(NON) ABBIAMO SCOPERTO L’AMERICA

Solita corona di fiori, retorica fiera delle belle parole, nave della legalità. Mica della giustizia! Anche quest’anno è stato approntato l’indegno spettacolo per la commemorazione della strage di Capaci, dove tutti sanno che persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie, giudice anche lei, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montonato e furono feriti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Oltre ad un’altra ventina di anonimi che passavano disgraziatamente per lo svincolo di Capaci.

Come ogni anno, anche quest’anno tutto è stato approntato per l’indegno ricordo, per un’altra puntata farsa di quella commedia che si ripete ormai da trent’anni. Un canovaccio hollywoodiano su cui imbastire una narrazione per tanti anni ancora, tanto… non si recita certo a soggetto, volendo farsi beffa di un altro illustre siciliano. Che parlava, giustappunto, di maschere e di volti. Una sceneggiatura che pullula di elementi vuoti al pari delle cicche di sigarette che fumi quando sei nervoso. Un intreccio buono da dare in pasto all’opinione pubblica e ad una magistratura inquirente, ma che non indaga. O almeno, non come dovrebbe. Il brutto e cattivo contro cui la gente può divertirsi e accanirsi. ‘o verru – il porco – o lo scannacristiani, come è stato definito, per la sua ferocia con cui era solito ammazzare le persone. Uno capace di uccidere anche a mani nude. Uno che è stato definito sostanzialmente un “picuraro”, anzi, una pecora – per come eseguiva gli ordini – in mezzo a tanti pecorari, senza offesa per nessuno. Che si è intestato centinaia di omicidi, da quello del piccolo Di Matteo sciolto nell’acido sino a quello del giudice Chinnici, quando aveva già adoperato l’autobomba. “Più di cento, ma meno di duecento”, così tanti da non ricordare tutti i nomi. Ma tutti con dovizia di particolari. Come le cicche che l’FBI ha analizzato – fatte trovare? – e su cui ci sono le tracce di Brusca. Un pecuraru capace di fare saltare in aria un uomo dello stato, uno dei più potenti, uno che conoscevano anche – e forse soprattutto – all’estero, visto che giornali del calibro del New York Times aprivano parlando di lui, ma che lascia le cicche a terra. Uno che è uno scannacristiani che ha sciolto, sezionato e dato in pasta a maiali e familiari un bambino di 12 anni e che è nervoso per premere un telecomando. Sempre che un pecuraru sappia come usarlo un telecomando. O che i telecomandi non siano due. E un secondo telecomando sarebbe stato azionato da altrettanti pecurari? Pecurari in grado di progettare, architettare un simile attentato al cuore dello stato? In grado anche di calcolare la curva della carica cava come un perito di esplosivostica? Dieci centimetri più giù e la Croma bianca si sarebbe alzata in aria senza che succedesse nulla. Se Falcone fosse stato sul sediolino posteriore – li dove avrebbe dovuto essere – si sarebbe addirittura salvato, come si è salvato il suo autista. Al suo posto.
Cosa Nostra aveva al suo interno una simile intelligence “militare”, visto che anche la maggior parte delle deposizioni sono state lasciate nemmeno in lingua italiana?
Abbandonando un poco il copione ufficiale – che altri hanno provveduto a scrivere per noi – potremmo chiederci se l’elemento su cui riflettere sia davvero la badilata di tritolo, la dinamica esplosiva, di chi fosse il ditino che ha pigiato il bottoncino o è utile – per le indagini, per la verità, per la giustizia – di cui, però, manca la nave – su chi abbia avvisato chi che Giovanni Falcone aveva appena lasciato il Ministero di grazia e giustizia ed era diretto all’aeroporto di Ciampino, da dove si sarebbe imbarcato su un volo privato con destinazione Punta Raisi – aeroporto intitolato a lui e al suo amico Borsellino, altra beffa di stato-.
Quel volo, oltre ad essere privato, era riservato, dei servizi, volava in segreto e nessuno, oltre chiaramente ad apparati dello stato, sapeva, avrebbe dovuto sapere di quel volo: orario di partenza, di decollo, di atterraggio e chi trasportasse e dove.
Chi ha analizzato le intercettazioni telefoniche ha potuto notare delle telefonate in orari particolari, localizzazioni e destinazioni che destano più di un sospetto. Un numero 0337, clonato, effettua delle chiamate in America, nel Minnesota da dove non si è mai saputo chi abbia risposto. Il perché, forse, sì. L’autore – Antonino Gioè – è misteriosamente morto in carcere. E il mistero che aleggia sulla sia morte è solo frutto delle stesse indagini. Della lettera che il giudice Signorino, invece, scrisse prima della sua morte nemmeno se ne sente parlare. Si sente parlare, però, di Ingroia – che mentre Falcone gli diceva del tritolo arrivato in Sicilia per lui – parlava delle ferie imminenti. Si parla di un altro magistrato-giustiziere, made in Usa, Andonio Di Pietro e la Tangentopoli che spazzò via una intera classe dirigente. Con la fine della cosiddetta prima repubblica, ci propinarono Giuliano Amato a palazzo Chigi, un uomo metà politico e metà tecnico, solo una presidenza transitoria per aprire la strada al primo banchiere di nome Carlo Azeglio Ciampi. Solo pochi giorni dopo, il 2 giugno, fecero la festa alla repubblica a Civitavecchia sul panfilo inglese Britannia dove iniziò la svendita del patrimonio italiano. Sempre nello stesso anno il magnate “filantropo” Giorgio Soros partecipò alla svendita della lira speculando contro la Banca d’Italia. La lira perse oltre il 30% del suo valore e ne conseguì l’uscita dal Sistema Monetario Europeo. Ma l’emrgenza era un’altra ed era costituita dai “naziskin” con casi montati ad arte e talk che iniziavano a nascere per preparare la gente ad ingoiare il primo reato d’opinione, la legge Mancino. Così facendo la stessa gente non ha mai chiesto alla tivvù, perché è stata messa in condizione di non chiederselo più, se la mafia potesse architettare il congegno, l’organizzazione, la predisposizione, lo studio, la scelta, il momento, il perché di una strage come quella di Capaci, come quella di via D’Amelio.
Il (de)corso creato in quel lontano 1992 oggi è visibile a tutti più che mai, dall’euro all’impedimento della manifestazione di un movimento innominabile sui social, ma l’unico a scendere in piazza e che vuole solo esprimere il dissenso contro questo governo che – guarda caso – ritrova dopo 24 anni quegli stessi uomini che, mentre Falcone saltava in aria, loro salpavano sul Britannia. Quel movimento – non elettorale – che è l’erede di tale Cesare Mori che debellò il fenomeno mafioso in Sicilia e che fu richiamato per entrare nei ranghi dello stato che, gramscianamente, è potere anche se non è governo. Quella mafia riapparsa, guarda caso, nuovamente sul finire della guerra, nel 1943, insieme ai “liberatori alleati”. Con loro sbarcò la democrazia che abbiamo visto tutti cosa è in ogni parte del mondo, ma tutti ancora si appellano alla democrazia quale salvagente contro le dittature. Ancora troppo presto per rimpiangere Mori, ormai troppo tardi per non piangere Falcone.

(NON) ABBIAMO SCOPERTO L’AMERICAultima modifica: 2022-05-23T23:51:59+02:00da tony.fabrizio

2 risposte a “(NON) ABBIAMO SCOPERTO L’AMERICA”

  1. Non ho parole per la precisione della narrazione e per la visione reale, quasi oculare. Eppure avendo vissuto, studiato e lavorato su tanti episodi di questo pessimo libro, non riesco ancora ad essere distaccata. Ho ancora tanta rabbia, tanto dolore e magari paura, che nessuno potrà mai cancellare. Troppi fatti strani, ( ma chiari all’osservatore attento) si sono consumati anche sotto i miei occhi impotenti…. ed eecco che ad ogni farsa si rinnova dolore per coloro che non ci sono più e per.xoloro che ancora sono qui. Graie Tony

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