LE LEZIONI DI SAN GIOVANNI D’ACRI
(Selezione)
Questo testo può essere letto per intero nel sito Bahà’ì Milano – Biblioteca digitale.
Testo di ‘Abdu’l-Bahá scritto da Laura Clifford Barney.
Introduzione.
In queste lezioni egli è, tuttavia, il maestro che si adatta al suo allievo, non l’oratore o il poeta.
3 La necessità di un educatore.
Una Causa che tutti i governi e i popoli del mondo,
pur muniti di tutti i loro poteri ed eserciti, non possono
né promuovere né diffondere, può venire promossa senza
aiuto né sostegno da una sola Anima Santa!
Può ciò essere fatto con mezzi umani? No, in nome di
Dio!
Ad esempio, Cristo, solo e senza aiuto, issò lo stendardo
della pace spirituale e della rettitudine, opera che
tutti i governi vittoriosi con i loro eserciti furono incapaci
di compiere.
Perciò l’educatore universale deve essere al tempo
stesso non solo un educatore materiale, ma anche umano
e spirituale; ed egli deve possedere un potere soprannaturale
tale da mantenere il rango di educatore divino. Se
da lui non emana tale divino potere egli non potrà educare,
perché se è imperfetto, come potrà impartire un’educazione
perfetta? Se egli non è sapiente, come potrà rendere
saggi gli altri? Se egli è ingiusto come potrà rendere
giusti gli altri? Se egli è terreno, come potrà rendere gli
altri celestiali?
7 Muhammad.
E ora veniamo a Muḥammad. Gli americani e gli europei
hanno udito sul conto del Profeta parecchie leggende
che hanno creduto vere, per quanto i narratori fossero
o ignoranti o a lui avversi; la maggior parte di essi
erano sacerdoti, altri erano mussulmani ignoranti che ripetevano
su Muḥammad tradizioni infondate che erroneamente
credevano attestassero la sua gloria.
In tal modo dei mussulmani ottenebrati fecero della
sua poligamia il cardine delle loro lodi, la credettero una
cosa meravigliosa e la considerarono come un miracolo;
e la più gran parte degli storici europei si sono basati sulle
favole di questi ignoranti.
Ad esempio, uno stolto disse a un prete che vera prova
di grandezza sono il valore e lo spargimento di sangue,
e che in una sola giornata, un seguace di Muḥammad
– sul campo di battaglia – aveva tagliato le teste di
un centinaio d’uomini! Ciò portò erroneamente il prete a
concludere che l’assassinio viene considerato il mezzo
per provare, da parte di qualcuno, la fede in Muḥammad,
il che è pura immaginazione. Al contrario, le spedizioni
militari di Muḥammad, furono sempre azioni difensive;
se ne ha una prova nel fatto che, durante tredici anni alla
Mecca, il profeta e i suoi discepoli soffrirono le più violente
persecuzioni. Durante quel periodo essi furono bersagliati
dagli strali dell’odio; alcuni dei compagni di
Muḥammad vennero uccisi e le loro proprietà confiscate;
altri fuggirono in paesi stranieri. Muḥammad stesso, dopo
le più spietate persecuzioni da parte dei Quraysh, che
finalmente decisero di ucciderlo, fuggì a Medina nel
cuore della notte. Tuttavia, anche allora, i suoi nemici
non cessarono le loro persecuzioni e lo inseguirono fino
a Medina perseguitando i suoi discepoli perfino in Abissinia.
Queste tribù arabe vivevano in condizioni di tale brutalità
e barbarie che – al confronto – i selvaggi d’Africa e
i feroci Indiani d’America erano tanto progrediti quanto
Platone. I selvaggi d’America non seppellivano vivi i loro
bambini come questi Arabi usavano fare con le loro
figlie, gloriandosene come di cosa onorevole[1]. Così molti
dei loro uomini minacciavano le loro mogli, dicendo:
“Se partorirai una femmina ti ucciderò”. Anche ai nostri
giorni, gli Arabi[2] detestano le figlie. Inoltre, a un uomo
era permesso prendere fino a mille mogli e la più gran
parte dei mariti ne avevano più di dieci nel focolare domestico.
Quando queste tribù erano in guerra fra loro,
quella che riusciva vittoriosa prendeva prigionieri mogli
e figli della tribù soccombente e li trattava da schiavi.
Quando un uomo che aveva dieci mogli moriva, i figli
di queste donne prendevano possesso delle madri uno
dell’altro; e se uno di questi figli gettava il suo mantello
sulla testa della moglie di suo padre e gridava: “Questa
donna è mia proprietà legale”, immediatamente la sventurata
donna diventava sua prigioniera e schiava. Egli
poteva fare di lei tutto ciò che voleva. Poteva ucciderla,
imprigionarla in un pozzo, o batterla, maledirla e torturarla
fino a che la morte venisse a liberarla. Secondo le
abitudini e gli usi degli Arabi, egli ne era il padrone. È
evidente che malignità, gelosia, odio e inimicizia dovessero
esistere tra le mogli e i figli di una stessa famiglia
ed è quindi inutile dilungarci su questo tema. Considerate
quale fosse la condizione di vita di quelle donne oppresse!
Inoltre, i mezzi per vivere di queste tribù arabe
erano frutto di rapine e saccheggi, cosicché essi erano
perpetuamente impegnati in lotte e guerre, uccidendosi a
vicenda, saccheggiando e devastando scambievolmente
le loro proprietà e catturando donne e bambini che vendevano
agli stranieri. Quanto spesso avvenne che le figlie
e i figli di un emiro, che trascorrevano le notti in feste
e sciali, videro queste orge trasformarsi in giorni di
tremenda vergogna, di povertà e di prigionia! Ieri erano
emiri, oggi prigionieri; ieri erano grandi dame, oggi
schiave.
Muḥammad era cresciuto fra queste tribù, e dopo aver
sofferto tredici anni di persecuzioni da parte loro, fuggì[3].
Ma i suoi nemici non cessarono di opprimerlo e si unirono
per sterminare lui e i suoi seguaci. Fu in tali circostanze
che egli fu costretto a prendere le armi. Questa è
la verità. Non essendo personalmente fanatici, non vogliamo
difenderlo, ma – essendo giusti – diciamo ciò che
è giusto.
Che obiezione può quindi essere fatta all’azione intrapresa
da Muḥammad? Forse quella di non essersi sottomesso
con i suoi seguaci, e le loro mogli e i bambini, a
queste tribù selvagge? Liberare queste tribù dalla loro
sete di sangue fu un atto di grande bontà e redimerle e
frenarle una vera grazia.
Muḥammad non combatté mai contro i Cristiani; al
contrario, egli li trattò con gentilezza e dette loro piena
libertà. Una comunità di Cristiani viveva a Najrán sotto
la sua cura e protezione. Muḥammad disse a proposito di
essi: “Se qualcuno violasse i loro diritti, io stesso sarei il
suo nemico e in presenza di Dio lo porrei sotto accusa”.
Negli editti che egli promulgò è detto chiaramente che le
vite, le proprietà e le leggi dei Cristiani e degli Ebrei erano
sotto la protezione di Dio, e che il maomettano che
sposasse una donna cristiana non dovrebbe impedirle di
andare in chiesa, né obbligarla a portare il velo, e che in
caso di morte egli avrebbe dovuto affidare i suoi resti
mortali alle cure del clero cristiano. È inoltre detto che se
i Cristiani desideravano erigere una chiesa, l’Islám doveva
aiutarli e, in caso di guerra fra l’Islám e i suoi nemici,
i cristiani dovevano essere esonerati dall’obbligo di
combattere, a meno che essi non avessero desiderato farlo
di loro spontanea volontà in difesa dell’Islám, giacché
essi erano sotto la sua protezione. Come compenso per
questa loro immunità, essi dovevano pagare annualmente
una piccola somma di danaro.
Vi sono, infine, sette editti con norme particolareggiate
su questo tema, alcune copie dei quali esistono ancora
a Gerusalemme. Ciò è un fatto certo e non dipendente
dalla mia asserzione. Il decreto del secondo Califfo[4]
esiste ancora, affidato alla custodia del Patriarca ortodosso
di Gerusalemme e su ciò non vi è dubbio[5].
Tuttavia, dopo un certo tempo, a causa di trasgressioni
tanto da parte dei maomettani quanto da parte dei
cristiani, l’odio e l’inimicizia sorse tra di loro. Indipendentemente
da questo fatto, tutte le narrazioni di musulmani,
cristiani e altri, sono pure e semplici invenzioni
che hanno origine nel fanatismo o nell’ignoranza, a me-
no che non sorgano da inimicizia.
In breve, Muḥammad apparve nel deserto dell’Hijáz
nella Penisola Arabica, che era una landa desolata e sterile,
sabbiosa e disabitata. Talune località, come la Mecca
e Medina, sono estremamente calde; gli abitanti sono
nomadi i cui usi e costumi sono quelli di coloro che vivono
nel deserto, e interamente privi di istruzione e di
scienza. Muḥammad stesso era un illetterato, e il Corano
– in origine – venne scritto su scapole di pecore o su foglie
di palme. Questi particolari sono un indice delle
condizioni del popolo al quale Muḥammad fu inviato. La
prima domanda che egli rivolse alle sue genti fu: “Perché
non accettate il Pentateuco e il Vangelo e perché non
credete in Cristo e in Mosè?”. Domanda che li poneva in
difficoltà e in risposta alla quale argomentavano: “I nostri
antenati non credevano nel Pentateuco e nel Vangelo;
vuoi dirci perché?”. Ed egli rispondeva: “Essi furono
fuorviati; dovreste ripudiare coloro che non credono nel
Pentateuco e nel Vangelo anche se fossero vostri padri e
vostri antenati”.
In tale paese e fra così barbare tribù, un uomo illetterato
rivelò un libro nel quale, in uno stile perfetto ed eloquente,
egli spiegò gli attributi e le perfezioni divine, la
condizione profetica dei Messaggeri di Dio, le leggi divine
e alcuni fatti scientifici.
Infine, molti popoli orientali sono stati educati durante
tredici secoli all’ombra della religione di Muḥammad.
Nel Medio Evo, quando l’Europa si trovava a un livello
prossimo alla barbarie, i popoli arabi erano superiori agli
altri popoli della terra nella cultura, nelle arti, nella matematica,
nella civiltà, nell’arte del governo e in altre
scienze. Il dispensatore di luce e l’educatore di queste
tribù arabe, il fondatore della loro civiltà e dei loro perfezionamenti
di queste differenti razze, fu un uomo illetterato:
Muḥammad. Fu, questo uomo illustre, un grande
educatore o no? È necessaria una risposta che comporti
un equo giudizio.
10 Prove tradizionali illustrate con esempi tratti dal libro di Daniele.
Tutti i popoli del mondo sono in attesa di due Manifestazioni,
che debbono essere contemporanee; tutti attendono
l’adempimento di questa promessa. Nella Bibbia,
gli Ebrei hanno la promessa del Signore degli Eserciti
e del Messia; nei Vangeli il ritorno di Cristo e di Elia
è stato promesso.
Nella religione mussulmana vi è la promessa del Mahdí
e del Messia, e una promessa analoga si riscontra
nella fede zoroastriana e nelle altre religioni; ma il riferire
tutto ciò dettagliatamente richiederebbe troppo tempo.
Il fatto essenziale è che in tutte le religioni esiste la promessa
di due Manifestazioni, che verranno, susseguendosi
l’una all’altra.
Per concludere: nel Libro di Daniele (9:24) dalla ricostruzione
di Gerusalemme al martirio di Cristo, sono stabilite
settanta settimane; poiché, col martirio di Cristo, il sacrificio
è compiuto e l’altare è distrutto. Questa è la profezia
della manifestazione di Cristo. Queste settanta settimane
cominciano con la restaurazione e la ricostruzione
di Gerusalemme, nei cui riguardi quattro editti furono
emessi da tre re.
Il primo fu emesso da Ciro nell’anno 536 a.C., ed è
registrato nel primo capitolo del Libro d’Esdra, il secondo
editto, riguardante la ricostruzione di Gerusalemme, è
quello di Dario di Persia nell’anno 519 a.C., registrato
nel sesto capitolo del Libro d’Esdra. Il terzo è quello di
Artaserse nel settimo anno del suo regno, cioè nel 457
a.C., registrato nel settimo capitolo del Libro d’Esdra. Il
quarto è quello di Artaserse nell’anno 444 a.C., registrato
nel secondo capitolo di Neemia.
Ma Daniele si riferisce specificamente al terzo editto
che fu emesso nell’anno 457 a.C. Settanta settimane corrispondono
a 490 giorni; ogni giorno, secondo il testo
del Libro è in realtà un anno.
Infatti, nella Bibbia è detto: «Il giorno del Signore è
un anno» (Numeri 14:34).
Perciò 490 giorni sono 490 anni. Il terzo editto
di Artaserse fu emesso quattrocentocinquantasette anni
prima della nascita di Cristo, e Cristo quando fu martirizzato
e ascese al cielo aveva 33 anni. Se addizionate 33
a 457, il risultato è 490, ossia il tempo predetto da Daniele
per la manifestazione di Cristo.
Ma nel 25° versetto del 9° capitolo del Libro di Daniele,
ciò è espresso in altro modo e cioè, come sette settimane
e sessantadue settimane, il ché in apparenza differisce
dal primo detto. Molti sono rimasti perplessi davanti
a queste differenze, cercando di conciliare queste
due affermazioni. Come può esser giusto il calcolo di
settanta settimane in un detto e quello di sessantadue settimane
e sette settimane in un altro? Le due affermazioni
non concordano.
Però Daniele fa menzione di due date. Una di queste
date comincia con l’ordine di Artaserse a Esdra di ricostruire
Gerusalemme; queste sono le settanta settimane
che finirono con l’ascensione di Cristo, quando, con il
suo martirio, cessarono il sacrificio e l’offerta.
Il secondo periodo, che si trova nel 26° versetto, significa
che, dalla fine della ricostruzione di Gerusalemme,
fino all’ascensione di Cristo, passeranno sessantadue
settimane; le sette settimane sono la durata della ricostruzione
di Gerusalemme che richiese quarantanove anni;
se addizionate queste sette settimane a sessantadue
settimane, avete sessantanove settimane, e nell’ultima
settimana (69-70), ebbe luogo l’ascensione di Cristo.
Così le settanta settimane vengono completate e non v’è
più contraddizione.
Ora che la manifestazione di Cristo è stata provata
dalle profezie di Daniele, documenteremo le manifestazioni
di Bahá’u’lláh e del Báb. Fino a ora abbiamo soltanto
fatto menzione di prove logiche; ora parleremo delle
prove tradizionali.
Nell’ottavo capitolo del Libro di Daniele, versetto
13°, è detto: “E io udii un santo che parlava; e un altro
santo disse a quello che parlava: “Fino a quando durerà il
sacrificio continuo e il misfatto che crea il deserto? Fino
a quando il luogo santo e l’esercito saranno esposti a esser
calpestati?”. Egli mi disse: (v. 14) “Fino a duemila
trecento giorni, di sera e mattina; poi il santuario verrà
purificato”. (v. 17) “Ed egli mi disse… “Questa visione è
per il tempo della fine””. Il che significa: quanto dureranno
questa sventura, questa rovina, questa umiliazione
e degradazione? Quando verrà l’alba della Manifestazione?
Allora egli rispose: “Fino a duemilatrecento giorni
di sera e mattina; poi il santuario sarà purificato”. Il
significato di questo passo è che Egli stabilisce 2.300
anni, poiché secondo la Bibbia ogni giorno è un anno.
Ora, dalla data della pubblicazione dell’editto di Artaserse
per la ricostruzione di Gerusalemme, fino al giorno
della nascita di Cristo, corrono 456 anni, e dalla nascita
di Cristo fino al giorno della manifestazione del Báb vi
sono 1844 anni. Se addizionate 456 anni a 1844 il risultato
è 2300 anni. Cioè, l’adempimento della visione di
Daniele avvenne nell’anno 1844 d.C., anno che è appunto
quello della manifestazione del Báb secondo il testo
del Libro di Daniele. Osservate come il testo determina
chiaramente l’anno della manifestazione; non vi potrebbe
essere profezia più evidente di questa.
In Matteo, capitolo 24 versetto 3, Cristo dice chiaramente
che quello che Daniele intendeva con questa
profezia, era la data della manifestazione; ecco il versetto:
“Poi essendosi egli posto a sedere sul monte degli Ulivi,
i discepoli gli si accostarono dicendo: “Dicci, quando
avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua
venuta e della fine del mondo?”. Una delle spiegazioni
che egli dette loro fu questa: (v. 15) “Quando avrete veduto
l’abominazione della desolazione, della quale ha
parlato il Profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge
intenda)”». Con questa risposta egli si riferiva
all’ottavo capitolo del Libro di Daniele, dicendo che
chiunque lo legge comprenderà che è questo il tempo di
cui si parla. Considerate quanto chiaramente si parli della
manifestazione del Báb nel Vecchio Testamento e nei
Vangeli.
Per concludere, spieghiamo ora la data della manifestazione
di Bahá’u’lláh secondo la Bibbia. La data
dell’avvento di Bahá’u’lláh è calcolata secondo gli anni
lunari dalla missione e l’egira [«Egira», dall’arabo hijra significa migrazione
(di Muḥammad da Mecca a Medina) (N.d.T.)] di Muḥammad perché la
religione mussulmana considera l’anno lunare, che viene
seguito anche per quanto riguarda tutti i comandamenti
del culto.
In Daniele, capitolo 12, versetto 6, è detto: “E uno di
essi disse all’uomo vestito di lino, che era sopra le acque
del fiume: “Quando sarà infine il compimento di queste
meraviglie?”. (v. 7) E io udii l’uomo vestito di lino, che
stava fra le acque del fiume, il quale alzata la man destra,
e la sinistra al cielo, giurò, per Colui che vive in eterno,
che tutte queste cose sarebbero compiute infra un tempo,
due tempi e la metà d’un tempo, e che quando la forza
del popolo santo fosse interamente spezzata, “allora tutte
queste cose si compiranno”.
Poiché ho già spiegato il significato dell’espressione
“un giorno” non sarà necessario farlo ulteriormente; ricorderemo
brevemente che ogni giorno del Padre conta
per un anno, e che, poiché ogni anno consta di dodici
mesi, tre anni e mezzo fanno quarantadue mesi, ossia
1260 giorni. Il Báb, precursore di Bahá’u’lláh, apparve
nell’anno 1260 dell’Egira di Muḥammad, secondo i calcoli
da parte islamica.
Più oltre, nel versetto 11, è detto: “Ora dal tempo che
sarà soppresso il sacrificio continuo e l’abominazione
avrà creato il deserto, passeranno milleduecentonovanta
giorni. Beato chi aspetta e giungerà a milletrecentotrentacinque
giorni!”.
L’inizio di questo computo lunare va dal giorno della
proclamazione dello stato profetico di Muḥammad nel
paese di Hijáz che avvenne tre anni dopo la sua missione;
perché, all’inizio, lo stato profetico di Muḥammad fu
tenuto segreto, e nessuno lo sapeva tranne Khadíjah e
Ibn-Naufal [Waraqat-ibn-Naufal, cugino di Khadíjah].
Esso fu annunciato dopo tre anni. E Bahá’u’lláh,
nell’anno 1290 dalla proclamazione della missione
di Muḥammad, rese nota la Sua manifestazione.
[L’anno 1290 dalla proclamazione della missione di Muhammad, era
l’anno 1280 dell’Egira, o il 1863-1864 della nostra era. Fu in questa epoca
(Aprile 1863) che Bahá’u’lláh, nel lasciare Baghdád per Costantinopoli, dichiarò
a quelli che lo circondavano che Egli era la Manifestazione annunciata
dal Báb. È questa dichiarazione che i Bahá’í celebrano con la Festa del
Riḍván, essendo questo il nome del giardino all’ingresso della città, dove
Bahá’u’lláh soggiornò durante dodici giorni e dove fece la Sua dichiarazione.]
11 Commento all’undicesimo capitolo della rivelazione di S. Giovanni.
(testo completo)
Al principio dell’undecimo capitolo della rivelazione
di S. Giovanni è detto: “Poi mi fu data una canna, simile
a una verga. E l’angelo si presentò a me dicendo: “Levati
e misura il tempio di Dio, e l’altare, e quelli che adorano
in esso; ma tralascia il cortile fuori del tempio e non misurarlo,
perciocché egli è stato dato ai Gentili ed essi calcheranno
la santa città per lo spazio di 42 mesi”».
Questa canna è l’uomo perfetto paragonato ad una
canna e la portata del paragone è questa: Come l’interno
di una canna, quando è vuota e libera di tutto, può produrre
melodie meravigliose dato che il suono e le melodie
non provengono dalla canna stessa ma dal flautista
che la suona, così il cuore santificato di quest’essere
benedetto è libero e vuoto di tutto eccetto Dio, puro ed esente
da legami con qualsiasi condizione umana ed è il
compagno dello Spirito Divino. Tutto ciò che pronunzia
non viene da lui ma dal vero flautista ed è quindi
d’ispirazione divina. Ecco perché esso è paragonato a
una canna e questa canna è come un bastone, cioè l’aiuto
d’ogni impotente e il sostegno degli esseri umani. La
canna è il bastone del Pastore Divino col quale Egli guida
il Suo gregge verso i pascoli del Regno.
Poi è detto: “E l’Angelo si presentò a me dicendo:
“Levati e misura il tempio di Dio; e l’altare e quelli che
adorano in esso”, cioè paragona e misura; misurare è
scoprire la proporzione. Così l’Angelo disse: “Confronta
il tempio di Dio, e l’altare e coloro che l’adorano in esso”;
cerca cioè qual’è la loro vera condizione e scopri in
quale grado ed in quale situazione essi si trovino, e quali
condizioni, perfezioni, condotta e qualità posseggano, e
apprendi i misteri di quelle anime che dimorano nel Santo
dei Santi in purezza e santità. “Ma tralascia il cortile
fuori del tempio e non misurarlo; perciocché egli è stato
dato ai Gentili”. Al principio del VII secolo dell’èra cristiana,
quando Gerusalemme fu conquistata, il Santo dei
Santi, cioè il tempio che Salomone aveva edificato, venne
apparentemente risparmiato; ma al di fuori del Santo
dei Santi, il “cortile esterno” fu preso e dato ai Gentili.
“Ed essi calcheranno la santa città per lo spazio di 42
mesi”, equivalente a 1260 giorni ed essendo ogni giorno
equivalente a un anno, con questo calcolo si giunge a
1260 anni, durata del ciclo coranico.
Poiché secondo i testi del Libro Sacro ogni giorno
equivale a un anno, come è chiaramente detto nel quarto
capitolo, versetto 6, di Ezechiele: “E porta l’iniquità del
la casa di Giuda per 40 giorni; io ti ordino un giorno per
un anno”.
Queste profezie hanno inizio al tempo dell’apparizione
dell’islam quando Gerusalemme venne calpestata,
il che significa che fu disonorata. Ma il Santo dei
Santi fu risparmiato, protetto e rispettato, e questi avvenimenti
durarono fino al 1260. Questi 1260 anni costituiscono
una profezia che si riferisce alla manifestazione
del Báb (il precursore) di Bahá’u’lláh, che ebbe luogo
nell’anno 1260 dell’Egira di Muḥammad e, dato che il
periodo di 1260 anni è terminato, Gerusalemme, la Città
Santa, si avvia a ridiventare prospera, popolata e fiorente.
Tutti coloro che hanno visto Gerusalemme 60 anni fa
e che la vedono ora, riconoscono come essa sia tornata a
essere popolata e fiorente e come, ancora una volta, sia
rispettata.
Tale è il significato apparente dei versetti della Rivelazione
di S. Giovanni; ma essi hanno anche una interpretazione
e un significato simbolico. La legge di Dio
consta di due parti; una è la base fondamentale che comprende
tutte le cose spirituali, che si riferisce, cioè, alle
virtù spirituali e alle qualità divine e non muta né si modifica;
è il Santo dei Santi che è l’essenza della legge di
Adamo, di Noè, di Abramo, di Mosé, di Cristo, di
Muḥammad, del Báb e di Bahá’u’lláh, che dura ed è stabilita
in tutti i cicli profetici. Questa legge non sarà mai
abrogata poiché essa è verità spirituale e non materiale; è
la fede, la sapienza, la certezza, la giustizia, la pietà, la
virtù, la fiducia, l’amore di Dio, la pace interiore, la purezza,
l’abnegazione, l’umiltà, la dolcezza, la pazienza,
la costanza. Mostra pietà per i poveri, protegge gli oppressi,
dona ai miseri e rialza i caduti. Queste qualità di
vine, questi comandamenti eterni non saranno mai aboliti;
anzi dureranno e saranno stabiliti per sempre. Queste
virtù dell’umanità si rinnoveranno in ognuno dei differenti
cicli poiché, alla fine di ogni ciclo, la Legge spirituale
di Dio, cioè le virtù umane, scompaiono e soltanto
ne sussiste la forma. Così presso gli Ebrei, alla fine del
ciclo di Mosé, che coincide con la manifestazione cristiana,
la Legge di Dio scomparve e rimase soltanto una
forma senza spirito. Il Santo dei Santi si allontanò da loro;
ma il cortile fuori di Gerusalemme – che è l’espressione
usata per la forma della religione – cadde nelle mani
dei Gentili. Allo stesso modo i princìpi fondamentali
della religione di Cristo, che costituiscono le virtù sublimi
dell’umanità, sono scomparsi e la sua forma è rimasta
nelle mani del clero e dei preti. Così pure i fondamenti
della religione di Muḥammad sono scomparsi, ma
la forma è rimasta nelle mani degli ‘ulamá ufficiali.
Questi fondamenti della Religione di Dio, che sono
spirituali e costituiscono le virtù dell’umanità, non possono
essere abrogati; essi sono immutabili ed eterni e si
rinnovano col ciclo di ogni profeta.
La seconda parte della Religione di Dio, che si riferisce
al mondo materiale e comprende il digiuno, la preghiera,
gli esercizi del culto, il matrimonio, il divorzio,
l’abolizione della schiavitù, i processi legali, le transazioni,
le indennità per omicidio, violenze, ladrocinio e
oltraggi, questa parte della Legge di Dio che si riferisce
alle cose materiali, viene trasformata in ogni ciclo profetico
conformemente alle esigenze dei tempi.
In breve, ciò che s’intende col termine “Santo dei
Santi” è la legge spirituale che non verrà mai modificata,
alterata o abrogata, mentre la Città Santa sta a significare
la legge materiale che può essere abrogata; e questa
Legge materiale chiamata la Città Santa doveva avere
una durata di 1260 anni: “E io darò ai miei due testimoni
– vestiti di sacchi – di profetizzare ed essi profetizzeranno
1260 giorni”. Questi due testimoni sono Muḥammad il
Messaggero di Dio e ‘Alí, figlio di Abú Tálib. Nel Corano
è detto che Dio, rivolgendoSi a Muḥammad, il Messaggero
di Dio, disse: “Noi facemmo di te un testimonio,
un Araldo di buone novelle e un ammonitore”. Cioè: Noi
ti abbiamo designato come testimonio, come apportatore
di buone novelle e come colui che porterà il fardello della
collera di Dio. “Testimonio” sta per colui la cui testimonianza
vaglierà gli eventi e gli ordini di questi due testimoni
verranno dati per 1260 giorni, ossia per 1260 anni.
Ora Muḥammad era la radice e ‘Alí il ramo, come
Mosè e Giosuè. È detto che essi sarebbero stati “vestiti
di sacchi” per indicare che essi, apparentemente, avrebbero
portato Vecchie vesti, e non nuove; in altre parole,
al principio essi non splenderebbero allo sguardo dei popoli,
né la loro Causa apparirebbe nuova poiché la Legge
spirituale di Muḥammad corrisponde a quella di Cristo
nel Vangelo, e la maggior parte delle sue leggi relative
alle cose materiali corrispondono a quelle del Pentateuco.
Tale è il significato della “vecchia veste”.
Poi è detto: “Questi sono i due ulivi e i due candelieri
che stanno al cospetto del Signore della terra”. Le
due anime vengono paragonate a due ulivi poiché in quel
tempo ci si serviva dell’olio d’oliva per alimentare le
lampade. Il significato del testo è: due esseri dai quali si
sprigiona lo spirito della saggezza di Dio che è l’origine
della luce del mondo; queste luci di Dio dovevano irradiarsi
e splendere e perciò vengono paragonate a due
candelieri. Il candeliere è la sede della luce che da esso
si irradia; allo stesso modo la luce della guida divina doveva
splendere e irradiarsi da queste due anime illuminate.
Poi è detto: “Essi stanno al cospetto del Signore”, ossia
essi si sono posti al servizio di Dio, educando le creature
di Dio, come fecero con le tribù selvagge degli arabi
nomadi della penisola araba che educarono in modo tale
che in quel periodo la civiltà araba raggiunse il più alto
livello e la sua fama si estese a tutto il mondo. “E se alcuno
li vuole offendere, fuoco esce dalla loro bocca e divora
i loro nemici”. Ossia: nessuno può resister loro e se
una persona volesse sminuire i loro insegnamenti e la loro
legge, verrebbe avviluppato e sterminato da questa
stessa legge che esce dalla loro bocca; mentre chiunque
tentasse di opporsi o far loro del male, o di odiarli, verrebbe
annientato da un semplice comando uscito dalle
loro bocche. E così avvenne; tutti i loro nemici furono
sconfitti, volti in fuga e annientati. Così, Dio li assisté
con chiara evidenza.
È detto anche: “Costoro hanno podestà di chiudere il
cielo sicché non cada la pioggia nel dì della loro profezia”;
cioè per la durata di quel ciclo essi sarebbero stati
sovrani. La Legge e gli insegnamenti di Muḥammad e le
delucidazioni e i commenti di ‘Alí sono un dono celeste;
se i profeti desiderano elargire questa grazia hanno il potere
di farlo. Se non lo desiderano, la pioggia non cadrà;
in questo caso la pioggia sta per pioggia di grazie.
Poi è detto: “Hanno, parimenti, potestà sopra le acque
per convertirle in sangue”, intendendo che il potere profetico
di Muḥammad fu identico a quello di Mosè e il
potere di ‘Alí fu identico a quello di Giosuè; se lo volevano
essi potevano trasformare le acque del Nilo in sangue
per gli egiziani e per coloro che li rinnegavano; ciò
che era ragione di vita per loro, poteva – per chi seguiva
l’ignoranza e l’orgoglio – diventare cagione di morte.
Così il regno, la ricchezza e il potere del Faraone e del
suo popolo che erano la ragione della vita della nazione,
divennero, in seguito alla loro opposizione, al loro rifiuto
e al loro orgoglio, una ragione di morte, di distruzione,
di dispersione, di degradazione e di miseria. Perciò; i due
testimoni avevano il potere di distruggere le nazioni.
Poi è detto: “E di colpire la terra con qualunque malanno
ogni volta che lo vorranno”, s’intenda con ciò che
essi avrebbero il potere e la forza materiale necessaria
per educare anche i malvagi, gli oppressori e i tiranni;
poiché Dio aveva concesso a questi due testimoni un potere
tanto esteriore quanto interiore per educare ed emendare
gli arabi nomadi, feroci, sanguinari e tiranni
che vivevano come bestie da preda. “E quando avranno
finita la loro testimonianza”, vuol dire: quando avranno
compiuto ciò che è stato loro comandato trasmettendo il
messaggio divino, diffondendo la legge di Dio e divulgando
gli insegnamenti celesti nell’intento di rendere
manifesti, nelle anime, i segni della vita spirituale affinché
la luce delle virtù dell’umanità s’irradi fino all’assoluto
progresso delle tribù nomadi. “La bestia che sale
dall’abisso farà guerra con loro e li vincerà e li ucciderà”.
Questa “bestia”sta a indicare i Baní Umayya (la dinastia degli Umayyadi, o “ Ommiadi “)
che li attaccarono dall’abisso dell’errore e insorsero contro la
religione di Muḥammad e contro la realtà di ‘Alí; in altre
parole contro l’amore di Dio.
È detto: “la bestia mosse guerra a questi due testimoni”,
guerra cioè religiosa intendendo dire che la bestia
agirebbe in completo contrasto cogli insegnamenti, colle
consuetudini, colle istituzioni di questi due testimoni a
tal punto che le virtù e le perfezioni diffuse dal potere di
quei due testimoni fra i popoli e le tribù, verrebbero annientate
e finirebbe col prevalere la natura animale con i
suoi desideri carnali. Così, questa bestia, facendo loro
guerra, avrebbe la vittoria – intendendo con questo che le
tenebre dell’errore provenienti dalla “bestia” influenzerebbero
gli sviluppi del mondo e ucciderebbero questi
due testimoni; in altre parole, distruggerebbero la vita
spirituale ch’essi avevano divulgata nel cuore delle nazioni,
sopprimendo le leggi e gli insegnamenti divini,
calpestando la religione di Dio e non lasciando che un
corpo senza vita e senza spirito.
“E i loro corpi morti giaceranno sulla piazza della
grande città la quale spiritualmente si chiama Sodoma ed
Egitto, dove ancora è stato crocifisso il Signore loro”. “I
loro corpi” significa la religione di Dio, e “la piazza” significa
sotto gli occhi di tutti. Il significato di “Sodoma
ed Egitto”, il luogo “dove è stato crocifisso Nostro Signore”
è la Siria e soprattutto Gerusalemme dove gli
Umayyadi ebbero i loro domini; e fu proprio in quelle
regioni che scomparvero la Religione di Dio e i divini
insegnamenti e vi rimase un corpo morto privo dello spirito.
“E gli uomini d’infra i popoli e tribù e lingue e nazioni
vedranno i loro corpi morti lo spazio di tre giorni e
mezzo, e non lasceranno che i loro corpi morti siano posti
in monumenti”. Com’è già stato spiegato, secondo la
terminologia dei Libri Sacri, tre giorni e mezzo equivalgono
a tre anni e mezzo, e tre anni e mezzo sono uguali a
quarantadue mesi, e 42 mesi a 1260 giorni; e poiché, secondo
il Libro Sacro ogni giorno sta per un anno, il significato
è che per 1260 anni, che costituisce il ciclo coranico,
le nazioni, le tribù e i popoli guarderanno i loro
corpi, cioè, essi ridurranno la Religione di Dio a uno
spettacolo; ma, pur non agendo secondo i suoi dettami,
non sopporteranno che i loro corpi, cioè la Religione di
Dio, vengano messi nel sepolcro. Ciò vuoi dire che, in
apparenza, essi si aggrapperebbero alla Religione di Dio
e non permetterebbero che fosse completamente tolta loro
né che il suo corpo fosse interamente distrutto e annientato.
In realtà l’avrebbero abbandonata mentre, apparentemente,
ne conserverebbero il nome e il ricordo.
Quelle “tribù, popoli e nazioni”, significa coloro che
sono riuniti all’ombra del Corano, che non permettono
che la Causa e la Legge di Dio siano intieramente distrutte
e annientate, poiché hanno conservato la preghiera
e il digiuno, ma i principi fondamentali della Religione
divina, ossia la morale e la buona condotta insieme alla
conoscenza dei divini misteri, sono scomparsi; la luce
delle virtù dell’umanità, che è il risultato dell’amore e
della conoscenza di Dio, si è estinta e le tenebre della tirannide,
della oppressione, delle passioni e dei desideri
satanici hanno trionfato. E il corpo della Legge di Dio,
simile a un cadavere, è stato esposto al pubblico per
1260 giorni, ogni giorno equivalente a un anno, e questo
periodo corrisponde al ciclo di Muḥammad.
La gente abbandonò tutto ciò che i due testimoni avevano
stabilito, e che rappresentava il fondamento della
Legge di Dio, e distrusse a tal segno le virtù dell’umanità
che sono i doni divini e lo spirito religioso che la sincerità,
la giustizia, l’unione, la purezza, la santità, l’abnegazione
e tutte le qualità divine scomparvero. Della religione
restarono soltanto le preghiere e il digiuno e questo
stato di cose durò per 1260 anni, che è la durata del
Furqán [un altro nome del Corano che significa «distinzione»].
Era come se questi due esseri fossero morti e i
loro corpi fossero rimasti privi dello spirito.
“E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e ne
faranno festa e si manderanno presenti gli uni agli altri,
perciocché questi due profeti avranno tormentato gli abitanti
della terra”. “Gli abitanti della terra” sta per le altre
nazioni e le altre razze quali i popoli d’Europa e dell’estrema
Asia i quali, quando videro che il carattere
dell’Islám era interamente cambiato, che la legge di Dio
era stata abbandonata, che le virtù, lo zelo e l’onore si
erano allontanati da esso e che le sue qualità erano decadute,
furono felici e si rallegrarono che la corruzione dei
costumi avesse contagiato i popoli dell’Islám i quali di
conseguenza sarebbero stati sopraffatti da altre nazioni.
Così è avvenuto – Vedete; costoro che avevano raggiunto
l’apice del potere come sono ora degradati e calpestati.
Le altre nazioni “Si manderanno presenti gli uni agli altri”
significa che si aiuteranno “perciocché questi due
profeti avevano tormentato gli abitanti della terra” cioè
essi avevano vinto le altre nazioni e gli altri popoli e li
avevano sottomessi.
“E in capo a tre giorni e mezzo, lo Spirito della vita
procedente da Dio, entrò in loro e si rizzarono in piè, e
grande spavento cadde sopra quelli che li videro”. Tre
giorni e mezzo ossia come abbiamo già detto, 1260 anni.
Queste due persone, i cui corpi giacevano privi di spirito,
sono gli insegnamenti e la legge stabiliti da Muḥammad
e promulgati da ‘Alí, dai quali, però, era scomparsa la
verità ed era rimasta soltanto la forma. Lo spirito ritornò
in loro, significa che quei fondamenti e quegli insegnamenti
vennero di nuovo stabiliti. In altre parole, la spiritualità
della Religione di Dio si era mutata in materialismo,
e le virtù in vizi; l’amore di Dio si era cambiato in
odio, la luce in tenebre, le qualità divine in sataniche, la
giustizia in tirannide, la misericordia in inimicizia, la
sincerità in ipocrisia, la salvezza in perdizione e la purezza
in sensualità. Poi, dopo tre giorni e mezzo, ossia
secondo la terminologia dei Sacri Libri, dopo 1260 anni,
questi insegnamenti divini, queste virtù celestiali, queste
perfezioni e queste munificenze spirituali vennero rinnovati
dalla manifestazione del Báb e dalla devozione di
Janáb-i Quddús [Hájí Muhammad ‘Alí Bárfurúshí, uno dei principali discepoli del Báb e
una delle diciannove Lettere del Vivente].
Le sante brezze si diffusero, la luce della verità splendette,
la primavera feconda giunse e l’alba della salvezza
spuntò. Questi due corpi esanimi ritornarono vivi e questi
due grandi – uno, il fondatore, l’altro, il promulgatore
– sorsero e furono simili a due candelieri poiché illuminarono
il mondo con la luce della verità.
“Ed essi udirono una gran voce dal cielo che disse loro:
salite qua. Ed essi salirono in cielo” e cioè, dal cielo
invisibile essi udirono la voce di Dio che diceva: Voi avete
seguito tutto ciò che era conveniente e, propagando
gli insegnamenti e le buone novelle, voi avete trasmesso
il mio messaggio agli uomini e avete proclamato la Parola
di Dio e avete compiuto il vostro dovere. Adesso, come
Cristo, dovete sacrificare la vostra vita per il Beneamato,
e divenire martiri. E quel Sole della Verità e quella
Luna della Salvezza, tutti e due come il Cristo tramontarono
all’orizzonte del supremo martirio e ascesero al
Regno di Dio. “E i loro nemici li videro” cioè; molti dei
loro nemici, dopo essere stati testimoni del loro martirio
si accorsero del loro carattere sublime e dell’eccellenza
della loro virtù e testimoniarono la loro grandezza e la
loro perfezione.
“E in quell’ora si fece un gran terremoto e la decima
parte della città cadde e settemila persone furono uccise
in quel terremoto”.
Questo terremoto si produsse in Shíráz dopo il martirio
del Báb. La città fu in scompiglio e molti perirono.
Una grande perturbazione ebbe luogo in seguito a malattie,
al colera, alla carestia, alla indigenza, alla scarsezza
di viveri ad afflizioni tali come mai prima si erano avute.
“E il rimanente fu spaventato e diede gloria all’Iddio
del cielo”. Quando il terremoto ebbe luogo nel Fárs i sopravvissuti
si lamentarono e piansero giorno e notte, intenti
solo a glorificare e a pregare Dio. Erano così afflitti
e spaventati che la notte non potevano trovare riposo né
sonno.
“La seconda afflizione è passata; ed ecco, tosto verrà
la terza”. La prima afflizione è l’apparizione del Profeta
Muḥammad, figlio di ‘Abdu’lláh – pace su Lui! La seconda
afflizione è quella del Báb – su Lui gloria e lode!
La terza è il grande giorno della manifestazione del Signore
degli Eserciti e la radiosità della Bellezza del
Promesso. La spiegazione della parola “afflizione” si
trova nel capitolo XXX di Ezechiele, versetti 2 e 3 in cui
è detto: “La parola del Signore mi fu ancora indirizzata
dicendo: Figliuol d’uomo, profetizza e di’: Così ha detto
il Signore Iddio: Urlate e dite: Ohimè lasso! quel giorno
è questo! Perciocché vicino è il giorno, vicino è il giorno
del Signore!”.
È dunque evidente che il giorno dell’afflizione è il
giorno del Signore; poiché quel giorno è di afflizione per
i negligenti, per i peccatori, per gli ignoranti. “La seconda
afflizione è passata; ed ecco, tosto verrà la terza” ossia
il giorno della manifestazione di Bahá’u’lláh, il giorno
di Dio ed è prossimo al giorno della manifestazione
del Báb.
“Poi il settimo angelo sonò e si fecero gran voci nel
cielo, che dicevano: il regno del mondo è venuto ad esser
del Signor nostro, e del suo Cristo, ed egli regnerà nei
secoli dei secoli”. Il settimo angelo è un uomo adorno di
attributi celesti che sorgerà con qualità e caratteristiche
angeliche. S’innalzeranno voci cosicchè l’apparizione
della divina Manifestazione verrà proclamata e divulgata.
Nel giorno della manifestazione del Signore degli Eserciti,
all’epoca del ciclo divino dell’Onnipotente quale
è stato promesso in tutti i libri e scritti dei Profeti – in
quel giorno di Dio verrà fondato il Regno spirituale e divino
ed il mondo si rinnoverà; un nuovo spirito verrà alitato
nel corpo della creazione, la divina primavera giungerà,
le nubi della misericordia la lasceranno discendere,
il sole della verità splenderà, la brezza fecondatrice spirerà,
il mondo umano si ammanterà di una nuova veste,
la terra diverrà un paradiso sublime, l’umanità verrà educata,
le guerre, le dispute, i conflitti e la cattiveria
scompariranno mentre brilleranno la sincerità, la rettitudine,
l’onestà e l’amore di Dio. L’unione, l’amore e la
fraternità avvolgeranno il mondo e Dio regnerà per sempre;
il Regno dello Spirito sarà istituito. Tale è il giorno
di Dio, poiché tutti i giorni che sono venuti e passati erano
i giorni di Abramo, di Mosè e di Cristo o di altri Profeti,
ma questo è il giorno di Dio, poiché il Sole della
Realtà vi si leverà con tutto il suo calore e il suo splendore.
“E i ventiquattro anziani che sedevano al cospetto di
Dio sui loro troni si prostrarono e adorarono Iddio, dicendo:
noi ti ringraziamo, o Signore Onnipotente, che
sei, che eri, e che hai da venire; ché Tu hai assunta la tua
potenza e ti sei messo a regnare”. In ogni ciclo gli eletti e
i santi sono stati dodici. Così Giacobbe ebbe dodici figli;
al tempo di Mosè vi erano dodici capi tribù, al tempo di
Cristo si ebbero dodici Apostoli ed al tempo di
Muḥammad vi furono dodici Imám. Ma in questa gloriosa
Manifestazione ve ne sono ventiquattro, cifra doppia
delle precedenti, poiché la grandezza di questa Manifestazione
lo esige. Queste anime sono alla presenza di
Dio assise sui loro troni; regnano cioè eternamente.
Questi ventiquattro eletti, benché assisi sui troni del potere
eterno, adorano l’apparizione della manifestazione universale,
sono umili e sottomessi, e dicono: “Noi ti ringraziamo,
o Signore Iddio Onnipotente. che sei, che eri e che
hai da Venire; ché tu hai assunta la tua potenza e ti sei messo
a regnare”. Il ché significa: Tu elargirai i tuoi insegnamenti,
riunirai tutte le creature alla tua ombra, porterai tutti
gli uomini all’ombra di una sola tenda. E benché sia
l’Eterno Regno di Dio, ed Egli abbia avuto ed abbia sempre
un Regno, qui “Regno”significa la Manifestazione di
Dio stesso [la Sua più perfetta Manifestazione]
e il fatto che Egli emanerà tutte le leggi e gli insegnamenti
che costituiscono lo spirito dell’umanità e della
vita eterna. E questa Manifestazione universale sottometterà
il mondo col potere spirituale, non con la guerra e le
battaglie; lo farà in pace e tranquillità, non con la spada né
le armi; stabilirà il suo Regno divino per mezzo dell’amore
e non con la forza. Diffonderà questi insegnamenti divini
con la gentilezza e la giustizia e non con le armi e la violenza.
Educherà in tal modo le nazioni e i popoli che
nonostante le loro diverse condizioni, le loro diverse
usanze e caratteristiche, religioni e razze, essi costituiranno
un solo gregge, com’è detto nella Bibbia, come il lupo con
l’agnello, il leopardo con il capretto, il lattante con il
serpente, e diverranno amici e compagni. I conflitti dovuti
alle diversità di razza e di religione, nonché le barriere fra
le nazioni, saranno completamente abolite e sarà raggiunta
la perfezione, la unione e la riconciliazione all’ombra
dell’Albero Benedetto.
“E le genti si sono adirate”, poiché i Tuoi insegnamenti
erano contrari alle passioni degli altri popoli
“ma l’ira Tua è Venuta”; cioè, tutti saranno colpiti da
grave perdita, perché non seguendo i tuoi precetti, i Tuoi
consigli e i Tuoi insegnamenti, rimarranno privi della
grazia eterna e separati come da un velo dalla luce del
Sole della Verità. “E il tempo dei morti, nel quale conviene
ch’essi siano giudicati” significa: è venuto il tempo
in cui i morti, cioè coloro che sono privi dello spirito
dell’amore di Dio e non posseggono parte della vita eterna,
verranno giudicati con giustizia, intendendo con
ciò che riceveranno ciò che meritano. E sarà evidente la
realtà dei loro segreti dimostrando quale basso livello essi
occupino nel mondo dell’esistenza, perché in realtà essi
sono sotto il governo della morte.
“… E che tu dia il premio ai tuoi servitori, profeti e santi
e a coloro che temono il tuo nome, piccoli e grandi”. Cioè a
dire: Dio premierà i giusti con munificenza infinita facendoli
risplendere sull’orizzonte dell’onore eterno, come le
stelle del cielo. Egli li assisterà dotandoli di buona condotta
e di azioni che sono la luce dell’umanità, la causa della salvezza
e i mezzi della vita eterna nel Regno Divino.
“E che tu distrugga coloro che distruggono la terra”
significa che Dio castigherà severamente i negligenti
poiché la cecità dei ciechi sarà manifesta e la vista dei
veggenti diverrà evidente; l’ignoranza e la mancanza di
conoscenza di coloro che vivono nell’errore saranno riconosciute
e la sapienza e la saviezza di coloro che sono
ispirati appariranno chiare; di conseguenza, coloro che
distruggono saranno distrutti.
“E il tempio di Dio venne aperto nel cielo” significa che
la divina Gerusalemme è stata trovata e che il Santo dei
Santi è visibile. Il Santo dei Santi, secondo la terminologia
dei saggi, è l’essenza della Legge Divina, degli insegnamenti
celestiali e veritieri del Signore, che – come già detto
– non sono mutati in alcun ciclo profetico. Il santuario di
Gerusalemme è la realtà della Legge di Dio, che costituisce
il Santo dei Santi, e tutte le leggi, le convenzioni, i riti e gli
ordinamenti materiali sono la città di Gerusalemme – per
questo essa viene chiamata la Gerusalemme celeste. In
breve, dato che in questo ciclo il Sole della Verità farà brillare
la luce di Dio col massimo splendore, l’essenza degli
insegnamenti di Dio si realizzerà nel mondo dell’esistenza
e le tenebre dell’ignoranza e la mancanza di conoscenza saranno
dissipate. Il mondo diverrà un mondo nuovo e la luce
prevarrà. Così apparirà il Santo dei Santi.
“E il Tempio di Dio fu aperto nel cielo”, significa pure
che con la diffusione degli insegnamenti divini,
l’apparizione di questi celesti misteri, e con il sorgere del
Sole della Verità, si apriranno le porte del successo e
della prosperità in tutte le direzioni e i segni della bontà
e delle benedizioni celesti diverranno chiari.
“E il tempio di Dio fu aperto nel cielo e apparve l’ar-co
del patto”, vuol dire, il Libro del suo Testamento apparirà
nella sua Gerusalemme, l’Epistola del Patto sarà redatta e il
significato del Testamento e del Patto diverrà evidente. La
fama di Dio invaderà l’oriente e l’occidente e la proclamazione
della Causa di Dio riempirà il mondo. I violatori del
Patto saranno degradati e dispersi e i fedeli verranno trattati
amorevolmente e glorificati perché si attengono al Libro
del Testamento e restano fermi e saldi nel Patto.
“…E si fecero folgori e suoni e tuoni e terremoto, e
gragnuola grande”. Dopo l’apparizione del Libro del Testamento
si avrà forte uragano e i fulmini dell’ira e della
collera di Dio baleneranno, sopravverranno, il frastuono
del tuono della violazione del Patto e il terremoto dei
dubbi; la gragnuola dei tormenti si abbatterà sui violatori
del Patto e anche coloro che professano la fede dovranno
affrontare prove e cadere in tentazioni.
12 Commento all’XI capitolo di Isaia.
Nel capitolo XI di Isaia, dal versetto I al X, è detto:
“E uscirà un Rampollo dal tronco di Isaia e un ramo
spunterà dalle sue radici. E lo Spirito del Signore riposerà
sopra esso; lo Spirito di sapienza e d’intendimento; lo
Spirito di consiglio e di fortezza; lo Spirito di conoscimento
e di timor del Signore. E il suo diletto sarà nel timor
del Signore ed egli non giudicherà secondo la vista
dei suoi occhi, e non renderà ragione secondo l’udito dei
suoi orecchi. Anzi giudicherà i poveri con giustizia, e
renderà ragione con dirittura ai mansueti della terra; e
percuoterà la terra con la verga della sua bocca e ucciderà
l’empio col fiato delle sue labbra. E la giustizia sarà la
cintura dei suoi lombi, e la verità la cintura dei suoi fianchi.
“E il lupo dimorerà coll’agnello e il pardo giacerà col
capretto; e il vitello, e il leoncello, e la bestia ingrassata
staranno insieme; e un piccolo fanciullo li guiderà. E la
vacca e l’orsa pasceranno insieme e i loro figli giaceranno
insieme; e il leone mangerà lo strame come il bue. E
il poppante si trastullerà sopra la buca dell’aspido, e il
bimbo svezzato stenderà la mano sulla tana del basilisco.
Queste bestie in tutto il monte della mia santità, non faran
danno né guasto; perciocché la terra sarà ripiena della
conoscenza del Signore come le acque coprono il mare”.
Questo Rampollo del tronco di Isaia potrebbe essere
correttamente applicato a Cristo perché Giuseppe era il
discendente di Isaia, padre di Davide; ma siccome Cristo
trovò l’esistenza attraverso lo Spirito di Dio, chiamò se
stesso Figlio di Dio. Se non avesse fatto ciò, questa descrizione
si riferirebbe a Lui. Per di più, gli eventi che
Egli indicò che sarebbero accaduti nei giorni del Rampollo,
se interpretati simbolicamente, si adempirono, in
parte, ma non tutti, nei giorni di Cristo; e se non interpretati
così, decisamente nessuno di questi segni ha avuto
luogo. Ad esempio, il leopardo e l’agnello, il leone e il
vitello, il bimbo e l’aspide sono metafore e simboli che
indicano nazioni e popoli diversi, sètte antagonistiche, e
razze ostili, in opposizione e inimicizia come il lupo e
l’agnello. Noi diciamo che per opera dell’alito dello Spirito
di Cristo, tutti trovarono concordia e armonia, furono
vivificati e vissero assieme.
Ma… “in tutto il monte della mia santità non faranno
danno né guasto; perciocché la terra sarà ripiena della
conoscenza del Signore come le acque coprono il mare”.
Queste condizioni non esistevano all’epoca della manifestazione
di Cristo poiché, fino ad oggi, varie e antagonistiche
nazioni esistono nel mondo, pochissime riconoscono
il Dio d’Israele, e la maggioranza è priva della conoscenza
di Dio. Allo stesso modo, la pace universale
non si affermò ai tempi di Cristo; fra le nazioni antagonistiche
e ostili non vi era né pace né concordia, le dispute
e i disaccordi non cessarono e la riconciliazione e
la sincerità non apparvero. Così fino ad oggi fra le sètte e
le stesse nazioni cristiane, esistono inimicizia, odio e
l’ostilità più violenta.
Invece, questi versetti si applicano parola per parola a
Bahá’u’lláh, perché in questo ciclo meraviglioso la terra
verrà trasformata e il mondo dell’umanità sarà ordinato
con tranquillità e bellezza. Dispute, lotte, e assassini verranno
sostituiti dalla pace e dalla concordia; fra le nazioni,
i popoli, le razze e i diversi paesi, appariranno l’amore
e l’amicizia. La cooperazione e l’unità saranno stabilite
e finalmente la guerra sarà completamente soppressa.
Quando le leggi del Santissimo Libro saranno rigorosamente
applicate le contese e le dispute saranno
decise e giudicate con assoluta giustizia dinanzi a un tribunale
generale [La Baitu’l-‘Adl Universale, “Casa Universale di Giustizia”,
Tribuna di arbitrato internazionale, istituito da Bahá’u’lláh nel Kitáb-Aqdas,
il Libro Santo] delle nazioni e dei regni e le difficoltà
che potranno sorgere saranno risolte. I cinque continenti
del mondo ne formeranno uno solo, le numerose nazioni
diverranno una sola nazione; il mondo diverrà un’unica
regione e l’umanità una comunità singola. Le relazioni
fra i vari paesi, la mescolanza, l’unione e l’amicizia dei
popoli e delle comunità, raggiungerà un tal grado che la
razza umana sarà una sola famiglia. La luce dell’amore
celestiale brillerà e le tenebre della inimicizia e dell’odio
scompariranno dal mondo. La pace universale pianterà la
sua tenda al centro della terra e l’Albero Benedetto della
Vita crescerà e ramificherà tanto da ombreggiare
l’Oriente e l’Occidente. Forti e deboli, ricchi e poveri,
sètte antagonistiche e nazioni ostili simili al lupo e
all’agnello, al leopardo e al capretto, al leone e al vitello,
si comporteranno l’uno verso l’altro con perfetto spirito
di amore, amicizia, giustizia ed equità. Il mondo sarà
pieno di sapere grazie alla conoscenza della realtà del
mistero degli esseri e alla cognizione di Dio.
Ora, considerate come, in questo grande secolo che è
il ciclo di Bahá’u’lláh, la scienza e il sapere siano progrediti,
quanti segreti dell’esistenza siano stati scoperti,
quante grandi invenzioni siano state portate alla luce e si
moltiplichino di giorno in giorno. Fra non molto, la
scienza e il sapere, come pure la conoscenza di Dio,
compiranno tali progressi e mostreranno tante meraviglie
che tutti ne saranno stupiti. E allora il verso d’Isaia: “E
la terra sarà piena della conoscenza del Signore”, diverrà
chiaramente evidente.
Riflettete pure come nel breve periodo di tempo trascorso
dall’apparizione di Bahá’u’lláh, i popoli di tutti i
paesi, le nazioni e le razze siano venuti all’ombra di questa
Causa. Cristiani, Ebrei, Zoroastriani, Buddisti, Indù e
Persiani si legano di grande amicizia come se fossero uniti
da un migliaio di anni; essi sono come padre e figlio,
madre e figlia, sorella e fratello. Questo è il significato
della comunanza del lupo con l’agnello, del leopardo col
capretto, del leone col vitello.
Uno dei più grandi eventi che dovrà aver luogo nel
giorno della manifestazione di quell’incomparabile Ramo,
è l’innalzarsi dello Stendardo di Dio su tutte le nazioni,
cioè: Tutte le nazioni e le tribù vivranno all’ombra
di questa Bandiera Divina, che non è altri che il Ramo
del Signore stesso, e diverranno un’unica nazione. Gli
antagonismi di fedi e di religioni, le ostilità fra razze e
popoli, e i contrasti di nazionalità saranno sradicati. Si
avrà una religione, una fede, una razza e un popolo solo
che dimorerà sulla sua terra natia; questo globo terrestre.
La pace e la concordia universali avranno luogo fra le
nazioni e quell’incomparabile Rampollo raggrupperà tutto
Israele; ciò significa che in questo ciclo Israele sarà
raccolto in Terra Santa e il popolo ebraico, ora disperso
all’Est e all’Ovest, al Sud e al Nord, potrà raccogliersi.
Vedete ora; questi eventi non ebbero luogo nel ciclo
cristiano perché le nazioni non si riunirono sotto quello
stendardo che è il Ramo Divino. Ma in questo ciclo del
Signore degli Eserciti, tutte le nazioni e tutti i popoli verranno
all’ombra di questa Bandiera. All’istessa stregua,
Israele, disperso in tutto il mondo, non si radunò in Terra
Santa durante il ciclo cristiano; ma dall’inizio del ciclo
di Bahá’u’lláh, questa promessa divina, chiaramente affermata
in tutti i Libri dei Profeti, incomincia ad essere
attuata. Voi potete osservare che da tutte le parti del
mondo gruppi di Ebrei giungono in Terra Santa; vivono
in villaggi e terre che vanno facendo proprie e, di giorno
in giorno, aumentano in tal modo che la Palestina diverrà
presto la loro dimora.
13 Commento al XII capitolo della rivelazione di S. Giovanni. (Testo completo)
Abbiamo spiegato prima ciò che di frequente si intende
per Città Santa, la Gerusalemme di Dio, di cui è fatto
cenno nel Libro Sacro, e che è la Legge di Dio. A volte
essa è paragonata a una sposa, altre volte a Gerusalemme,
e ancora, al nuovo cielo e alla nuova terra. Così nel
XXI capitolo della rivelazione di S. Giovanni (versetti 1
– 2 – 3) è detto: “Poi vidi nuovo cielo e nuova terra perciocché
il primo cielo e la prima terra erano passati, e il
mare non era più. E io, Giovanni, vidi la Città Santa, la
Nuova Gerusalemme che scendeva dal cielo, d’appresso
a Dio, acconciata come una sposa adorna per il suo sposo.
E udii una gran voce dal cielo che diceva: “Ecco il
tabernacolo di Dio con gli uomini, ed Egli abiterà con loro;
ed essi saranno il Suo popolo e Iddio stesso sarà con
loro, l’Iddio loro”.
Notate come sia chiaro ed evidente che il primo cielo
e la prima terra significhino la legge antica. Poiché è detto
che il primo cielo e la prima terra erano passati e il
mare non era più; il che vuol dire che la terra è il luogo
del giudizio e, su questa terra del giudizio, non v’è mare,
il che significa che gli insegnamenti della Legge di Dio
si diffonderanno su tutta la terra e tutti gli uomini entreranno
nella Causa di Dio e la terra sarà completamente
popolata da credenti, e perciò non vi sarà più il mare,
perché il luogo di abitazione e le dimore dell’uomo, sono
sulla terra ferma. In altre parole, a quell’epoca, il campo
della legge diverrà il luogo di diletto dell’uomo. Tale terra
è solida e i piedi non possono scivolare su di essa.
La Legge di Dio è pure descritta come la Città Santa,
la Nuova Gerusalemme. È evidente che la nuova Gerusalemme
che scende dal cielo non è una città di pietra, di
calce, di mattoni, di terra e di legno. Essa è la Legge di
Dio che discende dai cieli ed è chiamata la nuova città; è
chiaro che la Gerusalemme fatta di pietre e di terra, non
discende dal cielo e non è rinnovata, mentre ciò che è
rinnovato è la Legge di Dio.
La Legge di Dio è pure paragonabile alla sposa abbigliata
che appare con i suoi ornamenti più belli, com’è
detto nel XXI capitolo della rivelazione di Giovanni: “E
io Giovanni, vidi la Santa Città, la Nuova Gerusalemme
che scendeva dal cielo dappresso a Dio acconciata come
una sposa adorna per il suo sposo”. E nel capitolo XII,
nel primo versetto, è detto: “Poi apparve un gran segno
nel cielo; una donna attorniata dal sole, sotto ai cui piedi
era la luna e sopra la cui testa era una corona di dodici
stelle”; questa donna è la sposa, la Legge di Dio, che
scese su Muḥammad. Il sole che la rivestiva e la luna
sotto i suoi piedi, sono le due nazioni all’ombra di quella
legge, i regni persiano e turco, poiché l’emblema della
Persia è il sole, e quello della Turchia è la mezzaluna;
così il sole e la luna sono gli emblemi dei due regni che
si trovano sotto il potere della Legge di Dio. In seguito è
detto: “E sulla sua testa v’era una corona di dodici stelle”;
queste dodici stelle sono i dodici Imám promotori
della legge di Muḥammad, educatori del popolo, che
brillarono come stelle nei cieli della Guida Divina.
Nel secondo versetto è detto: “Ed essendo incinta gridava”,
il che significa che questa legge si trovò in grande
difficoltà e sopportò aspri tormenti ed afflizioni fino a
che un perfetto rampollo venne prodotto, e cioè la Manifestazione
da Venire, il Promesso, il perfetto rampollo,
allevato nel seno di questa Legge madre. Il fanciullo a
cui si fa riferimento è il Báb, il Punto Primo, che in verità
nacque dalla Legge di Muḥammad, la Santa Realtà, il
Báb che è rampollo e prodotto della Legge di Dio, sua
madre, promesso da quella religione e che trova la sua
realtà nel regno di quella Legge; ma a causa del dispotismo
del dragone, il fanciullo fu portato via da Dio. Dopo
1260 giorni il dragone fu distrutto e il figlio della Legge
di Dio, il promesso, si rese manifesto.
I versetti 3 e 4 dicono: “E apparve ancora un altro segno
nel cielo. Ed ecco un gran dragone rosso che aveva
sette teste e dieci corna e in su le sue teste v’erano sette
diademi. E la sua coda trascinava dietro a sé la terza parte
delle stelle del cielo ed egli le gettò in terra”. Questi
segni sono un’allusione alla dinastia degli Ommiadi che
dominarono la religione Musulmana. Sette teste e sette
diademi stanno a significare i sette paesi sui quali gli
Ommiadi avevano potere; essi erano i domini romani intorno
a Damasco, i domini persiani, arabi ed egiziani insieme
ai domini dell’Africa, (cioè la Tunisia, il Marocco
e l’Algeria), il dominio di Andalusia (che ora è la Spagna)
e il dominio del Turchestan e della Tansoxiana
[Il territorio al di là del fiume Oxus, antico nome del fiume Amu-Daria,
che scorre dall’altipiano del Pamir al lago d’Aral.].
Gli Ommiadi avevano giurisdizione sopra questi paesi. Le
dieci corna stanno a significare i nomi di dieci sovrani
Ommiadi, comandanti in capo, il primo essendo Abú Sufyán
e l’ultimo Marwán; ma molti di essi portarono lo
stesso nome così vi furono due Mu,áwiyah, tre Yazíd,
due Valíd e due Marwán, ma se i nomi venivano contati
senza ripetizione eran dieci. Gli Ommiadi, il primo dei
quali fu Abú Sufyán, l’Emiro della Mecca, e capo della
dinastia degli Ommiadi e l’ultimo dei quali fu Marwán,
distrussero un terzo della santa e benedetta prosapia di
Muḥammad che era simile alle stelle del cielo.
Nel versetto 4° è detto: “E il dragone si fermò davanti
alla donna che doveva partorire acciocché, quando avesse
partorito, egli divorasse il suo figliuolo”. Come abbiamo
già spiegato, la donna è la Legge di Dio. Il dragone
stava vicino alla donna per divorarne il figliuolo, e il
bimbo era la manifestazione promessa, il rampollo della
legge di Muḥammad. Gli Ommiadi erano sempre in attesa
d’impossessarsi del Promesso che doveva apparire dal
lignaggio di Muḥammad, per distruggerlo, poiché essi
molto temevano l’apparizione della Manifestazione
promessa, e cercarono di uccidere ogni discendente di
Muḥammad che potesse essere altamente stimato.
Il versetto 5° dice: “Ed ella partorì un figliuol maschio
il quale ha da reggere tutte le nazioni con verga di
ferro”. Questo grande figlio è la Manifestazione promessa,
nata dalla Legge di Dio, ed educata nel seno degli
insegnamenti divini. La verga di ferro è il simbolo del
potere e della forza, non è una spada, e significa che col
divino potere Egli guiderà tutte le nazioni della terra.
Questo “figlio” è il Báb.
Il versetto 5° dice: “E il figliuolo di lei venne rapito e
portato appresso Dio e appresso al Suo trono”. Questa
profezia riguarda il Báb che ascese al regno celeste, al
Trono di Dio e al centro del Suo Regno. Considerate
come tutto corrisponda a quanto è accaduto.
E nel versetto 6° è detto: “E la donna fuggì nel deserto”;
cioè: “La legge di Dio fuggì nel deserto, che è il vasto
deserto dell’Hijáz e della Penisola Arabica”. Lo stesso
versetto 6° dice: “Dove havvi un luogo apparecchiato
da Dio”; la Penisola Arabica divenne la dimora e
l’abitazione del centro della Legge di Dio.
E ancora: “Acciocché sia ivi nutrita milleduecentosessanta
giorni”. Nella terminologia del Libro Santo,
questi milleduecentosessanta giorni rappresentano
milleduecentosessanta anni dall’epoca in cui la Legge di
Dio fu promulgata nel deserto d’Arabia, il grande deserto
dal quale è venuto il Promesso. Dopo milleduecentosessanta
anni, quella legge non avrà più alcuna influenza,
poiché i frutti di quell’albero saranno apparsi e i risultati
saranno prodotti.
Considerate come le profezie corrispondano l’una
all’altra. Nell’Apocalisse l’apparizione del Promesso è
fissata a dopo 42 mesi e Daniele la esprime con i termini
“3 volte e mezzo”, identici a 42 mesi, ossia a 1260 giorni.
In un altro passo della Rivelazione di Giovanni si parla
chiaramente dei 1260 giorni e nel Libro Santo è detto
che ogni giorno significa un anno. Nulla può essere più
chiaro della concordanza esistente fra queste profezie.
Il Báb apparve nell’anno 1260 dell’Egira di
Muḥammad, inizio dell’èra universalmente riconosciuta
dall’Islám. Non vi sono prove più evidenti di questi passi
dei Libri Santi per qualsiasi Manifestazione.
Per chi è equo, la concordanza dei tempi indicati dalle
lingue dei Grandi, è la prova più conclusiva. Non v’è altra
spiegazione possibile per queste profezie. Benedette
siano le anime giuste che cercano la verità. Ma ove manca
la giustizia, la gente attacca brighe e nega apertamente
l’evidenza, come fecero i Farisei che, alla Manifestazione
del Cristo, negarono, con la più grande ostinazione,
le spiegazioni date da Cristo e dai Suoi discepoli. Essi
velarono al popolo ignorante la Causa di Cristo, dicendo:
“Queste Profezie non sono per Gesù ma per il
Promesso che verrà dopo, in armonia con le condizioni
di cui si fa cenno nella Bibbia”. Queste condizioni erano
che Egli doveva avere un regno, sedersi sul Trono di
Davide, rafforzare la Legge della Bibbia, e promulgare
tale giustizia che il lupo e l’agnello si sarebbero riuniti
alla stessa sorgente.
Così i Farisei impedirono al popolo di conoscere Cristo.
______________
In questa conversazione, lo scopo di ‘Abdu’1-Bahá è
di conciliare in una nuova interpretazione le apocalittiche
profezie degli Ebrei, dei Cristiani e dei Mussulmani,
piuttosto che additarne il carattere soprannaturale. Sul
potere dei profeti, vedi: “Potere e Influenza delle Divine
Manifestazioni”, e “Le visioni e la comunicazione con
gli Spiriti”.
14 Prove spirituali.
Dopo, la primavera che dà la vita finisce in una estate
che dà i frutti. La Parola di Dio viene esaltata, la Legge
di Dio promulgata; tutte le cose raggiungono la perfezione.
La mensa celestiale è imbandita, le sante brezze
profumano l’oriente e l’occidente, gli insegnamenti di
Dio conquistano il mondo, gli uomini diventano istruiti,
si ottengono risultati meritevoli, il progresso universale
appare nel mondo dell’umanità e le divine elargizioni
circondano tutte le cose. Il Sole della Realtà sorge
dall’orizzonte del Regno di Dio col massimo potere o calore.
Quando esso raggiungerà lo zenit, comincerà a declinare
e a discendere, e la estate spirituale sarà seguita
dall’autunno; il tempo in cui la crescita e lo sviluppo si
arrestano. Le brezze si tramutano in venti devastanti e la
cattiva stagione cancella la bellezza e la freschezza dei
giardini, delle pianure e dei pergolati. Cioè, l’attrazione e
la benevolenza non permangono, le qualità divine mutano,
la radiosità dei cuori è offuscata, la spiritualità delle
anime viene alterata, le virtù sono sostituite dai vizi, la
santità e la purezza scompaiono. Rimangono soltanto il
nome della Religione di Dio e le forme essoteriche dei
divini insegnamenti. Le fondamenta della Religione di
Dio vengono distrutte e annientate, e nulla più esiste
tranne che vuote forme e abitudini. Appaiono le divisioni,
la fermezza si muta nell’incostanza, la spiritualità
muore, i cuori languono, le anime diventano inerti e
l’inverno sopraggiunge; così la freddezza dell’ignoranza
avvolge il mondo e prevale l’oscurità dell’errore umano.
Dopo questo periodo permangono l’indifferenza, la disobbedienza,
la sconsideratezza, l’indolenza, la bassezza,
l’istinto animale, la freddezza e l’insensibilità delle pietre.
È come la stagione invernale in cui il globo terrestre,
privo dell’effetto del calore del sole, diventa tetro e desolato.
Quando il mondo dell’intelligenza e del pensiero
ha raggiunto questo stadio, non rimane che una morte
continua e una perpetua non esistenza.
31 Spiegazione della bestemmia contro lo Spirito Santo.
Se un’anima rimane lontana dalla Manifestazione, essa
può, ciò malgrado, venir risvegliata; poiché essa non
riconobbe la Manifestazione delle perfezioni divine. Ma
se essa odia le stesse perfezioni divine, ossia se odia lo
Spirito Santo, è evidente che essa è simile al pipistrello
che odia la luce.
Il detestare la luce non ha rimedio e non può venir
perdonato; cioè, è impossibile in queste condizioni avvicinarsi
a Dio. Questa lampada è una lampada a causa
della sua luce; senza la luce non sarebbe una lampada.
Ora, se un’anima prova avversione per la luce della lampada,
essa è cieca, e non può comprendere la luce; e la
cecità è la causa della lontananza eterna da Dio.
34 La confessione di fede di Pietro. (Testo completo)
Domanda: Nel Vangelo di S. Matteo è detto: “Tu sei
Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia chiesa” (26:18).
Qual’è il significato di questo versetto?
Risposta: Questa espressione di Cristo è una conferma
della dichiarazione di Pietro, quando Cristo chiese:
Chi credi che io sia? E Pietro rispose: “Io credo che
Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Allora Cristo gli disse: “Tu sei Pietro”[6] – poiché Cefa
in aramaico significa roccia – “e su questa pietra io edificherò
la mia chiesa”. Perché gli altri in risposta a Cristo
dissero che egli era Elia, e qualcuno disse Giovanni Battista,
e alcuni altri Geremia o uno dei Profeti.
Cristo desiderava, per suggerimento o per allusione,
confermare le parole di Pietro; così nei riguardi della appropriatezza
del nome, Pietro, egli disse: “E su questa
pietra io edificherò la mia chiesa”, volendo dire, la tua
certezza che Cristo è il figlio vivente di Dio, sarà la base
della Religione di Dio; e su questa fede poggeranno le
fondamenta della chiesa di Dio, che è la Legge di Dio.
L’esistenza della tomba di Pietro a Roma è dubbia;
essa non è stata provata; alcuni dicono che essa sia in
Antiochia.
Inoltre, confrontiamo la vita di alcuni papi con la religione
di Cristo. Cristo, affamato e senza tetto, si cibava
di erbe del deserto, ed era contrario a ferire i sentimenti
di chicchessia. Il papa si sposta in una carrozza coperta
di ori, e trascorre le sue giornate nella più grande magnificenza,
fra comodi e lusso, ricchezze e adorazione, quali
i re non hanno mai avuto.
Cristo non fece male a nessuno, ma alcuni papi sacrificarono
gente innocente: riferitevi alla storia. Quanto
sangue è stato versato unicamente per mantenere il loro
potere temporale! Per una semplice differenza di opinione
fecero arrestare, imprigionare e sopprimere migliaia
di servitori dell’umanità e dotti che avevano scoperto i
segreti della natura. A che punto essi ostacolarono la verità!
Riflettete sulle istruzioni di Cristo, ed esaminate le
abitudini e le usanze dei papi. Considerate; vi è nessuna
rassomiglianza fra gli insegnamenti di Cristo e il modo
di governare dei papi? Noi siamo contrari alle critiche,
ma la storia del Vaticano è veramente straordinaria.
Il contenuto del nostro ragionamento è questo, che gli
insegnamenti di Cristo sono una cosa, e i metodi del governo
pontificio sono tutt’altra cosa; essi non concordano.
Quanti Protestanti furono uccisi per ordine dei papi!
Quante tirannidi e oppressioni furono favorite,
quante punizioni e torture furono inflitte! Può nessuna
delle dolci fragranze di Cristo essere ritrovata in queste
azioni? No! In nome di Dio! Questa gente non obbedì a
Cristo mentre Santa Barbara, il cui ritratto è davanti a
noi, obbedì a Cristo, seguì le sue orme e mise in pratica i
suoi comandamenti. Fra i papi vi furono anche alcune
anime benedette che seguirono le orme di Cristo, specialmente
nei primi secoli dell’èra cristiana, quando
mancavano i beni temporali e le prove imposte da Dio
erano dure. Ma quando i papi entrarono in possesso del
potere temporale, e acquisirono prosperità e onori mondani,
il governo papale dimentico interamente di Cristo,
si occupò del potere temporale, di grandezze, di agi e di
lussi; soppresse persone, si oppose alla diffusione della
cultura, tormentò gli uomini di scienza, ostacolò la luce
della conoscenza, ed emanò ordini di uccisioni e di saccheggi.
Migliaia di anime, uomini di scienza e senza
peccato, perirono nelle prigioni di Roma. Con tutti questi
metodi e azioni, come si poteva credere all’esistenza del
Vicariato di Cristo?
La sede papale ebbe costantemente a ostacolare la conoscenza;
perfino in Europa si ammette che la religione
si oppone alla scienza, e che la scienza distrugge le fondamenta
della religione. Mentre la Religione di Dio
promuove la verità, è fondatrice della scienza e della conoscenza,
è piena di benevolenza per gli uomini di
scienza, è la civilizzatrice dell’umanità, scopre i segreti
della natura e illumina gli orizzonti del mondo. Di conseguenza,
come si può dire che si oppone al sapere? Dio
non voglia! Anzi, per Dio, la conoscenza è il più munifico
dono dato all’uomo e la più nobile delle umane perfezioni.
Opporsi alla conoscenza è ignoranza, e colui che
detesta il sapere e la scienza non è un uomo, ma piuttosto
un essere senza intelligenza. Perché la conoscenza è
luce, vita, felicità, perfezione, bellezza, e indica la facoltà
di avvicinarsi alla Soglia dell’Unità. La conoscenza è
l’onore e la gloria del mondo dell’umanità e la più grande
generosità di Dio. La conoscenza è guida; la non conoscenza
è vero errore. Felici coloro che trascorrono il
tempo nell’accrescere il loro sapere, nello scoprire i segreti
della natura e nel penetrare le sottigliezze della pura
verità! Miseri coloro che vivono contenti della loro ignoranza,
coloro i cui cuori si rallegrano nelle futili imitazioni,
che sono caduti nelle più basse profondità
dell’ignoranza e della stoltezza, e hanno sprecato le loro
vite!
41 I cicli universali.
Domanda: Quale è la vera spiegazione dei cicli che
avvengono nel mondo dell’esistenza?
Risposta: Ognuno dei corpi luminosi in questo firmamento
illimitato ha un ciclo di rivoluzione di diversa
durata; ognuno ruota nella sua orbita ed un nuovo ciclo
incomincia di nuovo. Così la terra, ogni trecentosessantacinque
giorni, cinque ore, quarantotto minuti e frazioni,
completa una rivoluzione; dopo di che si inizia un
nuovo ciclo, cioè, il precedente ciclo viene rinnovato.
Allo stesso modo, per l’intero universo, sia nei cieli sia
fra gli uomini, vi sono cicli di grandi eventi, di fatti ed
avvenimenti importanti. Quando un ciclo è finito, ne
comincia uno nuovo, e quello vecchio, rispetto agli eventi
che hanno luogo, viene completamente dimenticato
e non ne resta alcuna traccia o testimonianza. Come vedete,
non abbiamo testimonianze sulle epoche di 20.000
anni fa, sebbene, come abbiamo già dimostrato, la vita
su questa terra sia molto antica. Essa non ha mille, duemila,
un milione o due milioni di anni; è molto più antica;
ma vecchie testimonianze e tracce sono totalmente
cancellate.
57 Cause della diversità nei caratteri degli uomini.
È da notare che la peggiore delle qualità e il più odioso
degli attributi umani, nonché la fonte di ogni male, è
la menzogna. Non si può immaginare né può esistere facoltà
peggiore e più biasimevole di questa; essa distrugge
tutte le perfezioni umane ed è causa di innumerevoli
vizi. Non esiste peggiore caratteristica della menzogna,
che è anche all’origine di tutto il male. Eppure, se un
medico conforta un malato dicendogli: “Grazie a Dio,
state meglio, vi è speranza che possiate rimettervi”, anche
se ciò non risponde a verità, può essere di conforto
al paziente e apportare un miglioramento decisivo della
malattia. Tale menzogna non è quindi da biasimare.
59 La conoscenza di Dio nell’uomo.
La conoscenza della Realtà della Divinità è impossibile
e irraggiungibile, ma la conoscenza della Manifestazione
di Dio è già conoscenza di Dio, perché le generosità,
gli splendori e gli attributi divini diventano apparenti
nella Manifestazione. Perciò, se l’uomo perviene
alla conoscenza delle Manifestazioni di Dio, giungerà
pure alla conoscenza di Dio; mentre, se egli dà prova di
negligenza nel tentare di conoscere la Santa
Manifestazione, egli verrà privato della conoscenza di
Dio.
60 L’immortalità dello spirito.
Colui che viene
privato dei favori divini, sebbene continui a vivere dopo
la morte, è considerato “morto”dal popolo della verità.
62 Le perfezioni sono senza limiti.
È perfino possibile che la condizione di coloro che
sono morti nel peccato e nell’incredulità possa cambiare;
che essi possano essere oggetto del perdono dovuto alla
generosità di Dio, se non alla Sua giustizia; perché la generosità
dona senza merito, mentre la giustizia dà ciò che
si merita.
E come le anime, in questo
mondo, con l’aiuto delle preghiere e delle implorazioni
dei santi possono evolversi, altrettanto avviene dopo
la morte. Per mezzo di suppliche e preghiere le anime
possono progredire; soprattutto ove siano oggetto
dell’intercessione delle Sante Manifestazioni.
69 L’influsso delle stelle.
Domanda: Le stelle del cielo possono avere un influsso
sull’anima umana, oppure no?
Risposta: Alcuni corpi celesti hanno influssi materiali
così chiari ed evidenti sul globo terrestre e sugli esseri
terreni, da non aver bisogno di spiegazione. Considerate
il sole, che, con l’aiuto e grazie alla provvidenza di Dio
porta allo sviluppo della terra e di tutti gli esseri terreni.
Senza la luce e il calore del sole, le creature terrene non
esisterebbero affatto. Per quanto riguarda l’influenza spirituale
degli astri sul mondo umano, sebbene essa possa
sembrare strana, pure, riflettendovi più profondamente,
non dovrebbe dar luogo a troppa sorpresa. Non intendo
affermare con ciò che le predizioni degli astrologi del
passato, tratte dai movimenti delle stelle, corrispondessero
agli avvenimenti; perché gli oroscopi degli antichi
astrologi erano forme di immaginazione che trassero
origine dalle classi sacerdotali Egizie, Assire, e Caldee,
come pure dal mondo fantastico dell’Induismo e dai miti
dei Greci, dei Romani e di altri popoli, ugualmente adoratori
delle stelle. Intendo solo dire che questo universo
illimitato è simile al corpo umano, nel quale tutte le
membra sono strettamente connesse e saldate l’uno
all’altro. Fino a che punto gli organi, le membra, e le
parti del corpo umano sono frammisti e connessi per darsi
reciproco aiuto, e come si influenzano a vicenda! Allo
stesso modo, le parti dell’universo infinito hanno entità
ed elementi rigorosamente connessi gli uni agli altri, e si
influenzano spiritualmente e materialmente. Ad esempio,
l’occhio vede, e tutto il corpo ne risente; l’orecchio sente,
e tutte le membra ne sono scosse. Su questo non v’è
dubbio; ora l’universo è simile a un essere vivente. Inoltre,
la connessione esistente fra le membra degli esseri
deve necessariamente avere conseguenze tanto di ordine
materiale quanto spirituale.
73 Guarire con i mezzi materiali.
Parliamo ora di guarigioni da ottenersi con mezzi materiali.
La medicina è ancora a uno stadio iniziale; essa
non ha raggiunto la maturità, ma quando l’avrà raggiunta
le cure verranno effettuate con rimedi non ripugnanti al
gusto né all’olfatto dell’uomo, e cioè con alimenti, frutta,
e verdure gradevoli sia al gusto sia all’olfatto. Poiché la
causa che provoca le malattie – cioè, la causa che consente
alla malattia di penetrare nell’organismo umano – o
è di natura fisica oppure risulta dall’eccitamento dei nervi.
Le principali cause di malattie sono fisiche; perché il
corpo umano è composto di numerosi elementi, distribuiti
in una misura e con un equilibrio particolari. Fino a
che questo equilibrio si mantiene, l’uomo rimane immu255
ne dal male; ma, se questo equilibrio essenziale, che costituisce
il perno della costituzione organica, è turbato,
sopravviene la malattia.
Se per caso vi è impoverimento di uno degli elementi
costituenti il corpo umano, e moltiplicazione in un altro,
la proporzione e l’equilibrio organico sono compromesse
e si ha la malattia.
Tutti gli elementi costitutivi dell’uomo, esistono anche
nei vegetali; di conseguenza, se uno di essi va diminuendo
e l’uomo si nutre di cibi che ne contengono,
l’equilibrio verrà ristabilito, e l’uomo guarirà. Ove lo
scopo sia l’equilibrarsi degli elementi costitutivi del corpo,
esso potrà essere ottenuto tanto con le medicine
quanto con i cibi.
La maggior parte delle malattie che colpisce l’uomo,
colpisce anche gli animali; ma l’animale non si cura con
medicine. Nelle montagne, nelle foreste, è la facoltà del
gusto e dell’olfatto che agisce terapeuticamente per
l’animale. Esso annusa le piante che crescono nei boschi,
mangia quelle che attraggono il suo gusto e il suo olfatto,
e guarisce.
Appare quindi evidente che è possibile curarsi con cibi,
con alimenti e frutta; ma siccome la scienza medica è
tuttora imperfetta, ciò non è stato ancora completamente
compreso. Quando la scienza medica giungerà alla perfezione,
le cure verranno effettuate con cibi, alimenti,
frutta fragranti, verdure e con svariate acque dalle diverse
temperature, calde o fredde.
74 La non esistenza del male. (Testo completo)
È cosa assai ardua dare una chiara spiegazione
dell’argomento. Sappi che gli esseri sono di due specie;
esseri materiali e spirituali, esseri percepibili dai sensi fisici
e intellettuali.
Le cose sensibili sono quelle percepite dai cinque
sensi esteriori; così le cose esterne viste dall’occhio,
vengono chiamate sensibili. Le cose intellettuali sono
quelle che non hanno esistenza esteriore, ma sono concezioni
della mente. Ad esempio, la mente stessa è una
realtà intellettuale e non ha un’esistenza esteriore. Tutte
le caratteristiche e qualità dell’uomo costituiscono
l’esistenza intellettuale e non sono sensibili.
In breve, le realtà intellettuali, così come tutte le qualità
e perfezioni dell’uomo, sono essenzialmente buone
ed esistenti. Il male è costituito semplicemente dalla
mancanza di esse. Così l’ignoranza è mancanza di conoscenza,
l’errore è mancanza di guida, la dimenticanza
mancanza di memoria, la stupidità mancanza di buon
senso. Tutte queste cose non hanno un’esistenza reale.
Allo stesso modo, le realtà sensibili sono essenzialmente
buone, e il male è dovuto alla mancanza
di esse; ad esempio, la cecità è mancanza della vista; la
sordità, mancanza dell’udito; la povertà, mancanza di
ricchezza; la malattia, mancanza di salute; la morte mancanza
di vita; la debolezza, mancanza di forza.
Un dubbio si pone; ad esempio, gli scorpioni e i serpenti
sono velenosi; sono essi buoni o cattivi, dato che
sono pure esseri viventi? Sì, in relazione all’uomo uno
scorpione o un serpente sono “cattivi”, ma non lo sono
rispetto a se stessi dato che il veleno ne è l’arma, e con il
morso essi si difendono. Poiché – però – gli elementi del
veleno non si accordano con i nostri elementi costitutivi,
poiché vi è antagonismo fra questi diversi elementi, tale
antagonismo è un male; ma, in realtà, per quanto li riguarda,
essi sono buoni.
Riassumendo: è possibile che una cosa sia “un male”
in relazione a un’altra, ma che al tempo stesso, considerata
entro i limiti del proprio essere, non sia cattiva.
Così, è dimostrato che non esiste alcun male nel mondo
dell’esistenza; tutto ciò che Dio ha creato, Egli l’ha creato
buono. Il male è la non esistenza; come la morte è assenza
di vita. Quando un uomo non ha più vita, muore.
L’oscurità è assenza di luce; quando non vi è più luce,
si ha l’oscurità. La luce è una realtà esistente, ma
l’oscurità non esiste. La ricchezza esiste, ma la povertà
non esiste.
Diventa, così, evidente che tutti i mali ci riportano alla
non esistenza del male. Dio esiste, il male non esiste.
75 Due specie di tormento. (Testo completo)
Sappiate che vi sono due specie di tormento. Ad esempio,
l’ignoranza è un tormento, anche se è una forma
sottile di tormento, e così lo sono l’indifferenza verso
Dio, la falsità, la crudeltà e la slealtà. Tutte le imperfezioni
sono tormenti, ma assumono un carattere sottile.
Per un uomo intelligente la morte è meglio del peccato.
Certo è meglio perdere la lingua piuttosto che mentire o
calunniare.
L’altra specie di tormento riveste un carattere più evidente
e grossolano, come, ad esempio, le punizioni, la
prigionia, le percosse, l’espulsione, l’esilio. Ma, per il
popolo di Dio, la separazione da Dio è pur sempre il
maggior tormento.
83 Quattro metodi per acquistare la conoscenza.
Esistono soltanto quattro metodi riconosciuti per raggiungere
la conoscenza; in altri termini la realtà delle cose
può essere Compresa con uno dei quattro metodi seguenti.
Il primo metodo è costituito dalla percezione con i
sensi, Cioè, per mezzo di tutto ciò che l’occhio l’orecchio,
il gusto, l’olfatto e il tatto percepiscono.
Tutti i filosofi europei considerano l’uso dei sensi
come il metodo principale per acquisire conoscenza,
mezzo superiore ancorché imperfetto e suscettibile di indurre
in errore. Infatti, il più importante dei sensi è quello
della vista. Ricordiamo, in proposito, che la vista
permette di scorgere anche il miraggio dell’acqua e vede
le immagini riflesse negli specchi quali esseri realmente
esistenti; che i corpi appaiono piccoli secondo la distanza,
e che un punto rotante sembra un circolo.
Il secondo sistema è fondato sul ragionamento e era
quello degli antichi filosofi, colonne di saggezza;
esso può definirsi come il metodo della comprensione. I
saggi si basavano sulla ragione per le loro dimostrazioni
e si attenevano fermamente alle prove logiche; tutte le
loro teorie sono fondate sul ragionamento. Malgrado ciò,
le loro opinioni sono contraddittorie. A volte, i filosofi
mutarono perfino i loro punti di vista; per venti anni dimostrarono
l’esistenza di una cosa con argomenti logici,
per poi negarla con argomenti altrettanto logici. Tanto è
vero che Platone dimostrò dapprima l’immobilità della
terra e il movimento del sole; più tardi – sempre con dimostrazioni
logiche – egli provò che il sole era un centro
fisso e la terra si muoveva.
Il terzo metodo di comprensione avviene per mezzo
della tradizione e si fonda sui testi delle Sacre Scritture;
è opinione diffusa che “nell’Antico e nel Nuovo testamento
Dio così parlò”. Questo metodo è ugualmente imperfetto
dato che le tradizioni vengono accettate dalla
ragione. E poiché la ragione stessa è soggetta a errore,
come essere certi che essa non commetterà errori
nell’interpretazione del significato delle tradizioni? Come
non ingannarsi, dato che l’umana ragione non può
raggiungere la certezza? Questo è il metodo seguito dai
capi religiosi; qualsiasi cosa essi afferrino dal testo si
tratta sempre di ciò che la loro ragione comprende, e non
necessariamente della verità autentica, perché la ragione
è simile a una bilancia e i significati contenuti nei Libri
Sacri sono simili alle cose che vengono pesate. Se la bilancia
non è esatta come potrà essere accertato il peso?
Sappiate quindi che quanto cade nelle mani del pubblico,
quanto le masse credono, è soggetto a errore. Poiché,
se nel provare o negare una cosa, si porta una prova
presa dall’evidenza dei nostri sensi, questo metodo, come
si è visto, non è perfetto; altrettanto avviene se le
prove sono d’ordine intellettuale mentre le dimostrazioni
fondate sulla tradizione sono anch’esse imperfette.
È invece la munificenza dello Spirito Santo che ci dà
il vero metodo di comprensione il quale è infallibile e
non sottoposto ad alcun dubbio.
L’aiuto che viene all’uomo dallo Spirito Santo è
l’unica condizione che consenta di raggiungere una certezza.
[1] Una delle più barbare tribù Arabe, quella dei Banu-Tamím, praticava questo
odioso costume.
[2] Per «Arabi» si intendono in questo capitolo i beduini dei deserti d’Arabia. (N.d.T.)
[3] A Medina.
[4] Omar.
[5] Cfr. Umayyads and Abbasids di Jurjí Zaydán, trad. di D. S. Margoliouth.
[6] E’ ben noto che il vero nome di Pietro era Simone, ma Cristo lo chiamò
Cefa, che corrisponde alla parola greca “petra”, roccia.