E LO SCONTRINO?

E che palle questa Italia di questi Italiani! Mai contenti di niente, ormai ridotti a due grossi filoni: quelli che, abbeverandosi all’informazione ufficiale, tracannano di tutto e quelli che, controinformandosi, vedono complotti e marcio ovunque. I primi sono i fan del vaccino e le vittime della “pandemia”, i secondi sono i cosiddetti no-vax e sono ugualmente vittime della “pandemia”. I primi strenui difensori dell’agnello sacrificale ucraino – non di Zelensky, ma nemmeno del suo popolo, bensì solo del “simbolo” Ucraina, quasi come un’entità astratta, senz’anima né corpo, né identità, praticamente come loro pascendi in questa Patria – i secondi adulatori di Putin, incapaci di interrogarsi o meno se lo zar (caesar in latino, traslitterato in csar – evidentemente non andavano d’accordo con le “e” – e poi storpiato in zar) sia effettivamente un macellaio, perché sono tutti impegnati a scartavetrare le palle con le immagini di repertorio di qualche cineteca online, a misurare col righello di Word le dimensioni del pisello di Bidenich, ignari se stiano discettando del pre o del post erezione. Vedono in Mosca, ops nella nuova Roma, il Bene assoluto, pur se le sue truppe al comando dell’Uomo del KGB, del fine stratega, dell’eccelso giocatore di scacchi siano cadute nel tranello dell’invasione, sicuramente provocato da quella Nato che non aveva più ragione di esistere – ora, di nuovo, grazie a Putin, sì – con cui la Grande Madre Russia (di Putin) ha partecipato ad esercitazioni esterne, dopo che aveva chiesto di entrare a farne parte. Confini netti: male ad ovest della Russia, bene da destra dell’Ucraina. Entrambi, però, vittime di questo gigantesco esperimento sociale, se non altro perché sono stati “divisi” e resi divisivi: che siano putiniani o fan di Zelensky poco importa. Importa che non facciano fronte comune. Importa che si schierino per l’una o l’altra fazione del solo imperialismo ammesso, non certo che facciano il tifo per loro. Non che prendano consapevolezza del loro reale valore. E così, con questo modus ragionandi, debbono leggere ogni cosa: dal diritto/dovere di andare a votare (che non significa certo credere nel (solo) modo e non moto per cambiare le cose), dalla scelta di scendere o meno in piazza in virtù dell’indice di gratitudine e tolleranza (personale) per questo o quel personaggio (mica del motivo per cui si scende in piazza!) fino all’arresto dell’ultimo capomafia, passando per l’outfit della signora premier. Cosa avrebbe dovuto fare? Non andare a Palermo? Bene, l’avreste criticata lo stesso. V’indignate per il fatto che Matteo Messina Denaro fosse in Sicilia alla stessa maniera con cui ricorrete alla mamma o alla moglie per trovare i calzini nel cassetto del comodino. Magari ai Carabinieri la ricerca del superlatitante lo “stato” l’ha fatta fare per davvero e, se è vero che hanno dovuto scremare in 5 anni – perché pare che fino al 2018 lo stesso fosse in Germania – i registri oncologici di mezza Europa, dopo intercettazioni telefoniche di alcuni parenti che solo per decifrarle si è impegnato un paio d’anni, poi lavorare su documenti falsi (o falsificati, che non è la stessa cosa) da cui ricavare i connotati fisici, accorgersi che un soggetto malato su tutti gli indagati non si è presentato ad un appuntamento per due volte in due differenti cliniche della Sicilia, avendo la conferma solo da lui stesso quando ieri mattina è stato fermato, beh se questa è la verità, il lavoro di ricerca vale addirittura doppio. E dovrebbe indignare il triplo se nello “stato” c’è chi sa ed ha retto il gioco. Se non il giogo.
Tanto già dal giorno dopo, da oggi, liberato lo sfogo, la vicenda assumerà lo stesso interesse che assume l’attività parlamentare dei politici. E pensare che c’è chi va a votare per categorie, senza nemmeno leggere il programma: destra-sinistra, russia-ucraina, vax-novax, bene-male.
Sarà vero successo per lo stato contro l’antistato se riusciranno a far parlare Matteo Messina Denaro perché, consegnatosi o meno (a proposito: ma uno che campa di terrore incusso, di connivenza e omertà, di delinquenza e stragi e che non s’è fatto scrupolo di sciogliere un bimbo nell’acido, davvero non riesce a procurarsi una chemio, dopo che è stato operato per un cancro e devi affidarsi allo stato? Era persino in possesso della tessera sanitaria!) resta il custode dei segreti del periodo delle stragi e del patto stato-mafia (questo lo è?) su tutto. Vuoterà il sacco sulla famigerata Massoneria dello Scontrino, il centro culturale frequentato nientepopodimeno che dal signor, dottor, professor Sergio Mattarella, attualmente presidente della repubblica italiana e appartenente a quella DC che ha distrutto l’Italia, che è stata spietata persino nei confronti di (suoi) personaggi quelli Aldo Moro? Cosa rivelerà di questa massoneria, pare imparentata con la P2 che annoverava tra i suoi accoliti Silvio Berlusconi, oggi nel governo? Questo sarà il vero successo, altrimenti sul cesso l’onorevole stato avrà messo i suoi servitori. Sarà vero successo se si potrà dire con chiarezza che la mafia non è solo quella della delinquenza in Sicilia, ma che esiste (anche) una mafia più onorevole, legalizzata, proprio come l’IVA, le accise, le tasse in genere. E per combatterla, per azzerarla devi essere un “Cesare di ferro”, là dove il ferro è da intendersi come purezza di spirito, come estraneità alla corruzione, che è il vero cancro di questo paese in metastasi.
Chissà quanto durerà in carcere il malato Messina Denaro, chissà quale compatibilità con la sua condizione di malato oncologico e di amante della minchia e delle cavuse dâ sita, della bellavita. Quelle cavuse dâ sita che non potremmo vedere più indossare alla Lollobrigida di cui si parlerà un’ultima volta (confido nella bontà) ai suoi funerali, morta finalmente dopo che l’hanno fatta morire il figliolo e il tutore, resa incapace di intendere e di volere, resa boccone appetibile da fagocitare dai soliti “personaggi in cerca d’attore” come quel magistrato prestato alla politica e poi ritornato alla toga che però presterebbe volentieri il culo allo scranno di velluto di quell’Ingroia che reclamava a Paolo Borsellino il suo diritto di andare in vacanza subito dopo la morte di Giovanni Falcone e che ora, immaginiamo, non sa a quale vento votarsi: se a quello della(nti)mafia o a quella della Lollo, da lui scirtturata a favore di Potere al Popolo. Triste destino quella della Lollo che ha avuto la sfortuna di morire nel giorno della cattura/consegna de ‘u siccu, dopo che per una vita l’in-formazione ha provato a metterla in lotta contro un’altra diva come Sophia Loren. Che poi rivali di che? Quelli erano tempi che non si recitava per finta: il talento o ce l’avevi o no, le tette o ce l’avevi o no! Era un cinema vero, un recitare e non un fingere: un teatro, dove tutto è finto,
ma niente c’è de farzo e questo è vero, per dirla con Proietti. Già allora due fazioni con cui schierarsi: con l’avvenente Bersagliera o con la giunonica Sophia. Una Tina Pica non era ammessa. Tertium non datur. Ma ci sono date che sono fatte così: o tanto o niente, date che parlano come ebbe a dire Baiardo, come quelle della cattura di Riina e quella di Messina Denaro. Però Baiardo lo aveva (pre)detto in tivvù, a vantaggio dello spettacolo da quel Giletti che, però, non chiede come mai Baiardo stesso possa dire certe cose e perché sa certe cose. Tremendamente attuali. Soprattutto ora che si sono verificate. Al pari di come sia potuto accadere che Ninetta Bagarella, moglie di Riina, abbia partorito per cinque volte e non nello stesso anno in una delle migliori cliniche della centralissima via Dante a Palermo. Meglio allora parlare di Dante fascio, da parte di quella politica che prende in prestito politici dalla società civile che politici non sono, di quel Sangiuliano prima santo e poi ministro che ha operato il miracolo di fare prendere in mano qualche libro a tanti, eccezion fatta per Gasparri rimandato sulla guerra di Crimea. Meglio il clamore che il vero significato, meglio il contorno che la sostanza in sé, meglio lo spettacolo di Messina Denaro che il denaro con la ratifica del MES. Sicuri che la prossima volta che si parlerà dello Scontrino sarà per rompere il cazzo per l’ennesima volta al malcapitato barista evasore – non come il libera tutti di Buonafede, omonimo di M.M.D e grazie a cui beneficerà qualche detenuto eccellente – per non aver battuto il costo del caffé sul registratore di cassa.

E LO SCONTRINO?ultima modifica: 2023-01-17T13:45:47+01:00da tony.fabrizio

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