NAPOLI, SCONVOLTA E CAPOVOLTA


Napoli continua a morire. Ad una settimana dai tragici fatti occorsi a Santa Lucia costati la vita al giovane Ugo Russo, il quindicenne napoletano che aveva tentato una rapina ai danni di un carabiniere nella parte “buona” della città partenopea, nessuno sembra ancora trovare pace. Solo scusanti, involontari colpevoli e presunti innocenti. Per oscurare qualche fioca luce, per depistare dalla retta via, per riempire qualche vuoto, ormai incolmabile. Meglio allora servire un capro espiatorio piuttosto che un colpevole, raccontarsi una bella bugia piuttosto che una cruda verità, confondere bene e male, giusto e sbagliato, illecito e onesto. Tra i preferiti, nella folle lista dei folli, ci sono le istituzioni, concetto tanto vago quanto generico, assenti e non soddisfacenti che pure avevano organizzato un corso per pizzaioli che il giovane Ugo Russo non frequenterà mai. Quel lavoro che al Sud non c’è e che Ugo l’aveva trovato nel settore ortofrutticolo. Forse un assistenzialismo statale non sufficiente come i soldi che Ugo guadagnava. Come tanti. Difficoltà non tanto diverse da tanti altri lavori, diversi eppure uguali. Che, forse, davvero insegnano a fare l’<<omm>>. Esigenze e bisogni non certo diversi da tanti altri coetanei che non trovano vie alternative alla legalità. Non in questo caso, però, diventato tristemente, doppiamente tragico.
Una mano sinistra che diventa pericoloso e fuorviante megafono sembrano darla quei veicoli che dovrebbero trasmettere messaggi ben diversi. Che hanno la responsabilità di educare prima che di raccontare. Penso a Napoli Fanpage, prima testata locale, molto vicina al senatore Sandro Ruotolo fresco di nomina a Palazzo Madama, a dare voce al padre di Ugo diventato guest star urbi et orbi, onnipresente e dotato di sopportare ore ed ore di servizi e dirette che, tra un delirio ed uno sfogo chiama ragazzata una rapina mentre impartisce istruzioni al Carabiniere assassino su come mirare alle gambe e su come avrebbe dovuto “far fujre” suo figlio, ma incapace di chiedersi come mai a 15 anni si esca con una pistola in tasca. Quelle testate giornalistiche che insistentemente parlano di carabiniere fuori servizio quasi a ricercare una presunta colpa ignorando che un carabiniere è tale 24 ore al giorno ed è ritenuto colpevole a “non impedire un evento, che si aveva l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
Un carabiniere omicida volontario e non un 15enne che esce di casa con una replica per commettere intenzionalmente reati. Di certo più di uno in una serata e chissà se e quanti ancora prima di quello che è stato l’ultimo. Non dando voce, però, a quel pacifico “te sparo ‘ngapa” così come a quel sanguinoso “non preoccuparti, non ti lascio morire”. Prestandosi a riprendere quel padre superstar del sit-in con tanto di cartello di vicinanza ai Carabinieri davanti al Comando Provinciale Pastrengo, solo pochi giorni prima obiettivo di una vergognosa stesa seguìta alla morte del giovane figlio.
Voci unanime e solidali arrivano anche da Pietro Ioia, ex pluridecennale carcerato ed oggi Garante dei detenuti presso il Comune di Napoli, ruolo complesso quindi riservato ad avvocati, sociologi, personalità importanti, ma che a Napoli ha trovato in Ioia il rappresentante eletto e che oggi sostiene che “a Napoli non giri con il Rolex”. Una nomina la sua che già in illo tempore suscitò reazioni negative, ma se per de Magistris vi era “troppa strumentazione politica”, per il presidente Fico era “giusto dare una seconda possibilità a chi ha fallito la prima”.
Gli fa eco il gomorrofilo Roberto Saviano le cui parole trasudano una irreprensibile invidia sociale nei confronti di quel carabiniere che indossa il Rolex e guida una Mercedes. Parole assurde quelle del guagliunciello sagliùto che abita nell’attico a Manhattan, per dirla con l’amica e scrittrice Marina Salvadore, che suonano come una scusante per il guappo che impara a fare l’<<omm>> che non poteva sapere che chi indossa un Rolex, autentico o pezzotto, e guida una Mercedes, nuova o pluriusata, possa essere un Carabiniere. Sdoganando il furto anche compiuto con la violenza e disprezzando il lavoro onesto, coronamento di impegno e dedizione. Sminuendo la vita, attribuendole il valore di un orologio, autentico o presunto tale che dovrebbe scandire gli attimi di una vita bella, ma le cui lancette adesso sono inesorabilmente ferme. Per entrambi. Per sempre.

NAPOLI, SCONVOLTA E CAPOVOLTAultima modifica: 2020-03-08T15:04:22+01:00da tony.fabrizio

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