrima commedia teatrale Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta, bensì la nuova voce che si sente nei corridoi e nelle anticamere di Palazzo Santa Lucia. Si sa, la comicità è nata a Napoli e se il P.C. che sta per primo cittadino, sia chiaro – o guardando al personaggio meglio parlare di cittadino primo – campano, che a dirla tutta campano non è, non poteva che assurgere tutt’al più a macchietta di se stesso, a caricatura di se medesimo, finendo per gigionare e non divertire più nessuno, per non far ridere e forse, persino, per essere de-riso. Senza “sal”.

Pare, infatti, che la giunta regionale, almeno da quanto riporta agendapolitica.it, sia interessata da un restyling: un rimpasto per accontentare chi accontentato ultimamente non lo è stato. Tanto per intenderci, manco a dirlo, a vantaggio dei soliti nomi noti – e chi se ne frega se sono pure degli avversari (nemici, nel gergo dello Sceriffo) – perché ora è lui a detenere il potere e con un pollice verso può decretare la vita o la morte di quelli che, finora, hanno fatto fortuna col dito medio e oggi debbono ricordarsi che hanno famiglia.
Ma Vicienzo è inarrestabile, da portatore di lanciafiamme è passato ad essere un carrarmato, un bracciante del partito – che mai come ora è partito davvero – e si spertica per candidarsi alla segreteria del Pd che prima dell’emergenza Covid nemmeno ci pensava a ricandidarlo in Campania, ma che ora potrebbe diventare “suo” per davvero e, allo stesso tempo, arruola i “fedelissimi” (e che nessuno osi pensare al clientelismo! Ancora col clientelismo deluchiano?) prima ancora di – o, forse, proprio per – approvare la “legge speciale” che aprirà la via a Delucadonossor alla terza candidatura consecutiva.
Di pensare ad amministrare la Regione, di curare la Sanità che non riesce proprio a sanare, di dare il giusto seguito al mandato che gli è stato conferito, pensare al presente e invece che al futuro, specie al suo futuro, LUI non ci pensa minimamente.
Tre è il numero perfetto e tre saranno i moschettieri – Sandra, Rosetta e Gigino – tre anche le parole d’ordine: Sandra si fa bella: si scrive Lonardo ma si legge Mastella; Rosetta… e ‘n’ata vota s’assetta; Gigino, lascia la poltrona e si piglia ‘o seggiolino!
I prescelti dal Governatore sono i “trombati” delle ultime ore, delle ultime competizioni elettorali: Sandra Lonardo Mastella si presta ad un derby perché dovrebbe prendere il posto del fedele assessore mastelliano Casucci; l’ex presidente del Consiglio regionale e demitiana di ferro Rosetta D’Amelio gioca in casa anche lei e prenderebbe il posto dell’assessore Filippelli; l’“ape” Di Maio, invece, l’“incompetente”, “la sciagura per la politica” – sono testuali citazioni del Governator d’acciaio nei confronti del fu Ministro degli esteri – forte di tre (è realmente il numero perfetto!) consiglieri iscritti al Mo-Vi-Mento dell’ape (Gi)Gino potrebbe andare a soppiantare Nicola Caputo, vistoVICIENZ che De Luca lo considera fuori dalla maggioranza in virtù della creazione di una entità a sé di Italia Viva. Viva l’Italia! l’Italia mai liberata, l’Italia dei giri di valzer, l’Italia dei lacchè!
In compenso, abbiamo avuto modo di poter apprezzare il mezzo miracolo di Vicienzo ‘o guappo mutato in re Mida che è riuscito a traghettare nell’emiciclo di Montecitorio il figlio Pierino (‘e figlie so’ piezz’e’ core!) e il di lui kompagno, l’articolo (uno) Robertino Speranza. Una vera ciambella di salvataggio per quest’ultimo perché, con l’elezione nel collegio certo quanto blindato di “papà” Vicienzo, potrà avvalersi dell’immunità parlamentare in una ipotetica inchiesta contro il suo “onorevole” operato. E dove Vicienzo non arriva, Vicienzo rimedia: vedasi il viaggio di Gigino dalla Farnesina a Palazzo Santa Lucia.
Peccato non sentire più, almeno pubblicamente, gli epiteti che Vicienzo riservava a Gigino e le epiche filippiche riservate a De Luca dall’ex pasionaria a 5 stelle nonché “commara” (di nozze) Ciarambino, per De Luca semplicemente “la chiattona”.
Tiempe belle ‘e ‘na vota: questi sono tempi di guerra e De Luca, da buon padre di famiglia, diventa esempio e predica la pace (la pece per ape-Gigino), apre le braccia e accoglie tutti indistintamente, come un pdino qualunque, da sinistra al centro, da sopra a sotto, davanti e di dietro in nome del pluralismo senza identità e in ossequio a quell’utopia dell’unipolarismo tanto caro ai dem…
In attesa che nuovi sipari si dischiudano su questa non nuova (ed evitabile) tragedia, che riportino la Campania con il suo govern-attore sul proscenio di una tragedia che non farà più ridere nessuno, ci affidiamo al Principe della risata che avrebbe senz’altro saggiamente consigliato: “Vicie’, desisti!”
https://www.camposud.it/vicienzo-me-pate-a-me-de-luca-si-prepara-ad-utilizzare-la-giunta-regionale-per-compensare-gli-sconfitti-delle-elezioni-politiche/tony-fabrizio/

“VICIENZO M’E’ PATE A ME” : De Luca si prepara ad utilizzare la Giunta Regionale per compensare gli sconfitti delle elezioni politiche!!

Vicienzo m’è pate a me! Non è l’esilarante tormentone di Peppiniello nella celeberrima commedia teatrale Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta, bensì la nuova voce che si sente nei corridoi e nelle anticamere di Palazzo Santa Lucia. Si sa, la comicità è nata a Napoli e se il P.C. che sta per primo cittadino, sia chiaro – o guardando al personaggio meglio parlare di cittadino primo – campano, che a dirla tutta campano non è, non poteva che assurgere tutt’al più a macchietta di se stesso, a caricatura di se medesimo, finendo per gigionare e non divertire più nessuno, per non far ridere e forse, persino, per essere de-riso. Senza “sal”.
Pare, infatti, che la giunta regionale, almeno da quanto riporta agendapolitica.it, sia interessata da un restyling: un rimpasto per accontentare chi accontentato ultimamente non lo è stato. Tanto per intenderci, manco a dirlo, a vantaggio dei soliti nomi noti – e chi se ne frega se sono pure degli avversari (nemici, nel gergo dello Sceriffo) – perché ora è lui a detenere il potere e con un pollice verso può decretare la vita o la morte di quelli che, finora, hanno fatto fortuna col dito medio e oggi debbono ricordarsi che hanno famiglia.
Ma Vicienzo è inarrestabile, da portatore di lanciafiamme è passato ad essere un carrarmato, un bracciante del partito – che mai come ora è partito davvero – e si spertica per candidarsi alla segreteria del Pd che prima dell’emergenza Covid nemmeno ci pensava a ricandidarlo in Campania, ma che ora potrebbe diventare “suo” per davvero e, allo stesso tempo, arruola i “fedelissimi” (e che nessuno osi pensare al clientelismo! Ancora col clientelismo deluchiano?) prima ancora di – o, forse, proprio per – approvare la “legge speciale” che aprirà la via a Delucadonossor alla terza candidatura consecutiva.
Di pensare ad amministrare la Regione, di curare la Sanità che non riesce proprio a sanare, di dare il giusto seguito al mandato che gli è stato conferito, pensare al presente e invece che al futuro, specie al suo futuro, LUI non ci pensa minimamente.
Tre è il numero perfetto e tre saranno i moschettieri – Sandra, Rosetta e Gigino – tre anche le parole d’ordine: Sandra si fa bella: si scrive Lonardo ma si legge Mastella; Rosetta… e ‘n’ata vota s’assetta; Gigino, lascia la poltrona e si piglia ‘o seggiolino!
I prescelti dal Governatore sono i “trombati” delle ultime ore, delle ultime competizioni elettorali: Sandra Lonardo Mastella si presta ad un derby perché dovrebbe prendere il posto del fedele assessore mastelliano Casucci; l’ex presidente del Consiglio regionale e demitiana di ferro Rosetta D’Amelio gioca in casa anche lei e prenderebbe il posto dell’assessore Filippelli; l’“ape” Di Maio, invece, l’“incompetente”, “la sciagura per la politica” – sono testuali citazioni del Governator d’acciaio nei confronti del fu Ministro degli esteri – forte di tre (è realmente il numero perfetto!) consiglieri iscritti al Mo-Vi-Mento dell’ape (Gi)Gino potrebbe andare a soppiantare Nicola Caputo, vistoVICIENZ che De Luca lo considera fuori dalla maggioranza in virtù della creazione di una entità a sé di Italia Viva. Viva l’Italia! l’Italia mai liberata, l’Italia dei giri di valzer, l’Italia dei lacchè!
In compenso, abbiamo avuto modo di poter apprezzare il mezzo miracolo di Vicienzo ‘o guappo mutato in re Mida che è riuscito a traghettare nell’emiciclo di Montecitorio il figlio Pierino (‘e figlie so’ piezz’e’ core!) e il di lui kompagno, l’articolo (uno) Robertino Speranza. Una vera ciambella di salvataggio per quest’ultimo perché, con l’elezione nel collegio certo quanto blindato di “papà” Vicienzo, potrà avvalersi dell’immunità parlamentare in una ipotetica inchiesta contro il suo “onorevole” operato. E dove Vicienzo non arriva, Vicienzo rimedia: vedasi il viaggio di Gigino dalla Farnesina a Palazzo Santa Lucia.
Peccato non sentire più, almeno pubblicamente, gli epiteti che Vicienzo riservava a Gigino e le epiche filippiche riservate a De Luca dall’ex pasionaria a 5 stelle nonché “commara” (di nozze) Ciarambino, per De Luca semplicemente “la chiattona”.
Tiempe belle ‘e ‘na vota: questi sono tempi di guerra e De Luca, da buon padre di famiglia, diventa esempio e predica la pace (la pece per ape-Gigino), apre le braccia e accoglie tutti indistintamente, come un pdino qualunque, da sinistra al centro, da sopra a sotto, davanti e di dietro in nome del pluralismo senza identità e in ossequio a quell’utopia dell’unipolarismo tanto caro ai dem…
In attesa che nuovi sipari si dischiudano su questa non nuova (ed evitabile) tragedia, che riportino la Campania con il suo govern-attore sul proscenio di una tragedia che non farà più ridere nessuno, ci affidiamo al Principe della risata che avrebbe senz’altro saggiamente consigliato: “Vicie’, desisti!”
https://www.camposud.it/vicienzo-me-pate-a-me-de-luca-si-prepara-ad-utilizzare-la-giunta-regionale-per-compensare-gli-sconfitti-delle-elezioni-politiche/tony-fabrizio/