CHE FINE HA FATTO L’ITALIA?


Che fine ha fatto l’Italia? La Patria di quel popolo fratello e consorte, destatosi per porgere la chioma alla Vittoria e unitosi a coorte, pronto a morire per Essa? Quei fanti fratelli e connazionali che dissero “NO!” al nemico e fecero una barriera sentendosi popolo, ormai sempre più ridotto e bistrattato a becera popolazione?
Esiste ancora un’Italia o siamo solo servi e colonia? Siamo più colonia yankee o più servi di Bruxelles?
Se la minaccia dell’imposizione europea ci viene spacciata quasi come karma “ce lo chiede l’Europa”, in nome di Bruxelles e della fantomatica unione, sempre più asse Parigi-Berlino benedetto ad Aquisgrana, in Italia è stato rovesciato e ribaltato ogni principio democratico di libertà e di espressione popolare che ha portato ad occupare le cadreghe se non dagli amici, quantomeno dai fautori benevoli e benvisti da Bruxelles, incuranti sia dell’espressione popolare che del consenso precedentemente espresso e non piaciuto.
L’assassinio elettorale – perché tale è stato – del generale iraniano Qasem Soleimani, non accolto da Washington con un “tragico incidente stradale” o il “gesto di un facinoroso rimasto coinvolto anch’egli nell’attentato”, ma addirittura annunciato via Twitter con tanto di bandiera a stelle e strisce, solo con bandiera a stelle e strisce, “impone” all’Italia un eloquente silenzio.
In una stravolta logica della dialettica del servo padrone e in virtù delle 113 basi americane disseminate sulla nostra Penisola.
Che forse dovrebbe valere più di un assoggettato silenzio.
Silenzio che diviene una impellenza rompere se è vero – come è trapelato – che il missile caduto a Bagdad sia stato pilotato da Sigonella. Ancora Sigonella. Magari ancora come allora Sigonella. Quando l’Italia fece per l’ultima volta l’Italia. Quando l’Italia seppe tener testa anche all’America. Quando vi erano dei politici che non solo non si uniformavano all’imposizione e al silenzio, ma che agivano in nome e per conto dell’Italia e del popolo italiano.
Quando i politici erano statisti e non gente improvvisata, riciclata e arrampicata dalla società civile, dai centri sociali e da quelli per l’impiego.
Quando essere politici non significava esclusivamente avere competenze di governo. Che se quello attuale è un male necessario, l’opposizione non fa nulla per apparire differente. Ancor più se il capo della minoranza è capace di convogliare in sé la maggior parte dei consensi e comunque in misura maggiore delle due compagini dell’esecutivo messe assieme.
Non è per l’opinione personale che ha espresso Matteo Salvini sul generale Soleimani, non può essere un fatto di vedute politiche scambiare un Patriota per un terrorista, ma per l’incensazione di Mr. President. Dopo lo scandalo Russiagate. Dopo le continue ingerenze persino con i nostri Servizi Segreti che tanto segreti non lo sono o non lo sono apparsi.
Se l’errore di Salvini è stato quello di parlare per se stesso e per il suo partito, lo sbaglio di governo è stato doppio se non triplo.
Il ministro degli Esteri tale Luigi Di Maio ha scelto il silenzio dalle sue vacanze natalizie rigorosamente non italiane. Tanto chi è lui se non il preposto per dare seguito (e giustificazione) alla diaria sua e per i suoi che compongono il Ministero più corposo? E punta agli aumenti, sbaciocchiandosi per corrispondenza con Zingaretti.
Il ministro della Difesa tale Lorenzo Guerini riferisce che non è allo studio (siamo o non siamo nelle vacanze di Natale?) alcun disimpegno dei nostri militari – che, contro la loro volontà, rassomigliano sempre più ad autentici mercenari – sono impiegati all’estero come se non avessimo nemici in casa nostra. Impiegati su fronti caldi dove, dopo l’assicurazione elettorale di Trump, la tensione è salita alle stelle: 1000 soldati in Kuwait, 1100 italiani in Libano e più di 300 in Libia, dove l’allerta è particolarmente alta e dove per prima si attende la reazione iraniana.
Il presidente del Consiglio tale Avvocato Giuseppe Conte riferisce di monitorare con attenzione gli sviluppi dell’attacco a Bagdad da Palazzo Chigi. Detto da “Uno” che priva di un fucile tre militari con l’idea di mandarli nelle retrovie a parlare di pace.
Qualche parolina avrebbe potuto/dovuto dirla pure papa Manesco, se non per le centinaia di chiese salvate e per la difesa dei Cristiani per opera del generale Soleimani, almeno per il piglio alla violenza del Tycoon: stando agli ultimi episodi occorsi, sembra essere questa, più del Cristianesimo, il linguaggio più congeniale al Papocchio.
Ma papa Badoglio fa leva sull’autocontrollo. Proprio lui!
Se davvero questa è (diventata) l’Italia, meglio non affrontare la discussione sul MES: non ne abbiamo il coraggio.
Se davvero questa è (diventata) l’Italia, non andiamo a discutere dello IUS SOLI: non ne abbiamo gli attributi.
Se i rappresentanti di questa Italia credono che basti vedere la luce sulla terra o, come più sovente avviene, anche nel mare nostrum, per dirsi italiani, abbiamo svenduto un orgoglio patrio e l’Italia stessa.
Bisogna riappropriarsi di Dante, Petrarca e Boccaccio, del Rinascimento e dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo, della Gastronomia e, perché no, dell’ars amatoria. Di ciò siamo stati e che, grazie a Dio, ancora siamo.
Altrimenti indignatevi e ammainate il tricolore di fronte ad una sconfitta (la sola) evidente del prossimo incontro di calcio di una Nazionale (si può ancora dire?) in maglia verde seguita all’inghiotto di chips e kebab. Magari dal Gold Souk o dal Burj khalifa di Dubai.

CHE FINE HA FATTO L’ITALIA?ultima modifica: 2020-01-05T16:05:40+01:00da tony.fabrizio

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