L’ITALIA CHE NON SI FERMA

L’ITALIA CHE NON SI FERMA

Ore 3:00. Si parte. La mia categoria non è di quelle che può restare a casa, noi non ci fermiamo. Mi sento quasi fortunato e in qualche modo orgoglioso di dover fare la mia parte per questa Italia sospesa, congelata, in questa Italia immobilizzata che pur non si ferma e non si deve fermare. Noi siamo quelli che devono mandare avanti questa Italia per poter andare avanti tutti. Senza abilitazione previa e senza medaglie poi.
Il mio paese, il cui nome rievoca qualcosa di profondamente positivo, di sano, sembra essere quello di sempre, deserto e dormiente, quasi incapace di accorgersi di questo “coprifuoco”. Poco più di 2000 anime, la maggior parte “storica” e stoica, concentrate in un paese dove tutti ci conosciamo, dove i Carabinieri li vedi soltanto se è successo qualcosa. E stavolta qualcosa è successo.
Imbocco la Via Appia, la Regina Viarum e mi dirigo verso la città capoluogo. Deserta. Immobile. Ancora buia. Come se questa Italia non fosse già bloccata di suo. Medesima situazione ovunque.
Il mio compagno di viaggio da oggi si chiama autocertificazione, come se fosse una giustificazione anche andare al lavoro in questo clima. Come se potesse non crederci nessuno. Come se qualcuno deve controllare la nostra sicurezza. In questo scenario particolare la solitudine di un ponte ha qualcosa di romantico, persino le luci sembrano essere quelle di Ponte Vecchio e il Calore scorrere al posto dell’Arno. Forse adesso si apprezza davvero quanto sia bella l’Italia, quanto sia speciale la normalità. Anche un bacio e un abbraccio prima di uscire di casa hanno un sapore in più perché potrebbe succedere che quel bacio e quell’abbraccio potrebbe essere anch’esso congelato.
Rifuggo spesso la folla e adesso apprezzo maggiormente questa solitudine. Ma non per un fatto egoistico. Forse gli Italiani hanno davvero capito che bisogna chiudersi in casa e approfittare per godersi quella normalità che sembra essere venuta meno, quegli effetti che in un contesto del genere risultano essere ancora più cari. Che bravi gli Italiani, comunità (cit. Presidente Conte) di pittori di arcobaleno (!) e di ideatori dell’《andrà tutto bene》. Impersonale. Indefinito. Che bravi soldatini gli Italiani, rinchiusi in casa ad alzare lo share del Presidente che parla alla comunità che non lo ha eletto, orgasmici dei complimenti per essersi rinchiusi dentro ma non ancora abbastanza, incapaci di interrogarsi sulla valenza di quella richiesta “di cambiare le nostre abitudini”. Di interrogarsi se e per quanto questo cambiamento deve perdurare nel tempo. Un tempo, questo, scandito solo da sirene e luci blu, dalle stesse facce al posto di controllo sempre diverso e sempre presente, silenzioso segnale del loro operare sott’organico, ma comunque garantito. Silenziosamente ringrazi ed auguri loro un buon lavoro che è ricambiato con una silente intesa di sguardi. Entrambi con la pistola sul fianco eppure consci che le nostre armi adesso sono guanti e mascherine. Quelle introvabili, quelle costruite in casa, non diverse da quelle di medici ed infermieri sequestrati alle loro famiglie per il bene del popolo, per la salvezza di questo popolo. Eroi silenziosi anch’essi, mascherati, ma non protetti, feriti con uno sputo che è come sputare sulla vita. Propria e degli altri. Ma quanto vale una vita? Un lavoro estenuate per i medici, il terzo punto di un ordine del giorno per i nostri euro-rappresentanti. Dopo il MES. Invertito, per pietà o paura del dilagare del Covid, solo il giorno prima. Ma non eliminato e nemmeno rinviato. Quelle poche vite che adesso si muovono come zombies in città deserta e svuotata. Quelle vite con cui tanti caffè hai condiviso e che adesso nemmeno puoi salutare con una stretta di mano. Una vita che è divenuta pericolo, un attentato per un’altra vita. Una vita relegata in un camion in fila per 90 km all’interno di quell’area Schengen senza confini che provvederà l’indomani a riempire scaffali e magazzini che la psicosi generata porterà ad uno svuotamento compulsivo. Per sopravvivere. Per ritornare a vivere. Come quando si torna con la luce del sole al posto dei lampioni.
Tony Fabrizio

L’ITALIA CHE NON SI FERMAultima modifica: 2020-03-16T11:07:19+01:00da tony.fabrizio

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