SALVINI: LA TRAPPOLA PER SFUGGIRE ALLA CRISI

La crisi provocata da Matteo Salvini è una scelta obbligata quanto l’unica percorribile nonché ponderata.
Il Vicepremier e Ministro dell’Interno, dopo aver incassato i “tanti no” dai cofirmatari del contratto di governo, passando per i molteplici bastoni messi tra le gambe atti solo a screditare il suo operato che ha acuito sempre più le distanze tra loro, si è visto sempre più isolato dopo il voto (decisivo) ad Ursula Van der Leyen alla detenzione del potere Ue nonché dal silenzio (eloquente) sulla vicenda Rubligate
Ai danni di quest’ultimo è stata ordita una vera e propria trappola. Politica. Mediatica. Giudiziaria. A livello europeo. Perché Salvini non è controllabile, non ha un “burattinaio” che il Superpotere può controllare (Giorgetti è fedele e lealE nei confronti di Salvini) ed il suo consenso è cresciuto in maniera esponenziale e inversamente proporzionale nel tempo.
Crisi scatenata a ridosso del Ferragosto, con cronisti impreparati costretti a rincorrere la notizia e lui che richiama i parlamentari “a lavorare” in un periodo in cui tutti sono in ferie. In questo momento Salvini ha tutti contro: ha contro Grillo che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment, ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti hanno fatto la promessa di dargli una (altra) chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni e Zingaretti è un altro agnello sacrificale, come Salvini.
La partita è ancora apertissima se si tiene conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate e l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: taglio dei parlamentari che richiederebbe un iter di almeno 8 mesi e quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale” il cui candidato naturale sembrerebbe essere Giuseppe Conte. Se, invece, lo spread (?) dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: a quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro “banchiere” centrale Carlo Azeglio Ciampi.
Che già “manovrano” spread, esercizio provvisorio e Iva al 25%. Ed in tale contesto si deve ancOra esprimere il candidato alla carica di commissario europeo per l’Italia.
C’è puzza di finti salvatori della Patria: inciucio Pd-5Stelle, accordo interno Renzi-Zingaretti ed ipotesi di coinvolgimento di Draghi per “indebolire” Berlusconi visto l’avvicinamento delle ultime ore al naturale alleato.
La sola via d’uscita (vincente) sembra dunque essere quella intrapresa da Salvini: battere tutti sul tempo. E che tutti siano stati colti di sorpresa lo testimoniano il silenzio di Francia e Germania.
Questo è il piano di Salvini per la salvezza della Nazione. Solo gli Italiani se vogliono “salvarsi” debbono “salvare” il capitano che il potere Ue vuole “morto”. E i servitori nostrani, da Grillo a Renzi, sono pronti a servirlo su un piatto d’argento.http://https://www.camposud.it/2019/08/salvini-la-crisi-per-sfuggire-alla-trappola-contro-litalia/

FINO A MARTEDI TUTTO E’ POSSIBILE

Mattarella procrastina. Fumata nera al Quirinale dove il Presidente della Repubblica aggiorna la seduta a martedì 27 (san Paganino) quando, si spera, i partiti abbiano trovato maggiore intesa per dare vita ad una nuova legislatura.
Rinvio che, di fatto, certifica la supremazia delle Destre qualora si andasse al voto. E di fatti si evita. Almeno si tenta fino a martedì. Quando ogni scenario sarà ancora possibile. Il MoVimento 5 stelle, infatti, strizza l’occhio a Salvini seppur sotto i baffi e con il muso lungo, ma non disdegna di aprire contemporaneamente anche al pd, il partito fino a ieri odiato a sangue, ma necessario per la salvaguardia delle poltrone del mandato zero. Poco importa se i punti sono 10 o sono 5, se bisogna rinunciare a Conte, come dice il segretario Zingaretti, o se si lavora per “intestarsi” la trattativa, come vorrebbe Renzi il resuscitato. Poco importa se i parlamentari sono da tagliare o no, l’importante è salvare almeno quelli in carica. Con lo stesso Pd, diviso a sua volta al suo interno tra favorevoli e contrari al patto della poltrona e tra chi minaccia di fuoriuscire dalla formazione; anche questo è possibile fino a martedì. Magari si potrebbe dare vita ad una unione proprio dei fuoriusciti capeggiati da Paragone, grillino contrario all’accordo col Pd e Calenda, pdino contrario all’accordo con le 5 stelle.
Sembra impossibile, però, fino a martedì, ricorrere alla piattaforma Rosseau che in questo momento di disorientamento sarebbe la “sola” cosa pentastellata da fare. Ipotesi complicata dato che ora i deputati 5 stelle pare vogliano pensare prima a se stessi. Ma fino a martedì tutto è possibile.
Salvini, per senso di responsabilità o strategia, l’ennesima atta a confondere Di Maio & soci, vorrebbe godersi il successo elettorale in solitaria, ma tendendo una mano agli ex alleati che dovrebbero essere “rimpastati” e contare per quanto valgono. Tuttavia potrebbe dare vita ad un governo sovranista con le altre forze del centro-destra, ma solo dopo aver corso da solo la tornata elettorale. Solo se si ricorresse alla democratica consultazione del parere del popolo. Consuetudine che appare “usanza fascista” a detta di quei democratici che ad ogni costo vogliono evitare di ricorrere al popolo. Almeno fino a martedì quando tutto sarà possibile.http://https://www.camposud.it/2019/08/fino-a-martedi-tutto-e-possibile/

NIENTE LIBERE ELEZIONI: CE LO DICE BRUXELLES

Il temporeggiare, dopo la prima fase di consultazioni, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato un esplicito invito, una speranza, l’ultimo strenuo tentativo di evitare il voto. Perché le elezioni le chiede Matteo Salvini e Salvini e la Lega le elezioni le vincerebbero. Non da meno, Salvini e la Lega a Palazzo Chigi sarebbero sgraditi all’Europa, la stessa Europa di Ursula Van der Leyen non votata da Salvini, ma sostenuta (in maniera decisiva) da 5 Stelle e Pd. Che debbono ob torto collo ricorrere anche all’impossibile affinché trovino un accordo per governare. O meglio, per non far governare Salvini.
Non è solo una questione di “simpatica – antipatia” del capo del Quirinale nei confronti del leader del Carroccio, ma lo “impone” la modifica della Costituzione apportata nel 2011, nel segno dell’Europa, dall’eurobbediente prof. Mario Monti, altro Premier mai votato. E Mattarella, oltre ad essere un Costituzionalista, è stato un manifesto sostenitore della composizione del governo Conte con espresso dovere di fedeltà al governo Ue.
Grazie agli articoli 81 e 97 della nostra Costituzione, poi, gli organi Ue sono difatti parte integrante del nostro indirizzo politico.
Per indire nuove elezioni, già oggi il Presidente Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere, dunque dovranno trascorrere almeno 60 giorni per la prima data utile per il voto. Si arriverebbe così ad Ottobre, tempo di bilancio, tempo in cui il governo nazionale – per Costituzione- è subordinato alle direttive impartite dalla Ue. Dunque ogni decisione istituzionale deve essere improntata verso una soluzione che abbia almeno la fiducia di Bruxelles: inciuci, trattative, accordi vari sono solo messe in scena di contorno.
Mattarella ha l’arduo compito di coniugare questi “benedetti” articoli 87 e 91 per farli aderire il più possibile alla volontà di Bruxelles senza dimenticare il popolo italiano. Che in casa sua è comandato da altri con il proprio consenso.
Con buona pace di Salvini, che ha citato Cicerone in Senato: “La libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno”.
È lo scotto che paghiamo per la mancata attenta vigilanza delle classi dirigenti che si sono finora succedute affinché i trattati europei non permeassero troppo nel nostro dettato costituzionale fino a modificarlo. A stravolgerlo. Ad annullarlo. E che solo un personaggio scomodo e non governabile da Bruxelles (come Salvini) potrebbe porre rimedio. Lo stesso dettato costituzionale che al primo posto dei principi fondamentali recita “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla Costitizione”. Ovvero attraverso le libere elezioni. Che sceglierebbero Salvini, volontà del popolo italiano, ma non del potere di Bruxelles.http://https://www.camposud.it/2019/08/niente-libere-elezioni-ce-lo-dice-leuropa/

IN DIRITTURA D’ARRIVO L’ESECUTIVO MACRON

Forse avrebbe fatto persino piacere scoprire che in Italia vi siano politici in grado di tessere le trame di questa o quella strategia politica, abili strateghi dell’amministrazione della Polis. In realtà il governo giallo – rosso – arcobaleno che sta per nascere (usiamo una perifrastica a beneficio del dubbio) è solo il capolavoro di Macron. Che ha incoronato Conte. Il bis. Che in quanto tale deve durare fino all’elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Dove si potrebbe bissare anche Mattarella. Dopo Conte. Come Conte.
Conte, nonostante le continue prese di posizione strategiche di 5 stelle e Pd, lavora alacremente alla com-posizione della nuova squadra di governo, proprio adesso che ci sono i vertici delle partecipate da rinnovare, da Eni a Leonardo, dall’Inps a Enel.
Ora che anche la Germania è in recessione e vive la sua crisi, la Francia ha una ghiotta occasione per farla da padrone. Come la storia insegna.
Per meglio capire la situazione di casa nostra bisogna andare in Africa dove il Il 7 luglio a Niamey, in Niger, è stato firmato l’accordo di libero scambio (AfCFTA) tra gli Stati africani.
È la creazione di un mercato comune africano. L’unica potenza europea egemone in grado di approfittarne è la Francia. Parigi, dunque, intende dominare il Mediterraneo.
Da spartirsi con la Cina. La Via della Seta ad opera grillina e l’elezione del pdino Sandro Gozi, già sottosegretario agli affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, a responsabile agli affari europei sotto l’egida della bandiera francese non sono di certo un caso. E se lo sono, accade con un tempismo quantomeno sospetto. La Francia, dunque, per mettere in atto la sua politica espansionistica eterodiretta ed avere un dominio sul Mediterraneo deve necessariamente “comandare” in Italia affinché possa permeare in Africa, o meglio, svuotarla.
Per conquistarla. Per impadronirsene. Sarà questo il motivo per cui l’Italia è ridotta sempre più a corridoio umanitario e a parcheggio succursale del continente nero?

Sarà per questo che il Pd è fautore di questo trasbordo intercontinentale fino all’esaurimento (locale ed estero) delle forze autoctone? Sarà per questo che i 5 stelle vengono contesi e corteggiati a mo’ di compagnia di ventura? Sarà per questo che il di-missionario Conte si è recato al G7 di Biarritz dove, a sorpresa(?), ha partecipato anche un ministro iraniano? Dove anche Trump ha “benedetto” un Conte dimissionario? Lo stesso Trump che è sotto accusa per lo stesso motivo della Lega: aver aperto a Putin. Sarà questo il piano ordito a Biarritz alle spalle di Salvini, il malsopportato da Bruxelles, il temuto dell’asse di Aquisgrana, l’obiettivo degli europoteri forti? Se così fosse bisogna riconoscere che il riscatto e l’orgoglio italiano passano per Salvini e per il sovranismo.http://https://www.camposud.it/2019/08/in-dirittura-darrivo-lesecutivo-macron/

DIETRO IL CONTE BIS

Li abbiamo visti dopo il trucco e il parrucco, con tacchi e cravatta salire al Quirinale per giurare fedeltà alla Repubblica ed alle Istituzioni. Mentre la borsa saliva, lo spread scendeva e Bruxelles salutava con plauso gaudente i nuovi Ministri. Ma ciò che abbiamo visto al giuramento è davvero il volto del nuovo esecutivo del Conte bis? O è solo un sorriso di circostanza e la faccia di rappresentanza?
Ciò che è subito saltato all’occhio per questo nuovo governo nato dalle trattative di Palazzo e costruito a tavolino, forse suggerito (non solo) da Roma, è il mancato bagno di folla plaudente che solitamente riempie Piazza del Quirinale prima della pronuncia della formula di rito.
I soliti bene informati riferiscono che il giorno prima della salita da Mattarella per la presentazione della lista dei Ministri, le luci dell’ufficio di Conte di Palazzo Chigi siano rimaste accese fino a tarda notte se non fino a mattino presto. Segno che il Premier incaricato ha dovuto smussare, se non mediare, fino all’ultimo per la composizione della nuova squadra. Pare che a notte fonda in ambiente pd sia circolato un messaggino che recitava “è saltato tutto”: il nodo era circa il veto per la carica di sottosegretario al Consiglio dei Ministri da parte di Di Maio che, se non è riuscito a diventare vice premier, avrebbe voluto affidare tale compito delicato, lasciato vuoto dal potentissimo Giorgetti, ad un suo fedelissimo. Così come poi è stato con Roberto Chieppa. Ciò fa presupporre che il capo politico del Movimento 5 Stelle non nutre piena fiducia nemmeno del professor Conte, nonostante sia una sua scelta disegnata e difesa con i denti, soprattutto dopo che il Premier, nei giorno scorsi, si è più volte “smarcato” dall’etichetta pentastellata. Il che fa presagire un’apertura sempre maggiore verso il Pd. Lo stesso pd scontento di questo “compromesso” cui vuole porre rimedio quanto prima (forse per reciproca sfiducia?) e che per bilanciare gli equilibri (e assicurarsi il potere) punta alla presidenza delle società partecipate che a breve si dovranno rinnovare.
Altra cosa che si notata è l’assenza dei “big” del partito di Largo Nazareno: nessuna carica, nessun ministero principale è stato affidato ai veterani piddini, eccezion fatta per la nomina  di Dario Franceschini alla cultura (ed in queste ore di Paolo Gentiloni a commissario europeo). E con Di Maio alla Farnesina tutto fa presagire che si vada verso una futura e stretta collaborazione in ambito estero ma anche nazionale. Gentiloni potrebbe diventare un prezioso consigliere per l’inesperto Di Maio e dunque lavorare per tessere le fila di una alleanza anche in vista delle imminente elezioni regionali. Dell’Umbria in primis.
Guardando al Parlamento nostrano, il 5 Stelle si troverebbe in difficoltà non solo verso quelli che “potrebbero rappresentare” i garanti della nuova legislatura, essenziali per lo scampato pericolo delle elezioni, ma anche per garantire una maggioranza affinché questa legislatura duri.
Se è vero come dicono che il loro è stato ottimo lavoro verrebbe naturale chiedersi il motivo per cui non è bastato sostituire i ministeri lasciati vuoti dalla Lega con quelli del Pd, ma si è dovuto affidare anche un ministero (di peso) al gruppo misto (ai Leu Grasso e Boldrini) per poter contare su una maggioranza che appare ancora molto molto risicata.
L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato addirittura da Forza Italia che potrebbe decidere di tenere in vita il governo ogni qualvolta si presenterà nell’aula di palazzo Madama per votare un emendamento, una proposta di legge o un decreto. Quella forza centrista liberale e partner naturale di coalizione che ha sempre chiesto al leader della Lega di “staccare la spina” al governo giallo-verde. Dunque sarà interessante vedere se Berlusconi, Tajani, Carfagna e Bernini saranno coerenti con le loro richieste e chiederanno ancora di andare al voto opponendosi alla guida di questa 66esima legislatura o saranno fedeli verso quel patto che è stato il Nazareno.
Intanto non è passata inosservata la decisione di Matteo Salvini di garantire la propria presenza lunedì prossimo in piazza Montecitorio accanto alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, quando il nuovo esecutivo si recherà in aula per ottenere la fiducia. Una piazza che sarà un forte segnale di coesione e compattezza dopo che il  leader  della    Lega aveva indetto la manifestazione dell’orgoglio nazionale per il 19 di ottobre, vista come la “sua” manifestazione.
Risultano, quindi, infondate le voci di una spaccatura che i “franchi tiratori” avevano voluto vedere nel manifestare ognuno per sé.
Sarà fondamentale osservare non solo il comportamento di Berlusconi, ma anche quelli del gruppo misto ed autonomi: Gregorio De Falco e Elena Fattori su tutti, entrambi espulsi dal 5 stelle che ancora non hanno secretato le proprie decisioni.
Fiducia o meno che sia lunedì, questa sarà un’altra legislatura al cardiopalma visto che la fiducia dovranno conquistare a ogni volta che si recheranno in uno dei due emicicli e verso quegli italiani, se non contrari, almeno scettici. Quegli Italiani la cui assordante assenza è stata notata Piazza del Quirinale venerdì 5 settembre.http://https://www.camposud.it/2019/09/dietro-il-conte-bis/

SECONDO MATTEO

L’ipotesi è talmente fantasiosa che potrebbe apparire persino simile o verosimile, sicuramente degna di questa politica che ci ha abituato a colpi di scena (e di testa) in cui la convenienza si sostutisce alla parola data, i patti, i piatti e i partiti alla “guerra dichiarata” ed alla coerenza e la dignità alla cadrega, finché l’uno che vale zero si trasforma in uno vale l’altro e si guarda a destra e a manca a seconda di ciò che manca.
Se il divorzio Di Maio-Salvini è stata non la conclusione di un matrimonio mai nato, ma il preludio delle seconde nozze gialle tinte di rosso, allora Matteo emula Matteo quindi Renzi doppia Salvini. Nel senso che apre anche lui una crisi, intestina, ad un partito già scisso e mai veramente coeso che mentre maschera e minimizza in realtà si rode il fegato. Renzi porta seco una decina di Pd-big in una “Italia viva” che più volte ha decretato la sua “morte” politica, anche due ministri ed una decina di senatori (vitali) affinché l’appoggio esterno che è l’ago della bilancia porti alla detenzione della campanella con un’altra manovra di Palazzo (vedi Matteo I). Ed è risaputo che chi di manovre di Palazzo ferisce, di manovre di Palazzo perisce.
Se quella appena conclusa è stata la stagione dei Santini imboscati, dei miracoli impossibili e dei rosari manifestati, perché non votarsi proprio al Nazareno in persona? Dopotutto Berlusconi resiste per esistere e Renzi lo ha sempre attratto, soggiogato e fatto innamorare. Non ha mai trovato (o voluto trovare?) un vero delfino (Tajani ci prova ma di certo non può votarsi all’assistenzialismo vita natural durante) e Silvio è in realtà una prima donna. Come Renzi e come Salvini. E se Salvini funziona e buca lo schermo (quello che Silvio ha concesso in prima serata al toscano sulle proprie reti), accalappia ed è una calamita mediatica (quanti erano a Pontida!) Silvio inventa Renzi. Che, però, non lo renderà immortale. Fino ad allora il braccio di ferro potrebbe essere quello di vedere Renzi a Destra o Berlusconi a sinistra. Partendo dal centro. Il compianto Pinuccio Tatarella ebbe modo di dire che “Il centro non è un valore, è una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra”. La vera differenza in questo contesto politico ridotta a mera corsa alla crocettata e ad un meritricio elettorale potrebbero farla solo gli astenuti. Che sono il 40%. Se solo sapessero cosa fare. Dunque non resta che guardare con dignità e coerenza dall’opposizione questo ridicolo e breve teatrino.http://https://www.camposud.it/2019/09/secondo-matteo/

L’ULTIMO FLOP PER DE MAGISTRIS

È un De Magistris iperimpegnato quello che si sta vedendo ultimamente. Reduce dalla passeggiata tra i rifiuti e combattuto dall’avversare la maggioranza del Conte bis cui contemporaneamente offre collaborazione “per il bene dell’Italia e senso delle istituzioni”, partecipa al Festival “Imbavagliati” dedicato ai giornalisti che subiscono minacce o limitazioni della libertà in tutto il mondo (Saviano non c’era) ed attacca il governo per non aver ancora fatto “sparire” Salvini ed il salvinismo, impegnato anch’egli in quella battaglia tipicamente sinistra contro i fantasmi. O meglio, il frutto del lavoro e dell’impegno di chi esercita il potere legislativo: le leggi appunto.
Il Primo Cittadino insignisce del premio Pimentel Fonseca honoris causa la (ex?) comandante della Sea Watch 3 Carola Rachete ed attacca il governo per non aver ancora abolito le norme contenute nel Decreto Sicurezza Bis approvato dal Parlamento della Repubblica. “Carola è una vera comandante, che andava in mare a salvare le persone contro la disumanità del governo (in cui Salvini era minoritario) e l’illegittimità dei suoi atti – ha detto l’ex PM ospite di un talk politico su rete 4 – ma bisogna ancora lottare perché le leggi sicurezza stanno ancora lì e consentono l’arresto di persone come Carola”. Forse dimentica che la Rackete ha mancato di ottemperare alle leggi vigenti, che seppur dure, sono leggi ed, anche se non condivise, vanno rispettate. Le stesse – incalza il DeMa – che Carola ha combattuto con “ragionamento e cuore nel luogo in cui il Governo (Conte 1 o Conte zero) ha portato disumanità e irregolarità”; se poi a dirlo non è solo egli stesso, ma perfino il Pm di Agrigento (noto anti-salviniano) che ha scritto che questa “donna ha rispettato il diritto internazionale, la Costituzione e la Giurisprudenza”. Probabilmente per questo “rispetto” ha subito un fermo ed un processo previa derubricazione dei reati?
Infine, dopo il concerto di pensiero tra magistrati, per sentirsi un poco Carola anch’egli (che già aveva avuto modo di emulare –o di anticipare- con la regata comunale rivelatasi una solitaria autentica fetecchia) si schiera a favore degli immigrati ricordando che “il porto di Napoli è sempre aperto all’umanità”. Quella “immigrazione clandestina” che finisce per infittire le file della corruzione e delle mafie, vere e sole emergenze sociali anche a detta del Primo Cittadino.
Chissà se, ora che il fenomeno Carola sarà definitivamente archiviato, qualcuno darà ascolto alla voce solista di De Magistris che da tanto tempo tenta di occupare quel posto di Governo alla sinistra del Pd (operazione oggi più complicata, ora che “Italia Viva” di Renzi  ha spedito lo stesso PD a sinistra del centro-sinistra). Sarà per questo che si prodiga incessantemente, urbi et orbi, mare e monti, destra e sinistra, bene e male nell’annunciare che non si candiderà alle prossime Regionali? O forse è solo consapevolezza dell’ennesimo annunciato flop. Dopo la disfatta di Giggino sui conti pubblici che ha comportato solo ulteriori balzelli, previa dichiarazione di predissesto economico fino alla vendita di immobili esistenti solo sulla carta, dopo aver promesso di risolvere il problema legato ai rifiuti che è stato guadagno solo per l’Olanda, dopo il disastro trasporti pubblici, dopo aver mandato sul lastrico la maggior parte delle aziende partecipate, e chi più ne ha più  ne metta, per il  Sindaco in bandana arancione arriva un altro flop: dopo 12 anni si chiude la vicenda Why Not e si chiude con una doppia sconfitta per Gigino ‘a manetta, così come sottolineato dal procuratore aggiunto di Catanzaro Murone: “Tutte le mistificazioni, le bugie, le cattiverie sono finite. L’assoluzione di primo grado è stata ribadita a dimostrazione che le vicende successe al signor de Magistris non sono il frutto di congiure e complotti, di poteri forti a livelli superiori, ma solo il suo modo di fare il pubblico ministero già stigmatizzato dai provvedimenti di carriera che lo hanno colpito, portandolo fuori dalla magistratura”.

L’ex magistrato, in barba alle sentenze, sicuramente continuerà a parlare di complotti e congiure, intanto che il disincanto del tempo (e forse la rabbia storica) ci dica se sia peggiore il Sindaco o il Magistrato.http://https://www.camposud.it/2019/09/lultimo-flop-per-giggino/

A POMIGLIANO D’ARCO ANCHE I GRILLI C’HANNO FAMIGLIA

Sono ormai lontani i tempi in cui il Movimento 5 Stelle mirava ad incarnare il cambiamento a suon di “Vaffa, Casta e Onestà”.
Così, se li abbiamo sentiti scagliarsi contro tutto e tutti per eliminare i concetti di “alleanza” e “compromesso” sostituendoli semplicemente con altri quali “contratto” e “patto civico”, pare giunto il momento  per i grillini di integrarsi alla casta, passando dal concetto di meritocrazia a quello di “maritocrazia”.
È il caso dell’eurodeputata grillina Chiara Gemma che ha assunto “con contratto per un anno che prevede una prova di 6 mesi” – fa sapere la diretta interessata – l’avv. Mimmo Migliorini (nomen – spes – omini) che “è una persona che ho conosciuta nel corso della campagna elettorale e del quale ho imparato ad apprezzare la straordinaria conoscenza del territorio. Ho ritenuto, per questo, che il dottor Migliorini potesse rappresentare un valore aggiunto nel gruppo di lavoro della mia circoscrizione e curarne i rapporti con le realtà del territorio” precisa la pentastellata brindisina.
Nulla di illegittimo o di illegale, ogni politico sceglie (e può) gli assistenti che più aggradano. C’è solo un problema di opportunità politica per quel che ci riguarda, visto che l’avvocato in questione è il marito di Valeria Ciarambino, grillina della prima ora, compaesana del capo politico Luigi di Maio, di quella Pomigliano d’Arco sempre più fucina di statisti, già Capogruppo alla Regione Campania del MoVimento.
La pasionaria che da anni denuncia vizi, sfizi, lazzi, sollazzi, privilegi e raccomandazioni divenuti peculiarità di una classe politica che è agli antipodi della meritocrazia. Ora si ritrova lei stessa in una sorta di “parentopoli” a 5 stelle contro cui finora lo stesso MoVimento si era sempre scagliato, combattendola, criticandola e avversandola.
Ed ora che anche la vicenda Whirpool si è conclusa così come la stessa azienda (non in crisi) aveva preannunciato, ovvero andando via da Napoli, i panni sporchi non potranno più lavarsi in famiglia, ma di lavato restano solo le mani dei 5 stelle passati dal Ministero del Lavoro a quello degli Esteri, proprio come la Whirpool.
Chissà quale sarà d’ora innanzi alla Regione l’atteggiamento della Ciarambino che finora ha dato filo da torcere al Governatore De Luca sui temi storici e tanto cari alla formazione pentastellata. E quale la risposta del Presidente della Regione Campania che era arrivato a definirla persino “chiattona”. Ora che anche in Umbria, dopo Roma, i due avversari ed avversati storici e giurati si ritroveranno a correre a braccetto.
Il “familismo” a 5 stelle – però -​ par non fermarsi qui, almeno come si evince da alcuni manifesti apparsi nella stessa Pomigliano d’Arco qualche giorno fà, che recitano testualmente a caratteri cubitali: “A.A.A. POSTO DI LAVORO OFFRESI. CITOFONARE DI MAIO”.
Si tratta di una denuncia circa i favoritismi riservati “al clan degli amichetti” (così come si legge testualmente).
Scorrendo più giù, infatti, è possibile leggere gli esempi che appaiono eclatanti: “Dario De Falco, candidato Sindaco del MoVimento e consigliere “desaparecido” approdato a Palazzo Chigi senza curriculum e su raccomandazione dell’amico suo”; “Salvatore Esposito consigliere comunale 5 stelle trasferito dalla Leonardo di Nola alla sede di Pomigliano (vicino a mamma e papà – li separavano una quarantina di chilometri -) saltando ogni lista di attesa”; ed il caso tristemente noto di Mimmo Migliorini Ciarambino.
Aldilà della ironica denuncia che tanto amaro in bocca lascia ai tanti militanti, simpatizzanti dei pentastellati, il manifesto si tinge ulteriormente di… giallo. Nonostante in calce alla denuncia affissa sia possibile riscontrare i simboli del gruppo consiliare, ai piedi del Monte Somma c’è chi è pronto a giurare che tale manifesto sia il frutto del tiro incrociato del “fuoco amico”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti (quelli che ancora resistono) da quando i grillini invadevano le piazze al grido di vaffa, casta, meritocrazia e honestà, lontani (e archiviati a quanto pare) i tempi dell’uno vale uno da quando uno vale zero. Parole parole parole.
L’opposizione è il sale della democrazia, ma se tale malumore investe anche la base come rivela la fuga di followers dalla piattaforma Rosseau e dalle pagine social degli esponenti del movimento, Gigino avrà davvero dei grattacapo che produrranno veri movimenti… intestini.
Intanto una parziale rassicurazione viene proprio dal manifesto ed è indirizzata al consigliere pomiglianese Salvatore Cioffi, altro “stretto” di Di Maio, l’unico escluso, o meglio, l’unico ancora a non essere “stato sistemato”. Ma i firmatari ne sono certi: “ce la farà anche lui!”.

DE LUCA TIFA LEGA

È tutt’altro che sconosciuto l’umorismo sui generis del Governatore campano Vincenzo De Luca che non è nuovo a dichiarazioni originali e bizzarre. Ma se finora ha fatto ridere e sorridere, l’ultima trovata spiazza tutti. Alle imminenti elezioni per il rinnovo della Consiglio regionale umbro l’ex Sindaco di Salerno “tifa” per la Lega, o meglio, non augura la vittoria al candidato unico Vincenzo Bianconi, personificazione del patto civico Pd – 5 Stelle.
Nel caso, infatti, la “nuova alleanza giallorossa” dovesse funzionare a Terni e Perugia, non è difficile che possa essere riproposta anche in Campania, dove si aspetta solo la data per conoscere il nuovo inquilino di Palazzo Santa Lucia e dove il Presidente uscente conta di tornare. O quantomeno di provarci.
Proprio in Campania il Pd, sempre meno partito e sempre più contenitore di voti, dalle esperienze più disparate e separate, non ha ancora deciso come presentarsi agli elettori. Una cosa, però, è certa: se il Pd dovesse cercare l’intesa con il 5 Stelle, De Luca si presenterà ugualmente, ma sostenuto da liste civiche, rispolverando quel progetto che ha già funzionato alle amministrative di Salerno e quindi il sogno molto ambìto “deluchiano” di trasformare le liste civiche in un partito. Non è escluso, anche, che potrebbe rivedere la propria posizione sul nuovo soggetto renziano Italia Viva. Proprio a Italia Viva stanno guardando – per ora senza aderire – il consigliere regionale Giovanni Zannini, mentre sembra ritornare nella schiera Pd Luigi Boschi, fedelissimo dell’attuale ministro della Sanità Speranza, anche se voci di corridoio danno avviato il dialogo anche con lo stesso Renzi, quindi anche con un probabile De Luca.
Scelta “quasi” obbligata per Di Maio e compagni vista l’indigestione del Governatore uscente verso il partito di Grillo che, fin dai tempi dell’amministrazione a Salerno prima e della Regione poi, ha rappresentato la spina nel fianco dell’attuale amministrazione e che ora ha più di qualche difficoltà a correre in solitaria, ma che di certo non vuole rinunciare alla candidatura, costi quel che costi ed a costo di qualsiasi alleanza (patto per dirla con il capo politico del M5S) proprio nella “propria” terra, vicino a quella Pomigliano sempre più “fucina di statisti” che tanto ha dato e da cui, adesso, tanto ci si aspetta, come abbiamo avuto già modo di parlare proprio sull’edizione di Campo SUD di qualche giorno fa ( https://www.camposud.it/2019/09/a-pomigliano-anche-i-grillini-channo-famiglia/).
Se, dunque, la scelta grillina pare obbligata, De Luca e i suoi – e la sua ormai nota “lista già pronta” – devono solo scegliere con chi stare: non è escluso che in questo generale guazzabuglio trovi uno spazio anche Luigi De Magistris che finora non ha mancato occasione per dire e ribadire di essere interessato alla competizione. Anzi, la sua “rivoluzione arancione” potrebbe addirittura fungere da ago della bilancia – sempre a detta del Primo Cittadino – visto il doppio mandato a Palazzo San Giacomo.
Scegliere di appoggiare un candidato alternativo a De Luca, quindi, potrebbe far giocare la partita sul filo di lana.
Candidato che potrebbe esprimere solo il 5 Stelle, tra i suoi storici, possibilità poco probabile, in consiglio regionale (vedi Ciarambino) o, ipotesi molto più probabile, attraverso un big nazionale di garanzia, uno tra i Ministri Sergio Costa e Vincenzo Spadafora.

A meno che il PD non li “costringa” a virare su di un nome realmente “civico”, con buona pace, in tutti i casi, di Vincenzo De Luca e delle sue, già pronte, civiche.http://https://www.camposud.it/2019/10/de-luca-tifa-lega/

INSTANCABILE DE MAGISTRIS NELLA SUA STERILE E BECERA PROPAGANDA

La campagna elettorale per le prossime Regionali è già entrata nel vivo e tra occhiate a destra e strette di mano a sinistra, il sindaco metropolitano de Magistris, accantonate (per il momento?) le ambizioni nazionali, tenta di trasportare la sua rivoluzione arancione (che è un miscuglio di rosso e di giallo) di Palazzo in Palazzo. Da Palazzo San Giacomo a Palazzo Santa Lucia.
E lo fa con temi “evergreen”, intramontabili visti anche gli scenari nazionali apertisi e la sua esponenziale (ed esposta) bramosia di sedere più a sinistra della sinistra del Pd: i migranti.
Che siano profughi, migranti economici, clandestini, per lui tutto fa brodo… e “campania” elettorale.
E se l’occasione del recente consiglio dei ministri dell’interno dei Paesi Ue è stato un flop (e lui lo sa!) che fa al caso suo, sulla questione curda addirittura batte sul tempo (di dichiarazione) il suo omonimo e conterraneo deputato alla Farnesina.
Quindi apre case (da chi ha avuto la disponibilità?) ed offre alloggio a “chiunque” passi del Mediterraneo perché “chiunque” possa potersi dire “napoletano”, “berlinese” e “lussemburgese”; ma il summit non è fallito proprio perché i Paesi Ue non vogliono una simile situazione?
Approfittando poi del mancato invito alla convention 5 stelle tenutasi alla mostra d’Oltremare, Gigino se ne va in Spagna e ritorna parlando di futuro. Nei paesi baschi ha visto i treni metropolitani che porterà a Napoli in merito ai quali è già partita la gara d’appalto, ma mancano i fondi. Però arriveranno a Febbraio 2020 per essere messi in funzione a Settembre. “Faranno di Napoli – continua il cittadino primo – una città seconda per efficienza solo al Giappone” dove però i treni viaggiano con cadenza di 3 minuti su una rete di oltre 2000 km, ma a Napoli – dicono i fatti – su una strada ferrata di qualche decina di km non funzionano nemmeno i tabelloni per sapere se e quando passerà il prossimo treno ed è attualmente impossibile dal centro città raggiungere l’aeroporto internazionale Capodichino.
Chissà se i nuovi treni faranno il miracolo di viaggiare sull’acqua: quella piovana che si concentra nelle stazioni metro fino a chiuderle per non essere utilizzabili già al primo nubifragio autunnale.
Si potrebbe convogliare quell’acqua fino a raggiungere la località di Agnano e ridare vita alle storiche terme che versano in uno stato di degrado totale, incuria esemplare e completo abbandono, chiaro indice dell’amministrazione de Magistris, malgrado le promesse.
Dove anche l’albergo è una maceria che, tuttavia, ancora testimonia ciò che è stato e che potrebbe ancora essere.
Una bellezza simile, con caratteristiche uniche e senza eguali che, è notizia dei giorni scorsi, il Comune di Napoli ha deciso vender (https://www.camposud.it/2019/10/il-comune-abbandona-le-terme/). Un altro tassello che si aggiunge all’ormai conclamato fallimento politico ed amministrativo di De Magistris e dei suoi accoliti.http://https://www.camposud.it/2019/10/instancabile-de-magistris-nelle-sterile-ed-ormai-ridicola-propaganda/