TERRA DEI FUOCHI: BRUCIANO LE ISTITUZIONI

La Terra dei fuochi rischia un’incredibile inversione a “U”, uno stop inspiegabile che potrebbe riportarla a essere di nuovo terra di nessuno, dove se finora lo Stato non era mai arrivato, adesso, che vi erano pur stati un’azione e un interessamento, rischia addirittura di abbandonare il territorio, “condannandolo” al fuoco eterno.
Il 17 dicembre scorso, infatti, è terminata la gestione commissariale decennale affidata a Mario De Biase, nominato nel 2010 con un’Ordinanza della Protezione Civile che, a suon di proroghe, spesso effimere, è arrivata a ottenere ottimi risultati se non addirittura miracolosi. E interessando ogni campo. Primo fra tutti “amministrare” i quaranta milioni stanziati per bonificare quell’area dove si muore di cancro e leucemia il 47% in più che altrove in Italia a causa dei rifiuti tossici, amianto e scorie radioattive – in una zona che non pullula certo di industrie – che sono (stati) interrati nei campi di piantagione, sotto i palazzi, dentro le strutture dei cavalcavia oppure dati alle fiamme. Dove si registra, per dirla con i numeri, una “mortalità in eccesso”, dove una vita media non supera i cinquant’anni, dove un pomodoro è nocivo anche al tatto.
Grazie a questi fondi, la maxi-discarica Resit di Giugliano in Campania, che a detta del Tribunale di Napoli, con i suoi seicentomila quadrati di estensione e due crateri dalla portata di un milione di metri cubi ognuno, rappresentava una bomba ecologica pronta a esplodere causando un immane disastro ambientale, è stata messa in sicurezza: non vi è più fuoriuscita di percolato né di biogas. Perdipiù la Resit è stata “trasformata” in un parco con 500 alberi piantumati e abbellita da due grandi murales, uno ritraente il volto del giornalista Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra, proprio a testimoniare il ritorno alla legalità.
Sempre a Giugliano, in zona San Giuseppiello, è stato portato a termine non sono un altro successo, ma addirittura la riuscita ha interessato anche un progetto sperimentale. Nell’area dove la famiglia Vassallo aveva sversato liquami e veleni provenienti dal Nord Italia, in particolare dalla Toscana, è stato applicato il protocollo “life ecoremed”, in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli: anziché utilizzare le tecniche ingegneristiche tradizionali, costose per la flora e per la fauna (il terreno non può essere utilizzato per la coltivazione) e per le casse pubbliche (800mila euro a fronte dei 20 milioni), si è deciso di piantare 20mila pioppi, pianta in grado più di ogni altra di assorbire i metalli dannosi stipati nelle profondità del terreno, bonificandolo, e rendendolo addirittura capace di ospitare colture nel giro di poco più di un triennio. In questo modo, al posto di discariche a cielo aperto furbescamente occultate, vi sarà un polmone verde, benefico e che rappresenta un punto visibile di legalità.
Ma se nel Luglio scorso, le Autorità invitate hanno disertato la cerimonia d’inaugurazione del Parco alla Resit, il 17 Dicembre tutto si è fermato. Allo scadere del mandato di Di Biase, che avverte che tanto c’è ancora da fare. A quanto pare, però, l’unica cosa che le istituzioni di ogni grado e livello riescono a fare è bruciare i risultati (miracolosi) fin qui ottenuti e incenerire sacrifici e dispiegamento di forze.
Questi sono i giorni in cui il governo centrale, nella persona del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa (da Generale della Guardia di Finanza tra i primi a scoperchiare le porcherie della Terra dei Fuochi!) e il Governatore uscente Vincenzo De Luca si rimpallano le responsabilità e tessono una tela di Penelope che serve solo a decidere di non decidere. Mentre il Ministro considera conclusa la gestione commissariale indicando la Regione Campania come responsabile della gestione ordinaria, o della continuazione della gestione straordinaria visto che non è cessata alcuna emergenza, da Palazzo Santa Lucia si chiede la proroga di tale gestione almeno fino al 31 dicembre 2020 e ci si domanda pure per quale ragione da Roma non abbiano sortito risposta le richieste partite da Napoli in tal senso.
Più che l’ennesimo caso di mala burocrazia, qui sembra assistere ad una – seppur implicita – incapacità di ammissione di colpa e, di conseguenza, ad una inadeguatezza di ruolo che sfocia nel non avere fiducia nemmeno delle proprie capacità. Nemmeno quando a Roma si governa insieme e a Napoli si riesce solo a disinteressarsi di gente e territorio. Pure quando ci sarebbero meriti ed elogi da spartirsi. Forse, consci che sarebbe meglio non rivelarsi per ciò che si è (stati) proprio alle porte delle imminenti Regionali!

ultima modifica: 2020-02-07T08:25:48+01:00da tony.fabrizio

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