QUALCOSA ANCORA DA CAPIRE

Forse dirò qualcosa di impopolare, qualcosa che farà storcere il naso agli economisti laureatisi all’università della vita. O forse no. Tuttavia, io continuo a pensare che, avessimo avuto un Presidente del Consiglio degno di questo nome, degno dell’Italia Nazione, pandemia prima e guerra poi sarebbero stati degli ottimi input per fare di necessità virtù. Con la pandemia – e il relativo giro di denaro ad essa correlato – si sarebbero potuti ammodernare, ristrutturare e costruire nuovi ospedali, rivedere la medicina domiciliare, eliminare il numero chiuso alla facoltà di Medicina a favore di una “selezione naturale” durante il corso di studi, in nome della meritocrazia.

Nel caso del conflitto in terra ucraina, attesa la mia contrarietà ad ogni forma di sanzione verso quel Putin che è stato e dovrà continuare ad essere un partner commerciale col quale fare affari, considerata la più totale ripugnanza per la cancellazione della cultura russa, il momento sarebbe stato propizio per riscoprire il grano nostrano, le potenzialità del tavoliere delle Puglie, mettere finalmente mano alle nostre riserve naturali di gas e portare a pieno funzionamento i 752 dei 1298 punti di estrazione del (nostro) gas, oggi chiusi. Limitare la fuga di cervelli e di materiali verso la Francia che viene a ordinare da noi pezzi per le loro centrali nucleari, viene a prendere le menti dei nuovi ingegneri cui fare assemblare impianti e produrre energia che poi l’Italia, paradossalmente, (ri)compra. Rivalutare la peculiarità dell’olio pugliese in cui ha investito Baffino che possiede – lo so, è compagno, ma posso assicurare che sono di proprietà – uliveti dal Salento fino alle Marche inoltrate. Non di solo commercio d’armi vive quell’uomo.
Sono utopie, giusto per rimanere in tema? Sono obiettivi perseguibili? Non so, ma è così che intendo la politica: il Ministro deve avere l’idea, poi spetterà ad assistenti parlamentari, di gabinetto e tecnici vari tradurre in atto ciò che è solo potenza.
Ecco perché non ho mai accusato, offendendo, Di Maio di aver fatto il bibitaro – certo, se il Ministro degli Esteri conoscesse le lingue straniere e il Ministro della Salute fosse anche solo un infermiere sarebbe un ottimo punto di partenza – e quanto sostengo è confermato proprio dallo zar del conflitto, Vladimir Putin che, cinquant’anni fa, vendeva limonate in strada, come un Di Maio qualunque.
Certo, poi mi piacerebbe poi capire cosa sia successo dopo che Clinton, sì proprio quello americano, su consiglio di Kissinger e dopo che la Russia si stava sciogliendo come neve al sole, lavorò per limitare il tonfo rosso nella steppa, prima favorendo l’israelita Primakov, padrino di Putin, e poi intervenendo attivamente nel disarmo dell’Ucraina. Con relativa beneficenza al Cremlino.
Mi piacerebbe capire, ora che abbiamo superato i cinquanta giorni di guerra, in che modo la NATO – cui andrà il mio sempiterno disprezzo – possa rappresentare il nemico di Mosca, visto che, ad oggi, non ha ancora sparato un colpo. Capire come la sua espansione ad est possa rappresentare una minaccia, se proprio la Russia di Putin è stata tentata da un ingresso nel trattato (difensivo) nordatlantico al punto da partecipare, quale membro associato, addirittura ad azioni addestrative congiunte. Fino a che punto la Russia può essere garantista verso gli stati dell’ex Unione che si sono rifugiati sotto l’ala americana, appena vista la Russia di nuovo messa in piedi – evidentemente chi ha conosciuto il Comunismo vero se ne guarda bene – Ucraina e Georgia in primis che sono gli unici due stati “rifiutati” dal patto e, guarda caso, sono quelle attaccate militarmente dalla Russia. Che continua a puntare missili, testate nucleari per la precisione, anche su Aviano. Che, figli di Putin, è Italia. Ma i cattivi stanno dall’altra parte. Sempre e comunque. È la ciclicità della storia, figlia delle bombe alleate e liberatorie. Servi di due padroni, sempre russi o americani. Ai quali obbediscono e che tradiscono contemporaneamente i padroni dell’Unione europea – francesi e tedeschi – traini del carro bestiame di Bruxelles santificato ad Aquisgrana e col culo prono a Mosca. Quella Mosca che ha tradito il “patto” – di cui Macron ha annunciato la “morte celebrale” – ben tre volte: nel 2008 con l’attacco della Georgia, nel 2014 quando il fantoccio di Putin – Yanukovitch – fu cacciato da una insurrezione popolare dopo che fu beccato a svendere a Mosca le ricchezze ucraine e a cestinare la richiesta di Kiev di entrare nell’Ue con buona pace del Memorandm di Budapest e oggi con l’aggressione all’Ucraina per gli identici motivi. Quel patto che Mosca è riuscita a riportare in vita, quasi un “pegno d’amore” verso quegli Usa col quale vorranno replicare una seconda Yalta.
Capire perché gli ucraini che in casa – al netto dei bombardamenti, è chiaro – loro, sparano ai russi sparano sui fratelli e lo stesso legame non vale per i russi che vanno ad ammazzare i loro fratelli nelle case – si fa per dire – abbattute.
Capire perché la Russia non ha capito che l’Ucraina sarebbe diventata un nuovo Afghanistan ed essa stessa sarebbe finita tra le braccia di Pechino che le sorride di rimando.
Mosca è tenuta per le palle da Pechino che non ha intenzione di aumentare la fornitura di gas o petrolio russo, né di garantire in rubli mediante la propria moneta e se, malauguratamente, i geni dell’occidente, il migliore dei migliori su tutti dovessero praticare l’embargo, Mosca rischierebbe di andare a gambe all’aria, allo stesso modo in cui un manipolo di soldati tiene per le palle in esercito imperiale.
Abbiamo guardato con disprezzo, timore e resistenza – è proprio il caso di dirlo – il modello cinese su cui il tanto odiato green pass è tarato, quello del riconoscimento facciale ai semafori e del premio all’ubbidienza e ora si corre il rischio di passare dalle grinfie del drago alle fauci del dragone, dopo aver strappato di mano la bandiera del sovranismo e averla sostituita con quella rossa con le cinque stelle e la falce e martello. Senza farsene accorgere. Rigorosamente tifando. Non per se stessi.

 

QUALCOSA ANCORA DA CAPIREultima modifica: 2022-04-12T04:36:47+02:00da tony.fabrizio

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