LA SCHLEIN TROMBA DE LUCA (padre e figlio!)

“Mi candiderò in eterno!” annunciava titanicamente durante i suoi gratuiti soliloqui in “regionevisione” solo qualche settimana fa il presidente Vincenzo De Luca. Lui che non accettava tetti massimi di ricandidabilità. Ed aveva già fatto persino l’accordo (e i conti senza l’oste): in campo il Governatore con il lanciafiamme aveva schierato tutti i suoi uomini – attivi e no, da Mario Casillo che “vale” 41mila voti a Loredana Raia con le sue 26789 preferenze, passando per Bruno Fiola (23mila voti circa) e fino al presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, per non parlare degli “spenti” Lello Topo e Umberto Del Basso De Caro – per portare preferenze all’emiliano Stefano Bonaccini che, in visita a Napoli qualche giorno fa, aveva dato il suo placet al terzo mandato per Vicienzo.
Di parere nettamente antipodico, la Schlein che aveva immediatamente replicato al governatore emiliano, come riporta Il Mattino «Al mio competitor voglio chiedere una cosa molto seria: ho sentito che da parte sua c’è un’apertura al terzo mandato di De Luca. Mi chiedo se sia questa l’idea di rinnovamento di Bonaccini, perché abbiamo idee molto diverse. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca? Bene…».
La Schlein femminista, ecologista, sostenitrice delle politiche lgtbq+*, “progressista figlia di papà incarna, dall’alto della sua tripla cittadinanza”, tutte quelle caratteristiche che l’inquilino di Palazzo Santa Lucia aveva intravisto nei giovani concorrenti del Festival della Canzone italiana più politicizzato di sempre: “sciammanati, sfessati, sfrantumati”. In rigoroso ordine gerarchico. E ancora: “La cosa più incredibile è che pensano di essere moderni. No, sono degli imbecilli!” e, amaro scherzo del destino, sarà proprio lei che è come loro a decretare la vita o la morte (politica) del Governatore d’acciaio, la cacciata del despota dal suo regno, del tiranno dalla sua roccaforte.
Se il sistema Salerno, ben oleato con gli uomini giusti piazzati ai posti che contano, gli operanti miracoli della moltiplicazione delle tessere, i padrini della (loro) politica clientelare e le truppe cammellate al gran completo pronte ad eseguire l’ordine del padrone arroccato nel suo castello che li precettava per controllare le sezioni, (un po’ meno i gazebi), ha retto e funzionato eccetto che a Napoli, il trionfo della Elly potrebbe colpire doppio e tranciare le gambe – politicamente parlando – anche al più onorevole rampollo di casa De Luca, Pierino, alle strette dipendenze del concorrente sconfitto Bonaccini e per lui coordinatore delle iniziative politiche e del programma per il Mezzogiorno.
Il deluchismo stavolta ha toppato e ne è consapevole anche il capostipite fondatore, tanto che alla prima uscita pubblica dell’era Schlein in occasione del convegno “Sanità e autonomia differenziata” indetto dalla Uil, ha dribblato cronisti e telecamere – e non è da lui! – e si è chiuso in un eloquente mutismo. De Luca, però, assurto ormai alla caricatura de sé stesso, senz’altro potrebbe deliziarci con la sua eroica battaglia a suon di “perle” a difesa del feudo (c)ostruito e indirizzate alla pulzella elvetica. Ci sarebbe pure da ridere, se il lascito di De Luca non si concretizzasse nell’invivibilità più completa: dalla decimazione e dall’azzeramento del Servizio Sanitario, all’impossibilità di trovare un’occupazione e al conseguente inevitabile aumento della povertà, dal disastro del servizio di trasporti pubblico locale – da quello su gomma e quello su rotaie – all’emigrazione giovanile che è tornata ai tempi del dopoguerra, dall’impossibilità di mettere su famiglia sino all’urbanistica che, con la legge ad hoc varata a Ferragosto, va a favorire amici e compari della solita (e solida) congrega del mattone. Una Regione ferma, che non cresce e in cui non si può avere un futuro. Tutte sfide di cui il centrodestra regionale dovrà interpretare e farsi carico, inevitabilmente, se non si vorrà regalare di nuovo la Regione agli Elly campani, magari capeggiati da un resuscitato (senza meriti) de Magistris e stipati nei centri sociali che qualcuno in città si è attivato perché beneficino dei soldi (di tutti) del Pnrr per la ristrutturazione dell’ex complesso  carcerario okkupato di Materdei.
https://www.camposud.it/la-schlein-tromba-de-luca-padre-e-figlio/tony-fabrizio/

Scanzi, il profeta della supercazzola

Roma, 28 feb – A “Scanzi” di equivoci ci teniamo a dire che quanto contenuto qui sotto è la verità, solo la verità, nient’altro che la verità. Per quanto imbarazzante possa essere, ma non per noi. “Il giornalista più potente dei social” (cit. la sua) l’insolente firma de Il Fatto Quotidiano, l’hater senza scrupoli colpisce ancora e lo fa, manco a dirlo, via social. Andrea Scanzi, in veste di profeta, alias Sibilla “toscana” sulla sua pagina Facebook, in un momento maximo di i(n)spirazione (è evidente, senza conseguente espirazione) si era lasciato andare a una profezia circa l’esito delle primarie del Partito Democratico che, casomai ci fosse ancora bisogno di ricordarlo, è poco più che una festa di famiglia (dopo ieri allargata anche agli imbucati) e non la vittoria delle elezioni politiche, delle regionali o delle amministrative.

Scanzi, il profeta

La sagace penna aretina in una diretta social aveva profetizzato nientemeno che l’elezione di Bonaccini così: “Secondo me non c’è nessuna suspense. Questo ve lo dico da anni, non da mesi, prima ancora che decidessero entrambi di candidarsi per le primarie, da quando è finito il governo Conte due: il prossimo segretario del Partito democratico sarà Stefano Bonaccini”.

Già questo basterebbe a testimoniare la supercazzola di Scanzi vestito – meglio mascherato – da profeta (senza patria) e con tanto di scappellamento a destra, visto che lui era già certo della candidatura di entrambi quando probabilmente Bonaccini non aveva ancora ufficializzato la corsa al Nazareno e l* neolett* segretari* Schlein nemmeno era in possesso della tessera del Pd.
Ma a Scanzi non basta. No, lui le cose le fa in grande – come quando parcheggiò il suo bolide di lusso diversamente green, come mammasinistra comanda, sul posto dei disabili, anzi su ben due posti riservati ai disabili – e sempre dal metaverso qualche giorno fa invitava di persona ad andare alle urne, invitava ad andarci numerosi perché la vittoria certa di Bonaccini non fosse una scusa per non andarci. Leggasi per non fare cassa.

“Vince Bonaccini, se sbaglio voto Meloni”

Alle urne, previo pagamento di euro 2 rigorosamente senza POS, ci sono andati in parecchi, solo che non erano quelli aventi tessera di partito. Quasi come la Schlein, ma ancora più in ritardo. E come ogni profezia che si rispetti, anche Scanzi riserva al suo pub(bl)ico il colpo di ‘scema” secondo la tecnica del fulmen in cauda: “Se io domenica sera sbaglio (senza futuro! n.d.a.) non dico divento (ibidem) interista, ma come forma di penitenza alle prossime elezioni regionali voto (c.s.) la Meloni, voto (c.s.) Donzelli!”.

Chiaramente che egli mantenga la parola e voti Donzelli lo si aspetta al pari di come Scanzi stesso diceva di aspettarsi la vittoria della fanciulla italo-elvetica alle primarie, (Sc)anzi, come riporta Il Giornale, ha prontamente chiarito: “Ovviamente non sarò di parola. Sono di parola soltanto quando mi fa comodo (guardaunpocotu!) e con le cose belle (non è questo il caso!). No, in realtà sono di parola sempre però quando faccio scommesse di questo tipo mi perdonerete se non manterrò la parola data”.

Ovviamente nemmeno noi ci aspettiamo che sia di parola, che per uno che con le parole ci mangia non è proprio una gran bella cosa, se non altro per quell’avverbio – ovviamente – da lui usato e a lui riferito. Col senno di poi ci chiediamo: ma non era meglio non pronosticare? Non era meglio tenersi la suspence e pure le parole? Vieppiù nessuno glielo aveva chiesto. Perché a fare il gradasso così, poi si rischia di andare a Ca…nossa.

https://www.ilprimatonazionale.it/politica/scanzi-profeta-supercazzola-bonaccini-sbaglio-voto-meloni-256930/