SIAMO FUORI!

È veramente così: da oggi 1 aprile siamo fuori dallo stato di emergenza. Quell’emergenza proclamata e prorogata ad cazzum, come un accanimento terapeutico, come una vigile attesa di chissà quale immane catastrofe che – vivaddio – non è arrivata. 

Pare non sia nemmeno un pesce d’aprile. O, forse, sì. Della gente, del governo, dei mandati in Parlamento tutti che si sono rivelati essere i veri mandanti.

Fuori dallo stato d’emergenza da oggi e abolizione del supergreenpass che resta obbligatorio per cinema, palestre, piscine, teatri e discoteche i cui gestori saranno morti di fame, intanto.
Abolizione del supergreenpass anche per i lavoratori ultracinquantenni, categoria a rischio, fragile e da buttare nel cesso, ma troppo tutto per mandarla in pensione. Costoro, potranno addirittura tornare a lavoro, ma con il green pass base, ovvero con il tampone. Regalando, dunque, mezzo stipendio alla santità di Speranza, dopo che paga per andare a lavorare. Pagarsi il tampone per andare a lavorare per pagarsi il tampone per lavorare è il nuovo leitmotiv.
Ovviamente non sono esenti i bambini che non dovranno più indossare le FFP2 per bambini che poi non sono tali, ma erano solo occlusioni delle vie aeree di misura più piccola, non adatte a loro con tanto di certificato, ma indicate solo per lavoratori che hanno a che fare – non di sicuro per 8 ore – con sostanze pericolose quali vernici, zolfo ed altre esalazioni “pesanti”, ma non certo di più di quelle che già si respirano in questa buona squola. Dovranno obbligatoriamente continuare ad indossare le chirurgiche, cioè perdura per loro l’immissione nel corpo di anidride carbonica che il corpo espelle automaticamente e autonomamente da miliardi di anni. Ricordate il leitmotiv “andare a lavorare per pagarsi il tampone per lavorare”? Il principio è lo stesso, la ciclicità identica, la follia idem.
L’esperimento sociale ha funzionato, l’impalcatura regge e pure alla grandissima.
Il lavoro è ormai divenuto una concessione, altro che articolo primo di quella costituzione bellissima, purissima perché antifascistissima che vale – perché è sempre valsa – meno di uno strappo di carta igienica monovelo. La gente continua a tenere la mascherina anche quando è all’aria aperta o, peggio, da sola in macchina. Perché si sente sicura. Perché si è abituata. E qua scatta l’orgasmo cosmico mondiale-mondialista degli ideatori dell’esperimento transumanista.
E il certificato verde è diventato il nuovo accessorio da mostrare, da esibire, di cui andare fieri al pari di una borsa griffata, di una pelliccia esosa, di un paio di labbra gonfiate a culo di gallina.
Nemmeno più ci sono i guardiani a vedere se ti comporti bene. Tu arrivi, misuri la febbre che a casa non avevi e ti guardi bene dal prenderla, mascherina che ti rende irriconoscibile tanto al posto dei tratti somatici e del QI c’è il QR code, il catcalling è pratica desueta, tanto poi persino i rapporti tra congiunti sono sconsigliati, la manomorta si fa rigorosamente con i guanti che rende il tutto più irriconoscibile di una mascherina.
Il tutto a partire da oggi che è l’anno 0 della nuova (a) normalità. Accolta come progresso, come sicurezza, come fedeltà all’obbedienza che è il nuovo per essere buoni. Che non vale.
Siamo fuori, ma non ne siamo usciti e più ci siamo dentro e meno si rendono conto di essere fuori!

SIAMO FUORI!ultima modifica: 2022-04-01T10:31:04+02:00da tony.fabrizio

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