L’Italia è anche un Paese per vecchi!

Da Villa Giusti al comodo divano di casa propria, da quarta potenza mondiale a corridoio clandestino con la porta sempre aperta sul Mediterraneo, dal riscatto per la vittoria mutilata all’ammutinamento di ogni residua attività sinaptica.
Eccola l’Italia della generazione del ’99 e di Armando Diaz cent’anni dopo: tutta in fila nel click-day, in coda, manco a dirlo, virtuale e in religioso ossequio al distanziamento a-sociale, prettamente on line per combattere la propria personale battaglia nell’accaparrarsi lo sconto per l’acquisto di bici elettriche e monopattino.
La Casaleggio & dissociati è riuscita ottimamente nell’intento di portare la politica, nel senso più alto del termine, comodamente a casa sul web, è riuscita persino a spacciare la cosiddetta democrazia diretta ad appannaggio di un numero chiuso (dicesi oligarchia ma Di Maio e Toninelli non lo sanno!) di iscritti, previa la maturazione di una certa “anzianità di servizio” sulla piattaforma che ha appiattito persino Rousseau, tentando di elevare questa forma di parte-cipazione privata e persino ad istituzionalizzarla. Un po’ come il loro vaffanculo.
Ultima trovata “grilloide”: il clic-day appunto, ovvero come accedere ad uno sconto per l’acquisto di mezzi elettrici quando alle porte incombe la minaccia di segregarci nuovamente dentro casa. Monopattini e biciclette buoni nemmeno per correre dietro al virus. E chi se ne frega dei principi fondamentali, delle libertà acquisite, dei diritti inviolabili.
È l’era della digitalizzazione – dice il Presidente del Consiglio Conte – quando vanta gli sforzi profusi in tal senso, dalla “sburocratizzazione” del sistema, alla digitalizzazione di ogni settore: dalla pubblica amministrazione – che ancora annaspa- fino alla Sanità: i medici, infatti, prescrivono ricette via telefono, visitano via web e tra un po’ opereranno pure in streaming. È il 5G, la rete del futuro che è già presente. Non sappiamo quale sia, se quello cinese o quello americano, forse la guerra NBC in corso è anche per questo, ma di sicuro è quello a cui si è aperta la strada nella scorsa primavera, quando l’Italia tutta era confinata in casa e Sindaci, Presidenti di Provincia e Governatori davano il placet per l’abbattimento di alberi secolari in ogni dove.
Subito dopo, ma non troppo,  tra la fine della primavera e nell’arco dell’intera estate, la nuova tecnologia ha fatto ingresso nel mondo dell’Istruzione, distruggendola: banchi con le rotelle per tutti, distanziamento (a scuola?) sociale (a scuola?) per tutti gli alunni, mascherine urbi et orbi, verifiche “da decantare” e votazioni “da maturare”, ingressi scaglionati, presenza a singhiozzo. Risultato: scuola chiusa e lezioni a distanza. Didattica, ovvero app-rendi-mento, non insegnamento o formazione o cultura. Con la ripescata Azzolina nei panni del Ministro che fa l’avvocato del diavolo per il governo. Il partito della Azzolina che poi è quello che ha portato a nominare – in perfetto stile Casalino – Giuseppe Conte (che non è mai stato un 5 stelle) rimanda a un progetto dei Casaleggio & co(mpagni) che si pone l‘obiettivo della DAD perenne, ovvero scuola da casa, sempre e per sempre. Ciò significa niente più scuola per nessuno con la dipartita – chiaramente metaforicamente professionale – degli insegnanti che saranno sostituiti da anonimi meme. Insignificanti avatar. Un po’ come la vocina della cassa automatica che ha sostituto il casellante e che puntualmente, dopo averci reso il resto, si manda inevitabilmente… dalle 5 stelle.
L’ultima trovata, sicuramente solo in ordine di tempo, riguarda la nuova procedura per accedere ai servizi dell’AdER, l’Agenzia dell’Entrate-Riscossione. Meglio rafforzare il concetto, magari qualcuno si illudesse che non è solo il battesimo a nuova vita della prodiana Equitalia, equa solo nel far finire alla” stessa maniera” parecchi Italiani. Troppi.
Stando alle notizie dei tiggì RAI, che la task force di Stato propina per impartire le balle di “Regime”, il numero delle vittime per la pandemia aumenta considerevolmente di giorno in giorno. Stessa sorte per gli impiegati cui si toglierà il lavoro. Quindi sempre più persone, che non hanno più una vita che non sia in funzione del Covid, potrebbero accedere agli sportelli delle agenzie fiscali per il disbrigo di pratiche burocratiche. Agenzie create nel 2000 per i cittadini contribuenti e non per lo Stato ed è qui che costoro trovano la bella sorpresa: dal 26 ottobre, infatti, “cambiano le modalità di accesso in tutti gli uffici dell’Agenzia delle Entrate della provincia di Caserta, Napoli e Salerno”. Per le pratiche che non possono essere evase via web, quindi da soli, è necessario prenotare un appuntamento. Di seguito la modalità pubblicato sul sito dell’AdER: “Come prenotare un appuntamento in Agenzia – I cittadini possono prenotare gli appuntamenti tramite il sito internet, nella sezione “Contatti e assistenza” > “Assistenza fiscale” > “Prenota un appuntamento”, oppure tramite l’App mobile “AgenziaEntrate”, scaricabile gratuitamente dagli store IOS, Google e Microsoft, con cui si può accedere dal proprio smartphone o tablet a servizi come il cassetto fiscale, la dichiarazione precompilata o la richiesta del Pin. Sempre dal sito delle Entrate è possibile ottenere un web ticket (“Contatti e assistenza” > “Assistenza fiscale” > “Elimina code online (web ticket)”), che consente di prenotare un biglietto elimina code presso un ufficio dell’Agenzia da utilizzare nello stesso giorno e limitatamente ad alcuni servizi.”
Tutto questo “Ambaradan” solo per portare la pratica allo sportello, magari al cospetto di un funzionario impanicato quindi deconcentrato e, di conseguenza, annoiato e, ci auguriamo, non superficiale.
Questa è la pratica che debbono seguire i nonnini, magari non scolarizzati e allettati, spesso soli, quelli sempre più “relegati” a sostituire le baby-sitter quando ce la fanno o che hanno bisogno di una badante, quelli che sempre più spesso e mai come in quest’ultimo periodo di chiusura delle attività essenziali (quale lavoro che è fonte di sostentamento non è essenziale?) imposta da questo governo, significano piatto per figli e spesso per i nipoti. Questo il trattamento verso coloro che hanno fatto l’Italia, che hanno contribuito al boom economico, che hanno creato quello che oggi è stato distrutto. Questa l’attuale gratitudine.
Alla faccia della sburocratizzazione!https://www.camposud.it/2020/11/litalia-e-anche-un-paese-per-vecchi/

UN PANDEMONIO DI PANDEMIA

Il pandemonio come diretta conseguenza di una pandemia. Al di là dell’assonanza fonetica, non vi è praticamente nulla che accomuni lo scompiglio (de)generato da un virus – che in Germania si è scoperto essere addirittura un batterio – e il virus stesso, elevato esponenzialmente a pandemia per il solo fatto che dalla Cina ha invaso (e forse inviso) il mondo intero.
Accade che un “vairus”, (non) letale quanto un’interrogazione di latino quando la mamma è insegnante, invade e colpisca in egual modo l’intero globo, non tenendo minimamente conto del posizionamento geografico delle varie Nazioni rispetto all’equatore, quindi il ciclo delle stagioni meteorologiche antipodicamente opposte; non curandosi nemmeno di una legge elementare come quella della relatività secondo cui si continuano ad accostare le vittime degli USA o del Brasile con quelle dell’Italia, solo in base ad una nomenclatura politica e non in rapporto alla densità abitativa. Che è come accostare i contagi dell’area metropolitana di Napoli (3 milioni e mezzo di abitanti) a quelli registrati a Petruro Irpino (341 anime). Contagi che, per essere tali, si è dovuto abbassare ad una sola unità la soglia di positività dei geni rispetto all’ondata prima quando ne occorrevano tre e che, nonostante il parere clinico di luminari della medicina ci porta a confermare che la stragrande maggioranza dei colpiti è asintomatica, si fatica ancora a parlare della cosiddetta immunità di gregge.
Accade che se ragioni sei complottista e passi addirittura per negazionista se tenti di capirci qualcosa argomentando in base a studi statalmente riconosciuti, ma sconosciuti a quelli che “la pandemia è uguale in tutto il mondo”, ma guai ad azzardare il pensiero di una comune strategia, di una comune regia e che poi, però, paventano l’ipotesi di una cabina di regia allargata con chi per mesi si è ignorato: mal comune, mezzo gaudio.
Accade che nel momento in cui serve l’unione e l’amore per la propria terra e per i propri connazionali si fomenta l’odio e la divisione, col sinistro disegno di comandare, di continuare a comandare per affamare, per annientare, per consegnare persino le chiavi di casa propria.
Accade che persino l’ordine pubblico venga sconvolto da chi dovrebbe tutelarlo, da chi provoca chi non ha interesse ad aggiungere guai a guai, da tutori ligi al solo ordine di creare disordini.
È accaduto a Firenze e si è ripetuto a Roma, dopo le prove generali fatte a Napoli, a Milano, a Palermo.
Accade in quest’Italia dove in piazza ci sono donne e ragazzini, partite IVA e imprenditori, cassaintegrati, o meglio in attesa di esserlo, e studenti che rispondono cantando Il Canto degli Italiani alle cariche gratuite della Polizia al comando di un Viminale la cui inquilina è la stessa che negò a tanti di loro presenti in piazza persino la commemorazione di una giovanissima vittima dell’odio politico avverso.
Accade che chi giura sul tricolore lo straccia addirittura.
Accade nell’Italia modello, quella che deve scegliere tra il 5G cinese o quello americano, quella che è colonia americana da 80 anni ormai e che decide di mettersi in affari con la Cina sulla Via della Seta. Quella che chiama eroi chi ha mandato in prima fila ad obbedire a protocolli sbagliati, che tenta di curare i sani con protocolli governativi in sostituzione di protocolli medici, raccomandando ai sintomatici di restare a casa, ché tutto andrà bene. Le raccomandazioni, dopo quanto scoperto a marzo in Lombardia, possono essere utili solo a riempire l’ennesimo DPCM, inutile e illegittimo come tutta l’ultra decina precedente, emanato con accorato pathos al punto da confondere l’indennizzo con il ristoro.
Accade che l’attuale Italia che s’è destata dal torpore del confinamento domiciliare ed è scesa in piazza, nelle strade, ha dato senso di unità stringendosi in una lunga e vibrante protesta non per negare l’esistenza del Covid,come la stampa di regime spesso tende a far passare, ma per difendere addirittura diritti fondamentali che mai avremmo pensato di mettere in discussione: il diritto al lavoro, il diritto al libero pensiero, il diritto all’istruzione, il diritto di essere curato per malattie che sono un cancro del nostro tempo e non solo se hai la “fortuna” di essere positivo al Covid, il diritto a ricevere un’assistenza domiciliare dal proprio medico che ormai visita via telefono, il diritto di manifestare, il diritto dell’uguaglianza difronte alla Legge e dell’equità della Legge stessa, il diritto di disobbedire ad un ordine illegittimo o troppo “personale” anche se hai deciso di vivere una vita dedita all’obbedienza, il diritto di professare liberamente e senza rischi il proprio credo religioso, il diritto di difendere la propria Patria riconosciuta tale entro i confini marcati col sangue dei nostri avi, dove Patria indica anche Cultura e Tradizione come quella di leggere La Divina Commedia in classe e comprare il “cartoccio di paste” la domenica, il diritto di respirare liberamente, il diritto di vivere la propria vita che è tale fin dal suo concepimento e condividere l’esistenza con chi è venuta ad arricchirla, a riempirla.
Accade che per colpire il virus si ricorra a misure stringenti e si chiuda tutto alle ore 18:00 perché tutto è partito da un pipistrello. Che se l’unione fa la forza allora è meglio tenere tutti a distanza perché le idee contagiano, che se il Covid fa uscire allo scoperto la Sanità allora meglio riunirsi in Difesa.
Accade che è già accaduto e che è accadrà ancora. Di nuovo. Di peggio. Che forse è meglio. DPCM promettendo!

È GUERRA!

Ci siamo. Oggi è il giorno del Consiglio Supremo di Difesa. Quello che si convoca di prassi, il che vuol dire non obbligatoriamente, due volte all’anno e che stavolta è convocato in piena emergenza ospedaliera, se propri vogliamo stare ai dati dei menestrelli di regime, e non sanitaria.
L’ordine del giorno è conosciuto ed è un prolasso di parole atte solo confondere, a sviare, a nascondere.
La notizia sottaciuta è che il dormiente quirinalizio ha consegnato la bandiera di guerra al reparto Sommergibili della Marina Militare.
È fatto curioso, e forse fin troppo evocativo, che tale consegna sia avvenuta in data 8 settembre, giorno in cui 77 anni fa a Cassibile fu firmata la resa incondizionata (l’armistizio è una balla riportata solo dai testi scolastici) tra il generale Castellano in vece di Badoglio, e il suo parigrado americano Eisenhower.
Leggendo la storia con gli occhi di Giambattista Vico, quindi con i suoi legendapri corsi e ricorsi, scopriamo che questo reparto, che è stato insignito con la sacralità della bandiera, su cui ogni soldato giura e che rappresenta il bene più prezioso da difendere al costo della propria vita perché simboleggia la Patria, ha sede a Taranto. Nel mare di Taranto.
Di chi è il mare di Taranto? A chi e stato (s)venduto?
È vero che in questa Italia i politici parlano di medicina, i virologi fanno politica, chi non ha mai lavorato in vita sua dirige il Ministero del Lavoro e dello sviluppo economico, chi non conosce la lingua italiana, e nemmeno quella latina con tanto di vergogna per mammà, siede agli Esteri, chi non ha capito nemmeno ciò che ha studiato interpreta la Giustizia, ma davvero credete che in una fase del genere il CSD si riunisca per discutere delle condizioni sanitarie dell’ex Bel Paese?
Davvero credete che i Palazzi del potere (e pure la case delle marionette, vedi De Luca) siano presidiate dalle FF.OO. per paura solo del popolo?
Il popolo è insorto. Da Napoli, a Palermo, a Catania, a Roma, a Firenze, a Trieste.
Sono proteste di difesa, non di attacco.
La guerra al popolo l’hanno dichiarata gli abusivi di palazzo per conto dei loro mandanti. Per conto dei poteri forti dell’Alta Finanza, per conto dei $oro$ e dei Gates, per conto della Cina che è la vera meta di arrivo. La loro.
Hanno costretto migliaia di gente allo smart working che non è tale, si sono limitati a rinchiudere la gente in casa e non farla uscire nemmeno per andare a lavorare. Questo non è smart working! Quale azienda avrà ancora una sede di lavoro? In quale azienda si parlerà più tra colleghi? Quale azienda non licenzierà magari tramite mail? A mezzo WhatsApp è già avvenuto.
Hanno costretto i bambini alla DAD in nome di una fantomatica salvezza, ma non è altro che il progetto secondo cui si apprenderà da casa tramite una robotizzazione dell’insegnante, programmata per dire solo ciò che hanno deciso di dirvi. Niente più confronto niente dialogo, niente ragionamento, niente crescita. Questo è il fine vero del distsnziamento sociale!
I nuovi banchi, per fortuna mai consegnati, hanno dimensioni ridotte proprio perché devono ospitare solo un tablet. Niente libri, per il piacere di quella Gretina entrata pure nei programmi ministeriali. Tutto ciò è riscontrabile sul sito della Casaleggio & dissociati. Data di consegna dei lavori: 2023. Fine della legislatura. Ovvero quando il M5S cesserà di esistere.
Intanto hanno aperto la Via della Seta fin dentro le chiappe di ognuno. Hanno aperto alla cinesizzazione. A partire dalla forma di governo: questa è una dittatura!
Hanno aperto alla guerra.
Il Pil della Cina è in crescita, la festa nazionale cinese è stata osservata in milioni sopra la muraglia, non ci sono contagi da mesi ormai e la Cina non hai mai operato confinamento (questo significa lockdown) come l’Italia. Anzi, pare siano nei ristoranti fino a tardi e senza mascherina!
Al confino c’è l’opposizione che blatera, ma prende le distanze persino dal popolo che andava aiutato e incoraggiato: fa comodo a tutti che questi delegati siano al governo per altri. Per tutti.
Nemmeno l’assenza di dignità di un Di Maio qualunque porta a bussare a Pechino per farsi dare la ricetta miracolosa per aver sconfitto il Covid. La stessa dove ha inviato tonnellate di mascherine quando in Italia non se ne trovavano. Sempre quella che chiudeva Grillo nelle ambasciate senza alcun titolo per essere lì.
Nemmeno può bastare la confessione del ministro agli affaristi Enzo Amendola che fa sapere (agli americani) che non considerano più la Cina un partner affidabile.
L’Italia s’è destata: ben venga Napoli, capitale spirituale della rivolta, la Napoli di Giambattista Vico, di Armando Diaz, del comandante Achille Lauro. Ben venga Palermo, Siracusa e Messina (per i nostalgici delle Due Sicilie), ben venga Roma verso cui marcia Fiorenza, ben vengano Torino e Trieste.
Vengano pure lombardi e veneti.
La ciclicità della storia è cosa nota: il 4 novembre, per gli italiani è il giorno della Vittoria e della vera unità nazionale con l’annessione di Trento e Trieste. Quest’anno coinciderà anche con l’annuncio del vincitore delle elezioni americane.
Dopo ieri dall’Alpi a Sicilia ovunque è Legnano”, “uniti per Dio, chi vincer ci può?”.
“Evviva l’Italia, l’Italia s’è destata”…
E dopo ieri hanno dovuto aggiornare anche l’o.d.g. della riunione al Consiglio Supremo di oggi…

L’esasperazione della città accende la fiamma della protesta!

Napoli è esplosa. Il popolo si è riversato unito nelle strade e nelle piazze per
protestare contro l’annunciato ordine terapeutico del presidente della Regione Vincenzo De Luca.
Doveva essere la prima sera del coprifuoco (sì, proprio coprifuoco!) e invece è stata una battaglia!
Erano in migliaia per contestare il provvedimento di restrizione che, nemmeno entrato in vigore, sarà certamente seguito da ulteriori misure stringenti: blocco di tutto. Lockdown. Persino la chiusura dei confini intercomunali. E il governatore, in un raptus di onnipotenza, ha addirittura consigliato al Governo centrale la chiusura dell’intera Nazione!
La protesta di ieri sera, fin quando il corteo ha tentato di raggiungere Via Santa Lucia, sede del palazzo della Regione, si è svolta in maniera pacifica. Come nelle migliori intenzioni degli esasperati manifestanti.
Alle 23, orario di inizio del provvedimento di restrizione, non vi era il suono delle sirene antiaereo, ma quello dei clacson dei tantissimi motorini; per strada non vi era gente che si prendeva a fucilate, ma solo fratelli che invitavano chi ancora era alla finestra a unirsi al corteo. Alla protesta. La folla non correva nei rifugi fino a far perdere traccia di sé, ma sostava in piazza, testimoniava la propria presenza, dimostrava di esserci. Ha voluto esserci.
Le violenze, cui la stampa tenterà di attribuire ogni responsabilità, non sono tali. Ma, probabilmente, frutto delle risposte risolute e imprevedibili delle Forze dell’Ordine che pur(troppo) rispondono agli ordini dl Potere: cariche e lacrimogeni. Come se questo bastasse per alleggerire le proprie coscienze, sgravare le proprie responsabilità.
Il tentativo di inquinare la riuscita della manifestazione risponderà al solito cliché giornalistico di “camorra”, ma sarà solo un goffo tentativo di taluna stampa per non raccontare il vero. Per poter dire che pure stavolta la piazza era strumentalmente predisposta allo scontro fisico.  Niente di più falso, Terribilmente falso. Chi era sul posto a svolgere il suo “mestiere” di cronista, se in buona fede, può testimoniarlo. Si poteva leggere negli occhi dei manifestanti. Non vi era odio, non si leggeva un benché minimo  desiderio di sconvolgere niente e nessuno. Vi era solo paura del proprio futuro. Angoscia per le proprie famiglie. Preoccupazione per un nuovo e magari lungo tunnel nel quale, si temeva, sarebbero state  ingoiate le proprie attività economiche e lavorative e la sopravvivenza di centinaia di migliaia di famiglie napoletane già allo stremo.
La sommossa, pertanto, ha una sola matrice “ideologica”: la noncuranza, o piuttosto, la strafottenza di chi avrebbe dovuto agire per tempo e non lo ha fatto. Ha i volti di coloro che avrebbero dovuto approfittare dei mesi estivi per affrontare adeguatamente questa seconda ondata autunnale dell’epidemia che tutti avevano previsto. Anche quella pletora di virologi ed esperti di cui si è avvalso dal primo momento l’Esecutivo e che ha taciuto rispetto al disinteresse generale degli “addetti ai lavori”. Ci si é attardati a comprare inutili banchetti monoposto a rotelle per i bambini delle scuole e non si é pensato alla carenza di insegnanti, né una lira é stata spesa per adeguare le strutture scolastiche fatiscenti e letteralmente cadenti. Non si é provveduto ad aumentare i posti letto per i probabili aumenti del contagio da Covid 19, né attrezzato o riservato interi ospedali  esclusivamente per le patologie non covid. Al contrario, almeno in Campania, sono stati vietati i ricoveri e le visite specialistiche negli ospedali pubblici e presso gli ambulatori delle Asl, con il risultato di negare il diritto all’assistenza medica a centinaia di migliaia di nostri corregionali affetti da varie patologie croniche. Una imbecillità troppo evidente da far ridere a crepapelle anche i bambini, se non fosse una scelta politica semplicemente folle e criminale! Non si é voluto potenziare il trasporto pubblico almeno nelle aree metropolitane del Paese ove più evidente é il disastro di un sistema antiquato e senza finanziamenti adeguati per l’implementazione dei mezzi necessari. Stato e Regioni si sono voltati dall’altra parte per non vedere gli assembramenti di viaggiatori in ogni ora del giorno. Ma nessuno ha pensato di utilizzare, tra l’altro gratuitamente, i veicoli militari o quelli delle aziende di trasporto private per diluire la presenza di passeggeri in quelle “bare viaggianti” che sono diventati i mezzi pubblici delle nostre città. Nessuno ha trovato (tra Governo e Regione) in questi mesi il sistema per pagare le rate di cassa integrazione mai ricevute o in grande ritardo nella erogazione, per centinaia di migliaia di cittadini disoccupati. Eppure costoro erano in piazza Venerdi sera. E protestavano civilmente per “ricordare” a chi di dovere le proprie difficoltà e il loro insopportabile disagio per quei vergognosi e intollerabili “disguidi”.
Questi i motivi reali della protesta dei napoletani. Una protesta sacrosanta perché indirizzata a chi avrebbe dovuto operare per tempo e non lo fatto. A chi deve fare delle scelte e sceglie sempre quelle che penalizzano ulteriormente soggetti già penalizzati. Personaggi pubblici che magari non sono all’altezza di fare scelte adeguate e di buon senso, che si nascondono dietro gli schermi televisivi per pronunciare proclami irriverenti, minacciosi e volgari. Tanto per dare l’immagine del decisionista. Di decisioni sbagliate e spesso inutili. Come quella di “chiudere”  la Campania o l’intero Paese, perché in tal modo si tolgono più facilmente e letteralmente le “castagne dal fuoco”. Solo che al posto delle castagne ci sono milioni di cittadini, che nel fuoco già si dibattono. E abbondantemente!
I napoletani che hanno protestato in queste ore per le strade di Napoli hanno finalmente compreso che qui non si combatte più una emergenza sanitaria: si combatte per la libertà. Era, infatti, questo uno dei cori del corteo. Un coro che rimbalzava dalla strada ai balconi dei palazzi, riscuotendo la solidarietà e la partecipazione di tanti. Una manifestazione pacifica e sacrosanta di tanti lavoratori precari, cassaintegrati, disoccupati, lavoratori del settore alberghiero, della ristorazione, del comparto turistico con le Guide Turistiche della Campania e gli operatori delle agenzie di viaggi. Un mondo composito e composto di gente perbene che non può  essere liquidato e bollato come “rivoltosi” o, peggio ancora, come camorristi.
Tuttavia nessuno nega che la protesta sia degenerata in atti sconsiderati di violenza gratuita. E che probabilmente si siano infiltrati nella manifestazione frange di teppisti, professionisti delle rivolte urbane cui, in questa città, siamo ahinoi abituati. Ma se ciò si é verificato, le forze dell’Ordine sapranno individuare i personaggi infiltrati, unici responsabili degli accadimenti violenti di venerdi sera, e perseguirli adeguatamente. Chiarendo ufficialmente e nel contempo, che la stragrande maggioranza dei cittadini intervenuti volontariamente alla legittima manifestazione di protesta contro i provvedimenti restrittivi seguiti all’emergenza Covid 19, non aveva alcun ruolo né  responsabilità negli accadimenti violenti della notte scorsa.  E a tal proposito, a nome della Redazione di Campo Sud, esprimiamo la più totale solidarietà alle Forze dell’Ordine, coinvolte loro malgrado, negli incidenti deplorevoli della notte scorsa.
Analoga solidarietà esprimiamo ai cittadini napoletani che hanno manifestato pacificamente contro le scelte annunciate dalla Regione Campania di un nuovo “lockdown” su base regionale. Provvedimento che, ove assunto, non terrebbe in nessun conto le difficoltà ulteriori  di ordine economico cui sarebbero sottoposte intere categorie di lavoratori, già fortemente danneggiati dai provvedimenti governativi e regionali dello scorso inverno, in tema di emergenza sanitaria per la pandemia da Coronavirus.
https://www.camposud.it/2020/10/lesasperazione-della-citta-accende-la-fiamma-della-protesta/

Napoli fà ‘o pacco e lancia la DAB : la scuola d’èlite in strada!

Sarebbe potuto succedere ovunque, ma è successo a Napoli. Sarebbe potuto succedere ovunque a Napoli, ma è successo ai Quartieri Spagnoli, cuore pulsante della città dove riposa Megaride. Semplicemente ‘e quartieri per Napoli e per i napoletani. Ma per tanti sinonimo di degrado, di delinquenza, di rifugio di quegli scugnizzi che magari hanno appena scippato un turista intento ad ammirare Piazza del Plebiscito, Palazzo Reale, la Galleria Vittorio Emanuele.
Questa non è l’ennesima solita storia “gomorroide” del delinquente improvvisato finito male per la reazione del malcapitato di turno ad uno atto di delinquenza,(fenomeno in realtà in calo) ma che di Napoli ne fa la capitale. Questa volta è proprio Napoli a fa’ ‘o pacco!
Ambientata ‘ngopp’ ‘e Quartieri, quelli famosi in tutto il mondo, quelli “addò ‘o sole nun se vede, ma se vede tutto ‘o riesto e s’arapeno ‘e ffeneste e capisce comm’è bella ‘a città ‘e Pulecenella”, è la storia di uno sconosciuto, almeno finora, maestro elementare – Tonino Stornaiuolo – insegnante presso la scuola “Dalla parte dei bambini” che ha fatto davvero onore al nome dell’istituto.
Mentre in classe si sognava con le rime baciate di Gianni Rodari, mentre si programmava il centesimo compleanno dell’autore per bambini per antonomasia, si abbate su tutte le scuole della Campania la scure dell’ennesima ordinanza del presidente Vincenzo De Luca: si chiude!
E i progetti scolastici? Gli alunni? Gli insegnanti? Gli insegnamenti? Tanti i messaggi degli alunni arrivati al maestro Stornaiuolo, almeno quanti i sogni rubati, i desideri disattesi, i diritti sospesi. Tanta l’angoscia e la paura da parte dell’insegnante di non rivedere i suoi alunni per tanti mesi come l’ultima volta. Che ultima non è stata. Allora, facendo onore allo spirito di iniziativa napoletana, diciamo pure all’arte di arrangiarsi, componente essenziale del “mos maiorum” partenopeo, in tempi tristi e bui che hanno partorito la didattica a distanza (DAD), Stornaiuolo, vestendo i panni di novello prof. Keating, coglie l’attimo e s’inventa la DAB (didattica ai balconi): zaino in spalla, libro in mano e invito per i suoi alunni ad affacciarsi dai balconi delle loro case per assistere alla lettura delle poesie di Gianni Rodari. Direttamente dalla strada, sotto casa, dentro al basso. Per continuare quel progetto interrotto e per festeggiare in modo nuovo il centenario della nascita del poeta più amato dai bambini.
Alla speciale lezione si sono uniti, nemmeno a dirlo, anche i genitori degli alunni, fratelli e sorelle, semplici dirimpettai commovendo l’insegnante che, forse in maniera del tutto involontaria, ha insegnato concretamente ai suoi alunni, anche a quelli più grandi che stanno sui balconi e non sui banchi di scuola, a guardare le cose da un altro punto di vista, a non arrendersi, a credere nei sogni e… a percorrere la propria strada.
Ma se quelli americani sono sogni, magari film, Napoli ha già un altro precedente illustre e pure reale: Marcello D’Orta, scrittore sgarrupato dalla cui penna è nato il professor Sperelli, genovese trasferito per sbaglio ad Arzano che inizia una personale lotta contro la dispersione scolastica e finisce per lottare contro una richiesta di trasferimento “al nord” da lui stesso presentata.
Probabilmente come Sperelli, anche Stornaiuolo deve aver inteso che bisogna capire prima i bambini e poi gli alunni: la scuola non è solo la cattedra, il registro, i programmi, le riforme, il ministero: la scuola è amore, è passione. Sarebbe bello se tutti quelli che insegnano, prima di farlo, amassero ciò che fanno. Magari non si diventerebbe l’”omino dei sogni” di Rodari, ma almeno faremo bene le cose a cui siamo destinati. Piccole o grandi che siano, non importa.
Non è un gesto di protesta – ci tiene a far sapere il docente – tantomeno politica, non è un’azione contro nessuno, ma solo a favore dei bambini. Non sarà un atto rivoluzionario, ma sicuramente è unico. E speriamo non ultimo.
Finalmente una Napoli che non sarà “la Svizzera”, ma che almeno regala una storia di riscatto sociale, di insegnamento e di speranza. Ma soprattutto di vittoria: gli alunni hanno interiorizzato immediatamente il messaggio del loro insegnante, ne hanno preso parte dando a loro volta una lezione. Hanno colto l’attimo i ragazzi, rendendo unica e forse straordinaria, se non la vita, almeno una loro giornata. E se anche dovessero chiuderci ancora a “gennaio, febbraio, marzo ma non tutto” … speriamo che (almeno) loro se la caveranno!

https://www.camposud.it/2020/10/napoli-fa-o-pacco-e-lancia-la-dab-la-scuola-delite-in-strada/

…….E se fosse la mascherina il vero virus?

Nei giorni in cui la Campania sprofonda nel baratro dei numeri per la crescita dei contagi da Covid 19, dove ogni giorno è più di ieri, dove il rischio è altissimo, almeno stando al MES-saggio ufficiale diffuso, tutti – campani e non – ricordano le perle che il giullare, in capo al corteo a Palazzo Santa Lucia snocciolava e con cui, autoincoronatosi novello Napole-one, si auto elevava a Padreterno per i “mira-culi” operati e ne dettava i comanda-menti:
1. Io sono Vincenzo De Luca: non avrai altro Governatore all’infuori di me; 2. Non rendere gli altrui sacrifici vani; 3. Ricordati di cancellare le feste; 4. Onora i guanti e le mascherine; 5. Non uscire; 6. Non commettere atti impuri a distanza minore di quella sociale; 7. Non rubare: ci sono già i furti dei deputati; 8. Non dire falsa testimonianza, ovvero spaccia pure liberamente le bufale di stato; 9. Non desiderare le ASL degli altri; 10. Non desiderare la Sanità d’altri.
Potremmo chiedere al rinnovato inquilino di Palazzo Santa Lucia, dove si sia nascosto il virus dal 18 Maggio al 24 Settembre e quindi dove sia stato lui, cosa abbia fatto per approntare le strategie di difesa e di preparazione alla famigerata seconda ondata, attesa più che respinta. Chissà se seconda per “importanza”, a leggere i numeri che sono alti come a Marzo, ma non lo è per fortuna la situazione generale, o se è seconda solo per fase cronologica.
Se fino al mese scorso si inaugurava lo stesso ospedale prefabbricato ben tre volte, si pubblicizzavano quelli portati di notte (ma perché sempre di notte?) si propagandavano i moduli Covid di Napoli, di Caserta e di Salerno (da Irpino vi dico che questa è la vera essenza del tristemente noto Patto di Marano rinnovato da quel De Mita che oggi, nemmeno un mese dopo, ha già scaricato De Luca), si cantava vittoria contro l’untor lombardo e se ne deridevano i morti e oggi siamo col culo nei pomodori (ma non erano finiti prima del comizio di Salvini?), La domanda sorge spontanea: non è che De Luca ci ha preso per il c…ovid? Mettendoci pure la mascherina per non farci vedere il nulla!
Stando all’emergenza sanitaria, ad oggi per una regione di 6 milioni di abitanti vi sono solo 110 posti di terapia intensiva. Insufficiente anche per una intossicazione alimentare ad un banchetto di matrimonio di uno dei 6 milioni di campani!
Chissà come ricorderà Vincenzino questo periodo: l’involuzione d’Ottobre? O forse il mese nero per il governatore rosso?
Nel giro di pochi giorni, il governat(t)ore dal lanciafiamme facile e dalle ordinanze deliranti ha ricevuto ben due “cartoscelle”: l’una dal Tribunale Amministrativo Regionale che certifica la spavalderia fondata sul niente del Governatore-padrone e che annulla il diktat dello “sceriffo”: LESIONE DEL DIRITTO DI ISTRUZIONE !! (Un brutto colpo quello del Ricorso al Tar delle nuove Mamme Coraggio degli alunni appiedati. Indipendentemente dall’esito che tale ricorso produrrà nei prossimi giorni)
L’altra è quella a firma del Direttore Generale della tutela della salute della Regione Campania Antonio Postiglione e del coordinatore dell’Unità di crisi Italo Giulivo che comunicano che sono finiti i posti letto a disposizione in Campania e pertanto ordinano ad ASL e Aziende Ospedaliere di attivare nell’immediato tutti i posti letto indicati nel piano della Regione Campania, illustrato recentemente anche dallo stesso Vincenzo De Luca. Nella nota si legge:  “il piano prevede la sospensione fino a nuova disposizione dei ricoveri programmati sia medici che chirurgici per raggiungere il numero predisposto dall’Unità di Crisi”. Cioè a dire: hai un cancro o una patologia cardiaca allo stato avanzato per cui è indispensabile un immediato ricovero con conseguente intervento chirurgico? Lascerai il posto ad un positivo, magari asintomatico, il cui tampone probabilmente è solo la ripetizione di un precedente tampone positivo. Allora sì che ci saranno morti per colpa del Covid! Così come lo saranno i destinatari della nenia “restate a casa”, dello “Speranzoso ed istituzionale” “chiudiamo le attività non essenziali”. Per costoro non sarà necessaria l’autopsia: basterà solo guardare in dispensa.
Forse, tutti i posti letto destinati al Covid non serviranno nemmeno perché la maggioranza dei positivi è asintomatica pertanto non necessita di ricovero, ma può essere utile per rimpinguare le casse.  In sostanza l’autocertificazione dell’incapacità amministrativa e organizzativa, per non dire altro. Una Regione senza ragione.

LE INTERVISTE DI CAMPO SUD : Tony Fabrizio intervista in esclusiva il Professor Giulio Tarro!!

Il prof. Giulio Tarro a Campo Sud boccia il “modello Italia”,  i confini aperti e rassicura gli Italiani.
Nella palude dell’informazione, assoldata a quarto potere con incarichi di comando, protetta da task force speciali per evitare la diffusione del libero pensiero, quello non omologato e bollato quale “bufale” a vantaggio del” pensiero unico”. Quello conforme alle cosiddette “verità di stato” il cui compito peculiare è ormai la formazione, vi è Campo Sud, un quotidiano libero e indipendente che informa i lettori senza la pretesa di imporre il pensiero conformato e lungi dalla supponenza di avere verità (e soldi) in tasca.

Questo giornale ha raggiunto per i suoi lettori il prof. Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, candidato due volte al Premio Nobel per la Medicina, allievo del prof. Sabin, inventore del vaccino contro la poliomielite, siciliano di nascita e “napoletano per scelta” – dice egli stesso – primario dell’Ospedale Cotugno di Napoli, città dove lavora e vive, assurto agli onori delle cronache per il ruolo avuto già alla fine degli anni ’70 nel combattere il Male Oscuro che colpì il capoluogo partenopeo e che ritorna oggi alla ribalta per le sue posizioni “anticonvenzionali” nella lotta al Covid 19, quasi “topiche” volte a utilizzare i poteri naturali del “sole e del mare”, per cercare di guardare con altri occhi questa nuova fase dell’epidemia.

Erano i giorni immediatamente seguenti alla conoscenza di Vo’ Euganeo e di Codogno, quelli in cui il presidente del Consiglio Conte se la prendeva con gli ospedali lombardi e il governatore Fontana era elevato ad agnello sacrificale. I giorni delle funeste previsioni dei morti per strada e dell’ecatombe di Luglio, quando il prof. Tarro tentava di tranquillizzare tutti asserendo che con la stagione calda il Covid 19 avrebbe perso la sua carica virale e ci avrebbe dato tregua, fino a poterci permettere persino le vacanze al mare. Quasi un “vaneggiamento” per i più, anche titolati, eppure così è stato.

 Seguiamo con attenzione la sua intervista raccolta per noi da Tony Fabrizio :

D. Una pandemia iniziata in Cina e importata in Italia dove sembra avere trovato terreno fertile rispetto ad altre zone del mondo in cui questo virus sembra non aver fatto troppa paura: quali sono le dimensioni di questo fenomeno?
R. Il fenomeno ha sicuramente caratteristiche pandemiche perché ha interessato tutto il mondo, ma riguardo all’Italia possiamo parlare di un’epidemia passata – ci spiega il virologo “delle due Sicilie” – in quanto l’Italia ha già raggiunto il suo picco epidemiologico, cosa che nessuno vuole ammettere, per cui non vi sarà nessun’altra ondata se non a livello mediatico. I numeri snocciolati dalla radio, TV e giornali non sono attendibili e fotografano una situazione non reale: gli ospedali non sono in affanno, ci sono posti liberi in terapia intensiva, dove si va di rado ormai. E ce ne sono ancora. E ci regala una “chicca” che nessun organo di stampa ha ritenuto conveniente raccontare: “Giorni fa al Cotugno una ragazza, stanca dell’attesa (e dello stress) per sottoporsi al tampone, ha pensato bene di abbandonare l’ospedale. Appena accortosi della sua assenza, il personale ospedaliero ha tempestivamente preso contatto con la donna per comunicarle di rientrare in struttura in quanto positiva al tampone. Risposta della donna: 《A quale tampone, quello che non ho mai fatto?》”.
D. Prof. Tarro, ormai il tampone sembra essere diventato la panacea: test di massa, screening a tappeto, bastoncini nel naso infilato a iosa: quanto è efficace questo esame?
R. Il tampone fatto adesso non serve a nulla. Può essere utile, ma non è essenziale. E non lo dico io, ma l’inventore del tampone stesso ossia Kary Mulis che riteneva la sua stessa invenzione un metodo non efficace per diagnosticare malattie infettive. Il tampone andava fatto mesi fa, a Marzo e ad Aprile, non oggi. Questa ossessiva ricerca dei contagiati può essere pericolosa ed è sicuramente fuorviante visto che la maggior parte di loro non è più soggetto infettante.
D. Dunque l’Italia e la Campania con la loro strategia di chiusura e di tamponamento generale non sono sulla retta via?
R. Diciamo che sono in ritardo. Oggi si è scatenata una vera e propria caccia al contagiato senza capire che l’aumento dei contagi altro non è che la diretta conseguenza dell’immunità di gregge. Inevitabile effetto. Chi è già entrato in contatto con il virus ha sviluppato gli anticorpi, chi non lo ha incontrato potrebbe risultare positivo. Il problema di oggi è rappresentato dalle frontiere, dove andrebbero fatti più controlli visto che il virus viene da fuori. L’Italia ha già raggiunto il picco epidemiologico a differenza degli altri Paesi, motivo per il quale è errato paragonare la situazione che stiamo vivendo con quella degli altri Paesi che sono ancora, potremmo dire, alla prima ondata.
D. Modello Italia bocciato, dunque?
R. Il vero modello potrebbe essere la Corea del Sud che ha fondato la sua strategia su quattro fattori fondamentali: tempestività, test (non tamponi) eseguiti a tappeto, rigorose misure di quarantena e coinvolgimento dei cittadini per ottenere la loro partecipazione.
D. Restare a casa e mascherine?
R. Restare a casa solo se si è ammalati. Chi è guarito non è più contagioso ed è impensabile “domiciliare” anche questi soggetti. Altrimenti ci ammaleremo di depressione e indeboliremmo il sistema immunitario (ride). Personalmente sono contrario all’utilizzo della mascherina al sotto dei 12 anni: fino ad allora ci sono particolari zone del cervello che si formano con il contatto visivo e diretto. Altro che distanziamento sociale, quello sì che è un vero rischio.
D. Professore, che inverno ci aspetta?
R. Un inverno assolutamente normale. Con la tipica influenza stagionale ed i malanni ad esso connesso. Anche l’influenza di stagione farà le sue vittime, come da sempre accade. Mi fa piacere che mi rivolge questa domanda perché le faccio notare che quando da noi era estate a sud dell’equatore, penso al Sud Africa, era inverno, ma si sono dimenticati di “raccontarci” dei loro picchi del contagio (ride).
D. Come possiamo difenderci? Possiamo solo riporre speranze nel vaccino? Se sì, in quale?
R. Per cultura e formazione non sono contro i vaccini, ma al momento dico che possiamo prender esempio proprio dall’Africa. Stare a contatto con gli animali, essere a contatto con lo “sporco” della terra per sviluppare gli anticorpi che sono la nostra miglior difesa. La cura che ha fatto Trump ha dimostrato che funziona, io ho spiegato già da tempo che può essere utile una terapia con il plasma dei guariti. Personalmente confido nel vaccino russo. Intorno al Covid si è alzato un gran polverone e pure qualche interesse, ma non avendo la stessa mortalità della Sars ad esempio, non è mortale per il 96% degli infetti.
D. Il Covid scomparirà con la fine della stagione fredda? Quando durerà?
R. Siamo diventati produttori di mascherine. Fin quando produrremo mascherine il Covid sarà in vita (ride).
Ciò che colpisce di questo luminare della Scienza medica italiana è l’umanità con cui si relaziona ad uno sconosciuto intervistatore, la disponibilità della persona e l’amore nella spiegazione che mai soggiacciono alla preparazione; introvabile la spocchia supponente dei frequentatori dei salotti televisivi, anzi sorride spesso, ride di gusto senza deridere mai, nemmeno nel sentire delle misure di contrasto per evitare la diffusione e il contenimento del contagio da Coronavirus, diretta conseguenza della sicurezza che ha radici nella preparazione professionale. Frutto di anni di studio e di esperienza sul campo. In trincea, per attualizzare. Dopo aver isolato il vibrione del colera a Napoli, dopo aver combattuto l’epidemia dell’Aids e sconfitto il male oscuro di Napoli, il virus respiratorio “sinciziale” che provoca un’elevata mortalità nei bimbi da zero a due anni, ancora c’è qualcuno che non crede ai profeti in Patria.
Forse ha ragione il prof. Tarro: il Covid non è poi il peggiore dei mali.

https://www.camposud.it/2020/10/le-interviste-di-campo-sud-tony-fabrizio-intervista-in-esclusiva-il-professor-giulio-tarro/

Contagi da Covid 19 : La Campania é prima. E De Luca lancia una nuova “Quota 100” !

Negli ultimi giorni la Campania ha fatto registrare numeri da capogiro riguardo ai contagi da SARS-CoV 2 e, nonostante fosse cosa nota a tutti che con la ripresa dell’attività lavorativa completa e la riapertura delle scuole uno scenario simile fosse poco più che paventato, Vincenzo De Luca, prima e dopo, ha fatto poco o nulla per evitare che la Regione da lui amministrata fronteggiasse le criticità connesse a questa emergenza sanitaria, facendo correre a tutti noi un serio rischio da cui potrebbe non esserci ritorno.
Il coronavirus è stato la fortuna politica del governatore-sceriffo sempre più incline ad un uso politico scellerato di un’emergenza che, di fatto, ha certificato la sua incapacità, qualora ce ne fosse ancora bisogno di ribadirlo.
La teoria del lanciafiamme e del cinghialone è stata solo “fuffa” elettorale, buona a farsi votare da chi non conosceva il signor Vincenzo da Ruvo del Monte e che, alla prova dei fatti, si è dimostrata valere quanto il suo spacciatore.
Uno su tutti, pendolari ammassati su mezzi di trasporto insufficienti e degni di un carro bestiame, in barba all’assillo “distanziamento e mascherine”, settore su cui Ministro, Presidente della Regione e Sindaco sono stati concordi a non muovere un dito.
Così se in tanti ricorderanno i camion trasportare gli ospedali container, tutti oggi potranno constatare che quei cassoni sono serviti unicamente a offrire una processione all’inutilità, giacché quegli ospedali non sono  mai entrati in funzione. Chiusi, a dire il vero, al loro utilizzo perché le porte di accesso della struttura prefabbricata sono vergognosamente aperte. Non forzati ma lasciati aperti. Con beffa delle più elementari norme di igiene e di sicurezza. Oltre che dello sperpero di denaro pubblico e della farsa della salute pubblica.
Ma De Luca è pur sempre il governat(t)ore dal sinistro pugno di acciaio e così, se prima delle elezioni si ergeva a salvatore – anche qui meglio salvat(t)ore – della più importante regione del Mezzogiorno, quasi che la sua riconferma fosse un premio all’immunità acquisita e dispensata, adesso, in piena preoccupazione dei contagi che toccano settecento al giorno, torna a tuonare proclami che sanno di delirio, ed echeggia l’immediata chiusura di tutto, qualora i contagi dovessero toccare quota ottocento con duecento guariti.
Mille! E chiudiamo. È il rilancio della follia!
Non ci vuole un esperto secolare per capire che, stando a questi i numeri ed analizzando la modalità del contagio, agli ottocento casi accertati in Campania, probabilmente, si giungerà prima che questo articolo sia concluso. Ma De Luca è amante della spettacolarità, anche se ciò comporta la derisione dei suoi corregionali, colpevoli per la diffusione della diffusione, e verso cui nessun dovere, e nemmeno riconoscenza per la fiducia accordatagli, sente di avere. Non ne parliamo dell’istinto di protezione.
Con i suoi modi da giullare torna a inveire contro la gente che ha la sola colpa di volere ritrovare un minimo di normalità, contro gli “scemi” che vogliono solo festeggiare un traguardo con sacrifici raggiunto, minacciandoli di serrarli in casa nuovamente.  Come se la gente uscisse solo per divertirsi! Ma in casa, per colpa della sua incapace gestione, (che va dall’assenza di strutture ospedaliere chiuse per il business a favore delle case di cura private di cui egli stesso è  da anni l’unico promotore, fino all’insufficienza di personale sanitario, dagli ospedali fatiscenti, fino al risibile numero di tamponi effettuati), rischia di restarci anche il ristoratore che campa grazie ai turisti cui l’inquilino di Palazzo Santa Lucia pensa di chiudere i confini. Rischiano di rimanerci anche numerose partite IVA, rischia di rimanerci il tassista e la guida turistica che fanno la loro parte nella conoscenza e quindi nello sviluppo dei nostri luoghi turistici. Rischia di rimanerci l’operaio  cui il governo centrale si è già dimenticato di pagargli mesi di cassa integrazione. E rischia tanta gente comune che, molto elementarmente, fa girare l’economia.
 Ma a lui non interessa. No, a lui interessano i proclami, le “deluchiate” in streaming urbi et orbi. Gli annunci che, ormai, anche verso quelli che lo hanno eletto a furor di popolo, evidenziano l’inettitudine di questo soggetto malato solo di protagonismo. A danno di tutti i Campani.
Lo Sceriffo tuttavia ha funzionato: è riuscito a farsi rieleggere. Per cui sarebbe ora di smetterla con i suoi manifesti elettorali di propaganda logora di una sinistra ormai decotta  e iniziasse a lavorare seriamente per la Campania. Magari cercando esclusivamente di arginare questa nuova situazione catastrofica. Stando ai suoi dati, però. Eh sì, perché analizzando i dati che fornisce chi è davvero esperto in Sanità, quei pochi professionisti, che pur ci sono, non conniventi e non complici di questa trasformazione politica ad uso dittatoriale di una emergenza organizzativa che cela (anche/solo) un business sanitario, pare emergere che gli ospedali non sono ancora al collasso come terroristicamente paventato; le terapie intensive offrono ancora qualche centinaio di posti utilizzabili; che il Covid abbia perso carica virale per cui è basso il suo tasso di pericolo mortale e che la soglia degli asintomatici – persone che hanno contratto il virus, ma che non manifestano particolari sintomi, rappresenta una forbice del 92-95%.
Invece di ricorrere al pianto capitolino e correre verso quella Roma sempre più secretata, mostrasse anche lui i numeri reali di questa nuova ondata e collaborasse, magari avvalendosi di persone davvero oneste e capaci. O si (di)mettesse da parte. Lo deve al 70% di persone che lo ha votato, lo deve a quella percentuale di elettorali che hanno creduto, sposandola, nella sua politica clientelare. Lo deve anche a quel 30% di persone che non lo ha scelto. E che ci ha visto giusto già in tempi in cui egli aspirava a tiranneggiare attraverso dirette televisive comiche, ridicole e pericolose a danno di tutto il popolo campano.
https://www.camposud.it/2020/10/contagi-da-covid-19-la-campania-e-prima-e-de-luca-lancia-quota-100/

Un Papa rosso, pezzotto e a 5 Stelle: ma no, non è Francesco !!

Cosa spinge un quotidiano di approfondimento, prevalentemente politico come Campo Sud, ad occuparsi di papa Francesco? Semplice, il Papa stesso.
Ve lo ricordate Jorge Mario Bergoglio quando ci venne presentato subito dopo il suo “Buonasera”?
Il papa col biglietto di ritorno già in tasca, quasi un grillino ante litteram col vincolo di mandato zero. Populista, popolano, avverso alla scorta e ai formalismi, alle etichette e ai cliché. Il Papa venuto dalla fine del mondo e che, ultimamente, con i suoi atteggiamenti sembra proprio cagionarla.
Inutile quanto dannoso, benché ognuno è unico e irripetibile. Faceva nutrire la speranza nei cattolici che potesse proseguire nell’opera pastorale iniziata dai suoi predecessori. E invece, altro che Woytila e l’impegno per la caduta del Muro, per la pace fra i popoli. Altro che Ratzinger che troppo voleva sapere e far sapere. E la sua ultima enciclica – “Fratelli tutti” – non è ancora stata resa ufficialmente nota che già ha suscitato un vespaio di polemiche. Visto che i fratelli in questione sembrano essere non già i poveri, i diseredati, gli ammalati, i senza dimora, gli oppressi di ogni latitudine e di ogni colore della pelle. Senza distinzione alcuna. Ma no. Manco a dirlo, per il Gesuita Argentino i fratelli sono esclusivamente i migranti clandestini, vero chiodo fisso di Bergoglio.
Gli stessi migranti che il Papa ha voluto omaggiare con la novella barcaccia, una scultura in ferro ubicata davanti al colonnato del Bernini che, al di là del gusto dell’opera che non si discute, non si intona, se non è proprio fuori luogo con il contesto artistico della piazza di Città del Vaticano. Il messaggio… una vera croce.
Quei migranti ricordati l’ultima volta la scorsa domenica nella miliardesima Giornata dell’Anno Domini in corso e non ancora concluso, a loro dedicata che, come tutte quelle dedicate a qualcosa, non serve proprio a niente e che sembra infastidire un numero sempre maggiore di fedeli che sente questo Papa distante dal Cattolicesimo e dai Cattolici. Tanto che alcuni noti vaticanisti hanno addirittura messo in discussione la validità della sua nomina, a partire dalla sede vacante mai proclamata e condizione essenziale per dare corso alla nuova elezione.
Più di qualche sospetto sembra aver dato anche il fatto che Francesco non si sia mai definito Papa, ma solo Vescovo di Roma. Ma volendo lasciare da parte questi tecnicismi, Jorge Mario, dallo schiaffo e la strattonata alla cittadina cinese in Piazza San Pietro a Capodanno, sta facendo parlare di sé un giorno sì e l’altro pure.
Ha fatto sapere che non avrebbe ricevuto il Segretario di Stato degli Stai Uniti Mike Pompeo perché Sua Santità non riceve personalità politiche impegnate in campagna elettorale – ma da quando? – per non dare adito a fantomatici schieramenti e farlocche sponsorizzazioni. Dimenticando, però, che solo alle scorse elezioni, praticamente tutti i (suoi) politici hanno ricevuto la sua benedizione: da Giuseppe Conte a Matteo Renzi, da Casini a Zingaretti e persino la “pompista” Emma Bonino premiata con tanto di elogio. Per cosa non si sa.
Tutti, eccetto Matteo Salvini, unico destinatario del gran rifiuto.
Ma Jorge Mario non ha trovato tempo – e chissà perché – nemmeno per ricevere il cardinale cinese Joseph Zen che candidato non è e che nonostante la veneranda età di 90 anni, su espressa chiamata proprio del suo “capo”, ha volato da Hong Kong in Vaticano per perorare la causa della Chiesa cinese contro i tiranni comunisti di Pechino. Un calvario quello del prelato dagli occhi a mandorla durato ben quattro giorni. Un tempo non sufficiente a quanto pare per espiare la “colpa” della inopportuna opposizione alla nomina di Peter Choi alla soglia vescovile di Hong Kong. Uomo vicino al presidente Xi Jinping e quindi, secondo il prelato ( ma non solo lui) pericoloso per le sorti del mondo cattolico cinese.
Ma i dittatori comunisti, almeno per quanto riguarda Bergoglio, non sono poi tutto questo male. Visto che, sempre in questi giorni, dopo che il Paese del Dragone ha provveduto a rimpinguare le casse vaticane impoverite, nel nostro Paese dal crollo dell’8X1000 determinato dal lockdown, si é saputo del “sacco Vaticano”: un ammanco di 20 milioni di Euro per l’acquisto di un immobile di lusso a Londra. Una operazione a più mani, tra cui anche quelle del “benedetto” Giuseppe Conte che dal soglio di Pietro oggi siede a Palazzo Chigi.
Svuotato anche l’Obolo di San Pietro ovvero il fondo destinato alla carità. Prosciugato per mezzo milione anche il conto personale del Papa. Che dovrebbe fare notizia. Forse più di tutte. Come è possibile che un Papa abbia un conto proprio? Come è possibile che un Papa che predica semplicità e povertà abbia un conto con più di mezzo milione a sua disposizione? Ancora peggio se quel papa si chiama Francesco! Che rifugge il lusso e disdegna le comodità e i privilegi riservati al Sommo Pontefice. A partire dalla croce aurea che porta al collo (e oggetto di sorprendenti interpretazioni) per arrivare all’anello piscatorio passando per la sede del suo apostolato.
In principio fu grande l’operazione di immagine sull’attuale Papa che, però, adesso potrebbe ritorcersi contro. Una sorta di contrappasso del terzo millennio. L’epoca che ci ha fatto vedere un Papa che teme la morte e che spera nel vaccino per la salvezza, che non disdegna di baciare i piedi agli Imam, che definisce Gesù “brutto, sporco e cattivo”, che mette in dubbio persino il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, che ama lo spread, che predica che Dio è migrante e Satana un sovranista.
Sarà un caso, ma proprio nel giorno della visita in Vaticano di Mike Pompeo, i conti correnti papali e del Vaticano sono stati bloccati. Nessuna possibilità di inviare e ricevere denaro da e verso il Vaticano con il classico vaglia internazionale. Quindi il denaro della Santa Sede può circolare solo entro le proprie mura. Non è spicciola dietrologia o fantasioso complottismo: il PDF del foglio informativo è disponibile anche sul web, nella sezione trasparenza bancaria di Poste.
Qualcosa sta succedendo, ma al Governo la chiamano ancora Via della Seta. Un tappeto porporato “rosso-cardinale” a cinque stelle per meglio scivolare verso oriente, verso un nuovo padrone cui si deve obbedienza e riconoscenza a danno di fedeli e fedelissimi traditi. Un nuovo battesimo a partire dal cognome, da Bergoglio ad un (più giusto) papa Badoglio che se non è una scadente imitazione, non è, altresì, neanche il Vicario di Cristo in Terra. Quello che abbiamo visto non può essere il Papa della Cristianità. No, non è Francesco!

Che s’ha da fa pé campà!!

Lo scorso aprile, ovunque in Campania, in Italia, nel mondo ci si apprestava a a vivere la cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza sanitaria (mai ufficialmente dichiarata) dovuta al Covid-19. In Campania, il governatore uscente e riconfermato Vincenzo De Luca sparava le sue cartucce (delle gag) “migliori”. Era il momento della richiesta di ripresa della movida, della voglia di rinascita dopo essere stati confinati in casa, dei lanciafiamme e dei “cazziatoni” ai runners, ai cani incontinenti e ai suoi padroni. Il momento della “gloria” di De Luca che vantava mirabili successi dovuti alla sua eccezionale gestione dell’emergenza che l’ha fatto conoscere il tutta la penisola quando anche il Pd, partito di appartenenza e provenienza, si era dimenticato di lui al punto da non volerlo nemmeno ricandidare. Era il tempo degli annunci tronfi e ad effetto, il tempo di De Luca “salvatore” del Regno delle Due Sicilie che, grazie al suo pugno di ferro, aveva salvato la non sua Napoli e la non sua Campania. Era il tempo del successo che si traduceva in “affari”, in campagne acquisti, in promesse di collaborazione politica per tentare la riconferma a Palazzo Santa Lucia. Ed era anche il momento degli insulti verso gli untori lombardi e nordici in generale, quello delle critiche alla gestione dell’emergenza, quello in cui, da sciacallo e avvoltoio che trasforma in preda i morti della Lombardia issando la sua personale bandiera per la ricandidatura, derideva i suoi omologhi che si erano fermati a contare i morti di/per Covid.
Risale proprio a questo periodo, allo scorso aprile, un documento solo recentemente “secretato” per dirla con il Governo che non (?) opera con il consenso delle tenebre, ma il cui Presidente è ugualmente all’oscuro di tutto – dall’appalto dei banchi con le rotelle all’aumento retroattivo dello stipendio del presidente dell’INPS Pasquale Tridico – in cui la Regione Campania (dunque Vincenzo De Luca) conferma che i pazienti nefrologici e da dializzare degenti presso l’Ospedale Scarlato di Scafati (SA) sono stati messi in reparti Covid perché positivi al tampone.
Già da aprile!
Se si potesse scendere ai livelli di De Luca egli, a parte invertite, avrebbe sicuramente detto che chi disprezza vuol comprare. E lui, nell’ospedale scafatese, tra Napoli e Salerno, tra casa e putèca, non pensava forse di creare-per-ripetere una sorta di Bergamo campana?
E tutte le misure drastiche atte a prevenire e di cui vantava la paternità assoluta, il vessillo campano brandito – infangandolo – in nome di una sorta di macabro-federalismo, le richieste di giusta equità tra Nord e Sud dello Stivale, gli appelli affinché il Meridione ricevesse ciò che gli spetta e che viene sottratto dal Settentrione, millantati e sciorinati anche nell’ultima ospitata nel salotto di Bruno Vespa (datec’ ‘e sorde!) che fine fanno? Che fine hanno fatto?
Quale rispetto, se non per i morti, almeno per i vivi ovvero per quel personale medico e paramedico – in primis dell’ospedale Pascale o del Cotugno – che con deontologia, professionalità, impegno, e sacrificio sono diventati veramente il modello Italia per persone che non sono cialtroni prestati alla politica e improvvisatisi tali, ma riconosciuti da gente del mestiere, di periti stranieri e studiosi finanche d’oltreoceano?
Dopo le numerose denunce presentate dall’on. Marcello Taglialatela, presidente dell’Associazione Campo Sud, e di cui troverete ampie notizie in primis su questo giornale, Vicienzo cosa dirà di quest’altro suo modo criminale e truffaldino di gestire l’emergenza, o meglio di crearne un’altra ad hoc, opportunamente e opportunisticamente, affinché potesse continuare a fare lo sceriffo terrorizzando la gente, mentre dai suoi corregionali amministrati e ammaestrati veniva pagato e votato per governare la più importante regione del Sud Italia?
Questo è il Vincenzo De Luca scelto 5 anni or sono e confermato oggi. Quello che vi ha fatto ridere mentre lui rideva di voi, quello che è riuscito a spacciarsi per ciò che non è e che, forse troppo tardi, si sta rivelando per ciò che è.
Al netto del punto di vista col quale si potrà leggere la vicenda e delle scuse (ma quali?) che lo stesso vorrà accampare per tentare di giustificarsi se non nelle aule della Giustizia, quantomeno con l’opinione pubblica, questo modo di operare risponde ad un sola parola: VERGOGNA!
E questo è solo ciò che è venuto fuori, quello che è stato capace (finora) di fare per non mollare ancora lo scranno. Dove possa arrivare il suo egoismo malato lo sa solo lui. Noi speriamo di non doverlo appurare mai.
Capiamo l’agone politico, la competizione e la voglia di esserci, ma la politica non si fa sulle spalle dei cittadini e men che meno su quelle dei malati. Questa è una pura opera di sciacallaggio, un atto criminale e un modo di non tutelare per nulla la salute. Pubblica e personale. È solo un modo di fare cassa speculando sulle disgrazie di povericristi prestatisi a loro insaputa ad un gioco sporco mentre chiedono aiuto ed esercitano – almeno tentano – soltanto il diritto di essere curati e quindi quello alla vita. La vita……. Presidente………questo se fa pe’ campà!!