E (S)PARLIAMO DI BALOTELLI!

Se Mario Balotelli fosse stato davvero discriminato per il colore della pelle non avrebbe avuto l’occasione di diventare un pallonaro strapagato in Italia, di trovare in Italia una madre e un padre che lo hanno adottato e che si sono prodigati, credendo in lui, affinché diventasse il campione che è diventato, di incontrare una ragazza che da lui è stata ingravidata.
Mario Balotelli è un irrispettoso buffone che si crede Dio sceso in terra, che non disdegna di non riconoscere il frutto del suo seme in un ventre italiano, se non a posteriori, che accusa di disinteressamento i genitori naturali (gli Barwuah) che per far curare i suoi problemi intestinali si sono trasferiti da Palermo fino a Brescia, peregrinando per vari ospedali italiani da cui non è stato mai cacciato, che se ne strafrega persino dei segnali stradali sotto cui parcheggia la sua Ferrari (italiana peraltro!), che sfascia spogliatoi dove egli dovrebbe lavorare, non riconoscendo alcun valore nei compagni di squadra, negli allenatori e nei dirigenti che sono i suoi datori di lavoro, che non manca di scagliare il pallone (non suo) verso quei tifosi che gli pagano lo stipendio, facendo di lui solo un nuovo gladiatore nell’arena domenicale, da cui si pretendono solo prodezze e spettacolo, che significa incassi, per continuare a garantirgli la sua esistenza ed entità di mercenario.
Mario Balotelli è a sua volta un’arma nelle mani di coloro che, pur dicendosi antirazzisti, sono i primi che lo usano. Che se ne servono.
Per distrarre.
Distrarre l’attenzione dei veri problemi che attanagliano lo Stivale.
Vorrei sentire parlare di Mario, ma dell’altro Mario, il carabiniere scannato a Roma su cui è piombato un silenzio di tomba e sapere se la vedova (se si può essere vedove a 30 anni e dopo un mese di matrimonio) abbia già iniziato a ricevere la reversibilità dallo Stato, se qualcuno, magari qualche sbirro che rompe le righe, le abbia detto come effettivamente sia morto il marito, se Scalfarotto sia andato ancora dai due yankees nelle patrie galere.
Vorrei sentire parlare di quello Stato a colore LeU, formazione che per volere del voto degli Italiani nemmeno doveva essere in Parlamento, oggi approdato in italiaViva, che si avvale della collaborazione di un portaborse dal curriculum falsato (ma l’ha fatto anche l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana) e che in realtà era solo il Mercurio di sorella Mafia, il messaggero del ricercato n°1 in Italia, Matteo Messina Denaro. Quella mafia che non esiste più, ma di cui ancora si cercano i picciotti che, però, sono innocui a detta di quello Stato che toglie la protezione a capitano Ultimo, servitore dello stesso stato, il primo ed il solo ad aver arrestato Totò Riina, il Capo dei Capi, il precursore di Messina Denaro, il mandante dell’assassino dei giudici Falcone e Borsellino, delle stragi, che voci di palazzo vogliono siano morti per un incidente sul lavoro.
Lo stesso lavoro che oggi ha ucciso tre Vigili del Fuoco, ferendone un altro ed un Carabiniere. Ma che in realtà sono stati attirati sul luogo di morte da un’esplosione, che pare sia dolosa, cui ne è seguita un’altra azionata con il timer. Dunque un’azione preparata con l’intento di fare male. E la morte è solo il coronamento dell’ottima riuscita del gesto infame e vigliacco che si chiamerebbe assassinio, si chiamarebbe attenato, ma che in questa Italia di chiama “incidente” sul lavoro. E che resterà impunita.
Lavoro che verrà a mancare, uccidendo ancora, gli operai dell’Ilva di Taranto. Che chiude battenti ed apre le bocche di oltre 10mila povericristi tra fabbrica ed indotto. Con annesse famiglie.
Al di là delle colpe che interessano fino ad un certo punto a chi ha fame e che sarà sempre di quelli che c’erano prima, l’Italia senza acciaio sarà una Nazione fottuta, una Nazione più povera e costretta a comprare acciaio dalla Germania pur essendo la Nazione che ne produce più di tutti. E a cui serve più di tutti, avendo un suolo ballerino ed essendo l’acciaio il solo elemento capace di stabilizzare in caso di terremoto. Evidentemente non a L’Aquila, non ad Amatrice, non in Irpinia, non in Lucania, non in Sicilia, distanti anni luce da Taranto che pur si trova nella stessa Nazione.
Ecco perché bisogna parlare di Mario Balotelli e più del colore della sua pelle. E insistere visto che alla mozione Segré, senatrice a vita non per meriti, ma per una disgrazia, nessuno ha creduto. E intervenga pure il Ministro! Dello sport, a minacciare. Tanto in Italia c’è speranza per tutti. E se un bibitaro inoccupato post-ideologico della domenica assurge a Ministro del Lavoro senza aver lavorato mai e a quello degli Esteri senza conoscere nemmeno la lingua madre, immaginate questa Italia cosa possa riservare ad uno che i campi di calcio li calca. Se poi è pure nero…

E (S)PARLIAMO DI BALOTELLI!ultima modifica: 2019-11-27T20:04:38+01:00da tony.fabrizio

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