IL GRAN CONFLITTO


IL GRAN CONFLITTO

ESTRATTI

Questo testo venne scritto da Ellen Gould White.

Lo Spirito non fu dato – né mai potrà essere accordato – per so-

stituire la Bibbia, in quanto le Scritture affermano in modo esplicito

che la Parola di Dio è la regola in base alla quale vanno valutati

tanto l’insegnamento quanto l’esperienza. Dice l’apostolo Giovanni:

Diletti, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere

se son da Dio; perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo”

(1Giovanni 4:1). Isaia dichiara: “Alla Legge e alla Testimonianza, se

alcuno non parla secondo questa parola, certo non vi è in lui alcuna

aurora” (Isaia 8:20 Diodati). {GC 16.5}

L’opera dello Spirito Santo è stata offuscata dagli errori di alcune

persone che pretendevano di avere ricevuto un messaggio particolare

e di non avere quindi bisogno della guida della Parola di Dio. Essi

si lasciano guidare da impressioni che considerano come la voce di

Dio; invece lo spirito che li anima non è quello di Dio. Attenersi a

semplici impressioni, trascurando le Scritture, può condurre solo alla

confusione, all’inganno e alla rovina, perché equivale a sostenere

l’opera del diavolo. Poiché il ministero dello Spirito Santo è di vitale

importanza per la chiesa del Cristo, uno degli espedienti di Satana

consiste proprio, grazie agli errori degli estremisti e dei fanatici, nel

gettare il discredito sull’opera dello Spirito Santo e indurre il popolo

di Dio a trascurare la fonte della potenza che il Signore ha messo a

nostra disposizione. {GC 17.1}

Un altro abuso che il riformatore (Wycliffe), dopo attenta riflessione, combatté

decisamente, fu l’istituzione dell’ordine dei frati mendicanti.

Questi frati dilagavano in Inghilterra recando un serio danno alla

grandezza e alla prosperità della nazione. L’economia, l’istruzione

pubblica e morale, risentivano del loro influsso negativo. La vita

di ozio e di mendicità dei monaci non rappresentava solo un peso

per le risorse economiche del popolo, ma contribuiva a mettere in

discussione l’utilità stessa del lavoro. {GC 71.2}

Uomini dotti e pii si impegnarono con tutte le forze per riformare

questi ordini monastici. Fu Wycliffe a colpire il male alla sua

radice. Egli dimostrò che il sistema stesso era falso e doveva essere

abolito. {GC 72.2}

Lutero era ancora un sincero figlio della chiesa papale e mai

avrebbe immaginato di collocarsi diversamente. Secondo i piani di

Dio fu chiamato a recarsi a Roma. Fece il viaggio a piedi, soffermandosi

nei monasteri che trovava lungo la via. In un convento italiano

rimase stupito della ricchezza, della magnificenza e del lusso che

vi regnavano. Godendo di rendite principesche, i frati vivevano in

splendidi alloggi, indossavano abiti costosi e sedevano davanti a

una mensa sontuosa. Con vivo dolore, Lutero notò il contrasto fra

quella realtà e quella rappresentata dalla rinuncia e dall’austerità

della propria vita. Cominciava a essere perplesso. {GC 103.3}

Finalmente egli scorse in lontananza la città dei sette colli. Con

profonda emozione si prostrò per terra ed esclamò: “Santa Roma,

ti saluto!”. Entrò nella città, visitò le chiese, ascoltò i favolosi

racconti ripetuti da preti e da monaci ed eseguì tutti i riti prescritti.

Ovunque, egli contemplava scene che lo riempivano di sorpresa e

di orrore. Vide che il male si annidava in ogni classe del clero; udì

storielle immorali raccontate da prelati e fu profondamente scosso,

quando si accorse che perfino nella messa non veniva risparmiata la

profanazione. Entrando in contatto con i monaci e con la gente del

popolo, notò che la dissolutezza e la corruzione regnavano ovunque.

Egli notava la profanazione, anche là dove avrebbe dovuto regnare

la santità. “Nessuno può immaginare” egli scrisse “quali peccati

e quali azioni infamanti si commettono a Roma. Bisogna vedere

e udire per credere. Si sente dire: “Se c’è un inferno, Roma vi è

edificata sopra”. Roma è un abisso dal quale scaturiscono ogni sorta di peccati”. {GC 103.4}

La chiesa del castello di Wittenberg possedeva molte reliquie,

che in determinati giorni di festa venivano esposte al pubblico.

A tutti coloro che visitavano la chiesa e si confessavano, era accordata

la totale remissione dei peccati. In quelle ricorrenze la gente

affluiva numerosa. Il giorno precedente la festa di Ognissanti (31

ottobre 1517, ndt), Lutero affisse sulla porta della chiesa un foglio,

contenente 95 tesi contro la dottrina delle indulgenze, e si dichiarò

pronto a difenderle l’indomani, all’università, contro chiunque

avesse voluto attaccarle. {GC 107.1}

Le tesi attrassero l’attenzione di tutti. Furono lette e rilette, ripetute

in ogni direzione. In città e all’università si creò un’atmosfera

di grande eccitazione. Con le tesi si dimostrava che la facoltà di

accordare il perdono dei peccati e la remissione della pena non era

mai stata data né al papa, né a qualsiasi altro uomo. L’intero sistema

delle indulgenze non era che una farsa, un artificio inteso a estorcere

denaro, facendo leva sulla superstizione della gente; un’astuzia

di Satana per distruggere coloro che confidavano in quelle pretese

bugiarde. Era anche dimostrato chiaramente che il Vangelo di Gesù

è il più ricco tesoro della chiesa e che la grazia di Dio, in esso rivelata,

viene gratuitamente accordata a chiunque la cerchi tramite il

pentimento e la fede. {GC 107.2}

Anche oggi molti rimangono fedeli alle abitudini e alle tradizioni dei padri. Quando il Signore invia loro un nuovo messaggio, lo respingono perché i loro antenati, non avendolo conosciuto, ovviamente non l’hanno accettato. Dimenticano che non vivono più ai tempi dei padri ed è chiaro che i loro doveri e le loro responsabilità non sono identici. Non potremo ricevere l’approvazione di Dio, se ci atteniamo all’esempio dei nostri progenitori, anziché studiare personalmente la Parola di verità per decidere qual è il nostro dovere. La nostra responsabilità è maggiore di quella che avevano i nostri antenati. È una duplice responsabilità, perché dobbiamo render conto della conoscenza che essi ci hanno trasmesso e di quella che mediante la Parola di Dio è giunta fino a noi. {GC 133.5}

Quando gli uomini si rallegrano della libertà che deriva dalla verità, tendono a esaltare i messaggeri di cui Dio si è servito per liberarli dall’errore e dalla superstizione. Satana cerca di distogliere da Dio i pensieri e gli affetti degli uomini e di farli convergere sugli strumenti umani. Li induce a onorare il messaggero e a ignorare chi dirige gli eventi e allora, troppo spesso, i capi religiosi elogiati e riveriti perdono di vista la loro dipendenza dall’Altissimo e finiscono per confidare in se stessi. Essi cercano di dominare le menti e le coscienze di quanti si rivolgono a loro, anziché alla Parola di Dio, per essere guidati. L’opera della riforma è spesso ritardata da questo spirito, incoraggiato dai suoi stessi sostenitori. Dio, però, protesse la Riforma da un pericolo simile, perché voleva che quest’opera portasse la sua impronta e non quella dell’uomo. Gli sguardi degli uomini erano fissi su Lutero; egli disparve perché la gente non guardasse al predicatore della verità, ma al suo Autore. {GC 137.4}

Rientra nel piano di Dio ricorrere a strumenti umili per compiere grandi cose; in questo modo la gloria non viene attribuita agli uomini, ma a colui che “…opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza”. Filippesi 2:13. {GC 139.1}

Lutero, quando era ancora studente, si era rinchiuso nella cella di un convento e non avrebbe realizzato la sua missione, se Dio non fosse intervenuto per liberarlo. A Zwingli non fu permesso di correre tale pericolo, perché suo padre, informato dei progetti dei frati e non desiderando che il suo unico figlio vivesse la vita oziosa e inutile dei monaci, lo fece tornare subito a casa. Si rendeva conto che era in gioco il suo avvenire. {GC 140.1}

Quando… cominciai a dedicarmi completamente alle Sacre Scritture, la filosofia e la teologia divennero per me fonte di problemi. Finalmente giunsi alla conclusione di trascurare tutte quelle menzogne e comprendere il messaggio di Dio, mediante la sua Parola pura e semplice. Fu così che cominciai a chiedere a Dio il suo Spirito e da allora la Scrittura mi apparve molto più facile”.2 {GC 141.1}

La dottrina insegnata da Zwingli non proveniva da Lutero: era la dottrina del Cristo. {GC 141.2}

Nel momento in cui, in varie parti del paese, alcuni uomini annunciavano al popolo il perdono e la giustificazione mediante il sangue di Gesù, Roma raddoppiava i suoi sforzi per aprire il suo mercato delle indulgenze in tutto il mondo cristiano, offrendo il perdono in cambio di denaro. {GC 144.2}

Ogni peccato aveva la sua tariffa e così veniva accordata agli uomini la possibilità di peccare, purché il tesoro della chiesa fosse ben alimentato. I due movimenti avanzavano: uno offriva il perdono dei peccati mediante il denaro e l’altro tramite il Cristo. Roma permetteva il peccato e lo trasformava in una fonte di guadagno; i riformatori lo condannavano e presentavano il Cristo mediatore e liberatore. {GC 144.3}

In Germania la vendita delle indulgenze era stata affidata ai domenicani, guidati da Tetzel. In Svizzera il traffico fu delegato ai francescani, sotto la guida di Sansone, monaco italiano. {GC 144.4}

Alcuni uomini, scossi dall’eccitazione che regnava nel mondo religioso, ritenevano di avere ricevuto da Dio l’incarico di portare a termine l’opera della Riforma che, come essi dicevano, aveva avuto solo un debole inizio con Lutero. In realtà, essi demolivano ciò che era stato fatto, in quanto rigettavano il grande principio che stava alla base della Riforma stessa: la Parola di Dio come unica regola di fede e di condotta. Essi cercavano di sostituire questa guida infallibile, con l’incerto e mutevole criterio rappresentato dai loro sentimenti e dalle loro impressioni. In questo modo si cercava di eliminare la pietra di paragone capace di smascherare l’errore e la falsità e Satana sarebbe riuscito a dominare le menti umane a proprio piacimento. {GC 150.1}

Con grande prudenza e umiltà, tuttavia con fermezza e decisione, egli si mise all’opera. “Per mezzo della Parola” diceva “noi dobbiamo abbattere e distruggere quello che si è affermato con la violenza. Io non farò uso della forza contro chi è incredulo e superstizioso. Nessuno dev’essere vittima della costrizione. La libertà è l’essenza della fede”.10 Ben presto a Wittenberg si venne a sapere che Lutero era ritornato e che avrebbe predicato. La gente affluì da ogni parte e la chiesa era piena. Salito sul pulpito, egli istruì, esortò, rimproverò con bontà e saggezza. Parlando di alcuni, che erano ricorsi alla violenza per abolire la messa, dichiarò: “La messa non è una cosa buona e Dio vi si oppone. Essa dovrebbe essere abolita e io vorrei che in tutto il mondo essa fosse sostituita dalla Cena del Vangelo. Però nessuno deve essere costretto con la forza. Dobbiamo lasciare tutto nelle mani di Dio: è la sua Parola che deve agire, non noi. Vi chiederete perché. Ebbene, io non tengo i cuori degli uomini nelle mie mani come il vasaio tiene l’argilla. Noi abbiamo il diritto di parlare, non quello di agire. Predichiamo e lasciamo che Dio faccia il resto. Se io ricorressi alla forza, che vantaggio ne potrei trarre? Gesti di disapprovazione, formalismo, leggi umane, ipocrisia… Non ci sarebbero più la sincerità, la fede e la carità. Ora, dove queste tre cose mancano, manca tutto e io non mi impegnerei per un simile risultato… Può fare molto di più Dio, tramite la sua Parola, che noi e tutto il mondo riunendo le nostre forze. Dio conquista il cuore e, quando il cuore è conquistato, la vittoria è conseguita… {GC 152.2}

Io predicherò, parlerò, scriverò, ma non costringerò mai nessuno, perché la fede è un atto volontario. Mi sono schierato contro il papato e i suoi sostenitori, contro le indulgenze, ma l’ho fatto senza violenza né tumulti. Io mi attengo alla Parola di Dio. Ho predicato, ho scritto: ecco tutto quello che ho fatto. Eppure, mentre dormivo… la parola che avevo predicato ha abbattuto il papato, tanto che né prìncipi, né imperatori gli hanno arrecato altrettanto danno. Ma non ho fatto nulla, in quanto è la Parola che ha fatto tutto. Se fossi ricorso alla forza, forse tutta la Germania sarebbe stata immersa nel sangue e con quale risultato? Rovina e desolazione per il corpo e per lo spirito. Perciò sono rimasto tranquillo e ho lasciato che la Parola percorresse da sola tutto il mondo”.11 {GC 152.3}

I princìpi contenuti in questa vibrata protesta… costituiscono la vera essenza del Protestantesimo. Questa protesta si oppone a due abusi dell’uomo in materia di fede: il primo è l’intrusione del magistrato civile, il secondo è l’autorità arbitraria della chiesa. Al posto di questi abusi il Protestantesimo pone la forza della coscienza al di sopra del magistrato e l’autorità della Parola di Dio al di sopra della chiesa. In primo luogo esso rigetta l’autorità civile sulle cose divine e, con i profeti e con gli apostoli, afferma: “Noi dobbiamo ubbidire a Dio anziché agli uomini!” {GC 163.3}

Gli uomini si convertono a Dio individualmente e non in massa, per cui l’opera della rigenerazione deve compiersi nei singoli cuori e nelle singole coscienze, mediante l’azione dello Spirito Santo e non già in base ai decreti dei concili. {GC 186.1}

Vorrei farvi una domanda, forse un po’ strana.” diceva Latimer. “Chi è il più diligente vescovo o prelato d’Inghilterra?… Vi vedo attenti, ansiosi di sapere da me il nome… Ebbene, ve lo dirò: è il diavolo. Egli non si allontana mai dalla sua diocesi… Chiamatelo quando volete: è sempre in sede… è sempre pronto… Non lo vedrete mai ozioso, ve lo assicuro… ovunque egli risieda, le sue parole d’ordine sono: Abbasso i libri, evviva le candele!… Abbasso la Bibbia, evviva il rosario!… Abbasso la luce del Vangelo, evviva il lume dei ceri, anche in pieno giorno… Abbasso la croce di Cristo, evviva invece il purgatorio che vuota le tasche dei fedeli!… Abbasso gli abiti per gli ignudi, i poveri, i derelitti, evviva gli ornamenti d’oro e d’argento offerti a statue di legno e di pietra!… Abbasso le tradizioni di Dio e la sua santa Parola, evviva le tradizioni e le leggi degli uomini!… Oh, se i nostri prelati seminassero la buona dottrina con lo stesso zelo che dimostra Satana nel seminare la zizzania!” {GC 197.4}

In una particolare occasione, parlando della liberazione dalla folla furiosa, Wesley (uno dei primi metodisti) disse: “Molti cercarono di farmi precipitare dall’alto di un sentiero sdrucciolevole che conduceva alla città, pensando che una volta che io fossi caduto non mi sarei più potuto rialzare. Io, invece, non caddi, non scivolai e riuscii a sottrarmi alla folla… Molti tentarono di prendermi per il colletto o per gli abiti per farmi cadere, ma non vi riuscirono. Soltanto uno riuscì a stringere saldamente un lembo del mio giubbotto e a strapparlo, mentre l’altro lembo, nella cui tasca c’era del denaro, fu strappato solo a metà… Un uomo robusto che stava dietro a me tentò ripetutamente di colpirmi con un bastone. Se mi avesse raggiunto alla nuca, anche con un solo colpo, per me sarebbe stata la fine. Ogni volta, però, il suo colpo fu deviato e non so davvero perché, dato che io non mi potevo muovere né a destra né a sinistra… Un altro sopraggiunse, facendosi largo tra la folla e, giunto vicino a me, levò il pugno e lo fece all’improvviso ricadere inerte, sfiorandomi la testa e dicendo: “Che capelli soffici ha!” I primi ad avere il cuore toccato dal messaggio della salvezza furono proprio i peggiori elementi della città, sempre pronti a organizzare tiri mancini… Uno di loro era stato pugile di professione… {GC 205.2}

Con quanta sollecitudine Dio ci prepara per la sua opera! Due anni fa un pezzo di tegola mi sfiorò le spalle; un anno dopo, una pietra mi colpì fra gli occhi; il mese scorso ho ricevuto un pugno; oggi due: uno prima di giungere in città e uno dopo che ne eravamo usciti; ma non ho subito alcun danno. Sebbene uno mi abbia colpito in pieno petto con tutta la sua forza e l’altro mi abbia colpito la bocca con tale violenza da farne uscire il sangue, io non ho sentito più dolore di quello che avrei potuto provare se mi avessero colpito con una pagliuzza”.14 {GC 205.3}

Così disse l’angelo del Signore: “…e questi calpesteranno la santa città per quarantadue mesi. E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio… E quando avranno compiuta la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà. E i loro corpi morti giaceranno sulla piazza della gran città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato crocifisso… E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti avranno tormentati gli abitanti della terra. E in capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro”. Apocalisse 11:2-11. {GC 211.4}

I periodi profetici qui indicati, “42 mesi” e “1.260 giorni”, si riferiscono a una stessa realtà: indicano, cioè, il periodo durante il quale la chiesa del Cristo avrebbe subìto l’oppressione di Roma. I 1.260 anni della supremazia papale iniziarono nel 538 d.C. e finirono nel 1798. Quell’anno un esercito francese penetrò in Roma, fece prigioniero il papa e lo condusse in esilio a Valenza, dove morì. Sebbene venisse subito eletto un nuovo pontefice, il papato non fu più in grado di ristabilire la sua antica potenza. {GC 212.1}

La persecuzione della chiesa non durò per tutto il periodo dei 1.260 anni, perché Dio nella sua misericordia nei confronti del popolo, abbreviò il tempo della prova. Nel predire la “grande tribolazione” che la chiesa avrebbe sperimentato, il Salvatore dichiarò: “E se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati”. Matteo 24:22. Grazie alla Riforma, la persecuzione finì prima del 1798. {GC 212.2}

A proposito dei due testimoni, il profeta dichiara: “Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signore della terra”. Apocalisse 11:4. “La tua parola” dice il salmista “è una lampada al mio piede ed una luce sul mio sentiero”. Salmi 119:105. I due testimoni rappresentano le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Entrambe sono testimoni importanti dell’origine e della perpetuità della legge di Dio e del piano della salvezza. I tipi, i sacrifici e le profezie dell’Antico Testamento indicano il Salvatore che doveva venire; i vangeli e le epistole del Nuovo Testamento, a loro volta, parlano del Salvatore venuto esattamente nel modo predetto dai tipi e dai profeti. {GC 212.3}

…Ed essi profetizzeranno per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio”. Apocalisse 11:3. Per quasi tutto il periodo, i due messaggeri di Dio rimasero nell’oscurità, in quanto il potere papale si sforzava di nascondere al popolo la Parola della verità e di presentare falsi testimoni che ne contraddicessero la testimonianza. Quando la Bibbia fu proibita dalle autorità civili e religiose; quando la sua testimonianza fu falsificata e l’impegno di uomini e demoni mirava a distogliere da essa la mente delle persone; quando chi amava la verità era perseguitato, tradito, torturato, sepolto in orribili celle, martirizzato per la sua fede o costretto a fuggire sui monti e a rifugiarsi nelle caverne, fu allora che i fedeli testimoni “profetizzarono vestiti di sacco”. In questo modo essi resero la loro testimonianza nell’arco dei 1.260 anni. Anche nelle epoche più buie ci furono uomini fedeli, che amarono la Parola di Dio e onorarono l’Altissimo. A questi fedeli servitori fu data la saggezza, la forza e l’autorità necessarie per proclamare la verità. {GC 212.4}

E se alcuno li vuole offendere, esce dalla lor bocca un fuoco, che divora i loro nemici; e se alcuno li vuole offendere, bisogna ch’egli sia ucciso in questa maniera”. Apocalisse 11:5. {GC 213.1}

E quando avranno compiuta [traduzione letterale, staranno per compiere, ndt] la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà”. Apocalisse 11:7. Il periodo durante il quale i due testimoni avrebbero trasmesso il loro messaggio vestiti di sacco doveva finire nel 1798. Verso la fine della loro attività, esercitata nell’ombra, essi sarebbero stati contrastati dal potere, rappresentato dalla “bestia che sale dall’abisso”. In molte nazioni europee per secoli le autorità civili ed ecclesiastiche erano state sotto il controllo di Satana il quale, per conseguire i suoi fini, si serviva del papato. Ora si assiste a una nuova manifestazione della potenza satanica. {GC 213.3}

Con il pretesto di una particolare venerazione per la Bibbia, Roma aveva conservato il libro di Dio in una lingua sconosciuta, nascondendolo così al popolo. Ma ecco sopraggiungere un’altra potenza, la bestia che sale dall’abisso, per combattere apertamente contro la Parola di Dio. {GC 213.4}

La “grande città”, nelle cui strade furono uccisi i due testimoni e nelle quali giacquero i loro corpi morti, è chiamata spiritualmente Egitto. Di tutte le nazioni ricordate nel racconto biblico, l’Egitto è quella che più delle altre negò l’esistenza di Dio e rifiutò di ubbidire ai suoi ordini. Nessun sovrano si ribellò con tanta audacia contro l’autorità come il faraone d’Egitto. Quando Mosè gli trasmise il messaggio di Dio, egli disse con orgoglio: “…Chi è l’Eterno ch’io debba ubbidire alla sua voce e lasciar andare Israele? Io non conosco l’Eterno e non lascerò affatto andare Israele!” Esodo 5:2. Questo è ateismo. La nazione, rappresentata dall’Egitto, doveva anch’essa rifiutare di riconoscere i diritti del Dio vivente e manifestare un identico spirito di incredulità e di sfida. La “grande città” è anche paragonata spiritualmente a Sodoma. La corruzione di Sodoma, che calpestò la legge di Dio, si espresse specialmente nella sua lussuria. Questo peccato doveva essere la caratteristica della nazione che avrebbe adempiuto questa profezia. {GC 213.5}

Dalle parole del profeta appare chiaro che poco prima del 1798 una potenza di origine satanica si sarebbe presentata per combattere contro la Bibbia. Nel paese dove i due testimoni dovevano essere ridotti al silenzio, si sarebbe manifestato l’ateismo di faraone e la lussuria di Sodoma. {GC 214.1}

Questa profezia si è adempiuta in maniera impressionante nella storia della Francia. Durante la Rivoluzione, nel 1793, “per la prima volta il mondo udì un’assemblea di uomini, nati e cresciuti in paesi civili, che si arrogava il diritto di governare una delle più nobili nazioni europee, alzare la voce per rinnegare unanimemente la più solenne verità che l’uomo possa conoscere: la fede e l’adorazione della Deità”. “Fra tutte le nazioni del mondo, delle quali si posseggono dati storici autentici, la Francia è l’unica che abbia osato schierarsi in aperta ribellione contro l’Autore dell’universo. È vero che bestemmiatori e atei sono sempre esistiti e tuttora esistono ancora in Inghilterra, in Germania, in Spagna e altrove; però è altrettanto vero che la Francia ci offre la visione di uno stato che, con un decreto della sua assemblea legislativa, affermò la non esistenza di Dio e vide la maggioranza della sua popolazione, nella capitale e nelle altre città, accogliere l’annuncio con gioia e con danze”. {GC 214.2}

La Francia, inoltre, manifestò anche le caratteristiche di Sodoma. Durante la Rivoluzione ci furono immoralità e corruzione simili a quelle che provocarono la distruzione di questa città. Lo stesso storico, nel narrare i fatti di quell’epoca, presenta l’ateismo e la depravazione della Francia come la profezia aveva indicato: “In stretta relazione con queste leggi contrarie alla religione, vi era quella che sminuiva il matrimonio. L’impegno più sacro che possa esistere fra due esseri umani, e la cui validità è indispensabile per l’equilibrio della società, era considerato alla stregua di un semplice contratto civile, di carattere transitorio, che ognuno dei due contraenti poteva stipulare o sciogliere a suo piacimento… Se dei nemici della società si fossero imposti il compito di attuare un sistema per distruggere tutto ciò che è bello, venerabile e duraturo nella vita domestica, perpetuandolo di generazione in generazione, non avrebbero potuto escogitare un piano più efficace di quello consistente nel porre il matrimonio a un livello così basso. Sophie Arnoult, attrice famosa per la sua intelligenza, definì il matrimonio repubblicano “Il sacramento dell’adulterio”.5 {GC 214.3}

Dove anche il Signor loro è stato crocifisso”. Questa profezia si adempì in Francia. In nessun altro paese, infatti, si manifestò un’ostilità simile nei confronti del Cristo. In nessun altro paese la verità incontrò un’opposizione così amara e crudele. Nella sua persecuzione contro i testimoni del Vangelo, la Francia crocifisse Cristo nella persona dei suoi discepoli. {GC 215.1}

Nel corso dei secoli il sangue dei santi è stato sparso abbondantemente. Mentre i valdesi morivano sulle Alpi per “la Parola di Dio e la testimonianza di Gesù”, anche i loro fratelli, gli albigesi di Francia, proclamavano la verità. Ai tempi della Riforma gli ugonotti erano stati uccisi dopo orribili torture. Il re e i nobili, le donne dell’aristocrazia, le fragili e delicate fanciulle, orgoglio e vanto della nazione, erano stati testimoni dell’agonia dei martiri di Gesù. I coraggiosi ugonotti avevano sparso il loro sangue, battendosi per quei sacri diritti. I protestanti erano stati considerati dei fuorilegge: sulle loro teste gravava una taglia ed erano braccati come belve feroci. {GC 215.2}

I pochi discendenti degli antichi cristiani che ancora esistevano in Francia nel XVIII secolo, noti con il nome di “Chiesa del deserto”, conservavano la fede dei padri. Quando di notte si avventuravano lungo i pendii dei monti o si dirigevano verso qualche luogo appartato per riunirsi e adorare Dio, venivano perseguitati dai soldati del re, arrestati e condannati al carcere a vita. I francesi più onesti, i più nobili e intelligenti furono incatenati fra ladri e assassini, dopo essere stati oggetto di terribili torture. Altri, trattati meno crudelmente, furono uccisi a sangue freddo mentre, inermi e inoffensivi, pregavano in ginocchio. Centinaia di vecchi, donne e fanciulli innocenti vennero uccisi e abbandonati là, dove si erano riuniti per celebrare il loro culto. Percorrendo i monti e i boschi, dove in generale i protestanti si radunavano, non era raro incontrare “ogni quattro passi dei cadaveri stesi al suolo oppure appesi agli alberi”. Il paese, devastato dalla spada, dalla scure e dal rogo, “diventò un vasto e desolato deserto”. “Queste atrocità, lo si noti bene…, non furono perpetrate nel buio medioevo, ma all’epoca di Luigi XIV, epoca in cui si esaltava la scienza, fiorivano le lettere e i teologi della corte e della capitale, dotti ed eloquenti, ostentavano grazia, mansuetudine e carità”.7 {GC 215.3}

Ma la pagina più nera e più orribile che sia mai stata scritta nel corso dei secoli è quella relativa al massacro della notte di San Bartolomeo. Il mondo ricorda ancora, con brividi di orrore, le scene di quella infida e crudele carneficina. Il re di Francia, istigato dal clero romano, approvò quell’eccidio spaventoso. Una campana, suonando a morto in piena notte, diede il segnale della strage. Migliaia di protestanti che dormivano tranquilli, fiduciosi dell’impegno preso dal re, furono catturati e, senza potersi difendere, trucidati a sangue freddo. {GC 216.1}

Come Cristo era stato l’invisibile condottiero d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà in terra di Canaan, così Satana fu il capo invisibile che diresse questa spaventosa opera di sterminio. A Parigi la strage durò sette giorni, i primi tre caratterizzati da un furore inconcepibile. Essa non si limitò alla sola capitale. Per ordine speciale del sovrano fu estesa a tutte le province e a tutte le città dove c’erano dei protestanti. Non ci fu rispetto alcuno né per il sesso né per l’età. Non furono risparmiati né gli anziani né i neonati. Nobili e plebei, vecchi e giovani, madri e figli vennero uccisi senza nessuna discriminazione. In tutta la Francia il massacro durò due mesi e i morti, il fior fiore della nazione, furono settantamila. {GC 216.2}

Quando la notizia della strage giunse a Roma, l’esultanza del clero non conobbe limiti. Il cardinale di Lorena ricompensò il messaggero con un dono di mille corone; il cannone di Castel Sant’Angelo tuonò in segno di giubilo; le campane suonarono a stormo; innumerevoli fiaccolate mutarono la notte in giorno; papa Gregorio XIII, scortato dai cardinali e da altri dignitari ecclesiastici, si recò in processione alla chiesa di San Luigi, dove il cardinale di Lorena cantò il Te Deum… Fu coniata una medaglia a ricordo del massacro e in Vaticano si possono ancora vedere tre affreschi del Vasari: uno raffigura l’uccisione dell’ammiraglio di Coligny; uno il re che con il suo consiglio organizza la strage; uno che riproduce il massacro stesso. Gregorio inviò a Carlo, re di Francia, la rosa d’oro e quattro mesi più tardi… ascoltò, con vivo interesse, il sermone di un sacerdote francese… , che illustrava quel giorno “pieno di gioia e di felicità”, in cui il “santissimo padre”, ricevuta la notizia, si era recato solennemente alla chiesa di San Luigi per ringraziare Dio”. {GC 216.3}

Lo stesso spirito malvagio, che aveva spinto alla strage di San Bartolomeo, presidiò anche le scene della Rivoluzione. Gesù Cristo fu dichiarato “impostore”. Il grido degli atei: “Schiacciate l’infame!” alludeva al Cristo. Bestemmia e depravazione procedevano di pari passo, tanto che gli uomini più abietti, veri mostri di vizio e di perfidia, venivano esaltati e onorati. In tutto ciò non si faceva che tributare un solenne omaggio a Satana, mentre il Cristo, per le sue caratteristiche di verità, purezza e amore, veniva nuovamente crocifisso. {GC 216.4}

La bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra, li vincerà e li ucciderà”. Il potere ateo, che durante la Rivoluzione e il regno del Terrore dominò la Francia, fece una guerra senza precedenti a Dio e alla sua santa Parola. L’adorazione della divinità fu abolita dall’assemblea nazionale. Gli esemplari della Sacra Scrittura furono raccolti e dati pubblicamente alle fiamme, fra grandi manifestazioni di disprezzo. La legge di Dio fu rigettata e le istituzioni bibliche vennero abolite. Al giorno di riposo settimanale si sostituì la decade: ogni decimo giorno era consacrato alla gozzoviglia e alla bestemmia. Furono vietati il battesimo e la comunione; le iscrizioni funerarie sulle tombe definivano la morte come un sonno eterno. {GC 217.1}

Il rispetto del Signore, che è il principio della sapienza, fu definito principio della pazzia. Venne inoltre abolito ogni culto, salvo quello della libertà e della patria. “Il vescovo di Parigi ebbe il ruolo principale in questa farsa, che può essere definita la più impudente e la più scandalosa che sia mai stata recitata da una rappresentanza nazionale… In piena processione, egli dichiarò davanti alla Convenzione che la religione, insegnata per tanti anni, era un’invenzione dei preti, senza nessuna base né nella storia né nella sacra verità. In termini espliciti e solenni, egli negò l’esistenza della Deità, al cui culto era stato un tempo consacrato, e affermò che d’ora innanzi si sarebbe votato al culto della libertà, dell’uguaglianza, della virtù e della moralità. Ciò detto, depose le insegne sacerdotali e ricevette un abbraccio fraterno da parte del presidente della Convenzione nazionale. Numerosi sacerdoti apostati imitarono il suo esempio”. {GC 217.2}

E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti avranno tormentati gli abitanti della terra”. Apocalisse 11:10. La Francia aveva ridotto al silenzio la voce ammonitrice dei due testimoni di Dio. La Parola di Dio era morta per le strade e quelli che odiavano le restrizioni e le esigenze della legge di Dio giubilavano. Gli uomini sfidavano pubblicamente il Re del cielo: “…Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa, che vi sia conoscenza nell’Altissimo?” Salmi 73:11. {GC 217.3}

Con una sfrontatezza blasfema, che superava i limiti del credibile, uno dei sacerdoti del nuovo ordine dichiarò: “Dio, se esisti, rivendica il tuo nome, che viene così ingiuriato. Io ti sfido! Tu taci e non osi scagliare i tuoi fulmini. Chi, dopo questo, potrà ancora credere alla tua esistenza?” {GC 217.4}

Sembrano le parole di faraone: “Chi è l’Eterno, ch’io debba ubbidire alla sua voce? Io non conosco l’Eterno”. {GC 218.1}

Lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c’è Dio!…” Salmi 14:1. Il Signore, parlando di quanti cercano di pervertire la sua verità, dice: “…la loro stoltezza sarà manifesta a tutti…” 2 Timoteo 3:9. La Francia, dopo aver rinunciato al culto del Dio vivente, “l’Alto e l’Eccelso che abita l’eternità”, scivolò nella più abietta idolatria, celebrando il culto alla dea Ragione, nella persona di una donna corrotta. E questo accadde nell’assemblea rappresentativa della nazione e da parte delle autorità civili e legislative. Ricorda lo storico: “Le porte della Convenzione si spalancarono per lasciar entrare un gruppo di musicisti, seguiti in solenne processione dai membri del Consiglio municipale, i quali cantavano un inno in onore della libertà e scortavano l’oggetto del loro futuro culto: una donna velata che essi chiamavano dea Ragione. Introdotta nella sala, solennemente liberata dal velo che la copriva, ella prese posto alla destra del presidente. A questa donna, una ballerina dell’Opera, considerata come il “migliore emblema” della Ragione, la Convenzione nazionale di Francia tributò un pubblico omaggio. {GC 218.2}

Questo rito sacrilego e ridicolo ebbe un seguito. L’insediamento della dea Ragione fu rinnovato e imitato in tutte quelle regioni francesi che ci tenevano a dimostrarsi all’altezza della Rivoluzione”.11 {GC 218.3}

L’oratore che espose il culto della Ragione disse: “Legislatori! Il fanatismo ha ceduto il posto alla ragione: i suoi occhi velati non potevano resistere al fulgore della luce. Oggi una immensa folla si è riunita sotto queste volte gotiche, che per la prima volta hanno sentito echeggiare la verità. Qui i francesi hanno celebrato il solo, vero culto: quello della Libertà e della Ragione. Qui noi abbiamo formulato voti per la prosperità delle armi della Repubblica; qui abbiamo rinunciato agli idoli inanimati per la Ragione, che è un’immagine animata, capolavoro della natura”. {GC 218.4}

Quando la dea fu presentata alla convenzione, l’oratore la prese per mano e rivolto all’assemblea, disse: “Mortali! Cessate di tremare davanti ai tuoni impotenti di un Dio creato dai vostri timori! D’ora innanzi voi non riconoscerete altra divinità che la Ragione. Io ve ne offro l’immagine più nobile e più pura. Se volete avere degli idoli, ebbene sacrificate solo a uno come questo!… Cadi, di fronte all’augusto Senato della Libertà, o velo della Ragione!… {GC 218.5}

La dea, dopo essere stata abbracciata dal presidente, fu fatta salire su un magnifico carro e condotta, in mezzo a una immensa folla osannante, alla cattedrale di Notre Dame per sostituire la divinità. Qui fu insediata sopra l’altare maggiore e ricevette l’adorazione dei presenti”. {GC 219.1}

Poco tempo dopo la Bibbia fu bruciata pubblicamente. La “Società popolare dei musei” entrò in municipio, gridando “Viva la Ragione!” e sbandierando in cima a un’asta i resti ancora fumanti di vari libri: breviari, messali, Antico e Nuovo Testamento“, che espiavano in un immenso falò”, dichiarò il presidente, “tutte le follie che avevano fatto commettere al genere umano”. {GC 219.2}

L’ateismo completava l’opera iniziata dal papato. La politica di Roma aveva determinato le condizioni sociali, politiche e religiose che provocarono la rovina della Francia. Degli scrittori, alludendo agli orrori della Rivoluzione, dicono che simili eccessi vanno attribuiti al trono e alla chiesa. Per correttezza e giustizia dobbiamo dire che in realtà essi vanno imputati alla chiesa. Il papato, purtroppo, aveva istigato le menti dei re contro la Riforma, definita nemica del trono, elemento di discordia, pericolosa per la pace e la buona armonia del paese. Fu Roma, perciò, a ispirare le crudeltà più inaudite e la peggiore oppressione da parte della monarchia. {GC 219.3}

Lo spirito di libertà, invece, si affermava grazie alla Bibbia. Ovunque veniva accolto il Vangelo, le menti si risvegliavano, gli uomini spezzavano le catene che li avevano tenuti così a lungo schiavi dell’ignoranza, del vizio e della superstizione e cominciavano a pensare e ad agire da uomini. I sovrani se ne resero conto e tremarono per il despotismo di cui si erano resi colpevoli. {GC 219.4}

Tutto questo rientrava nel piano di Satana e negli scopi da lui perseguiti nel corso dei secoli. La sua politica si basa sull’inganno e il suo obiettivo è opprimere il genere umano sotto il peso della sofferenza; deformare e contaminare l’opera di Dio, contrastare il piano divino, caratterizzato dalla bontà e dall’amore. Con le sue arti seduttrici, egli riesce a confondere le menti degli uomini e a provocare il risentimento nei confronti di Dio, che viene ritenuto responsabile di quello che accade, come se ciò fosse il risultato naturale del piano creativo dell’Altissimo. Quando poi coloro che sono stati avviliti e abbrutiti dal suo potere crudele conquistano la libertà, egli li spinge a commettere eccessi e atrocità, che i tiranni e gli oppressori definiscono conseguenza della libertà. {GC 225.1}

Sebbene ridotti al silenzio dal potere blasfemo che “sale dall’abisso”, i testimoni di Dio non dovevano rimanere a lungo silenziosi. “E in capo ai tre giorni e mezzo, uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro ed essi si drizzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro”. Apocalisse 11:11. Nel 1793 l’assemblea francese emanò un decreto che aboliva la religione cristiana e metteva al bando la Bibbia. Tre anni e mezzo più tardi, una delibera della stessa assemblea nazionale annullò tale decreto, dichiarando che le Sacre Scritture erano tollerate. Il mondo, terrorizzato dagli effetti del rifiuto della Parola di Dio, riconosceva la necessità della fede in Dio e nella sua Parola, come fondamento della virtù e della moralità. {GC 226.3}

Riguardo ai due testimoni, il profeta aggiunge: “Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola e i loro nemici li videro”. Apocalisse 11:12. Da quando la Francia ha fatto guerra ai due testimoni di Dio, essi sono stati onorati più di prima. Nel 1804 nacque la Società Biblica Britannica e Forestiera, seguita poi da altre organizzazioni simili in tutta l’Europa. Nel 1816 fu fondata la Società Biblica Americana. Quando venne organizzata la Società Biblica Britannica, le Sacre Scritture erano stampate solo in cinquanta lingue; oggi possono essere lette in centinaia e centinaia di lingue e dialetti. {GC 227.1}

Nel corso dei cinquant’anni che precedettero il 1792, non ci si era occupati delle missioni estere. Non era stata fondata nessuna nuova organizzazione e poche chiese si impegnavano per la diffusione del cristianesimo in terra pagana. Verso la fine del XVIII secolo si verificò un notevole cambiamento. Gli uomini, non soddisfatti del razionalismo, si rendevano conto della necessità di una rivelazione divina e di una religione. Da allora l’opera delle missioni si sviluppò a un ritmo senza precedenti.24 {GC 227.2}

I progressi effettuati nel campo della stampa diedero un nuovo impulso alla diffusione della Bibbia. Le nuove facilitazioni nelle comunicazioni fra i vari paesi, la scomparsa delle vecchie barriere di pregiudizi e di esclusivismo nazionalistico, la caduta del potere temporale dei pontefici romani spalancarono le porte alla Parola di Dio. Sono anni ormai che la Bibbia viene venduta senza alcuna restrizione per le vie di Roma ed è sempre più diffusa nei vari paesi del mondo. {GC 227.3}

Roma aveva cominciato imponendo ciò che Dio non proibiva e aveva finito vietando ciò che Dio ordina espressamente. {GC 229.2}

Questo era il vero spirito della Riforma, il principio vitale del protestantesimo, che i Padri Pellegrini portarono con sé, quando lasciarono l’Olanda per stabilirsi nel Nuovo Mondo. John Robinson, il loro pastore, nell’impossibilità di accompagnarli, nel suo discorso di addio agli esuli disse loro: “Fratelli stiamo per separarci e Dio solo sa se vivrò abbastanza per vedervi ancora. Comunque, che il Signore lo permetta o meno, vi scongiuro, davanti all’Onnipotente e davanti ai suoi santi angeli, di seguirmi nella misura in cui io ho seguito e seguirò Gesù Cristo. Se Dio dovesse rivelarvi altre verità, tramite strumenti di sua scelta, siate pronti ad accettarle con la stessa prontezza con la quale accettereste ogni nuova conoscenza, che vi giungesse per mezzo del mio ministero, perché io sono persuaso che egli farà scaturire dalla sua Parola altri messaggi”. {GC 230.5}

Da parte mia, non potrò mai deplorare abbastanza lo stato delle chiese riformate: esse sono statiche in materia di religione e si rifiutano di compiere un solo passo, oltre a quelli fatti dalle loro guide spirituali. Infatti, non è possibile indurre i luterani a fare un passo in più rispetto a Lutero… I calvinisti, lo sapete benissimo, rimangono ancorati dove li lasciò Calvino, il grande uomo di Dio. Egli non poteva vedere e conoscere tutto. È una realtà che addolora, perché sebbene quegli uomini [i riformatori] siano stati per il loro tempo luci risplendenti, non furono, né del resto potevano esserlo, in condizione di comprendere l’intero messaggio di Dio. Se essi vivessero oggi, accetterebbero nuovi messaggi con lo stesso slancio con cui accettarono quelli del passato”. {GC 231.1}

Ricordatevi del vostro patto, con il quale avete promesso di camminare in tutte le vie che il Signore vi ha rivelato o vi rivelerà. Ricordatevi della promessa fatta a Dio, e gli uni agli altri, di accettare ogni luce e ogni verità, che egli vi ha permesso di conoscere o che potrà ancora mostrarvi nella sua Parola. Fate attenzione, però, ve ne scongiuro, a ciò che accogliete come verità! Esaminate, valutate, confrontate ogni cosa con le altre Scritture, prima di accettarla, perché non è possibile che il mondo cristiano, uscito recentemente dalle fitte tenebre anticristiane, sia giunto improvvisamente alla pienezza della luce”. {GC 231.2}

L’idea che l’Eterno abbia dato alla chiesa il diritto di dominare sulle coscienze, di definire e di punire l’eresia, è l’errore papale maggiormente radicato. I riformatori, pur rigettando il credo di Roma, non seppero liberarsi completamente dal suo spirito di intolleranza. Purtroppo le fitte tenebre nelle quali il papato aveva immerso il mondo cristiano non erano ancora state dissipate completamente. Uno dei pastori più in vista della baia del Massachusetts diceva: “È stata la tolleranza a rendere il mondo anticristiano. La chiesa non ha mai dovuto rammaricarsi della sua severità verso gli eretici”. I colonizzatori adottarono questo principio: solo i membri di chiesa avevano diritto di voto nel governo civile. Fu stabilita una specie di chiesa di stato e tutti furono invitati a contribuire al mantenimento del clero. I magistrati, a loro volta, vennero autorizzati a reprimere l’eresia. In tal modo il potere secolare finì nelle mani della chiesa e i frutti non tardarono a manifestarsi sotto forma di persecuzione. {GC 231.3}

Undici anni dopo la fondazione della prima colonia, Roger Williams giunse nel Nuovo Mondo. Come i primi Padri Pellegrini, egli veniva per godere della libertà religiosa; ma egli la concepiva diversamente, cioè come un diritto inalienabile per tutti, indipendentemente dalle convinzioni religiose. Egli era un sincero ricercatore della verità e come Robinson riteneva impossibile che tutta la luce della Parola di Dio fosse stata rivelata. “Williams fu il primo, nella cristianità moderna, a stabilire il governo civile sul principio della libertà di coscienza e dell’uguaglianza delle opinioni davanti alla legge”. Egli affermò che era diritto dei magistrati reprimere il crimine, senza però opprimere la coscienza. “Il pubblico e i magistrati possono decidere” egli diceva “quello che l’uomo deve ai propri simili; ma quando essi cercano di precisare i doveri dell’uomo nei confronti di Dio, vanno al di là dei loro diritti ed eliminano ogni certezza. Se tale potere viene conferito ai magistrati, essi possono stabilire oggi un credo, domani un altro, come del resto è accaduto sotto vari re e regine d’Inghilterra e come hanno fatto diversi papi e concili della chiesa romana; tutto ciò crea confusione”. {GC 232.1}

La frequenza alle funzioni religiose della chiesa ufficiale era obbligatoria, sotto pena di multa e di carcere. “Williams disapprovò questa legge, poiché il peggiore articolo del codice legislativo britannico era proprio quello che imponeva di frequentare la chiesa parrocchiale. Costringere gli uomini a unirsi, nella celebrazione del culto, con persone che non condividevano le loro credenze, era da considerarsi un’aperta violazione dei loro diritti naturali. D’altra parte, imporre ai non credenti e a quanti non intendevano assistervi, di partecipare al culto, significava incoraggiare l’ipocrisia… “Nessuno dovrebbe essere costretto, contro la propria volontà, a partecipare al culto o a contribuire al suo mantenimento” diceva Williams. “Che cosa?!” replicavano i suoi oppositori, sorpresi dalle sue dichiarazioni “forse l’operaio non è degno del suo salario?” “Sì” ribatteva Williams “ma da parte di coloro che lo impiegano”.13 {GC 232.2}

Roger Williams era rispettato e amato come fedele ministro del Vangelo. Le sue qualità, la sua integrità e la sua spontanea benevolenza gli avevano assicurato il rispetto della colonia. Però la sua opposizione al diritto dei magistrati di esercitare l’autorità sulla chiesa e la sua difesa della libertà religiosa non potevano essere tollerate. Si diceva che l’applicazione di questa nuova dottrina avrebbe “minato le basi del governo del paese”. Condannato all’esilio, fu costretto a lasciare le colonie, fuggire in pieno inverno per sottrarsi all’arresto e rifugiarsi nella foresta vergine. {GC 233.1}

Proseguendo il suo cammino, dopo mesi e mesi di peripezie, raggiunse la baia di Narraganset, dove gettò le basi del primo stato dei tempi moderni che riconobbe, nell’accezione completa del termine, il diritto alla libertà di coscienza. Il principio fondamentale della colonia di Roger Williams era che “ogni uomo deve essere libero di adorare Dio secondo la propria coscienza”. Il piccolo stato di Rhode Island era destinato a diventare il rifugio degli oppressi; si sviluppò progressivamente e prosperò tanto che i suoi princìpi fondamentali, libertà civile e religiosa, diventarono le basi della repubblica americana. {GC 233.3}

La regola, adottata dai primi coloni, di permettere solo ai membri di chiesa di esercitare il diritto di voto e di poter accedere alle cariche pubbliche, ebbe conseguenze negative. Tale misura era stata adottata per la salvaguardia dello stato; purtroppo, invece, essa determinò la corruzione in seno alla chiesa. In che modo? Poiché una semplice professione di fede era sufficiente per aspirare a un incarico civile, molti, motivati unicamente da interessi personali, si unirono alla chiesa senza una vera conversione e, a poco a poco, le comunità finirono per contare un forte numero di inconvertiti. {GC 235.1}

Una delle più solenni e gloriose verità della Bibbia è quella del secondo avvento del Cristo per il compimento della grande opera di redenzione. Per il popolo di Dio, pellegrino in questa “valle dell’ombra della morte”, la promessa del ritorno di colui che è “la risurrezione e la vita” e che ricondurrà i redenti alla casa del Padre, costituisce una speranza meravigliosa. La dottrina del secondo avvento, infatti, rappresenta la nota dominante delle Sacre Scritture. Dal giorno in cui la prima coppia, piena di amarezza, lasciò il giardino dell’Eden, i credenti hanno atteso l’arrivo di colui che veniva per sconfiggere le potenze del male e ricondurli nel paradiso perduto. {GC 237.1}

La profezia predice non solo il modo e lo scopo della venuta del Messia, ma indica anche i segni premonitori. Gesù disse: “E vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle…” Luca 21:25. “…Il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore; e le stelle cadranno dal cielo e le potenze che son nei cieli saranno scrollate. E allora si vedrà il Figliuol dell’uomo venire sulle nuvole con gran potenza e gloria”. Marco 13:24-26. Il veggente di Patmos così descrive il primo segno che preannuncia il secondo avvento: “…e si fece un gran terremoto; e il sole divenne nero come un cilicio di crine e tutta la luna diventò come sangue”. Apocalisse 6:12. {GC 240.4}

Questi segni apparvero prima dell’inizio del XIX secolo. In adempimento di questa profezia, nel 1755 si verificò il più terribile terremoto che sia mai stato registrato. Quantunque esso sia comunemente conosciuto come “terremoto di Lisbona”, esso scosse violentemente una parte considerevole dell’Europa, dell’Africa e perfino dell’America. Fu sentito in Groenlandia, nelle Indie occidentali, a Madera, in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Irlanda, su una superficie di oltre sei milioni di kmq. In Africa fu quasi altrettanto violento. La città di Algeri fu notevolmente danneggiata. Nel Marocco un villaggio di otto-diecimila abitanti scomparve inghiottito dal suolo. Una terribile mareggiata si abbatté sulle coste della Spagna e dell’Africa, invadendo le città e provocando danni ingenti. {GC 241.1}

Comunque, fu in Spagna e in Portogallo che ebbe la sua massima intensità. A Cadice l’onda marina raggiunse i diciotto metri di altezza. “Alcune delle più alte montagne del Portogallo furono violentemente scosse; in molti casi si verificarono delle fenditure sulle vette, tanto che enormi blocchi di roccia si riversarono sui villaggi sottostanti, accompagnati da lingue di fuoco che scaturivano dal suolo”.  {GC 241.2}

A Lisbona “si udì un rumore di tuono sotterraneo, immediatamente seguito da una violenta scossa, che ridusse in cumuli di macerie la maggior parte della città. Nel giro di sei minuti ci furono sessantamila morti. Il mare si ritirò, lasciando a secco le sue rive, per poi rifluire e abbattersi, con onde gigantesche e con straordinaria violenza, sulla città… Fra gli straordinari eventi verificatisi a Lisbona in quella spaventosa catastrofe, va ricordata la scomparsa di un molo di marmo, di recente costruzione, che era costato un’ingente somma. Una folla immensa vi si era raccolta, considerandolo un luogo sicuro contro i crolli delle case, ma all’improvviso sprofondò, trascinando tutti nel suo vortice. Neppure una delle vittime fu più ritrovata”. “Il terremoto fece crollare tutte le chiese e tutti i conventi, quasi tutti i grandi edifici pubblici e più di un quarto delle case. Circa due ore dopo la scossa, il fuoco divampò in vari quartieri cittadini e imperversò con tale violenza, per quasi tre giorni, che Lisbona fu completamente distrutta. Il terremoto si verificò in un giorno festivo [era il 1° novembre, festa di Ognissanti, ndt], quando chiese e monasteri erano gremiti di persone. Pochi furono i sopravvissuti”. “Il terrore era indescrivibile. Nessuno però piangeva, perché non c’erano lacrime sufficienti per una simile tragedia. La popolazione, in preda al delirio, correva qua e là battendosi il volto e il petto, come impazzita, urlando ed esclamando: “Misericordia! È la fine del mondo!” Le madri, dimenticando i propri figli, correvano per le strade cariche di crocifissi. Molte si rifugiarono nelle chiese, ma a nulla valse l’esposizione del sacramento, a nulla valse abbracciare altari e immagini: sacerdoti e popolo furono tutti travolti e sepolti in un’immane rovina”. Si calcola che il numero delle vittime di quel giorno nefasto sia stato di circa novantamila persone. {GC 241.3}

Venticinque anni dopo apparve il secondo segno indicato dalla profezia: l’oscuramento del sole e della luna. La cosa fu ancora più singolare e impressionante per il fatto che era stata predetta con precisione quasi cronologica. Nella sua conversazione con i discepoli sul monte degli Ulivi il Salvatore, dopo aver descritto il lungo periodo di prova che la chiesa doveva subire, i 1.260 anni della persecuzione romana, che secondo la profezia sarebbero stati abbreviati, parlò degli eventi che avrebbero preceduto la sua seconda venuta e fissò il tempo in cui sarebbe apparso il primo: “…dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore”. Marco 13:24. I 1.260 anni dovevano finire nel 1798, ma circa un quarto di secolo prima la persecuzione era quasi completamente cessata. Secondo le parole di Cristo, dopo questo periodo il sole si sarebbe oscurato. La predizione si adempì il 19 maggio 1780. {GC 242.1}

Quasi unico, fra i più misteriosi e inspiegabili fenomeni del genere… il giorno oscuro del 19 maggio 1780; un oscuramento di tutto il cielo visibile e dell’atmosfera della Nuova Inghilterra” [questa zona si trova nella parte orientale degli Stati Uniti, a nord di New York, ndt]”. {GC 242.2}

Un testimone oculare, che abitava nel Massachussetts, lo descrive così: “Quel giorno il sole sorse radioso, ma ben presto cominciò a perdere il suo consueto splendore. Apparvero in cielo nubi dense e oscure, seguite da lampi e accompagnate dal brontolio del tuono. Cominciò a cadere una leggera pioggia. Verso le nove del mattino le nubi si fecero ancora più fitte e assunsero un color rame o bronzo che si rifletteva sul suolo, sulle rocce, sugli alberi, sulle case e sulle persone, dando loro un aspetto strano, quasi irreale. Alcuni minuti dopo una densa nuvola nerastra coprì il cielo, lasciando una lieve frangia di luce all’orizzonte. L’oscurità divenne simile a quella che si ha d’estate verso le nove di sera… {GC 242.3}

Il timore, l’ansietà, lo spavento si impossessarono a poco a poco delle persone. Le donne stavano sulle soglie delle case, osservando quel paesaggio tenebroso; i contadini ritornavano dai campi; il falegname lasciava i suoi arnesi, il fabbro abbandonava la forgia; il commerciante lasciava il negozio; le scuole si chiudevano e i fanciulli tremanti si rifugiavano in casa. I viaggiatori chiedevano ospitalità alla casa più vicina e ognuno si domandava: “Che cosa succede?” Pareva che un uragano stesse per abbattersi sul paese o fosse giunto il giorno della fine del mondo. {GC 242.4}

Le candele furono accese e i fuochi del caminetto brillarono come nelle sere autunnali senza luna… Le galline rientrarono nel pollaio; il bestiame fu raccolto nei recinti e nelle stalle; le ranocchie cominciarono a gracidare e gli uccelli emisero i loro gridi notturni, mentre i pipistrelli svolazzavano intorno. Solo gli uomini sapevano che non era notte… {GC 243.1}

Il dr. Nathanael Wittaker, pastore della chiesa del Tabernacolo di Salem, organizzò delle funzioni religiose, nel corso delle quali pronunciò un sermone in cui sostenne che quelle tenebre erano soprannaturali. Anche in altre località si fecero riunioni analoghe. I passi biblici scelti per questi sermoni improvvisati erano invariabilmente quelli che sembravano indicare come tali tenebre fossero in piena armonia con le predizioni bibliche… Le tenebre divennero ancora più fitte dopo le undici del mattino”. {GC 243.2}

Nella maggior parte del paese le tenebre erano così dense che non era possibile vedere l’ora all’orologio né pranzare né accudire alle abituali faccende domestiche, senza la luce della candela… {GC 243.3}

Questa oscurità ebbe un’estensione straordinaria. Basti pensare che fu osservata a oriente fino a Falmouth, a occidente fino all’estremità del Connecticut, a meridione fino alle coste del mare e a settentrione fino all’estremità dei possedimenti americani”. Alle fitte tenebre del giorno seguì, un’ora o due prima del tramonto, un cielo parzialmente chiaro e il sole fece una timida apparizione, seminascosto da una nuvola oscura. “Dopo il tramonto le nubi si addensarono nuovamente e il buio si fece più intenso. Le tenebre di quella notte non furono meno straordinarie e paurose di quelle del giorno. Sebbene ci fosse il plenilunio, era impossibile vedere qualcosa senza l’aiuto di una luce artificiale che, vista dalle case vicine oppure a distanza, appariva soffocata da un buio fitto come quello dell’Egitto”. Un testimone oculare riferisce: “Io non potei fare a meno di pensare che se ogni corpo luminoso dell’universo fosse stato avvolto da tenebre impenetrabili o addirittura soppresso, il buio non sarebbe stato più completo di così”. Anche se verso le nove di sera la luna era al culmine del suo splendore “non riuscì a dissipare le tenebre”. Dopo mezzanotte le tenebre scomparvero e la luna apparve come un globo di sangue. {GC 243.4}

Il 19 maggio 1780 è passato alla storia come “giorno oscuro”. Dal tempo di Mosè in poi non c’è mai stato un fenomeno che per intensità, estensione e durata possa essere paragonato a quello. La descrizione dell’evento, come viene fatta dai testimoni oculari, sembra l’eco delle parole del Signore contenute nel libro del profeta Gioele, che risale a oltre venticinque secoli prima del loro adempimento: “Il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno dell’Eterno”. Gioele 2:31. {GC 243.5}

Il Cristo aveva esortato il suo popolo a considerare i segni del suo avvento e a rallegrarsi, perché essi preannunciavano la sua venuta. “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina”. Poi, additando gli alberi con germogli, aggiunse: “Guardate il fico e tutti gli alberi: quando cominciano a germogliare, voi guardando, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina. Così anche voi, quando vedrete avvenire queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. Luca 21:28-31. {GC 244.1}

Il Salvatore, nel richiamare l’attenzione dei discepoli sui segni del suo ritorno, predisse lo stato di totale apostasia che si sarebbe verificato prima del suo ritorno. Come ai tempi di Noè le realtà terrene e la ricerca del piacere avrebbero avuto il sopravvento: comperare, vendere, piantare, costruire, sposare, abbandonando Dio e dimenticando la vita eterna. L’esortazione del Signore per coloro che sarebbero vissuti a quell’epoca fu: “Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso, come un laccio”. Luca 21:34. “Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere e di comparire dinanzi al Figliuol dell’uomo”. Luca 21:36. {GC 244.3}

La realtà della chiesa è sottolineata dalle parole del Maestro, riportate in Apocalisse 3:1: “…tu hai nome di vivere e sei morto”. A quanti, poi, rifiutano di scuotersi dalla loro indifferenza, viene rivolto l’avvertimento solenne: “…se tu non vegli, io verrò come un ladro e tu non saprai a quale ora verrò su di te”. Luca 3:3. {GC 244.4}

Il Cristo “apparirà una seconda volta… a quelli che l’aspettano per la loro salvezza”. Ebrei 9:28. {GC 249.1}

Se la chiesa non percorre la via tracciata da Dio, accettando ogni messaggio e compiendo ogni dovere nella misura in cui vengono rivelati, la religione degenera nel formalismo privo di qualsiasi tipo di spiritualità. Tale verità è stata illustrata molte volte nella storia della chiesa. {GC 249.3}

Capitolo 18: Un riformatore americano

Per iniziare la proclamazione del ritorno di Cristo, Dio scelse un semplice agricoltore, onesto e leale, che era arrivato anche a dubitare dell’autorità divina delle Sacre Scritture, ma che desiderava sinceramente conoscere la verità. Come molti altri riformatori, William Miller aveva trascorso la sua infanzia nella povertà e aveva imparato le grandi lezioni della rinuncia e della tenacia. I membri della sua famiglia si distinguevano per lo spirito d’indipendenza, l’amore della libertà e il forte patriottismo, caratteristiche che si ritrovavano anche in lui. Suo padre era stato capitano nell’esercito della rivoluzione e, per i sacrifici fatti nelle lotte e nelle difficoltà di quel periodo tempestoso, Miller conobbe la povertà nella sua infanzia e nella sua adolescenza. {GC 250.1}

Dotato di una sana e robusta costituzione fisica, egli dimostrò fin dall’infanzia di possedere anche doti intellettuali non comuni, che si affermarono con il passare del tempo. La sua mente attiva ed equilibrata era assetata di conoscenza. Pur non avendo goduto dei vantaggi di una preparazione scolastica regolare, il suo amore per lo studio e la sua abitudine a riflettere e a coltivare un acuto senso critico, fecero di lui un uomo dotato di una buona capacità di giudizio e ampie vedute. Aveva inoltre un carattere irreprensibile e godeva di un’invidiabile reputazione, in quanto tutti lo stimavano per l’onestà, la semplicità e la generosità del suo animo. Grazie alla sua energia e al suo impegno, egli raggiunse rapidamente una certa agiatezza, pur perseverando nelle sue abitudini di studio costante. Siccome aveva occupato con onore importanti incarichi nell’ambito civile e militare, sembrava si fosse aperta davanti a lui la via della ricchezza e degli onori. {GC 250.2}

Sua madre, donna di profondi sentimenti religiosi, gli aveva inculcato nell’infanzia chiari princìpi morali. Purtroppo, giunto all’età matura, si era lasciato attrarre dai deisti, il cui influsso era ancora più forte, perché erano ottimi cittadini, uomini e donne dotati di grandi qualità. Vivendo, come essi vivevano, in mezzo a istituzioni cristiane, il loro carattere era stato parzialmente plasmato dall’influsso dell’ambiente. Pur essendo debitori nei confronti della Bibbia delle qualità che avevano procurato loro il rispetto e la stima, essi annullavano tali virtù con l’opposizione alla Parola di Dio. Miller, unendosi a loro, finì per adottarne le opinioni, tanto più che l’interpretazione corrente delle Scritture presentava delle difficoltà, che gli sembravano insormontabili. Ma le sue nuove convinzioni, nel fare tabula rasa della Bibbia, non gli offrivano nulla di meglio e così si sentì insoddisfatto. William Miller rimase dodici anni legato a quelle idee e fu solo all’età di trentaquattro anni che, in seguito all’azione dello Spirito Santo nel suo cuore, giunse alla piena consapevolezza del proprio stato di colpa e non poté trovare nulla nelle sue concezioni religiose, che gli potesse dare la certezza della felicità eterna. L’avvenire, perciò, gli sembrava oscuro e minaccioso. Ecco quanto dichiarò più tardi, alludendo a quel periodo: “La prospettiva dell’annientamento aveva per me qualcosa di lugubre e di glaciale e l’idea del giudizio era sinonimo di sicura distruzione di tutti gli uomini. Sentivo sopra la mia testa il cielo di rame e sotto i miei piedi la terra di ferro. L’eternità: che cos’era? La morte: che significato aveva? Più ragionavo, più vedevo allontanarsi la soluzione. Più riflettevo, più le mie conclusioni si volatilizzavano. Cercai di non pensare più, ma purtroppo i miei pensieri sfuggivano a ogni controllo. Mi sentivo tanto infelice e non ne capivo la causa. Sapevo che c’era qualcosa di sbagliato, ma non riuscivo a capire dove o quale fosse la soluzione del problema che mi assillava. Mormoravo, mi lamentavo senza sapere di chi. Mi affliggevo, ma senza speranza”. {GC 250.3}

Tale situazione si protrasse per mesi e mesi. “D’improvviso” egli dice “nella mia mente si impresse vivida la visione di un Salvatore. Mi parve di capire che fosse qualcuno così buono e così compassionevole da espiare egli stesso le nostre trasgressioni, per sottrarci al castigo, che era stato decretato in seguito alle colpe commesse. Mi resi conto immediatamente quanto fosse magnanimo un essere simile e pensai che potevo gettarmi fra le sue braccia e confidare nella sua misericordia. Sorse, allora, la domanda: come avere la certezza della sua esistenza? Capii che a parte la Bibbia, non esisteva altra possibilità di trovare la prova dell’esistenza di questo Salvatore e della vita eterna… Vidi che la Bibbia rivelava il Salvatore di cui avevo bisogno ed ero perplesso nel constatare come un libro, che consideravo non ispirato, potesse presentare dei princìpi, che risultavano perfettamente aderenti ai bisogni di un mondo caduto. Fui costretto ad ammettere che le Scritture erano la rivelazione di Dio. Esse, allora, diventarono la mia delizia e trovai un amico in Gesù. Il Salvatore divenne “Colui che si distingue fra diecimila” e la Bibbia, da me considerata per tanto tempo oscura e contraddittoria, rappresentò “una lampada al mio piede ed una luce sul mio sentiero”. Il mio animo si calmò e mi sentii soddisfatto. Trovai che il Signore era simile a una roccia in mezzo all’oceano della vita e da allora la Bibbia costituì per me il principale oggetto di studio. La studiavo con passione e, convinto che non mi fosse stata rivelata neppure la metà della sua bellezza, mi chiedevo stupito come avevo potuto rifiutarla. Essa, infatti, poteva soddisfare le mie aspirazioni e guarire tutte le malattie del mio animo. Persi il gusto per ogni altra lettura e mi applicai alla ricerca della Saggezza divina”.1 {GC 251.1}

Miller confessò pubblicamente la sua fede nella religione che aveva disprezzato. I suoi amici, increduli, non mancarono però di affrontarlo, ricorrendo alle stesse argomentazioni, che avevano utilizzato per combattere l’autorità divina delle Scritture. Egli non era ancora pronto per replicare, ma si disse: “Se la Bibbia è una rivelazione divina, deve essere coerente con se stessa e siccome è stata data per illuminare l’uomo, deve quindi essere alla sua portata”. Decise, perciò, di studiare la sacra Parola da solo, per accertarsi se ogni apparente contraddizione non potesse essere eliminata e stabilire, così, la perfetta armonia del sacro testo. {GC 252.1}

Sforzandosi di accantonare ogni pregiudizio e senza utilizzare commentari, Miller confrontò fra loro i vari passi biblici, servendosi unicamente delle note ai margini del testo e di una concordanza biblica. Cominciando dal libro della Genesi, continuò nella sua indagine in maniera sistematica, leggendo versetto dopo versetto e procedendo solo dopo che il senso di quanto aveva letto, gli sembrava tale da eliminare in lui ogni perplessità. Quando trovava un punto oscuro, lo paragonava con quei testi che sembravano in relazione con quello preso in considerazione, lasciando a ogni parola il proprio significato. Se l’insieme dei passi consultati portava a una conclusione che risultava in accordo con il pensiero biblico, Miller ne concludeva che la difficoltà era stata eliminata e quindi superata. Per ogni punto difficile cercava e trovava la spiegazione in un’altra parte della Scrittura. Studiando con spirito di preghiera, quello che in un primo momento gli era apparso complicato, finì per sembrargli chiaro ed esauriente. Si rendeva conto come fosse vera l’esclamazione del salmista: “La dichiarazione delle tue parole illumina; dà intelletto ai semplici”. Salmi 119:130. {GC 252.2}

Con intenso interesse egli studiò i libri di Daniele e dell’Apocalisse, usando gli stessi criteri di indagine già utilizzati per l’esame di altri testi e si rese conto, con gioia, che i simboli profetici erano comprensibili. Miller vide che l’adempimento delle profezie era stato letterale; le varie figure, metafore, parabole e similitudini erano spiegate nel loro contesto, oppure i termini con i quali esse venivano formulate, erano precisati in altri passi biblici, in modo che tutto risultasse chiaro. “Mi convinsi” egli dice “che la Bibbia fosse un sistema di verità, rivelate con tale chiarezza e semplicità che l’uomo timorato di Dio, per quanto ignorante potesse essere, non poteva sbagliare”.2 Seguendo la storia, egli riuscì a ricostruire le grandi linee della profezia e a scoprire, l’uno dopo l’altro, gli anelli che formavano la catena della verità. Gli angeli di Dio guidavano il suo spirito nella comprensione delle Scritture. {GC 252.3}

La profezia che gli parve rivelasse meglio l’epoca del secondo avvento, era quella di Daniele 8:14: “…Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato”. Seguendo la sua regola, che consisteva nel fare della Bibbia l’interprete di se stessa, Miller si rese conto che nella profezia simbolica un giorno equivale a un anno (cfr. Numeri 14:34; Ezechiele 4:6); egli capì che i 2.300 giorni profetici, o anni letterali, si estendevano ben oltre la fine della dispensazione ebraica e che, quindi, non potevano riferirsi al santuario israelitico. Adottando l’idea, generalmente accettata, secondo cui la terra era il santuario della dispensazione cristiana, Miller concluse che la purificazione del santuario, predetta in Daniele 8:14, non era altro che la purificazione della terra mediante il fuoco, all’apparizione del Signore. Perciò, egli si disse, se fosse stato possibile stabilire con esattezza il punto di partenza dei 2.300 giorni-anni, automaticamente sarebbe venuto fuori il punto di arrivo e cioè la data del secondo avvento di Gesù. In tal modo sarebbe stata resa nota l’ora del grande evento finale, in cui “sarebbe cessata di esistere la società attuale con il suo orgoglio, la sua potenza, la sua pompa, la sua vanità, la sua empietà e la sua oppressione”. Allora sarebbe stata “rimossa dalla terra la maledizione, sarebbe stata distrutta la morte, mentre i servi di Dio, i profeti, i santi e quelli che temono il suo nome avrebbero ottenuto il premio e sarebbero stati distrutti coloro che distruggono la terra”. {GC 255.2}

Con rinnovato slancio Miller proseguì l’esame delle profezie, consacrando non solo giornate, ma spesso anche notti intere, a quello che ora gli appariva estremamente importante e interessante. Ben presto riscontrò che nel capitolo 8 del libro del profeta Daniele non era indicato il punto di partenza dei 2.300 giorni. Infatti l’angelo Gabriele, pur essendo stato inviato a Daniele per spiegargli il significato della visione, gli aveva fornito solo una spiegazione parziale. Davanti alla visione della terribile persecuzione che doveva abbattersi sulla chiesa, il profeta sentì venir meno le sue forze e svenne. Non poteva continuare e l’angelo allora lo lasciò per un po’ di tempo. “E io, Daniele, svenni e fui malato vari giorni… Io ero stupito della visione, ma nessuno se ne avvide”. Daniele 8:27. {GC 256.1}

Poiché Dio aveva incaricato il suo messaggero, dicendo: “…Gabriele, spiega a lui la visione” (Daniele 8:16), il mandato doveva essere eseguito. Infatti l’angelo ritornò e disse a Daniele: “Daniele, io son venuto ora per darti intendimento”. Daniele 9:22. “Fa’ dunque attenzione alla parola e intendi la visione!” Daniele 9:23. Nella visione del capitolo 8 c’era un punto molto importante, rimasto senza spiegazione: quello relativo al tempo, cioè il periodo dei 2.300 giorni. L’angelo, perciò, riprendendo la sua spiegazione, si soffermò in modo particolare su di esso: {GC 256.2}

Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città… Sappilo, dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso… Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione…” Daniele 9:24-27.{GC 256.3}

L’angelo era stato inviato con il preciso compito di spiegare a Daniele ciò che non era riuscito a capire nella visione del capitolo 8 e cioè l’affermazione relativa al tempo: “…Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato”. Dopo avere invitato il profeta con le parole: “Fa’ dunque attenzione alla parola e intendi la visione!” l’angelo proseguì: “Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città”. Il termine tradotto con “fissate” [altre versioni hanno “determinate”, ndt] significa letteralmente recise, tagliate fuori. Settanta settimane rappresentano 490 anni. L’angelo affermò che erano state “fissate” perché spettanti agli ebrei. Però “fissate” da che cosa? Considerando che l’unico periodo di tempo indicato nel capitolo 8 è quello dei giorni, era sicuramente da questo che le 70 settimane dovevano essere detratte. Quindi, se le 70 settimane facevano parte dei 2.300 giorni, logicamente i due periodi dovevano avere lo stesso punto di partenza. L’angelo precisò che le 70 settimane iniziavano dal momento in cui sarebbe stato proclamato il decreto per la restaurazione e la ricostruzione di Gerusalemme. Se si fosse riusciti a stabilire la data di questo decreto, si sarebbe conosciuto automaticamente il punto di partenza del grande periodo dei 2.300 anni. {GC 257.1}

Il decreto è riportato nel capitolo 7 del libro di Esdra. Cfr. Daniele 9:12-26. Esso fu proclamato nella sua forma definitiva da Artaserse, re di Persia, nel 457 a.C. Però in Esdra 6:14 si legge che la casa del Signore a Gerusalemme era stata costruita “secondo gli ordini di Ciro, di Dario e d’Artaserse, re di Persia”. Nel redigere, confermare e completare l’editto, questi tre sovrani gli diedero la completezza, richiesta dalla profezia, per poter così segnare l’inizio dei 2.300 anni. Prendendo l’anno 457 a.C. — perché solo allora il decreto poté dirsi completo — come data dell’ordine in oggetto, ci si accorge che ogni elemento della profezia delle 70 settimane si è adempiuto. {GC 257.2}

Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane (essa sarà restaurata e ricostruita…) ”, ossia 69 settimane, cioè 483 anni. Il decreto di Artaserse entrò in vigore nell’autunno del 457 a.C. Partendo da questa data, i 483 anni portano all’autunno del 27 d.C. Allora si adempì la profezia. La parola “Messia” significa “colui che è unto”. Nell’autunno del 27 d.C. Gesù fu battezzato da Giovanni Battista e ricevette l’unzione dello Spirito Santo. L’apostolo Pietro lo afferma dicendo: “…Iddio l’ha unto di Spirito Santo e di potenza”. Atti 10:38. Lo stesso Salvatore, d’altra parte, affermò: “Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri”. Luca 4:18. Dopo il battesimo “…Gesù si recò in Galilea, predicando l’Evangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto…” Marco 1:14, 15. {GC 257.3}

Egli stabilirà un saldo patto con molti in una settimana”. La settimana di cui si parla qui è l’ultima delle 70. Si tratta, quindi, degli ultimi sette anni del tempo accordato agli ebrei. Durante questo periodo che va dal 27 al 34 d.C. il Salvatore, prima personalmente e poi mediante i suoi discepoli, rivolse l’invito evangelico quasi esclusivamente agli ebrei. Va ricordato, infatti, che quando gli apostoli furono inviati a predicare il messaggio del Vangelo, Gesù li avvertì: “…Non andate fra i Gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele”. Matteo 10:5, 6. {GC 258.1}

E in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione”. Nel 31 d.C., cioè tre anni e mezzo dopo il battesimo, Gesù fu crocifisso. Con il grande sacrificio da lui offerto sul Calvario, finì il sistema dei sacrifici, che per quattromila anni avevano rappresentato l’Agnello di Dio che doveva venire nel mondo. Il tipo si era incontrato con l’antitipo e quindi cessavano tutti i sacrifici e le offerte del sistema cerimoniale. {GC 258.2}

Le 70 settimane, o 490 anni, accordati agli ebrei, finivano, come abbiamo visto, nel 34 d.C. Fu allora che la nazione ebraica, per decisione del sinedrio, suggellò il proprio rifiuto del messaggio del Vangelo con il martirio di Stefano e la persecuzione dei cristiani. Allora il messaggio di salvezza, non più riservato al solo “popolo eletto”, fu proclamato al mondo intero. I discepoli, costretti dalla persecuzione a fuggire da Gerusalemme, “andarono di luogo in luogo, annunziando la Parola. E Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo”. Pietro, divinamente ispirato, annunciò la buona novella al centurione di Cesarea, il pio Cornelio; mentre il fervente Paolo, conquistato alla fede di Cristo, fu incaricato di portare il Vangelo ai Gentili. Atti 8:4, 5; 22:21. {GC 258.3}

Fin qui ogni elemento della profezia si era adempiuto con straordinaria precisione; era quindi chiaro che le 70 settimane andavano dal 457 a.C. al 34 d.C. Partendo da questa data, non era difficile trovare il punto di arrivo dei 2.300 giorni. Infatti, dato che le 70 settimane, 490 giorni, erano state tolte dai 2.300 giorni, rimanevano 1.810 giorni che, partendo dal 34 d.C., portavano automaticamente al 1844. La conclusione era ovvia: il periodo dei 2.300 giorni di Daniele 8:14 si concludeva nel 1844. Poiché alla fine di questo lungo periodo profetico, secondo la dichiarazione dell’angelo, il santuario sarebbe stato purificato, veniva così precisato il momento della purificazione del santuario che, quasi universalmente, si pensava dovesse verificarsi al secondo avvento del Cristo. {GC 258.4}

Miller e i suoi collaboratori, in un primo momento, credettero che i 2.300 giorni sarebbero finiti nella primavera del 1844, mentre in realtà un attento studio della profezia conduceva all’autunno di quell’anno. {GC 259.1}

Questa inesattezza provocò delusione e perplessità in quanti avevano contato sulla venuta del Signore per quella data. Tutto ciò, però, non influì sul fatto che stabiliva il 1844 come punto di arrivo dei 2.300 giorni, con la relativa purificazione del santuario. {GC 259.2}

Nel 1833 Miller ricevette la credenziale di pastore della Chiesa Battista, di cui era membro. Molti pastori della stessa denominazione approvavano la sua opera e così poté continuare il suo lavoro con il loro consenso. Viaggiava e predicava incessantemente, sebbene la sua attività si limitasse alla Nuova Inghilterra e agli stati del centro. Per vari anni viaggiò a proprie spese. Anche in seguito, comunque, le sue spese di viaggio non furono mai completamente rimborsate. In tal modo questa sua missione pubblica incise sensibilmente sulle sue sostanze, tanto che esse andarono diminuendo progressivamente. Miller aveva una famiglia numerosa, ma siccome i suoi membri erano attivi e frugali, la rendita della fattoria era sufficiente per il loro mantenimento e per le sue spese. {GC 261.3}

Nel 1833, due anni dopo che Miller aveva cominciato a presentare in pubblico le prove dell’imminente ritorno del Cristo, apparve l’ultimo segno preannunciato dal Salvatore come prova del suo secondo avvento. Gesù aveva detto: “Le stelle cadranno dal cielo”. Matteo 24:29. L’apostolo Giovanni nell’Apocalisse, contemplando in visione le scene che avrebbero annunciato la venuta del giorno di Dio, aveva scritto: “E le stelle del cielo caddero sulla terra, come quando un fico scosso da un gran vento lascia cadere i suoi fichi immaturi”. Apocalisse 6:13. Questa profezia si adempì in modo impressionante con la grande pioggia meteorica del 13 novembre 1833. Quella fu la più vasta e sorprendente visione di stelle cadenti che sia mai stata ricordata. “In tutto il territorio degli Stati Uniti il cielo sembrava in movimento. Dopo l’occupazione del paese da parte dei bianchi, non si era mai verificato un fenomeno che suscitasse una così grande ammirazione in una parte degli abitanti e un così vivo sgomento in un’altra parte. La sublime grandezza di questo spettacolo rivive ancora nel ricordo di molti… Mai si è avuta una pioggia meteorica più fitta di quella: a oriente, a occidente, a settentrione, a mezzogiorno, ovunque era la stessa scena. Tutto il cielo sembrava in movimento… Lo spettacolo, descritto dal professor Silliman nel suo giornale, fu osservato in tutta l’America del nord… Dalle due del mattino fino a giorno fatto, in un cielo del tutto sereno e privo di nubi, si notò un susseguirsi ininterrotto di raggianti scie luminose”. “Nessun linguaggio può descrivere lo splendore di quella visione… Chi non lo ha visto non può immaginarne la grandiosità. Pareva che tutte le stelle del cielo si fossero concentrate in un determinato punto vicino allo zenit e di là, simultaneamente, scendevano in ogni direzione con la velocità del fulmine… Esse si susseguivano in rapide ondate, migliaia e migliaia come se fossero state create per l’occasione”. “Impossibile descrivere questo fenomeno, se non ricorrendo all’immagine di un fico che, sotto l’azione di un vento impetuoso, scaglia lontano i suoi frutti immaturi”. {GC 262.1}

Nel Journal of Commerce di New York, in data 14 novembre 1833, apparve un lungo articolo, relativo a questo meraviglioso fenomeno. In esso, fra l’altro, si leggeva: “Nessun filosofo o scienziato ha indicato o ricordato un evento simile a quello di ieri mattina. Un profeta, 18 secoli fa, lo predisse con esattezza. Ognuno può rendersene conto, se intende per caduta di stelle, una caduta di stelle… nell’unico senso in cui la cosa possa essere letteralmente possibile”. {GC 263.1}

Apparve, così, l’ultimo segno della sua venuta che Gesù aveva annunciato ai discepoli: “…quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte”. Matteo 24:33. Dopo tanti segni, Giovanni vide i cieli ripiegarsi come un rotolo che si avvolge, mentre la terra tremava, le montagne e le isole venivano rimosse dal loro luogo e gli empi, terrorizzati, cercavano di sottrarsi alla presenza del Figlio dell’uomo. Cfr. Apocalisse 6:12-17. {GC 263.2}

Molti, nel contemplare la caduta delle stelle, videro in questo fenomeno un annuncio del giudizio “un simbolo pauroso, un precursore sicuro, un segno misericordioso di quel giorno grande e spaventoso”.15 {GC 263.3}

In tal modo l’attenzione popolare venne richiamata sull’adempimento della profezia e molti prestarono ascolto all’annuncio del secondo avvento. {GC 263.4}

Nel 1840 un altro importante adempimento profetico suscitò un vivo e vasto interesse. Due anni prima, Giosia Litch, uno dei pastori più in vista fra i predicatori del secondo avvento, aveva pubblicato un articolo nel quale spiegava l’Apocalisse (cap. 9), in cui è predetta la caduta dell’impero ottomano. Secondo i suoi calcoli, questa potenza sarebbe stata sopraffatta nel 1840 e precisamente nel mese di agosto. Alcuni giorni prima che ciò si adempisse, egli scrisse: “Ammettendo che il primo periodo, quello di 150 anni, si sia adempiuto esattamente prima dell’ascesa al trono di Dragasio, munito dell’autorizzazione dei turchi, e che i 391 anni e quindici giorni siano cominciati alla fine di questo primo periodo [27 luglio 1449, ndt], ne risulta che essi finirebbero l’11 agosto del 1840, data in cui ci si può aspettare la caduta della potenza ottomana a Costantinopoli. E penso che sarà proprio così”. {GC 263.5}

Al momento indicato la Turchia, tramite i suoi ambasciatori, accettò la protezione delle potenze alleate europee e si pose automaticamente sotto il controllo delle nazioni cristiane. L’evento fu l’adempimento letterale della predizione. Quando la notizia si diffuse, moltissimi si convinsero dell’esattezza dei princìpi di interpretazione profetica, adottati da Miller e dai suoi collaboratori, e ne scaturì un nuovo e potente impulso per il movimento avventista. Uomini colti e influenti si unirono a Miller per predicare e pubblicare il frutto delle sue ricerche e così, fra il 1840 e il 1844, l’opera andò estendendosi rapidamente. {GC 263.6}

William Miller era dotato di ottime facoltà, disciplinate dallo studio e dalla riflessione. Ad esse egli aggiunse la sapienza nelle cose spirituali, grazie alla sua comunione con la Fonte della saggezza. Uomo di grandi virtù morali, riusciva a imporre il rispetto e a conquistarsi la stima ovunque venivano apprezzate l’integrità e l’eccellenza morale del suo carattere. Unendo la gentilezza spontanea con l’umiltà cristiana e la forza dell’autocontrollo, sapeva essere premuroso e affabile con tutti, pronto ad ascoltare le opinioni altrui e a prendere in considerazione le loro argomentazioni. Senza passione o eccitazione, esaminava ogni teoria o dottrina alla luce della Parola di Dio e il suo ragionamento equilibrato, unito alla profonda conoscenza delle Sacre Scritture, gli permetteva di confutare l’errore e di smascherare la falsità. {GC 264.1}

Nel corso dei secoli gli avvertimenti dati da Dio al mondo, tramite i suoi messaggeri, sono stati accolti con altrettanta incredulità. Quando la malvagità degli antidiluviani indusse Dio a sommergere la terra con l’acqua, egli provvide ad avvertirli del suo proposito, affinché essi avessero l’opportunità di rinunciare alle loro intenzioni malvage. Per 120 anni echeggiò alle loro orecchie l’avvertimento che li invitava a pentirsi, prima che si manifestasse l’ira divina. Purtroppo il messaggio fu considerato una favola e non venne accettato. Radicati nella loro malvagità, essi si beffavano del messaggero di Dio, lo schernivano e lo accusavano di presunzione. Come si permetteva un solo uomo di mettersi contro tutti i grandi uomini della terra? Se il messaggio di Noè era vero, perché il mondo non se ne rendeva conto e non lo accettava? Che follia: l’affermazione di un solo uomo contro la sapienza di migliaia di altri uomini! Gli antidiluviani non prestarono ascolto agli avvertimenti di Noè e si guardarono bene dal rifugiarsi nell’arca. {GC 266.1}

In tal modo i protestanti seguivano l’esempio dei cattolici: mentre la chiesa di Roma toglieva la Bibbia al popolo, le chiese protestanti pretendevano che una parte importante della Parola di Dio — e precisamente quella che insegna le verità relative al nostro tempo — non potesse essere compresa. {GC 268.4}

Pastori e membri dicevano che le profezie di Daniele e dell’Apocalisse erano misteri incomprensibili. Eppure il Cristo aveva richiamato l’attenzione dei discepoli proprio sulle parole del profeta Daniele, relative agli eventi che dovevano verificarsi ai suoi tempi, dicendo: “…chi legge pongavi mente”. Matteo 24:15. {GC 268.5}

L’affermazione secondo cui l’Apocalisse è un mistero che non può essere capito, è in contrasto con il titolo stesso del libro: “La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve… Beato chi legge, e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa; poiché il tempo è vicino”. Apocalisse 1:1, 3. {GC 268.6}

La Bibbia lascia chiaramente intendere che gli uomini scelti da Dio per dirigere i grandi movimenti, destinati a realizzare il suo piano di salvezza sulla terra, erano guidati in modo particolare dallo Spirito Santo. Gli uomini diventano strumenti nelle mani di Dio per l’attuazione dei suoi progetti, caratterizzati dalla grazia e dalla misericordia. Ognuno ha un incarico definito e a ciascuno viene accordata una conoscenza adeguata al suo particolare compito e sufficiente per permettergli l’attuazione del mandato che Dio gli ha assegnato. Nessuno, però, per quanto onorato dal cielo, è mai pervenuto a una totale comprensione del piano della redenzione o a una perfetta valutazione del proposito divino per l’opera che era stato chiamato a svolgere nella sua epoca. In altre parole, gli uomini non possono sempre capire completamente quello che Dio intende conseguire, tramite l’incarico che ha affidato loro, e quindi non riescono ad afferrare in tutta la sua portata il messaggio che stanno proclamando nel suo nome. {GC 270.2}

Cfr. ll Libro della Certezza, testo bahà’ì,:

192 Nelle pagine precedenti, abbiamo già assegnato a

ciascuno dei Luminari che sorgono dalle Sorgenti della

santità eterna due stadi. Uno di questi, quello dell’unità

essenziale, lo abbiamo già spiegato. «Non facciamo

differenza alcuna fra loro» (Corano 2:136). L’altro è lo stadio di

distinzione e riguarda il mondo della creazione e delle sue

limitazioni. Da questo punto di vista ogni Manifestazione

di Dio ha una differente individualità, una Missione

definitivamente assegnata, una Rivelazione predestinata e

limitazioni particolarmente fissate. Ognuna di esse è

conosciuta con un nome differente, è caratterizzata da un

attributo speciale, compie una missione definita e le è

affidata una particolare Rivelazione. Com’Egli disse: «Di

tali Messaggeri Divini alcuni li abbiam resi superiori ad

altri; fra essi c’è chi parlò con Dio, ed Egli ne ha elevati

alcuni di vari gradi. Così demmo a Gesù, figlio di Maria,

prove chiare e Lo confermammo con lo Spirito Santo» (Corano 2:253).

Nel corso dei suoi viaggi in Buchara, (Wolff) scoprì che la dottrina del ritorno del Signore era nota a un popolo che viveva isolato dagli altri. Wolff disse che gli arabi dello Yemen “posseggono un libro chiamato Seera, il quale parla della seconda venuta di Gesù e del suo regno glorioso. Essi pensano che nel 1840 dovranno verificarsi grandi eventi… Nello Yemen… ho trascorso sei giorni con i discendenti dei recabiti. Essi non bevono vino, non piantano viti, non seminano e vivono sotto le tende. Essi ricordano il buon vecchio Gionadab, figlio di Recab. Trovai con loro anche dei figli d’Israele, della tribù di Dan… i quali, come i figli di Recab, aspettano la venuta del Messia sulle nuvole del cielo”. {GC 284.4}

Un altro missionario riscontrò le stesse credenze fra i tartari. Un sacerdote tartaro gli chiese quando il Cristo sarebbe venuto per la seconda volta. L’interpellato rispose che non ne sapeva nulla. Il sacerdote tartaro, stupito di tale ignoranza in chi si diceva insegnante della Bibbia, testimoniò della propria convinzione, basata sulla profezia, che Gesù sarebbe venuto intorno al 1844. {GC 285.1}

L’opera del santuario terrestre si realizzava in due fasi: i sacerdoti officiavano ogni giorno nel luogo santo, mentre una volta all’anno il sommo sacerdote svolgeva una speciale opera di espiazione nel luogo santissimo per la purificazione del santuario. Ogni giorno il peccatore pentito portava la sua offerta alla porta del tabernacolo e, ponendo la mano sul capo della vittima, confessava i suoi peccati trasferendoli così, simbolicamente, da se stesso alla vittima innocente. L’animale poi veniva ucciso. “Senza spargimento di sangue” dice l’apostolo “non c’è remissione”. “…La vita della carne è nel sangue…” Levitico 17:11. La legge di Dio che era stata infranta, esigeva la morte del trasgressore e così il sangue, simbolo della vita del peccatore di cui la vittima portava la colpa, veniva introdotto dal sacerdote nel luogo santo e spruzzato davanti al velo, dietro al quale vi era l’arca, contenente la legge trasgredita dal peccatore. Con questa cerimonia il peccato, mediante il sangue, era trasferito simbolicamente nel santuario. In certi casi il sangue non veniva portato nel luogo santo e la carne della vittima espiatoria era mangiata dal sacerdote, come Mosè aveva detto ai figli di Aaronne: “…l’Eterno ve l’ha dato perché portiate l’iniquità della radunanza…” Levitico 10:17. Le due cerimonie erano entrambe simbolo del trasferimento del peccato dal penitente al santuario. {GC 327.4}

Una volta all’anno, nel gran giorno dell’espiazione, il sommo sacerdote entrava nel luogo santissimo per la purificazione del santuario. Quest’opera completava il servizio dell’intero anno. In questo giorno solenne due capri venivano portati alla porta del tabernacolo e si tirava a sorte: “…per vedere quale dei due debba essere dell’Eterno e quale di Azazel”. Levitico 16:8. Il capro sul quale era caduta la sorte per l’Eterno doveva essere ucciso come offerta per il peccato del popolo. Il sacerdote poi portava il suo sangue oltre il velo e lo spruzzava sul propiziatorio e davanti ad esso. Il sangue veniva spruzzato anche sull’altare dell’incenso che stava davanti al velo. {GC 328.2}

Aaronne poserà ambedue le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra esso tutte le iniquità dei figliuoli d’Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di questo, lo manderà via nel deserto. E quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria…” Levitico 16:21, 22. Il capro per Azazel non ritornava più nel campo d’Israele e l’uomo che lo aveva condotto lontano doveva lavarsi e lavare le proprie vesti con acqua, prima di poter rientrare nell’accampamento.{GC 328.3}

Nel gran giorno dell’espiazione il sommo sacerdote riceveva una vittima dalla comunità, entrava nel luogo santissimo con il sangue di questa offerta e lo spruzzava sul propiziatorio, direttamente sopra la legge per soddisfarne le esigenze. Poi, nella sua qualità di mediatore, prendeva i peccati su di sé e li portava fuori dal santuario; metteva le sue mani sul capo del capro per Azazel, confessava tutti i peccati d’Israele, trasferendoli simbolicamente da se stesso al capro che, a sua volta, li portava fuori dal campo. Tutte le trasgressioni del popolo erano allora considerate allontanate per sempre. {GC 329.3}

Per diciotto secoli quest’opera è stata svolta nella prima parte del santuario. Il Cristo, tramite il suo sacrificio, ha perorato la causa dei credenti pentiti e ha assicurato loro il perdono e l’accettazione del Padre, ma i loro peccati sono rimasti scritti nei libri. Come nel servizio simbolico alla fine dell’anno c’era un’opera di espiazione, così prima che l’opera del Cristo per la redenzione degli uomini sia completata, deve esserci un’opera di espiazione per la rimozione dei peccati dal santuario. Quest’opera è iniziata alla fine dei 2.300 giorni. Allora, come era stato predetto dal profeta Daniele, il nostro Sommo Sacerdote è entrato nel luogo santissimo per compiere la parte finale della sua grande opera: la purificazione del santuario. {GC 330.2}

Come anticamente i peccati del popolo venivano deposti per fede sulla vittima espiatoria, e per mezzo del sangue trasferiti simbolicamente nel santuario terrestre, così nel nuovo patto i peccati di coloro che sono pentiti sono posti per fede sul Cristo e trasferiti nel santuario celeste. Come nella purificazione del santuario terrestre avveniva la rimozione dei peccati che lo avevano contaminato, così la purificazione del santuario celeste avviene con la rimozione o cancellazione dei peccati che vi sono stati registrati.

Ma prima che questo possa essere effettuato in cielo devono essere esaminati i libri per stabilire chi, mediante il pentimento e la fede nel Cristo, può beneficiare della sua espiazione. {GC 330.3}

La purificazione del santuario comprende quindi una specie di inchiesta giudiziaria. Essa deve essere realizzata prima della venuta del Cristo per riscattare il suo popolo, perché quando verrà porterà la ricompensa “per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua”. Apocalisse 22:12. {GC 330.4}

Così coloro che camminavano nella luce della parola profetica si resero conto che il Cristo, alla fine dei 2.300 giorni, nel 1844, invece di tornare sulla terra, era entrato nel luogo santissimo del santuario celeste per svolgervi la parte conclusiva dell’espiazione, che doveva precedere il suo avvento. {GC 331.1}

Compresero anche che mentre l’offerta per il peccato indicava il Cristo come sacrificio, il sommo sacerdote rappresentava il Cristo come mediatore e il capro per Azazel era il simbolo di Satana, l’autore del peccato, sul quale alla fine saranno deposti i peccati degli uomini sinceramente pentiti. Quando il sommo sacerdote, in virtù del sangue dell’offerta per il peccato, rimuoveva i peccati dal santuario, li deponeva sul capro per Azazel; così Gesù, che in virtù del proprio sangue rimuove i peccati del suo popolo dal santuario celeste, alla fine del suo ministero li deporrà su Satana, che nell’esecuzione della sentenza del giudizio dovrà subire la pena finale. Il capro per Azazel veniva mandato via, in una zona deserta, e non sarebbe più ritornato nella comunità d’Israele. Così Satana sarà cacciato per sempre dalla presenza di Dio e del suo popolo e sarà poi annientato nella distruzione finale del peccato e dei peccatori. {GC 331.2}

Io do un’altra interpretazione: al primo avvento Cristo viene sacrificato, mediante la morte, come il primo capro; al secondo avvento Cristo viene allontanato, rinnegato per sempre, da tutte le Chiese, come il secondo capro.

Viene proprio rinnegato per sempre, poiché saranno i singoli a risuscitare, non le Chiese nella loro interezza, che seguono ciecamente i loro capi. A risuscitare sono coloro che escono da Babilonia la grande.

La Bibbia afferma che, prima del ritorno del Signore, ci sarà un declino religioso simile a quello dei primi secoli. “Or sappi questo, che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi, senz’affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza”. 2 Timoteo 3:1-5 {GC 355.2}

Dio agisce tramite coloro che lo ascoltano, che ubbidiscono alla sua voce e che non esitano, se necessario, a dire cose non gradite e a denunciare i peccati più diffusi. Dio non si serve spesso di uomini dotti, di uomini che occupano posizioni importanti per dirigere i movimenti di riforma, perché essi confidano nel loro “credo”, nelle loro teorie, nei loro sistemi teologici e non sentono il bisogno di lasciarsi istruire da Dio. Solo chi è personalmente unito con la Fonte della sapienza riesce a comprendere e a spiegare le Scritture. Per annunciare la verità vengono chiamati uomini di scarsa cultura, non per la loro ignoranza, ma perché sono umili e si lasciano ammaestrare da Dio. Essi sono discepoli del Cristo e sono cresciuti grazie alla loro umiltà e alla loro ubbidienza. Tramite la conoscenza della verità, Dio conferisce loro una dignità davanti alla quale perdono valore gli onori del mondo e la grandezza umana. {GC 356.3}

Così dice il Signore: “Ascoltatemi, o voi che conoscete la giustizia, o popolo che hai nel cuore la mia legge! Non temete l’obbrobrio degli uomini né siate sgomenti per i loro oltraggi. Poiché la tignola li divorerà come un vestito e la tarma li roderà come la lana; ma la mia giustizia rimarrà in eterno e la mia salvezza per ogni età”. Isaia 51:7, 8. {GC 360.2}

Dio è amore e anche la sua legge è amore. I suoi due grandi princìpi sono l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. {GC 365.3}

La santificazione indicata nella Scrittura coinvolge tutto l’essere: lo spirito, l’anima e il corpo. Paolo pregava per i Tessalonicesi affinché “…l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima ed il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo”. 1 Tessalonicesi 5:23. {GC 370.2}

L’apostolo Giacomo afferma: “Ma la sapienza che è dall’alto, prima è pura…” Giacomo 3:17. Se si fosse imbattuto in coloro che pronunciano il prezioso nome di Gesù con labbra contaminate dal tabacco, il cui alito e la cui persona sono impregnati e intossicati dal suo fetido odore, che inquina l’aria e obbliga quanti sono intorno a loro ad aspirarne il veleno; se l’apostolo fosse venuto in contatto con un’abitudine così in contrasto con la purezza del Vangelo non l’avrebbe denunciata come “terrena, carnale, diabolica”? Giacomo 3:15. {GC 371.3}

…Io sono la luce del mondo,” disse Gesù “chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Giovanni 8:12. “…Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va vieppiù risplendendo, finché sia giorno perfetto”. Proverbi 4:18. {GC 372.2}

Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi… il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato presso a rivi d’acqua, il quale dà il suo frutto nella sua stagione e la cui fronda non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà”. Salmi 1:1-3 {GC 374.4}

Il libro della vita contiene i nomi di tutti coloro che si sono impegnati al servizio di Dio. Gesù esortò i suoi discepoli: “…rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Luca 10:20. Paolo parla dei suoi “…collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita”. Filippesi 4:3. Daniele, contemplando in visione “…un tempo d’angoscia, quale non se n’ebbe mai…” dichiara che il popolo di Dio “…sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saran trovati iscritti nel libro”. Daniele 12:1. Il profeta di Patmos, poi, dice che nella città di Dio entreranno solo quelli “che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello”. Apocalisse 21:27. {GC 376.2}

Tramite Mosè, il Signore dichiarò: “…Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!” Esodo 32:33. Il profeta Ezechiele dice: “E se il giusto si ritrae dalla sua giustizia e commette l’iniquità… Nessuno dei suoi atti di giustizia sarà ricordato…” Ezechiele 18:24. {GC 377.4}

Chiunque dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli”. Matteo 10:32, 33. {GC 378.1}

Capitolo 29: L’origine del male

Per molti l’origine del male e la ragione della sua esistenza sono dei soggetti che suscitano grandi perplessità. Constatando le terribili conseguenze del male — dolore e desolazione —, si chiedono come ciò possa conciliarsi con la sovranità di un essere infinito in saggezza, in potenza e in amore. È un mistero inspiegabile e così, nell’incertezza e nel dubbio, non percepiscono le verità chiaramente rivelate nella Parola di Dio ed essenziali per la salvezza. Alcuni, nelle loro ricerche per spiegare il peccato, indagano su ciò che Dio non ha mai rivelato e, naturalmente, non trovano alcuna soluzione alle loro perplessità. Inclini al dubbio e alla critica, approfittano di questa scusa per rigettare le Sacre Scritture. Altri, invece, non riescono a trovare una risposta soddisfacente al grande problema, perché la tradizione e le false interpretazioni hanno offuscato l’insegnamento della Bibbia sul carattere di Dio, sulla natura del suo governo e sui princìpi che motivano il suo atteggiamento nei confronti del peccato. {GC 385.1}

Non è possibile spiegare l’origine del peccato né fornire una ragione che ne giustifichi la sua esistenza, ma abbiamo elementi sufficienti sulla sua origine e sulla sua eliminazione finale, per ammirare la giustizia e la benevolenza di Dio in tutto ciò che ha attinenza con il male. Dio non è responsabile della presenza del peccato nel mondo, nelle Scritture nulla è sottolineato con maggiore chiarezza: Dio non ha rifiutato arbitrariamente la sua grazia, non ha commesso nessun errore nel suo modo di governare, che potesse motivare la ribellione. Il peccato, perciò, è un intruso, della cui presenza non può essere fornita nessuna ragione; esso è misterioso e inspiegabile. Scusarlo significherebbe difenderlo. Se si potesse trovare una scusa o una causa per la sua esistenza, esso cesserebbe di essere peccato. La nostra unica definizione del peccato è quella fornita dalla Parola di Dio, e cioè: “la violazione della legge”. Il peccato è la manifestazione di un principio in lotta contro la grande legge d’amore, che sta alla base del governo divino. {GC 385.2}

Prima che il male facesse la sua apparizione, nell’universo regnavano la pace e la gioia. Tutto era in perfetta armonia con la volontà del Creatore. L’amore per Dio era supremo e l’amore reciproco imparziale. Gesù, la Parola, l’unigenito di Dio, era uno con il Padre: uno per natura, carattere e obiettivi. Era l’unico essere nell’intero universo che conoscesse le intenzioni e i progetti di Dio. Tramite lui il Padre creò gli esseri celesti. “…In lui sono state create tutte le cose, che sono nei cieli… siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà…” Colossesi 1:16. Tutto il cielo ubbidiva sia al Cristo sia al Padre. {GC 385.3}

Poiché la legge dell’amore era il fondamento del governo di Dio, la felicità di tutti gli esseri creati dipendeva dal loro perfetto accordo con i grandi princìpi di questa legge. Dio chiede a tutte le sue creature un servizio dettato dall’amore e desidera il rispetto che deriva da un intelligente apprezzamento del suo carattere. Egli non ama un’ubbidienza forzata e accorda a tutti il libero arbitrio, affinché possano servirlo volontariamente. {GC 386.1}

Ma qualcuno decise di sovvertire questa libertà. Il peccato ebbe origine proprio in colui che dopo Gesù era stato maggiormente onorato da Dio e che era il più potente e il più glorioso di tutti gli abitanti del cielo. Prima della sua caduta, Lucifero era il primo dei cherubini protettori, santo e immacolato. “Così parla il Signore, l’Eterno: Tu mettevi il suggello alla perfezione, eri pieno di saviezza, di una bellezza perfetta; eri in Eden, il giardino di Dio; eri coperto d’ogni sorta di pietre preziose… Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Io t’avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, perché [Diodati traduce “finché”] non si trovò in te la perversità”. Ezechiele 28:12-15. {GC 386.2}

Lucifero avrebbe potuto godere del favore di Dio, essere amato e onorato dalle schiere angeliche e utilizzare le sue nobili facoltà per il bene degli altri, alla gloria del suo Creatore. Ma il profeta dice: “Il tuo cuore s’è fatto altero per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saviezza a motivo del tuo splendore…” Ezechiele 28:17. A poco a poco Lucifero cedette al desiderio dell’autoesaltazione: “…tu ti sei fatto un cuore come un cuore di Dio”. Ezechiele 28:6. “Tu dicevi in cuor tuo: ‘Io… eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio; io m’assiderò sul monte dell’assemblea… salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all’Altissimo’”. Isaia 14:13, 14. Invece di impegnarsi perché Dio occupasse il posto supremo nell’affetto delle sue creature, Lucifero cercò di accattivarsi il loro appoggio e il loro omaggio. Desiderando assicurarsi l’onore che il Padre aveva conferito al Figlio, il principe degli angeli aspirò a quel potere che spettava solo al Cristo. {GC 386.3}

Tutto il cielo rifletteva la gloria del Creatore e lo lodava. Finché Dio era stato onorato, aveva regnato la pace e la gioia, ma una nota discordante sopraggiunse a turbare l’armonia celeste: l’autoesaltazione. Questo sentimento, così contrario al piano del Creatore, risvegliò oscuri presentimenti in coloro che consideravano la gloria di Dio superiore a ogni altra cosa. Gli esseri celesti intervennero presso Lucifero e il Figlio di Dio gli espose la grandezza, la bontà, la giustizia del Creatore, la natura sacra e immutabile della sua legge. Dio stesso aveva stabilito l’ordine che regnava in cielo; contestandolo, Lucifero disonorava il suo Creatore e provocava la propria rovina. Purtroppo, però, gli avvertimenti dati con amore e misericordia infiniti valsero solo a provocarne la resistenza. Lucifero permise che la sua gelosia nei confronti del Cristo avesse il sopravvento e rimase fermo nelle sue posizioni. {GC 386.4}

L’orgoglio alimentò in Lucifero questa sete di supremazia. Gli onori ricevuti non furono da lui apprezzati come un dono di Dio e non gli ispirarono nessun sentimento di gratitudine nei confronti del Creatore. Fiero della sua gloria e della sua ambizione, volle essere uguale a Dio. Amato e riverito dalle schiere celesti, gli angeli erano lieti di eseguire i suoi ordini; egli era dotato di una sapienza e di una gloria superiori alle loro. Tuttavia il Figlio di Dio era riconosciuto il sovrano del cielo, uno con il Padre in potenza e autorità. Gesù partecipava alla elaborazione dei progetti divini, mentre a Lucifero questo non era concesso. “Perché” si chiedeva questo angelo potente “Cristo deve avere la supremazia? Perché deve essere onorato più di me?” {GC 387.1}

Lasciando il suo posto alla presenza di Dio, Lucifero cominciò a diffondere fra gli angeli uno spirito di insoddisfazione. Agendo in segreto e mascherando per un certo tempo il suo vero scopo, sotto l’apparenza di un grande rispetto nei confronti di Dio, egli cercò di suscitare il malcontento contro le leggi che governavano gli esseri celesti, affermando che esse imponevano inutili restrizioni. Egli pretendeva che gli angeli, grazie alla loro natura santa, dovessero ubbidire alle sollecitazioni della propria volontà. Per guadagnarsi la loro simpatia, disse che Dio lo aveva trattato ingiustamente, accordando al Cristo l’onore supremo; affermò che aspirando a un potere maggiore e a un onore più elevato, egli non cercava di esaltare se stesso, ma di assicurare la libertà a tutti gli abitanti del cielo, perché potessero pervenire a un livello di vita superiore. {GC 387.2}

Dio, nella sua infinita misericordia, sopportò a lungo Lucifero e non lo destituì dalla sua alta posizione alle prime manifestazioni di malcontento, e neppure quando cominciò a esporre agli angeli fedeli le sue false accuse. Lucifero fu tollerato per lungo tempo in cielo e gli fu ripetutamente offerto il perdono, purché si pentisse e si sottomettesse. Fu tentato tutto ciò che solo l’amore e la saggezza divini potevano escogitare per convincerlo del suo errore. Lo spirito di malcontento non si era mai manifestato in cielo. Lucifero stesso non si rese conto dove sarebbe andato a finire né capì la vera natura dei propri sentimenti. Però, quando il suo atteggiamento ostile risultò privo di fondamento, si rese conto di essere nel torto: le esigenze divine erano giuste e doveva riconoscerle come tali davanti a tutto il cielo. Se lo avesse fatto, avrebbe salvato se stesso e molti angeli. Fino a quel momento egli non si era ancora totalmente ribellato a Dio. Pur avendo abbandonato la sua posizione di cherubino protettore, se fosse stato disposto a ritornare sui suoi passi, riconoscendo la saggezza del Creatore, e soddisfatto di occupare la posizione assegnatagli nel grande piano divino, egli sarebbe stato reintegrato nelle sue funzioni. Ma l’orgoglio gli impedì di sottomettersi. Difese con tenacia le proprie posizioni, sostenne di non aver bisogno di pentirsi e si impegnò completamente nella grande lotta contro il suo Creatore. {GC 387.3}

Da quel momento egli impiegò tutte le facoltà della sua grande intelligenza per sedurre e conquistare la simpatia degli angeli, che erano stati ai suoi ordini. Egli non esitò a falsare il significato degli avvertimenti e dei consigli del Cristo, nell’interesse dei suoi tortuosi progetti. A coloro che erano più intimamente uniti a lui, con legami di amicizia, Satana fece credere di essere stato giudicato ingiustamente; disse che la sua posizione non era stata rispettata e che la sua stessa libertà era stata limitata. Non contento di travisare le parole di Gesù, egli passò alla prevaricazione e alla menzogna, accusando il Figlio di Dio di volerlo umiliare davanti agli abitanti del cielo. Poi, per ingannare gli angeli rimasti fedeli, accusò di indifferenza nei confronti degli interessi degli esseri celesti tutti coloro che non era riuscito a ingannare e ad attirare dalla sua parte. Egli attribuì addirittura la responsabilità dell’opera che stava svolgendo a coloro che erano fedeli a Dio, e per poter sostenere la sua accusa dell’ingiusto comportamento dell’Eterno nei suoi confronti, travisò sia le parole sia le azioni del Creatore. Il suo scopo era quello di far dubitare gli angeli, con sottili argomentazioni, delle intenzioni di Dio. Egli, quindi, avvolse di mistero tutto ciò che era semplice e con la sua astuta dialettica fece di tutto per gettare l’ombra del dubbio anche sulle più chiare affermazioni di Dio. La sua posizione elevata e il suo intimo rapporto con l’amministrazione divina davano forza alle sue affermazioni e molti si unirono a lui nella ribellione contro l’autorità celeste. {GC 388.1}

Dio, nella sua saggezza, permise a Satana di continuare la sua opera fino a quando lo spirito di scontentezza non sfociò in una vera e propria rivolta. Era necessario che il piano del ribelle si svelasse e fossero note a tutti la sua vera natura e la sua reale tendenza. Lucifero, in qualità di cherubino, era stato particolarmente onorato e amato dagli esseri celesti: il suo influsso su loro era notevole.

Poiché il governo di Dio non comprendeva solo gli abitanti del cielo, ma anche quelli di tutti i mondi da lui creati, Satana pensò che se fosse riuscito a trascinare gli angeli del cielo nella sua rivolta, avrebbe potuto coinvolgere anche gli altri mondi.

Aveva presentato astutamente la sua versione dei fatti, ricorrendo ai sofismi e alla frode per raggiungere lo scopo. La sua potenza di seduzione era grande e, coperto con il manto della falsità, era riuscito parzialmente nei suoi intenti. Perfino gli angeli rimasti fedeli a Dio non riuscivano a comprendere chiaramente il suo carattere o a immaginare come si sarebbe realizzato il suo piano. {GC 388.2}

Satana era stato così onorato e i suoi atti così avvolti dal mistero che era difficile svelare agli angeli quale fosse la vera natura della sua opera. Finché il peccato non si fosse completamente sviluppato, non sarebbe stata svelata la sua vera natura. Prima di allora non esisteva nell’universo di Dio e gli esseri santi non conoscevano la sua perfida natura. Essi, perciò, non potevano rendersi conto delle terribili conseguenze che sarebbero derivate dall’eliminazione della legge di Dio. Satana dapprima aveva nascosto la sua opera sotto le apparenze di una professione di fedeltà a Dio. Sosteneva di lavorare per la gloria di Dio, per la stabilità del suo regno e per il bene di tutti gli abitanti del cielo. Mentre diffondeva il malcontento fra gli angeli che erano ai suoi ordini, faceva credere di avere l’intenzione di eliminare le cause dell’insoddisfazione. Quando proponeva delle modifiche nell’ordine e nelle leggi del governo di Dio, affermava che cercava di contribuire al mantenimento dell’ordine in cielo. {GC 389.1}

Nella sua lotta contro il peccato, Dio poteva ricorrere solo alla giustizia e alla verità, mentre Satana poteva servirsi di mezzi che l’Eterno non utilizzava: le lusinghe e l’inganno. Falsificando le parole di Dio e calunniando il piano del suo governo agli occhi degli angeli, egli affermava che l’Altissimo non era giusto nel redigere leggi e regolamenti per gli abitanti del cielo e che nel chiedere la sottomissione e l’ubbidienza alle sue creature, mirava unicamente a esaltare se stesso. Era quindi necessario dimostrare agli abitanti celesti e a quelli degli altri mondi che Dio era giusto e che la sua legge era perfetta. Satana aveva detto che voleva il bene dell’universo: tutti dovevano conoscere il vero carattere e il reale obiettivo dell’usurpatore, che si sarebbero manifestati attraverso le sue opere malvage. {GC 389.2}

Satana attribuiva alla legge e al governo di Dio la causa del disordine provocato dal suo comportamento e diceva che tutti i mali erano la conseguenza dell’amministrazione divina. Affermava che il suo unico scopo era quello di migliorare le leggi di Dio; per questo motivo era indispensabile che il Signore rivelasse la vera natura delle sue affermazioni e fornisse la prova evidente dei risultati che sarebbero derivati dalle sue pretese riforme della legge di Dio. Dovevano essere le sue stesse opere a condannarlo. Satana aveva dichiarato fin dal principio di non essere un ribelle: l’intero universo doveva vedere il seduttore smascherato. {GC 389.3}

Anche quando fu deciso che Satana non sarebbe più potuto rimanere in cielo, Dio non lo distrusse. Poiché Dio accetta solo il servizio dettato dall’amore: l’ubbidienza delle sue creature deve fondarsi sulla convinzione della sua giustizia e della sua bontà. Se Satana fosse stato distrutto, gli abitanti del cielo e quelli degli altri mondi, non essendo in grado di comprendere la natura e le conseguenze del peccato, non avrebbero potuto scoprire la giustizia e la misericordia di Dio. Se egli fosse stato immediatamente annientato, essi avrebbero servito Dio per timore e non per amore. L’influsso del seduttore non sarebbe stato del tutto eliminato e lo spirito di ribellione non sarebbe stato totalmente sradicato. Il male doveva maturare. Per il bene di tutto l’universo Satana doveva avere l’opportunità di sviluppare pienamente i suoi princìpi, affinché tutti gli esseri creati potessero conoscere, sotto la vera luce, le sue accuse contro il governo divino e la giustizia, (e così) la misericordia di Dio e l’immutabilità della sua legge non fossero più messe in discussione. {GC 390.1}

La ribellione di Satana doveva servire di lezione all’universo, nel corso dei secoli futuri, ed essere una testimonianza perpetua della natura e dei terribili risultati del peccato. L’attuazione delle regole di Satana, i loro effetti sugli uomini e sugli angeli, avrebbero dimostrato quali erano le conseguenze del rigetto dell’autorità divina e avrebbero testimoniato che il benessere delle sue creature è legato al governo di Dio e alla sua legge. Così la triste storia della ribellione sarebbe stata una salvaguardia eterna per tutti gli esseri celesti, per proteggerli dall’inganno relativo alla natura della trasgressione, impedendo loro di commettere il peccato e di subirne le conseguenze. {GC 390.2}

Sino alla fine del conflitto, il grande usurpatore continuò a giustificarsi.

Quando fu annunciato che doveva essere espulso dal cielo con tutti i suoi sostenitori, il capo dei ribelli espresse arditamente il suo disprezzo per la legge del Creatore, riaffermando che gli angeli non avevano bisogno di controllo e dovevano essere lasciati liberi di seguire la propria volontà, in quanto essa li avrebbe guidati sempre nella giusta direzione. Denunciò le leggi divine, definendole una restrizione alla loro libertà, e dichiarò che era sua intenzione ottenerne l’abolizione, affinché gli angeli, liberi da qualsiasi costrizione, potessero raggiungere un livello di vita più elevato e più glorioso. {GC 390.3}

All’unanimità, Satana e i suoi seguaci accusarono il Cristo di essere la causa della loro rivolta, affermando che se non fossero stati rimproverati, non si sarebbero mai ribellati. Ostinati e sfrontati nella loro infedeltà, cercando invano di rovesciare il governo di Dio, pur sostenendo di essere vittime innocenti di un potere oppressore, il grande ribelle e tutti i suoi seguaci vennero infine cacciati dal cielo. {GC 391.1}

Lo stesso spirito che animò la ribellione in cielo, la fomenta ancora oggi sulla terra. Satana attua nei confronti degli uomini la stessa opera già sperimentata con gli angeli. Oggi il suo spirito regna sui “figli della disubbidienza” che, come lui, cercano di eliminare le restrizioni imposte dalla legge di Dio, promettendo agli uomini la libertà mediante la trasgressione dei suoi precetti. La lotta contro il peccato suscita ancora oggi odio e resistenza. Quando Dio parla alle coscienze con messaggi di avvertimento, Satana spinge gli uomini a giustificarsi e a cercare qualcuno che simpatizzi con loro. Invece di abbandonare i propri errori, essi cercano di provocare l’indignazione nei confronti di coloro che li rimproverano, come se essi fossero la causa del male. Dai tempi di Abele fino a oggi, questo stesso spirito si è sempre manifestato per screditare coloro che osano condannare il peccato. {GC 391.2}

Mettendo Dio in cattiva luce, come aveva già fatto in cielo, presentandolo severo e tirannico, Satana spinse l’uomo a peccare. Essendovi riuscito, dichiarò che le ingiuste restrizioni dell’Eterno avevano determinato la caduta dell’uomo e provocato la sua ribellione. {GC 391.3}

Ma ecco in che modo Dio stesso definisce il proprio carattere: “…L’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato, ma non terrà il colpevole per innocente…” Esodo 34:6, 7. {GC 391.4}

Allontanando Satana dal cielo, Dio manifestò la sua giustizia e salvaguardò l’onore del suo trono. Ma quando l’uomo peccò, cedendo all’inganno del grande apostata, Dio dimostrò il suo amore, mandando il suo Figlio unigenito perché morisse per l’umanità decaduta. Il piano della salvezza rivelò il carattere di Dio: la croce dimostrò a tutto l’universo che la ribellione di Lucifero non era in nessun modo imputabile al governo divino. {GC 391.5}

Nel conflitto fra Gesù e Satana, durante il ministero terreno del Salvatore, il vero carattere del grande seduttore fu smascherato. Nulla risultò più efficace, per spezzare l’ultimo legame fra Satana, gli angeli e l’intero universo, del suo crudele comportamento nei confronti del Redentore del mondo. L’irriverente audacia con cui osò chiedere che Gesù gli rendesse omaggio, il suo presuntuoso coraggio nel portarlo sulla cima del monte e sul pinnacolo del tempio, la perfidia che dimostrò invitandolo a gettarsi giù da quella altezza vertiginosa, la costante cattiveria con la quale tormentava il Redentore, inseguendolo da una località all’altra, incitando i cuori dei sacerdoti e del popolo a respingere il suo amore e alla fine a gridare: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”, tutto ciò suscitò lo stupore e l’indignazione dell’universo. {GC 392.1}

Satana spinse il mondo a rigettare il Cristo. Il principe del male esercitò tutta la sua potenza per sopprimerlo, perché vedeva che la sua misericordia, il suo amore, la sua compassione e la sua tenerezza manifestavano al mondo il carattere di Dio. Satana, perciò, contestò ogni affermazione del Figlio di Dio e impiegò degli uomini come suoi agenti, per suscitare nella vita del Salvatore sofferenza e tristezza. Gli inganni e le menzogne con cui cercò di ostacolare l’opera di Gesù, l’odio manifestato contro l’Essere la cui vita era caratterizzata da un’impareggiabile bontà, derivavano dal suo profondo desiderio di vendetta. Il fuoco dell’invidia, della malvagità, dell’odio a lungo trattenuto, divampò sul Calvario contro il Figlio di Dio, mentre tutto il cielo contemplava la scena con muto orrore. {GC 392.2}

Consumato il grande sacrificio, Gesù salì al cielo, ma accettò l’adorazione degli angeli soltanto dopo aver espresso la seguente richiesta: “Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu m’hai dati”. Giovanni 17:24. Allora, con potenza e amore infiniti, giunse la risposta dal trono del Padre: “…Tutti gli angeli di Dio l’adorino!” Ebrei 1:6. Gesù era senza peccato. La sua umiliazione era finita, il suo sacrificio era stato consumato ed egli ricevette un nome che è al di sopra di ogni nome. {GC 392.3}

Ormai la colpa di Satana appariva senza scuse. Egli aveva rivelato il suo vero volto: era un bugiardo e un assassino. Risultava chiaro che, se gli fosse stato consentito di guidare gli esseri celesti, egli avrebbe introdotto in cielo lo stesso spirito con cui dominava gli uomini che erano in suo potere. Egli aveva affermato che la violazione della legge di Dio avrebbe garantito libertà e progresso, mentre in realtà era evidente che essa provocava solo schiavitù e depravazione. {GC 392.4}

Le false accuse contro il carattere e il governo di Dio apparvero nella loro vera luce. Satana aveva accusato Dio di cercare unicamente la propria gloria, esigendo sottomissione e ubbidienza dalle sue creature. Aveva affermato che mentre pretendeva abnegazione dagli altri, il Creatore non compiva nessun sacrificio. Ognuno poteva constatare che per la salvezza dell’umanità decaduta, il Sovrano dell’universo aveva fatto il più grande sacrificio che l’amore potesse compiere. “…Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo…” 2 Corinzi 5:19. Era anche possibile rendersi conto che mentre Lucifero, assetato di onori e dominio, aveva introdotto il peccato, il Cristo per distruggere il male si era umiliato, ubbidendo fino alla morte. {GC 392.5}

Dio aveva manifestato il suo orrore per i princìpi della ribellione e tutto il cielo constatava la sua giustizia, sia nella condanna di Satana sia nella redenzione dell’uomo. Lucifero aveva dichiarato che se la legge di Dio era immutabile e ogni trasgressione doveva essere punita, il colpevole doveva essere escluso per sempre dal favore del Creatore. Egli aveva affermato che l’umanità infedele non poteva essere redenta e quindi gli apparteneva. Ma la morte del Cristo in favore dell’uomo era un argomento inappellabile. La pena prevista dalla legge si abbatté su colui che era come Dio e l’uomo fu libero di accettare la giustizia del Cristo per poi, con una vita di pentimento e di sottomissione, trionfare sulla potenza di Satana così come aveva trionfato il Figlio di Dio. In questo modo Dio è giusto e può giustificare coloro che credono in Gesù. {GC 393.1}

Ma Cristo non venne sulla terra a soffrire e morire solo per salvare l’uomo. Se venne per “rendere la legge grande e magnifica”, non lo fece soltanto per gli abitanti di questa terra, ma anche per dimostrare a tutti i mondi dell’universo che la legge di Dio è immutabile. Se fosse stato possibile abolire le esigenze della legge, il Figlio di Dio non avrebbe dovuto offrire la propria vita per espiarne la trasgressione. La morte di Gesù dimostra che la legge è immutabile. Il sacrificio, consentito dall’infinito amore del Padre e del Figlio per assicurare la redenzione dei peccatori, rivela a tutto l’universo – cosa che solo il piano della salvezza poteva realizzare – che la giustizia e la misericordia sono alla base della legge e del governo di Dio. {GC 393.2}

Nel giudizio finale, quando il Giudice di tutta la terra chiederà a Satana: “Perché ti sei ribellato e hai rapito i miei sudditi?”, l’autore del male non potrà accampare nessuna scusa. Nessuno potrà replicare e le schiere ribelli saranno senza parole. {GC 393.3}

La croce del Calvario, mentre dichiara l’immutabilità della legge, proclama all’universo che “il salario del peccato è la morte”. Il grido del Salvatore morente — “È compiuto!” — ha rappresentato la campana a morto per Satana. L’esito del gran conflitto, che continuava da secoli, venne deciso in quel momento e venne garantita l’eliminazione finale del male. Il Figlio di Dio varcò la porta del soggiorno dei morti “…affinché, mediante la morte, distruggesse colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo”. Ebrei 2:14. L’ambizione aveva spinto Lucifero a dire: “…Io… eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio… sarò simile all’Altissimo”. Isaia 14:13, 14. Dio aveva risposto: “…e ti riduco in cenere sulla terra… e non esisterai mai più”. Ezechiele 28:18, 19. Quando verrà il giorno “…ardente come una fornace; e tutti i superbi e chiunque opera empiamente saranno come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, dice l’Eterno degli eserciti, e non lascerà loro né radice né ramo”. Malachia 4:1. {GC 393.4}

L’intero universo sarà stato testimone della natura e delle conseguenze del peccato. La totale eliminazione del male, che avrebbe intimorito gli angeli e disonorato Dio, se fosse avvenuta subito, rivelerà l’amore dell’Eterno e susciterà il rispetto di tutti gli esseri che nell’universo desiderano fare la sua volontà e hanno la sua legge nel cuore. Il male non riapparirà più. La Parola di Dio dice: “…la distretta non sorgerà due volte”. Nahum 1:9. La legge di Dio, disprezzata da Satana e definita un giogo di schiavitù, sarà onorata come legge di libertà. Il creato rimasto fedele dopo tutte queste prove non potrà mai più disubbidire a colui che si è manifestato, rivelando il suo amore senza limiti e la sua saggezza infinita. {GC 394.1}

La conoscenza degli uomini, sia delle realtà materiali sia di quelle spirituali, è parziale e imperfetta, perciò molti sono incapaci di far concordare le loro nozioni scientifiche con le affermazioni bibliche. Molti accettano semplici teorie e speculazioni come fatti scientifici e ritengono che la Parola di Dio possa essere provata sulla base degli insegnamenti “…di quella che falsamente si chiama scienza”. 1 Timoteo 6:20. E poiché il Creatore e le sue opere superano la loro intelligenza e non riescono a spiegarle tramite le leggi della natura, il racconto biblico viene considerato non attendibile. Coloro che mettono in dubbio l’autenticità dei racconti dell’Antico e del Nuovo Testamento, troppo spesso finiscono per mettere in dubbio l’esistenza stessa di Dio e attribuire alla natura un potere infinito. Abbandonata l’àncora, essi finiscono sulla scogliera dell’incredulità. {GC 409.3}

È così che molti, sedotti dal diavolo, si allontanano dalla fede. Gli uomini hanno voluto essere più saggi del loro Creatore; la filosofia umana ha tentato di sondare e spiegare i misteri che non saranno rivelati neanche nell’eternità. {GC 409.4}

Uomini di scienza insegnano che non esiste l’esaudimento delle nostre preghiere, perché questo rappresenterebbe una violazione alle leggi della natura, un miracolo quindi, e i miracoli non esistono. L’universo, essi affermano, è governato da princìpi immutabili e Dio non può far nulla che sia contrario a queste leggi. Essi presentano Dio limitato dalla sua stessa legge, come se l’applicazione di queste norme divine escludesse la libertà di Dio.  {GC 411.3}

Vi sono molte realtà che la mente umana, non illuminata dalla saggezza divina, non può comprendere ed essi ne approfittano per lasciarsi andare alla critica. {GC 412.2}

Sebbene Dio ci abbia fornito prove sufficienti per sostenere la nostra fede, egli non eliminerà mai i pretesti per non credere. Tutti coloro che cercano degli appigli per motivare i propri dubbi, li troveranno. Chi rifiuta di accettare la Parola di Dio e di ubbidire ad essa, fino a quando non saranno state eliminate tutte le obiezioni e non esisterà più nessuna possibilità di dubbio, non perverrà mai alla conoscenza. {GC 413.2}

Per quanti desiderano onestamente sbarazzarsi del dubbio, c’è una sola cosa da fare: astenersi dal discutere e dal cavillare su ciò che non capiscono, approfittare della conoscenza che hanno ricevuto ed essa aumenterà. Se assolveranno quei doveri che risultano chiari alla loro mente, non tarderanno a comprendere e a compiere quelli sui quali hanno ancora dei dubbi. {GC 413.5}

Nessun uomo è al sicuro per un solo giorno o per una sola ora, senza la preghiera. {GC 415.3}

Il fatto di essere trasformati da ciò che contempliamo è una legge sia di natura intellettuale sia spirituale. La mente si adatta gradualmente alle realtà sulle quali si sofferma e l’uomo finisce per somigliare a ciò che ama e rispetta. Non si eleverà al di sopra del suo ideale di purezza, bontà e verità. Se l’io è il suo ideale supremo, non potrà mai giungere a qualcosa di più elevato, ma finirà per scendere sempre più in basso. Solo la grazia di Dio ha il potere di nobilitare l’uomo. Abbandonato a se stesso, egli seguirà una via che lo condurrà inevitabilmente alla rovina. {GC 434.1}

Quando la gente è persuasa che il desiderio è la legge suprema, che la libertà è sinonimo di licenza e che l’uomo è responsabile solo nei confronti di se stesso, perché stupirsi se la corruzione e la depravazione dilagano ovunque? Le folle accettano avidamente quegli insegnamenti che permettono loro di seguire le sollecitazioni dei loro istinti. Si rinuncia all’autocontrollo in favore delle passioni, le facoltà mentali e spirituali sono condizionate dalle inclinazioni naturali e Satana, esultante, inganna migliaia di persone che si professano discepoli di Gesù. {GC 434.2}

La pretesa della chiesa di avere il diritto di perdonare è per molti un incentivo a peccare. La confessione, senza la quale essa non accorda il perdono, tende ad autorizzare il male. Chi si inginocchia davanti a un uomo peccatore e, mediante la confessione, gli rivela i pensieri e le fantasie del suo cuore, degrada la propria dignità e avvilisce gli impulsi più nobili del proprio spirito. Rivelando i peccati della sua vita al sacerdote, che è un essere mortale fallibile, esposto anch’egli al peccato, forse dedito al vino e alla sregolatezza, l’uomo abdica alla propria dignità morale e si degrada. Poiché il sacerdote è per lui il rappresentante di Dio, egli finisce con l’abbassare il concetto della divinità a quello dell’umanità caduta. Questa confessione degradante da uomo a uomo è la molla segreta che ha provocato gran parte dei mali, che affliggono il mondo e che preparano l’umanità per la sua distruzione finale. Eppure, per chi ama seguire le proprie inclinazioni, è più piacevole confessarsi con un proprio simile piuttosto che aprire il suo animo a Dio. È tipico della natura umana preferire una penitenza piuttosto che abbandonare il peccato; è più facile affliggere il corpo con il cilicio e con altre mortificazioni che “crocifiggere” le proprie passioni. L’uomo carnale preferisce portare gioghi pesanti piuttosto che piegarsi a quello del Cristo. {GC 443.2}

Vedi Liete Novelle.

I cattolici mettono delle croci sopra le loro chiese, sui loro altari e sui loro abiti. Ovunque si vede il simbolo della croce; ovunque essa viene onorata ed esaltata, mentre gli insegnamenti di Gesù sono sepolti sotto un cumulo di tradizioni prive di significato, di false interpretazioni e di rigorose imposizioni. {GC 444.1}

Il culto delle immagini e delle reliquie, l’invocazione dei santi e gli onori resi al papa sono inganni di Satana per distogliere le menti da Dio e da suo Figlio. {GC 444.2}

Satana è costantemente all’opera per richiamare l’attenzione sull’uomo piuttosto che su Dio. Egli orienta gli uomini a scegliere come guide vescovi, pastori e teologi, anziché studiare direttamente la Parola di Dio per capire da soli quale sia il loro dovere. Poi, soggiogando le menti di questi capi, egli riesce a influenzare le folle a seguire la sua volontà. {GC 465.3}

La conoscenza della verità biblica non dipende tanto dall’intelligenza di chi la studia, quanto dalla sincerità e da un profondo desiderio di giustizia. {GC 469.1}

Gesù ha promesso ai suoi discepoli: “…il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v’ho detto”. Giovanni 14:26. {GC 469.3}

Perfino le basi della verità saranno contestate e per noi sarà praticamente impossibile sfuggire agli attacchi dei sarcasmi, dei sofismi e agli insegnamenti insidiosi e pericolosi dell’incredulità moderna. Satana adatta le sue tentazioni a tutte le classi. Attacca gli ignoranti con la derisione e lo scherno, mentre affronta le persone colte con obiezioni scientifiche o ragionamenti filosofici. Tutto questo per provocare la sfiducia e il disprezzo per le Scritture. {GC 469.4}

Beato l’uomo che ha trovato la sapienza…” (Proverbi 3:13); “Egli è come un albero piantato presso alle acque, che distende le sue radici lungo il fiume; non s’accorge quando vien la caldura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto”. Geremia 17:8. {GC 470.3}

I vari periodi della storia della chiesa sono stati contrassegnati da un messaggio adatto alle necessità del popolo di Dio in quel tempo. Ogni nuova verità si era affermata, nonostante l’odio e l’opposizione; coloro che erano stati benedetti dalla sua luce erano stati tentati e messi alla prova. Quando il Signore, in un momento di crisi, presenta una verità speciale per il suo popolo, chi può rifiutarsi di trasmetterla? Egli ordina ai suoi messaggeri di proclamare al mondo l’ultimo invito della misericordia; se essi tacessero, lo farebbero a rischio della loro stessa salvezza. Gli ambasciatori del Cristo non devono preoccuparsi delle conseguenze: devono compiere il loro dovere e lasciare la responsabilità di tutto il resto a Dio. {GC 476.2}

Nella sua misericordia e per amore dei pochi che realmente gli sono fedeli, il Signore impedisce il verificarsi delle calamità e assicura la tranquillità a milioni di persone. I peccatori non si rendono conto di essere debitori della loro vita proprio a quei pochi fedeli che essi amano deridere e opprimere. {GC 494.2}

Il grande sacrificio fatto dal Padre e dal Figlio in favore dell’uomo è stato chiaramente riconosciuto da tutti. È giunta l’ora che Gesù occupi la sua giusta posizione e sia glorificato al di sopra di ogni nome, principato e potenza. Fu per “…la gioia che gli era posta dinanzi”, cioè condurre molti suoi figli alla gloria, che egli “sopportò la croce, sprezzando il vituperio”. Ebrei 12:2. Se il dolore e l’infamia sono stati incommensurabili, ancora più grandi saranno la gioia e la gloria. Egli osserva i redenti, rinnovati alla sua immagine: ogni essere porta l’impronta perfetta del divino, ogni volto riflette la somiglianza con il proprio Re. Egli vedrà in essi “…il frutto del tormento dell’anima sua, e ne sarà saziato”. Isaia 53:11. Con una voce sonora che raggiunge le folle degli eletti e degli empi, egli dichiara: “Ecco i riscattati dal mio sangue! Per essi ho sofferto, per essi ho dato la mia vita. Io voglio che vivano in mia presenza per l’eternità”. Un canto di lode si leva dalle labbra di coloro che, in vesti bianche, sono intorno al suo trono: “…Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione”. Apocalisse 5:12. {GC 525.1}

IL GRAN CONFLITTOultima modifica: 2019-04-03T20:27:15+02:00da ruggerorv


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