A BERLINO IL MURO DEL C.

Trent’anni sono un lasso di tempo sufficiente perché del Muro di Berlino non si faccia solo una cronistoria della costruzione, della caduta e la conta delle persone che sono morte attraversandolo e di quelle che si sono salvate.
Trent’anni sono qualche mese in più della vita dello stesso Berliner Mauer, della cementificazione dell’odio e dell’impedimento di andare oltre. Oltre i confini creati, oltre le ideologie che con esso erano crollate, oltre la resistenza che non aveva più ragione di esistere e di resistere, oltre il dolore, oltre l’odio.
Trent’anni è il tempo trascorso dal suo crollo, da quello smantellamento liberatorio del 9 Novembre 1989, ancora troppo vicino per potere essere dimenticato, ma per fortuna non troppo lontano per poterlo ancora negare.
Alla stessa maniera del «Nessuno ha intenzione di costruire un muro» pronunciato da Walter Ulbricht, capo di Stato della DDR e Segretario del Partito Socialista Unitario della Germania il 15 giugno 1961, accade che ieri, 7 novembre 2019, onorevoli rappresentanti della commissione cultura della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana si dicano favorevoli al ricordo (della caduta) del muro nel Giorno della Libertà, che come tutte “le giornate di” è una inutile lavata di faccia ed una finta pulitura di coscienza, ma a patto che non si pronunci la parola “comunista”. Fieri sostenitori della “censura rossa” e strenui resistenti del negazionismo bolscevico il deputato Nicola Frantoianni di Sinistra Italiana, l’area più radicale (si potrebbe azzardare anche estre-mista) di LeU, gruppo parlamentare grande quanto una foglia di Fico che gli Italiani nemmeno hanno voluto tra gli scranni del Parlamento e il sottosegretario al MIUR (che è lo scibile!) Giuseppe De Cristofaro ex parlamentare di LeU ed oggi rappresentante parlamentare di Sinistra Italiana. Tutti ex di qualcosa, eccetto che del Comunismo e che sostengono che il 9 novembre di 30 anni fa a Berlino non è caduta la dittatura comunista, ma solo quella del socialismo reale.
Viene di fatto censurata la parola C. proprio dalla commissione che dovrebbe vigilare sull’istruzione, sulla formazione e sull’educazione. Accade a pochi giorni dell’istituzione della commissione Segré, quella che ha voluto mettere sotto scorta i senatori messi già sotto spirito a vita, per minacce ricevute sui social – che comunque censurano chi non è conforme – e dove la senatrice, reduce dal campo di sterminio di Auschwitz, non è nemmeno presente.
Accade nella stessa Italia che non ha ancora finito di svuotare la bocca delle parole di odio di antisemitismo inventato, che vomita altro odio dopo uno sfottò calcistico chiedendo anche l’intervento del Ministro per presunti attacchi razzisti, ma che non mette sotto scorta lo stesso giocatore che “ha subito atti di discriminazione razziale”.
Accade che rappresentanti dell’intellighenzia sinistra avvinazzata dichiaratamente Comunisti – non nostalgici – in Tv, in prima serata, in fascia (non fascio!) protetta (e non solo la fascia) apostrofi “fascio-di-merda” un neofascista coatto che si guadagna la sua comparsata vip in una tv spazzatura che su reti Mediaset ospita la fidanzata (o compagna) dell’ex Chicco Mentana.
Dopo trent’anni dalla caduta del Muro della vergogna ancora c’è chi – inspiegabilmente legittimato – continua a costruire quella cortina che (per i rossi) non è mai stata distrutta e che rischia di diventare inutilmente nuovamente calda, incandescente.
I Comunisti ci sono ancora: purtroppo e per fortuna non c’è più il C. vero, quell’ideologia che si vergognerebbe della sua stessa attuale evoluzione. Quel C. che è riproposto e ancora vivo in Cina, nella violenza per la repressione di piazza, nel pericoloso Vietnam dei sequestri e delle scarse condizioni igienico-sanitario, nella poverissima e arretrata Cuba. Quel C. che si vuole tenacemente salvare e mondare da ogni macchia spacciandolo per dittatura del socialismo reale sempre, pedissequamente, instancabilmente, incomprensibilmente contrapposto al Fascismo di casa nostra, vivo grazie alla sua stessa scomparsa, che fu agnello laddove i regimi del “socialismo reale” sono stati iene. Complessivamente, gli assassinati rossi sono stati 95 milioni di persone in tempo di pace, con genocidi etnici tipo Adolf Hitler, deportazioni, carestie, esecuzioni collettive. La Cina da sola ha massacrato 60 milioni di cittadini. L’Urss di Josif Stalin, 20 milioni. Il Fascismo neppure sfiorò questi eccessi.
Trent’anni è un tempo abbastanza sufficiente per capire che non si può negare ciò che è stato e ciò che è stato è storia. Nel bene e nel male. Che essere dalla parte sbagliata non sempre è una colpa e che essere annoverati tra i perdenti talvolta non è poi tutto questo male.

A BERLINO IL MURO DEL C.ultima modifica: 2019-11-27T20:06:05+01:00da tony.fabrizio

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).
I campi obbligatori sono contrassegnati *.