PADRONI E PADRINI

Alla fine Lavrov ha tenuto banco per lo stesso tempo che sono durati i post demenziali e tutti uguali sul condizionatore secondo Conte, il termostato a 28°, il vanto sull’essere i soli – solo il primo di maggio – a non indossare la mascherina, il doppio cognome.
Sull’intervista, che tale è e quindi non necessita affatto di un contraddittorio, si è detto tanto e, forse, si può dire ancora qualche altra cosuccia.
Atteso che Brindisi fa il giornalista, ha fatto lo scoop e fa solo il suo mestiere, da una intervista – come potrebbe succedere anche per Putin che spera di poter intervistare – non si può certo capire o chiedere quali siano le prossime mosse, se la guerra finirà e quando.
La guerra finisce quando reputi che il numero di morti da una o dall’altra parte sia sufficiente per dire basta. Se il sacrificio di quegli uomini sia valso un accesso al mare piuttosto che aver tenuto quel passo in montagna.
Il numero due del Cremlino era simpatico a tanti in questo martoriato Paese già solo per aver detto a Gigino che la diplomazia non è un pranzo di gala (cfr. Mao Tze Tung “La rivoluzione non è un pranzo di gala” e striscione del movimento innominabile sui social affisso alla sede del giudice di pace a Napoli, quando Napoli divenne capitale della protesta due anni orsono).
Nell’occasione non ho proferito parola, ma a me diede fastidio. E parecchio pure. Lungi da me difendere l’indifendibile Di Maio, ma in quel momento Gigino rappresentava l’Italia e non se stesso, compreso me che lo detesto e non l’ho votato. Una persona minimamente italiana si sarebbe quantomeno indignata e, invece, ne è scaturita solo approvazione. Per Lavrov. Per la stessa logica illogica secondo cui se sei contro Putin devi essere per forza a favore di Biden e della Nato.
Per tutto il corso della durata delle minacce – perché tali sono state ed io dico pure che ce le siamo meritate tutte, noi compresi che abbiamo eletto quel parlamento di nullafacenti e similgigino che tengono in vita il governo e hanno dato nuova vita al vecchio inquilino quirinalizio – c’è stato chi ha visto addirittura una “alleanza” della Russia con il popolo italiano perché Putin dal Cremlino, mentre dirige una guerra e licenzia i militari rimasti in vita più che restatigli fedeli, sa che il popolo italiano non approva. Magari visto che abbiamo i suoi missili puntati in testa e le atomiche altrui sotto al culo, senza uno straccio di mezzo che possa difenderci, Putin per grazia di Dio avvertirà come in Ucraina che domani alle 10 bombarderà via Togliatti, per cui evitate di andarci.
In questo folle scenario minacciatorio-propagandistico, qualsiasi Italiano si sarebbe dovuto risentire e fare leva sulla dignità per essere stati minacciati in casa, seppur “noi non c’entriamo e, anzi, sono dalla tua parte”. E, invece, niente.
Finché ci saranno questi personaggi – e ce ne sono tanti – si potrà continuare a parlare beceramente di Fascismo perché sono ancora vivi i venticinqueluglisti e gli ottosettembrini.
E visto che siamo in tema, vogliamo parlare della genìa (quindi le razze esistono per tutti! Mal “comune” è messo gaudio…) di A.H.? Al netto dei periti di genetica – manco fossero tutti la mamma di Bill Gates! – i tifosi figli di Putin si sono divisi tra gli ultrà della purezza della razza che, non si danno pace perché include il III Reich – e gli offes(s)i dalle affermazioni neobolsceviche. Nessuno e dico nessuno che identifichi H. come il male abbia preso in considerazione, magari anche solo per provoc-azione – il fatto che lo stesso può essere il male proprio perché proprio di quella genìa. Visto che dagli ebrei discendono i sionisti che si sentono i padroni – e padrini – del mondo. Il termine di paragone, il riferimento sono gli ebrei, ma intesi come incarnazione, come identificazione, come sinonimo di bontà, di bene, di valore.
E mentre in Italia siamo alla masturbazione catodica, alle sanzioni e alla richiesta di spiegazioni per la mancata censura – razza di incapaci anche su questo tentato fronte – Macron parlerà con Putin. E non è escluso che dall’Eliseo riesca a ritagliarsi un ruolo di primo piano in questa crisi che pare non voglia/possa avere fine: che l’unione europea sia un rozzo motivo di convivenza meticcia e bastarda che tutto segue tranne che una via comune è ormai acclarato a tutti, come che l’asse Parigi-Berlino è filorusso da sempre. Inoltre, Putin potrebbe avere bisogno di una pace, visto che il suo esercito in due mesi di guerra ha avuto perdite superiori a quelle patite in quindici anni di Afghanistan; il che vuol dire anche una forza armata decimata. Con la quale potrà andare all’assalto di Odessa che, però, non è sui confini, diventati (ex?) minaccia per casa sua? Quella casa sua che è l’Ucraina da ricostruire, ma prima da finire di demolire. Come l’acciaieria Azovstall’. Che si assalta – dicono i Ceceni – ma poi non più – fa sapere Putin – perché bisogna salvaguardare vite umane e poi nuovamente sì perché i ceceni pare vogliano lasciare a piedi il Cremlino. E Odessa, che non sta sui confini, come la prendono? Non certo come non hanno preso Kiev!
Se Macron riuscirà nel cessate il fuoco, sarà un duro colpo innanzitutto per gli inglesi. Che sono, almeno fino ad ora, i veri vincitori di questo conflitto. Insieme con i compari a stelle e strisce. Che hanno tutto l’interesse a far cadere Putin nella trappola ordita per indebolire l’asse filorusso di Aquisgrana, quindi i lacchè tutti di Bruxelles, veri obiettivi della guerra per interposto territorio (ucraino).
Ma noi pendiamo dalle labbra di Lavrov che non si accorge di noi e, se se ne accorge, ci tratta come uno sputo. Visto che noi insistiamo a voler dare le carte quando il gioco è il rubamazzetto. Visto che siamo “da secoli calpesti, derisi perché non siam popolo, perché siam divisi”. E Lavrov lo sa. Ecco perché ci ha scelti.

PADRONI E PADRINIultima modifica: 2022-05-04T04:29:55+02:00da tony.fabrizio

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