A SCUOLA DI ANPI

Che discolo quel professore che osa esprimere dei concetti partoriti a seguito di una (anche) minima attività sinaptica e che lo fa apertamente, senza eufemismi, né pleonasmi, non ricorrendo a perifrasi o a frasi sotto semaforo (con buona pace all’anima di Totò) e assumendosene ogni responsabilità!
Che giustizialista quel Preside, supposta figura superiore per conoscenza/e, posizione e retribuzione rispetto al semplice professore che, tra supercazzole con scappellamenti a destra e a manca non manca di liquidare (e di smentire) le (mancate) decisione a seguito delle altrui esternazioni, tra l’altro fatte in ambito personale e fuori dal luogo e dal tempo deputato all’insegnamento, come espressioni personali. Successivamente chiede per le stesse dichiarazioni e per lo stesso autore il licenziamento in tronco quindi il massimo chiedibile.

Che intervenga il Ministro (delle merendine), ma solo se non è in piazza con Greta con tanto di assenza dei discenti giustificat(t)a e senza ricorrere al parere dei genitori che ancora esercitano la patria (aborriamo?) podestà.

Non sto parlando del professore di Bologna con simpatia nazista che tutti i giornali hanno sbattuto in prima pagina quale móstro (maschile di móstra, esposizione) del giorno, bensì del taciuto e tacitato docente di Storia e Filosofia del liceo Leonardo da Vinci di Civitanova Marche, il quale, partecipando ad un incontro scolastico organizzato dall’A.N.P.I, quella associazione (quasi partecipata statale con l’unica variante che lo Stato eroga fondi verso questa percependone -voti- utili) che sta all’Italia come il mercoledì sta in mezzo alla settimana, che sta come l’età anagrafica degli pseudo-partigiani alle parole oggi proferite, quindi nulla ha a che fare con la scuola, organizzato sul tema – guarda caso!- del Fascismo, in occasione della presentazione del libro di Andrea Martini, autore del libro “Dopo Mussolini – I processi ai fascisti e ai collaborazionisti”.

Dunque l’A.N.P.I., o meglio gli eredi dei partigiani, o meglio ancora, gli eredi di tutto ciò che hanno fatto i partigiani, che nulla hanno a che fare con la scuola, organizza un convegno cui invita il liceo di Civitanova Marche che a sua volta invita, se non “obbliga”, alla partecipazione le classi V, ovvero quelle che devono maturare cioè che dovranno votare.

Nonostante non sia passata per le classi la solita circolare didattica e, stupite più che incuriosite da tale insolita metodologia di invito, le classi quinte, accompagnate dal professore, presenziano l’evento. A testimonianza dell’essere scevri da idee e preconcetti da parte di alunni e professori.

Dopo una sola ora dall’inizio del convegno alcuni alunni decidono di abbandonare la “seduta”. Non il professore, che resiste (nell’accezione non partigiana naturalmente) ed in religioso silenzio ed attento ascolto arriva alla fine dell’incontro. Quando democraticamente ed educatamente chiede ed ottiene la parola.

Il professore, intellettualmente onesto, fa notare che la locandina e le intenzioni sono quantomeno sbagliate visto che non si è assistito ad un convegno o ad un dibattito, ma ad un vero e proprio comizio. Ebbene sì, perché – dice il professore – per trattare certi temi sarebbe stato utile sentire le due campane, sarebbe stato corretto invitare anche la controparte, sarebbe stato giusto ascoltare almeno le due versioni. Per poi ricercare, quindi scegliere.

Apriti cielo!

Il docente è stato lapalissianamente e semplicisticamente tacciato come Fascista, ma non perché lo stesso abbia espresso giudizi favorevoli rispetto ciò che è stato consegnato alla storia 80 anni orsono, ma solo per aver chiesto imparzialità. Per questo si sarebbe anche sentito chiamato in causa (fascista). Secondo loro.

Esprimendo solidarietà e fiducia al loro docente e capendo quanto accaduto, gli alunni che sosterranno tra sei mesi la prova di esame, hanno già dimostrato di… essere maturi. E coraggiosi visto che hanno fatto quadrato intorno al professore quantomeno per essersi interrogati sia sulle modalità di invito che sulla qualità e sulla provenienza delle informazioni propinate per oro colato. Questo, però, non si deve far sapere sui giornali, alla tv e nemmeno alla radio. Forse l’asinistra in questa maniera si renderebbe conto che l’entrismo nella scuola non è riuscito completamente. Non è stato ancora distrutta del tutto quella capacità, seppur rasente lo zero, di ragionare, di spremere le meningi, di far funzionare quell’organo pure in possesso di ognuno.

Uno studio OCSE di recentissima pubblicazione rivela che proprio gli studenti delle scuole superiori italiane (quelle che al convegno probabilmente avrebbero dovuto “sostenere l’esame) non sono in grado di leggere e comprendere un testo, anche elementare, visto che questo loro “lavaggio del cervello” è finalizzato proprio alla riduzione a zero, se non alla completa eliminazione, di ogni capacità di ragionamento e quindi di conoscenza della alunno.

Per il professore di Bologna è stato chiesto il licenziamento, la massima pena, il professore di Civitanova Marche sicuramente passerà l’anima dei guai, almeno tra i suoi colleghi.

In attesa che la testimonianza di un consigliere Pd (guarda caso al convegno per la scuola…) davanti al p.m. di turno faccia ottenere l’interdizione da ogni circolo didattico, culturale e dopolavoro, l’estradizione, la revoca della cittadinanza con relativo baratto dato il posto libero, i lavori forzati ed il taglio delle corde vocali così non potrà più democraticamente sostenere certe cose contrarie alla resistenza. Perché “In una democrazia non tutte le opinioni possono essere accettate” e “quando si parla di Resistenza non occorre una controparte” come dicono i diretti interessati.

Quell’A.N.P.I., invece, dovrebbe continuare a (s)parlare (e a far danni) in nome di quella libertà che deve essere a tutti garantita e di quella libertà di pensiero che è proprio della Costituzione che, non scritta certo dei partigiani, la garantisce a tutti. Indistintamente.

Anche a quelli come l’A.N.P.I. che finiranno per parlare da soli, in solitaria e per il loro sinistro inutile tornaconto. Come pazzi.

A SCUOLA DI ANPIultima modifica: 2019-12-04T08:28:59+01:00da tony.fabrizio

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