A VOLTE RITORNANO

Che peccato Puzer! Nemmeno il tempo di dare la notizia che è stato di nuovo eclissato. Riabilitato male. Che è un bene. Vero che c’è la guerra in Ucraina, per taluni “operaZione speciale”, poi nella notte arriva la vittoria che riconferma Victor Orban alle presidenziali in Ungheria, ma, cari brutti figli di Putin, a Puzer è stato annullato il D.A.SPO.!

Mezzo trafiletto sui giornali, nemmeno un cenno ai tiggì, ma, soprattutto, in festa nemmeno una bacheca di quelle che pullulavano di foto del profilo col triestino, foto di copertina spalmate con tiratura maggiore persino delle figurine Panini. Non ho mai creduto che i portuali di Trieste avrebbero potuto fare la rivoluzione, ma a loro va un plauso grosso come il mare perché c’hanno provato, c’hanno messo la faccia e non solo sui profili social. Strumentalizzati, illusi, folli, non importa: loro hanno fatto e l’azione, se coerente, ha sempre ragione.
Il provvedimento comminato al Puzer era del tutto illegittimo, come gli ultimi governi, lo avevano capito persino Di Maio e Tonelli. Era un palese abuso, come il ministero di questi due e degli altri loro degni compari, ma il punto è che l’hanno fatto. Come costringere la classe lavoratrice a dotarsi di un certificato di ubbidienza politica, che di sanitario non ha nessun fondamento, per poter lavorare. Che è il premio.
Il D.A.SPO. urbano serviva a Puzer e ai suoi follower per dire loro che non dovevano rompere i coglioni, a Roma come a Trieste, e a sottolineare che loro sono il governo e se ne fottono delle leggi dello stato (che non sono loro), delle mille euro di sanzione al Viminale che, nonostante sia un luogo di lavoro dove si decide della sicurezza di un Paese intero, diviene improvvisamente un luogo inanimato. Così come la multa a chi non si è messo in riga con i voleri dei poteri. Come la concessione di andare a fare la spesa senza certificazione. La concessione è persino peggiore della certificazione con tanto di schedatura. Tutto in archivio e PuZer – lo scriviamo con la lettera scarlatta in evidenza nella speranZa che diventi di nuovo attuale – arichiviato. Italico benservito, secondo i dettami USA&GETTA, mos maiorun del Bel Paese since 1945. Che è bello, ma quello del vicino è sempre più bello. Fosse l’Afrancia dei gilet gialli – loro sì che hanno le palle – fosse la Russia di Putin – lui si che fa il bene del suo popolo – fosse – oggi – l’Ungheria di Orban, lì sì che si vive bene. Non l’Ucraina, che è di Zelensky e non degli ucraini. Gli ucraini sono naZisti – scritto così è politically correct? – dicono quelli che per combattere i neonazi giustificano l’operazione speciale sotto le effigie della falce&martello e si affidano a mercenari della divisione Wagner il cui leader ha tatuato il simbolo delle SS sulle spalle e l’aquila imperiale tedesca sulla schiena.
Che ogni soldatino da divano abbia degli ideali, persino da Netflix, è un bene, che li cambi con la stessa facilità con cui Salvini cambia una maglietta è meno un bene, ma il punto è che sempre più spesso si finisce per prendere a modello tutto ciò che è altro da noi, altro dall’Italia: chi vuole lasciare l’Italia, chi vuole emigrare, chi esalta le condizioni di vita di questo o quello stato e chi, invece, è costretto a rimanere nel posto dove è nato e che gli è stato dato gratis dai propri avi, diesidera ora Trump, ora Putin, ora Orban. Non si riesce più a credere in se stessi, a formare una coscienza nazionale, un popolo orgoglioso di essere ciò che è e legato alla propria Terra. E più grave di tutto è il fatto che non si avverte minimamente la crisi di IDENTITÀ da cui si è affetti. Irrimediabilmente attaccati al biberon del piano Marshal, geneticamente modificati con la favoletta dei buoni liberatori, cronicamente malati di dipendenza. Di leaderismo che ti porta ad identificarti con il personaggio del momento sia esso Salvini, Berlusconi, Meloni, Paragone, Grillo, Renzi, Bersani, Di Pietro, Occhetto, le sardine e non con l’idea da essi predicata. E una idea dovrebbe avere più vita rispetto alla durata di vita di un uomo. Che, umano, troppo umano, può anche fallire. Ma i leader de noantri – Roma è ancora il centro della civiltà del mondo – sono, ancora, in grado di concepire una Idea, se anche il nuovo che avanza è fondato su conseguenze e non sui problemi, sugli effetti e non sulle cause, se godiamo o meno nel fare la spesa in rubli dimentichi che noi la facciamo già in euro e non in lire e che il problema ancora una volta si chiama Unione europea e si chiama euro? E subito dopo si chiama NATO? E prima ancora si chiama sovranità? Che è sinonimo di indipendenza! Che significa controllo dei confini! Che significa Italia!
Orban ha stravinto per un solo motivo: perché fa il bene della sua Nazione e del suo popolo, attraverso la cura di ogni settore: penso ad esempio all’estromissione della Center European University – l’università di Giorgio Soros- dal suolo nazionale o ad altri tentativi di avvelenamento patrio quali le imposizioni buone buoniste migratorie o le sanzioni economiche secondo i capricci di Bruxelles. Nel pieno interesse nazionale. Tutto cio si può riassumere in una sola parola: Tradizione. Ovvero, per dirla con Evola, coniugazione del presente col passato, di ciò che siamo stati in funzione di ciò che vorremmo essere.

A VOLTE RITORNANOultima modifica: 2022-04-04T15:00:09+02:00da tony.fabrizio

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