SULL’OMICIDIO (ALLO STATO) DI TRIESTE

Ancora una piazza. Ancora tutti uguali. Questa volta senza vessilli di partito e di fazioni, ma tutti uniti. Uguali. Uniformi. Sotto il tricolore! Cui si presta giuramento e si rimane fedeli. Per tutta una vita. E oltre. Fino a vederlo avvolgere quelle quattro tavole di legno che lo stato baratta con uno stipendio. Offrendo vantaggi qualora figli e parenti volessero intraprendere la stessa strada. E forse la stessa fine.
Evitate di chiamarla divisa perché giacca, pantalone, basco, berretto e anfibi non dividono proprio nulla, ma uniscono, uniformano appunto. Da Trieste a Palermo. Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia Penitenziaria: tutti uguali. Tutti verde bianco e rosso. Militari e civili. Perché ieri in Piazza Montecitorio si è scesi per manifestare malessere personale e professionale. Spesso, troppo, sfociato in conseguenze tragiche personali. Ma di cui tutti si limitano a raccontarne solo la cronaca.
Nella stessa piazza dove il benemerito maresciallo dell’Arma Giuseppe Giangrande non ha esitato a farsi ficcare delle pallottole in corpo da un esagitato e una pure nella spina dorsale che l’ha costretto per sempre sulla carrozzella, in virtù di un giuramento, per la difesa di coloro che, invisi al popolo, difendono solo la loro seduta sulla poltrona. Gli stessi che per questi Servitori dello stato dall’alto della loro poltrona non muovono un dito. Non sentono. Non vedono. Non parlano. Non pensano. Se ne fregano. Disarmiamoli, tagloamoli,mandiamoli male equipaggiati, inquisiamoli, processiamoli. Tanto sono condannati dalla mancanza di regole di ingaggio. Sono condannati se osano sparare o persino usare le manette. Strumenti di coercizione. Inutili. Sono loro stessi ammanettati. Da quelle leggi uguali per tutti che tentano solo di far rispettare. Emanate da coloro secondo cui il poco è troppo, ma che quando si tratta di loro non disdegnano auto blindate, corazzate, colonne di auto, guardia del corpo, corpo di guardia, sofistocate tecnologie e armi di precisione che fanno meno paura di quanto un anfibio di un assetto antisommossa possa fare ad un giornalista caduto in una fase di guerriglia civile perché gli antitutto vorrebbero impedire la libera espressione di parola in un pubblico luogo.
Unità di una forza pubblica bistrattata divenuta squadra di forza di un privato, d’élite usata finanche per mettere in ammollo le chiappe arrepecchiate e incartapecorite di chi da troppi anni è abituato solo al velluto.
Insieme alle Uniformi ieri in piazza tanti cittadini comuni a loro grati per il lavoro usurante e sottopagato e che si vergognano perché è diventata normale un’aggressione, non grave uno sputo, lavorare senza mezzi, con strumentazioni obsolete e sott’organico. Per difendere chi li difende.
Una piazza dove non ci si conta, in cui non si misura il consenso popolare, una piazza non volta all’utile come abitudine di certi inquilini – persino abusivi – di Palazzo. Spesso loro diretti datori di lavoro.
Una Piazza composta e rumorosa cui i servi di regime hanno dovuto togliere voce. Aumentandola. Su cui è dovuto calare un eloquente silenzio di insopportabile malessere che ha raggiunto l’apice toccando il fondo. Lo stesso silenzio assordante che è seguito alla morte di Pierluigi Rotta e Matteo Demengo, a quello tombale di Mario Cerciello Rega ancora caldo nonostante a 30 anni sia già sotto due metri di terra, a quello di ogni altro destinarario di funerali di Stato, passerella istituzionale e cordoglio tanto dovuto quanto finto. Lo stesso silenzio omertoso che costringe capitano Ultimo, l’uomo simbolo della lotta alla mafia, colui che ha arrestato Totò Riina, l’erede del generale Dalla Chiesa, il braccio operativo di Falcone e Borsellino a girare senza scorta, ancora una volta, a rinunciare alla propria identità imbavagliandola col mephisto e affollando le aule giudiziarie. Premio ed aule da dividersi con Bruno Contrada, altro servitore ben ricompensato e preferito. In attesa solo di celebrare altri funerali di Stato.

SULL’OMICIDIO (ALLO STATO) DI TRIESTEultima modifica: 2019-11-27T20:00:13+01:00da tony.fabrizio

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