I SOGNI BELLI MUIONO ALL’ALBA

I sogni belli muoiono all’alba.
È fallito il tentativo di mediazione della Cina, partner della Russia e “amica” dell’Ucraina di Zelensky.
Da oggi si fa sul serio.
Non è più la guerra delle parole, ma da oggi muscoli e armi si mostrano davvero. Avrebbe dovuto essere una guerra lampo, ma il fatto che non lo è, il fatto che cominci solo ora dimostra che anche una superpotenza come la Russia e uno stratega come Putin possono fare male i loro conti.
Ogni giorno che passa è una sconfitta cocente per Putin e la sua Russia, ogni giorno che passa è una vittoria in più per l’Ucraina. Che verrà schiacciata, che sarà la destinataria di armi sempre più pesanti, di cui lei con tutta probabilità non dispone ma che, minuto dopo minuto, offre al mondo l’esempio di coraggio in quella lotta alla libertà di cui tutto il mondo, mai come ora, ha bisogno.
La NATO non è intervenuta, l’UE ha stanziato fondi, da unione bancaria che non è altro, gli USA, i veri colpevoli della loro esasperata esportazione della democrazia, l’hanno lasciata sola, allora si capirà bene, prostituta o meno, che l’Ucraina sta combattendo la sua battaglia migliore con i suoi uomini migliori. Quelli che non si arrendono. Quelli che lottano per la libertà della propria terra. Sì capirà bene che ogni posizione, scevra da ogni tifoseria, adesso va rivista: se a Kiev non ci sono soldiers di quella colazione nata già morta, Putin a chi fa la guerra? Perché inasprirà il dialogo con le armi? L’Ucraina sarà pure stata usata, ma Putin non ha dato prova di essere il grande stratega che dicono di essere. È stato provocato ed ha abboccato e adesso non sa più come tirarsi indietro. Rendendosi piccolo. Così come non si stanno tirando indietro i soldati ucraini. Rendendosi grandi. Giganti. Più di Putin. Che stanno sacrificando la loro vita in nome della libertà del proprio popolo e della propria terra. Che stanno andando incontro alla morte ben consci della loro libertà mortale. Come i 13 soldati che all’Isola dei Serpenti sono diventati eoi, morti senza arrendersi. Che all’intimazione della nave russa di arrendersi e deporre le armi altrimenti sarebbero stati bombardati, i 13 ucraini hanno risposto testualmente “Nave russa vai a fare in culo!”.
Se è vero che l’allargamento a est è stata vista come una minaccia ai propri confini, è altrettanto vero che i confini russi finiscono lì dove iniziano quelli ucraini e che, minaccia o meno a stelle e strisce, la sovranità di Kiev è sacrosanta almeno quanto quella dei confini di Mosca. Che distano solo 4 km nello stretto di Bering. O, se vogliamo, confinano. Pacificamente.
L’Ucraina fa gola a tutti perché è ricca. Nel sottosuolo. Nel comprare ciò che Mosca esporta. Ma anche di quegli uomini che Putin vuole “denazificare”. Quelli che sì, hanno la runa sul braccio, ma anche tanto coraggio da arrivare a morire per una Idea. Di Terra. Di Patria. Di Nazione.
Ma prima di oggi, ieri sera è stata dichiarata un’altra guerra. A noi. Italiani. Dal “nostro” Presidente del Consiglio. Ma non l’abbiamo vista. Come la guerra del Covid. Della certificazione verde. Dell’euro e dell’Unione europea. Del ’92. Di Tangentopoli e del Britannia. Guardiamo all’Ucraina sì, ma con altri occhi. Non dello spavento, ma dell’esempio. Senza andare a dormire pure stavolta.

I SOGNI BELLI MUIONO ALL’ALBAultima modifica: 2022-02-24T08:02:15+01:00da tony.fabrizio

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