LA VERA STORIA DI UN NATALE NEGATO!

“Anche questo Natale s’è presentato come comanda Iddio”. In realtà si è presentato addirittura in anticipo, con il dogma supplettivo del super green-pass. La Madonna immacolata è stata mandata in pensione: ora c’è il super green-pass a fare da “primipara” alla festa, anche se poi la Santa è stata richiamata in servizio. Vedi mai che questo governo avrebbe mandato qualcuno in pensione. Nemmeno se supera i duemila anni!
Una festa che festa non è. È Natale, una nascita, ma non si può dire chi è nato. Puoi dare sfogo a spese e consumo, sperpero e scialacquamento, ma non puoi dirne il motivo. Anzi, nemmeno il nome dei personaggi di contorno: no Maria, ma sì Malika. Non un divieto sterile, ma anche l’alternativa proposta. Sai bene che arriva Natale, le catene (nomen omen!) della grande distribuzione ti ricordano già ad Ognissanti con un’invasione di panettoni che Natale è alle porte. Una gastronomica torre di Babele che ti ricorda che devi iniziare a fare la colletta se vorrai permetterti un panettone (al rogo le Tre Marie per ovvie ragioni) durante la festa-non-festa, vista la macelleria sociale che stanno approntando.
Chissà cosa avrebbe detto Eduardo a vedere tutta ‘sta zarzuela. A lui mi sento di dire solo “Maestro, ‘o presepio non le piace! È proprio tutto l’”enteroclisema” da dietro che non va…”. Parola di commissione europea. La commissione europea dell’unione europea. Un’organizzazione che targa tutto e tutti, che etichetta ogni grazia di Dio e che stavolta non ha un nome, né un portavoce. Come se la commissione europea dell’unione europea non sia composta da essere umani. Anche se, forse, è esattamente così. Meno di un asterisco, di uno schwa, la ә che dovrebbe rappresentare tutti nel loro mondo rovesciato. Proprio rigettato.
In realtà non è la prima volta che l’anonima commissione europea ci prova: ci ha provato già con i crocefissi a scuola e in tivvù, anche se non era Natale; ci ha provato con i gay pride sul sagrato dei santuari e i crocefissi usati come sollazzo: ma guai a parlare di offesa! Cristo offende. Cristo che nasce per i fatti suoi in una mangiatoia, con il suo messaggio di inclusione e politically correct in salsa all lives matter, visto che uno dei Magi era nero, ricco e così regale da omaggiare di persona e offrire;
ci ha provato col divieto di celebrare Messa e con la sospensione della
Comunicazione con Cristo, con l’abolizione del segno della croce e del segnarsi con l’acqua benedetta, rimpiazzati con un comunissimo gel disinfettante. Con tanto di imprimatur di bergogliesca “e che sia”; ci ha provato anche con la stradina dei presepi di San Gregorio Armeno, provando a far chiudere l’unico luogo al mondo dove è Natale 365 giorni all’anno, ci ha provato a far abbassare le serrande ai napoletani e farle alzare ad acquirenti con occhi a mandorla che, con ottantamila euro, tentavano di tappare le altrui bocche e, fagocitando tutto, accaparrandosi anche l’arte.
Ma siamo pur sempre a Natale, il periodo più magico dell’anno e allora come per magia il Presidente della Repubblica – finora dormiente, muto, consenziente, assente, esistente?, connivente, da chiederne lo stato di accusa – inaugura la stagione de La Scala e riceve dodici minuti di applausi scroscianti. Non si sa perché, da un pubblico di signori incravattati in un teatro inaccessibile al popolino che non è ricco, alla plebaglia che è solo massa. Non è stato il popolino delle periferie, la massa della piazza, le fila sempre più ingrossate di nuovi poveri ad applaudire l’inquilino quirinalizio, osannato e addirittura “da bissare”: stessa narrazione di Pertini-il-più-amato-degli-Italiani che ha fatto più grazie di San Gennaro! Buono, buonissimo, il presidente, un partigiano di qualità. Buonista la Commissione europea dell’unione europea che non si tira indietro di fronte alla “buona azione” natalizia: dietrofront! Ci concede nuovamente il Natale. “Vittoria!”, “Miracolo!” sono il grido profano e sacro. Ma in tempi di pandemia, di emergenza sanitaria ricordata urbi et orbi da santoni di ogni campo, vorremmo assistere anche al “miracolo ospedaliero” di Natale. Davvero può essere tale un “Pronto”, il solo contatto di sangue stabilito attraverso un cavo telefonico? Con tatto è il miracolo del trattamento che ti aspetti in un ospedale da quando questi si chiamano “Aziende” ospedaliere e che sono luoghi deputati alla santificazione della vita, alla salvezza di quel valore altissimo e ineguagliabile che è la vita. Che vale ancora di più (per gli altri) se ricoverata, seimila euro. Novemila, se intubata.
Non è una favola il Cotugno di Napoli assurto agli onori della cronaca mondiale – Bel Paese escluso – che, ai tempi in cui ci si prodigava per abbracciare un cinese e ci si ingozzava di involtini primavera, registratava contagi zero, divenendo modello da studiare e paradigma da imitare nel mondo intero. Non è una favola la cura Ascierto, quel plasma che sembrava far miracoli contro il covid: che fine ha fatto? La cura addirittura finanziata con una vagonata di migliaia di euro da Vincovid De Luca – almeno così ha detto – ai tempi in cui si accaparrava la candidatura del meno noto fratello del primario napoletano. Quale crisi di coscienza per questi luminari, studiosi, ricercatori “costretti” ad essere ipocriti persino verso Ippocrate e il loro giuramento? La scuola medica salernitana e il Diritto romano sono solo due pilastri che l’Italia ha piantato per lo sviluppo della conoscenza per il mondo intero e che oggi sono calpestati, offesi, vilipesi, cancellati. Come cancellati sono anche sei miliardi di euro alla Sanità in pieno tempo di pandemia: popolo di pensatori e di scienziati… ​popolo diviso, inviso e comandato. Popolazione. Senza un’azione. Inetta. Infetta. A fette. Fatto.
A nulla serve la “protesta mediatica” casalinga con tanto di prova fotografica domiciliare dell’albero addobbato solo per puntigliosa rivalsa verso un divieto che non ha ragione logica di essere, se solo l’anno scorso si sbarravano le porte di casa propria persino ad amici e parenti; non ha ragione di esistere quell’albero addobbato, se poi nel silenzio e nell’indifferenza generale vengono abbattuti contemporaneamente (al confinamento domiciliare) gli alberi secolari delle nostre città che hanno resistito a tutto finora, tranne che alla follia umanoide; se non ci si indigna per aver sradicato un albero di 113 (la vera emergenza!) anni solo per farlo diventare l’albero di Natale del Papa. Per un mese o poco più, l’albero non il papa.
Bisogna destarsi se si vuole continuare a coltivare i sogni. Adesso che è gia troppo tardi. A Napoli si dice che “non esiste ‘mariuolo, ma esiste chi se fa arrubbà”. A partire dai sogni. A partire dal Natale di Cristo!