OGGI SONO STATO ANCH’IO AL PARCO VERDE DI CAIVANO

Oggi l’Italia tutta si accorgerà di Caivano e del suo Parco Verde. Il circo, in realtà, è già iniziato prima ancora che iniziassero le visite onorevoli ed ufficiali. Lo ha inaugurato, manco a dirlo, Vincenzo De Luca che è già in campagna elettorale e che continua il suo demenziale, vituperevole show dicendo stavolta di voler militarizzare l’area (l’eterno ritorno della strategia del lanciafiamme), in modo da non consentire ai camorristi nemmeno di respirare; prenderà parte, volente o mente, Giorgia Meloni che sarebbe diventata la vittima sacrificale qualunque azione (non) avesse compiuto: se avesse calcato il red carpet steso da don Patriciello, il parroco degli ultimi, allora sarebbe andata a fare passerella; non avesse accettato, allora se ne sarebbe fregata e sarebbe passata quale da borgatara imborghesita menefreghista. Che ci sarà di male a essere di borgata, chissà; poi ci sono quei personaggi non in cerca d’autore perché un autore ce l’hanno già che, nell’occasione, da veri dementi, contestano la Presidente del Consiglio, alla quale hanno diretto anche minacce di morte per aver abolito il reddito di cittadinanza che, invece, serv(irebbe)e a vivere. Che poi non è un proprio così perché gli over 60 continueranno a percepirlo, ai disabili saranno garantiti dei benefit, chi ha perso il lavoro potrà fare fede su degli ammortizzatori sociali, eccetera. Ma tutta quella feccia di disoccupati organizzati – organizzarti per tutto, tranne che per il lavoro – con le mogli vajasse al seguito chiede “lavoro e dignità”. Perché se loro in qualche modo “a Napoli arrangiano sempre”, la dignità deve essere restituita loro dall’alto. Regalata. Che dignità è chi lo sa.
In tutto questo marasma – in cui ce n’è anche per il compagno, pare, di nome e pure di fatto, della Meloni, riconducibile a lei solo per il loro legame e che si è scoperto essere il peggiore dei cristiani pro tempore per aver detto una cosa alquanto ovvia e pure scontata – De Luca ci sguazza e fa pure da capopopolo. E se non ha ancora invocato anche lui Vannacci è solo perché se lo è già accalappiato la Lega. “Lo stato è assente” è il nuovo must di masto Vicienzo. Ed è vero perché l’antistato si insinua laddove lo stato non c’è. Ma chi è questo stato? Non siamo tutti noi lo stato? Non è forse anche De Luca lo stato? I De Luca boys sono già scatenati in difesa di chi fa loro sperare di poter beneficiare del cosiddetto ‘Sistema Salerno” e rilanciano che l’ordine pubblico spetta al Viminale. Sarà per questa ignoranza dell’esistenza della figura del Prefetto che nel borgo Sant’Antonio successe quel popo’ di roba in occasione dell’accensione dei tradizionali fuochi a gennaio scorso? Lo Stato non significa certo (solo) la forza armata. Lo stato non è nemmeno la Chiesa! Può piacere o meno, ma tal Vittorio Brumotti, inviato del tg satirico Striscia la notizia, quando dà spettacolo a bordo della sua bicicletta, dice una cosa sacrosanta: “Riappropriamoci dei nostri spazi, riprendiamoci ciò che è nostro”. Se serve la Forza Pubblica – con i grossi limiti che proprio lo stesso stato (im)pone – è proprio perché questi posti sono stati abbandonati. A loro stessi e, quindi, all’antistato. Vuoi che il Presidente della Regione Campania non sappia che il Parco Verde di Caivano è solo il succedaneo delle piazze di spaccio di Scampia? Lo sa pure Brumotti!
Chissà se Brumotti sa, però, che quando si creano spazi alternativi nelle periferie invivibili, come la palestra Napoli Boxe a Montesanto che ha letteralmente strappato tanti giovani alle grinfie dei clan, il Comune, lo Stato, le Istituzioni, notificano ordini di sfratto senza se e senza ma. Che, tuttavia, esiste una fitta rete solidale di volontari che si impegnano e ci mettono la faccia sempre, anche quando microfono e telecamere sono rivolt(at)e altrove.
Chissà se il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sa che il suo provvedimento d’occasione (e la sua cultura da centro sociale) destinato, tramite i Presidi che non sono altro che Dirigenti per la buona scuola, alla scuola superiore di secondo grado è del tutto inutile in contesti come quello di Caivano, visto che gli autori della doppia violenza hanno 13 anni e frequentano (?)sì la scuola secondaria, ma di primo grado. Ovvero in quella età in cui le prime pulsioni sessuali sono già belle che attive.
Meloni – e chi per lei – De Luca, Valditara, il Prefetto rappr-esentano lo stato nelle regioni, nelle province, nelle città.
Eppure al Parco Verde la violenza consumata è venuta alla luce grazie al coraggio della denuncia. Quindi, nonostante l’assenza dello stato, con tutto ciò che comporta l’antistato, c’è ancora speranza, c’è ancora coraggio e c’è ancora chi si ribella. Così come non è tutta merda ciò che sta a Scampia.
Dopo oggi, oggi stesso tutti andranno via, i riflettori pian piano si spegneranno, i ragazzi – soli – diventeranno adulti e i bambini adolescenti. Nessuno, però, parlerà di loro, dei restanti, dei restii perché la vittima è stata allontanata (pure? E i carnefici?). Lontano come lo stato, che è già andato e che torna ad andare via. Di nuovo. Ancora. Per ciò che è stato. E quello stato che non è più. Né più, speriamo di no, sarà.

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OGGI SONO STATO ANCH’IO AL PARCO VERDE DI CAIVANOultima modifica: 2023-08-31T01:12:31+02:00da tony.fabrizio

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