‘ABDU’L – BAHÁ
ANTOLOGIA
‘Abdu’l-Bahá fu il figlio maggiore di Bahá’u’lláh e nacque in Persia il 23 Maggio 1844.
Questa è una selezione dell’Antologia dei suoi scritti. Il testo intero può essere letto nel sito Bahà’ì Milano – Biblioteca digitale.
1. O genti del mondo! Il Sole della Verità è sorto a illuminare
tutta la terra e a spiritualizzare il consorzio umano.
Lodevoli sono i risultati e i frutti, copiosi i santi segni scaturiti
da questa grazia. È misericordia schietta e grazia purissima;
è luce per il mondo e tutte le sue genti; è armonia e
fratellanza, amore e solidarietà; è vera compassione e unità; è
la fine dell’estraneità; è un essere uniti con tutti sulla terra, in
perfetta dignità e libertà.
2. O amati di Dio, soccorritori di questo evanescente Servo!
Il Sole della Realtà, allorché elargì i Suoi infiniti doni
dall’Oriente di tutti i desideri e accese con la Sua sacra luce
questo mondo dell’essere da polo a polo, con tale veemenza
effuse i Suoi raggi da cancellare per sempre le stigie tenebre,
per cui questo mondo di polvere divenne l’invidia delle sfere
celesti e questo umile sito assunse lo stato e lo sfarzo del
reame superno. Vi spirò la brezza gentile della santità,
esalando dolci profumi; vi trascorsero i venti primaverili del
cielo e, dalla Sorgente di tutti i doni, spirarono aure feconde
apportatrici di sconfinata grazia. Poi si levò la radiosa aurora
e vi giunse notizia di grande gioia. La primavera divina era
venuta a drizzare le tende su questo mondo contingente, sì
che tutta la creazione saltò e danzò. La terra inaridita generò
boccioli imperituri, la polvere inanimata si ridestò alla vita
eterna. Poi dal suolo sbocciarono fiori di mistica dottrina e
fresca verzura, a parlare della conoscenza di Dio. Il mondo
contingente dispiegò i munifici doni di Dio, il mondo visibile
rispecchiò glorie di reami nascosti agli sguardi. La
convocazione di Dio fu proclamata, la mensa del Patto Eterno
approntata, la coppa del Testamento passata di mano in
mano, l’invito universale diramato. Allora, fra la gente, chi fu
infiammato dal vino del paradiso, chi lasciato privo di questa
suprema largizione; chi ebbe la vista esteriore ed intima
illuminata dalla luce della grazia, chi, all’udire gl’inni
dell’unità, fece balzi di gioia. Vi furono uccelli che presero a
gorgheggiare nei giardini della santità, usignoli sui rami del
rosaio del cielo che innalzarono i loro malinconici canti. Allora
sia il Reame superno sia il mondo quaggiù ebbero vesti e
ornamenti e questa terra divenne l’invidia dei sommi cieli.
Eppure, ahimè, ahimè, i negligenti hanno persistito nel
loro sonno incurante e gli stolti hanno disdegnato questo
sacro dono. I ciechi rimangono avvolti nei loro veli, i sordi
non partecipano a ciò che è accaduto, i morti non hanno
speranza di pervenirvi, com’Egli dice: «…gente che dispera
della vita dell’Oltre, così come i negatori disperano del sorgere
nuovo degli abitatori dei sepolcri» (Corano, 60; 13).
In quanto a voi, o amati di Dio, sciogliete la lingua a
renderGli grazie, lodate e glorificate la Beltà dell’Adorato,
poiché avete bevuto da questo calice purissimo e questo vino
vi ha riscaldati e accesi. Avete scoperto i dolci aromi della
santità, aspirato il muschio della fedeltà dalla veste di
Giuseppe. Vi siete cibati dell’ambrosia della lealtà dalle mani
di Colui Che è l’unico Amato, vi siete nutriti di vivande
immortali al munifico desco del Signore. Questa abbondanza
è un favore speciale elargito da un amorevole Iddio, è una
benedizione e un prezioso dono scaturiti dalla Sua grazia. Nel
Vangelo Egli dice: «Molti sono chiamati, ma pochi gli
eletti» (Matteo, 22:14). Cioè, molti ricevono l’offerta, ma rare sono le anime
prescelte per ricevere il grande dono della guida. «Tale è il
favore di Dio ch’Ei concede a chi vuole, e Dio è il Signor dei
Favori Supremi» (Corano, 57; 21).
O amati di Dio! Dalle genti del mondo venti contrari
battono e soffiano contro la Fiaccola del Patto. L’Usignolo
della fedeltà è assediato da rinnegati, che sono quali corvi di
livore. La Colomba della rimembranza di Dio è duramente
oppressa da folli uccelli della notte e la Gazzella dimorante
nei prati dell’amor di Dio è braccata da rapaci fiere. Mortale è
il pericolo, tormentosa la pena.
Gli amati di Dio devono rimanere irremovibili come
montagne, fermi come mura inespugnabili. Devono resistere
incrollabili anche di fronte alle più dure avversità, incuranti
del peggiore dei disastri.
In questa lunga citazione mi paiono importanti sia la mensa divina, costituita dai libri di Dio, dalle sue parole, dalle sue rivelazioni, sia il fatto che la Terra, a causa di questa mensa divina, sia diventata invidiata dalle creature celesti, sia le difficoltà per i credenti, causate dai nemici di Dio.
Importante è anche il riferimento ai ciechi che vogliono rimanere tali, ai sordi che vogliono rimanere tali, agli incuranti della parola di Dio, ai morti spirituali che non vogliono risorgere.
Oggi il più urgente fra tutti i compiti è la purificazione del
carattere, la riforma della morale, la correzione della
condotta. Fa d’uopo che gli amati di Dio si levino fra tutte le
genti con tali qualità e siffatte azioni che i venti gentili
spiranti sui giardini della santità profumino tutta la terra e
riportino alla vita le anime morte. La sola ragione per cui
Iddio S’è manifestato e dal reame dell’invisibile sono irradiate
queste luci infinite, è l’educazione delle anime di tutti gli
uomini e l’affinamento del carattere di tutti coloro che
dimorano sulla terra – sì che gli individui benedetti che si
sono affrancati dalla caligine del mondo animale si levino
con quelle qualità che sono ornamento della realtà dell’uomo.
Lo scopo è che gli uomini del mondo si tramutino in
popolo del Cielo e coloro che camminano nelle tenebre giungano
alla luce, e gli esclusi penetrino nell’intima cerchia del
Regno, e coloro che sono una nullità divengano intimi amici
della Gloria imperitura; che i diseredati ottengano una parte
del mare sconfinato e gl’ignoranti bevano alla fonte viva del
sapere; che gli assetati di sangue dimentichino ogni ferocia, e
coloro che hanno unghie aguzze divengano gentili e
tolleranti, e gli amanti della guerra cerchino invece la vera
conciliazione; e che i bruti, dagli affilati artigli, godano i
benefici della pace duratura; che gli infami sappiano che
esiste un reame di purezza e i corrotti pervengano ai fiumi
della santità.
Se dall’intimo essere dell’umanità non si riveleranno questi
doni divini la generosa elargizione della Manifestazione
risulterà infruttuosa e non sortiranno alcun effetto i raggi
dardeggianti del Sole della Verità.
Giuro sul vero Maestro che se agirete in ossequio agli
ammonimenti di Dio, rivelati nelle Sue Tavole luminose,
questa polvere oscura rispecchierà il Regno dei cieli e questo
mondo basso il reame del Gloriosissimo.
3. O amati di Dio! O figli del Suo Regno! In verità, in
verità, i nuovi cieli e la nuova terra sono giunti. La Città
santa, la nuova Gerusalemme, è discesa dal cielo nella forma
di un’ancella del paradiso, velata, leggiadra, ineguagliabile,
pronta a ricongiungersi ai suoi amanti sulla terra. Le angeliche
schiere delle Coorti Celesti si sono unite in un coro che
è risonato per tutto l’universo, acclamando tutte con forza e
possanza: «Ecco la Città di Dio, la Sua dimora, ove albergheranno
i puri e i santi fra i Suoi servi. Egli vivrà con
loro, poiché essi sono il Suo popolo ed Egli il loro Signore».
Egli ne ha asciugato le lagrime, acceso la luce, rallegrato i
cuori ed estasiato le anime. Non li coglierà né morte né
cordoglio e non li affliggeranno né pianto né tribolazioni. Il
Signore Iddio Onnipotente Si è insediato nel Suo Regno e ha
rinnovato tutte le cose. Questa è la verità e quale verità può
essere più grande di quella annunziata dall’Apocalisse di san
Giovanni il Teologo?
Egli è l’Alfa e l’Omega. Egli è Colui Che darà all’assetato
dalla fonte dell’acqua di vita e donerà agl’infermi il rimedio
della vera salvazione. Colui che tale grazia aiuta in verità
riceve il più glorioso retaggio dai Profeti e dai Santi di Dio. Il
Signore sarà il suo Dio ed egli il Suo diletto figliolo.
4. Sia lode a Colui Che ha creato il mondo dell’essere e
plasmato tutto ciò che è, Colui Che ha innalzato i sinceri a
luogo di gloria (Corano, 17:79) e Che ha fatto sì che il mondo invisibile
apparisse sul piano del visibile – eppure, nel loro ebbro
stupore (Corano, 15:72), la gente va brancolante e traviata.
Egli ha costruito le fondamenta dell’eccelsa Cittadella, ha
inaugurato il Ciclo della Gloria, ha prodotto una nuova
creazione in questo giorno che è palesemente il Giorno del
Giudizio – e ancora persistono gl’ignavi nel sonno della loro
ebbrezza.
Ha suonato il Corno (Corano, 39:68), e stato dato fiato alla Tromba (Corano, 74:8), il
Banditore ha levato il grido e tutti sulla terra son caduti in
deliquio ma continuano ancora a dormire i morti, nei sepolcri
dei loro corpi.
E la tromba ha nuovamente squillato (Corano, 39:68), e al primo squillo è
seguito il secondo (Corano, 79:6), e la terribile calamità è sopraggiunta, e
ogni madre nutrice ha dimenticato il poppante alla mammella (Corano, 22:2)
– eppure la gente, confusa e distratta, non ascolta ancora.
E la Resurrezione è albeggiata, e l’Ora è scoccata, e la Via
è stata tracciata diritta e drizzata la Bilancia e tutti sulla terra
sono stati radunati (Corano, 34:40) – ma ancora non v’è alcuno che veda
segno della via.
La luce ha sfolgorato, e lo splendore inonda il Monte
Sinai, e un’aura gentile spira dai giardini del Longamine
Signore; le dolci brezze dello spirito trascorrono e coloro che
giacciono sepolti negli avelli stanno risorgendo – e ancora
gl’ignavi sono assopiti nei sepolcri.
Sono state accese le fiamme dell’inferno e avvicinati i
cieli; i giardini celestiali son fioriti, e fresche polle tracimano,
e il paradiso riluce nella sua bellezza – ma gl’ignari sono
ancora impantanati nei loro vacui sogni.
È caduto il velo, il sipario è sollevato, le nuvole si son
squarciate, il Signore dei Signori è in piena vista – eppure
tutto questo non ha sfiorato i peccatori.
È Lui che ha plasmato per voi la nuova creazione (Corano, 29:20), e Che
ha portato la catastrofe (Corano, 79:34) superiore ad ogni altra, e Che ha
radunato i santi nel superno reame. In questo, in verità, vi
sono segni per chi abbia occhi a vedere.
E tra i Suoi segni v’è l’apparizione di presagi e profezie
gioiose, di allusioni e indizi, la diffusione di molte e varie
novelle, e le previsioni dei giusti, coloro che sono ora giunti
alla mèta.
E tra i Suoi segni vi sono i Suoi splendori sorgenti all’orizzonte
dell’unicità, le Sue luci promananti dall’oriente
della possanza e l’annunzio della Più Grande Lieta Novella da
parte del Suo Araldo, l’Unico, l’Incomparabile. In verità, in
questo v’è una brillante prova per la schiera di color che
sanno.
Fra i Suoi segni v’è il Suo esser manifesto, il Suo essere
visto da tutti, il Suo ergerSi a Propria prova e la Sua presenza
fra testimoni in tutte le contrade, fra gente che si avventò
contro di Lui come un branco di lupi e Lo cinse d’assedio da
ogni lato.
Fra i Suoi segni v’è il Suo resistere a possenti nazioni
e Stati trionfanti, e a uno stuolo di nemici assetati del Suo
sangue, sempre intenti a far la Sua rovina, dovunque Egli Si
trovasse. In verità, è cosa che merita il minuzioso esame di
ognun che ponderi i segni e i portenti di Dio.
Un altro dei Suoi segni è l’incanto del Suo discorso, la
facondia del Suo eloquio, la rapidità con cui le Sue Scritture
furono rivelate, le Sue parole di saggezza, i Suoi versetti, le
Sue epistole, le Sue orazioni, le Sue spiegazioni dei versetti
del Corano, astrusi e chiari. Per la tua vita! Ciò è palese come
il giorno a chiunque vi guardi con occhio di giustizia.
E ancora fra i Suoi segni vi sono l’albeggiante sole del Suo
sapere, e la luna crescente delle Sue arti e abilità, e il Suo
dimostrare perfezione in tutte le Sue maniere, come attestano
i dotti e i sapienti di molte nazioni.
E ancora fra i Suoi segni v’è il fatto che la Sua bellezza
restò inviolata e il Suo tempio umano fu protetto, mentre Egli
rivelava i Suoi splendori, ad onta degli attacchi concertati di
tutti i Suoi nemici, che a migliaia Lo incalzarono con il
dardeggiare delle loro frecce, picche e spade. Invero vi sono
qui portenti e motivi per ogni giudice imparziale.
E tra i Suoi segni vi sono la Sua tolleranza, le Sue tribolazioni
e le Sue angustie, la Sua agonia in ceppi e in catene,
e il Suo proclamare ogni momento: «Venite a Me,
venite a Me, o giusti! Venite a Me, venite a Me, o amanti del
bene! Venite a Me, venite a Me, o albeggianti punti di luce!»
In verità sono spalancati i portali del mistero – ma ancora
gl’iniqui si gingillano in varie disquisizioni! (Corano, 6:91; 52:12)
Ancora un altro dei Suoi segni è la promulgazione del Suo
Libro, la Sua Sacra Scrittura decisiva dove Egli redarguì i
sovrani e il Suo duro ammonimento a colui (Napoleone III) il cui possente
dominio era noto in tutto il mondo, il cui grande trono
crollò poi nel volgere di pochi giorni – fatto chiaramente
dimostrato e ampiamente risaputo.
E fra i Suoi segni vi sono la sublimità della Sua grandezza,
il Suo eccelso stato, la Sua gloria torreggiante e il rifulgere
della Sua bellezza sull’orizzonte della Prigione: in tal guisa
che innanzi a Lui si chinavano le fronti, si abbassavano le
voci e umili erano i volti che a Lui si rivolgevano. È questa
una prova che mai evo passato vide.
Ancora fra i Suoi segni vi sono le mirabilia che continuamente
operò, i miracoli che compì, i portenti che senza posa
apparivano da Lui come lo scrosciare dei Suoi nembi – e
l’aver riconosciuto persino i negatori, la Sua possente luce.
Per la Sua vita! Ciò fu chiaramente accertato, fu dimostrato
alle persone d’ogni credo che giunsero al cospetto del Signore
vivente, esistente da Sé.
E un altro ancora dei Suoi segni sono i dilaganti raggi del
sole della Sua èra, la luna crescente dei Suoi tempi nel
firmamento di tutte le età: il Suo giorno, che spicca allo zenit
di tutti i giorni, per rango e per potere, scienze e arti, ampiamente
diffuse, che hanno abbagliato il mondo ed
esterrefatto le menti degli uomini.
In verità ciò è cosa dimostrata e comprovata per tutti i
tempi.
6. O gente del Regno! Quante anime trascorsero tutta la
vita nella preghiera, sopportarono la mortificazione della
carne, anelarono di conquistarsi un accesso al Regno e pur
fallirono, mentre voi senza fatica né pena né rinunzia avete
ottenuto la palma e vi siete entrati.
È come ai tempi del Messia, allorché i Farisei e i devoti
furono diseredati, mentre Pietro, Giovanni e Andrea, che non
erano avvezzi né alla pia adorazione né a pratiche ascetiche,
furono vincitori. Orbene, ringraziate Iddio per avervi cinto il
capo con un serto di gloria imperitura, per avervi concesso
questa immensa grazia.
7. In ciascuna dispensazione v’è stato il comandamento del
cameratismo e dell’amore, ma era un comandamento ristretto
alla comunità di coloro che si trovavano in reciproco accordo,
escludendo i nemici dissidenti. Ma in quest’èra di portenti, sia
lodato Iddio, i comandamenti di Dio non sono né limitati, né
circoscritti a un qualunque gruppo di persone: a tutti gli amici
è stato invece comandato di mostrare cameratismo e amore,
considerazione e generosità e amorevolezza verso ogni
comunità del mondo. E ora gli amanti di Dio devono levarsi a
eseguire queste Sue istruzioni: siano padri gentili per i figli
della razza umana, e fratelli compassionevoli per la gioventù,
e abnegante prole per chiunque sia incurvato dagli anni. Ciò
vuol dire che dovete appalesare tenerezza e amore verso ogni
essere umano, vi fosse anche nemico, e accoglierlo con
schietta amicizia, allegrezza e tenero riguardo. Quando
incontrate crudeltà e persecuzioni per mano d’altri, siate loro
fedeli; quando siete bersagliati dalla malevolenza, rispondete
con cuore amico. Alle lance e alle frecce che vi vengono
scagliate, offrite il petto quale bersaglio di lucido specchio; e
in cambio di ingiurie, dileggi e parole taglienti, mostrate
sovrabbondante amore. Così tutte le genti vedranno la forza
del Più Grande Nome, e ogni nazione riconoscerà la possanza
dell’Antica Bellezza, e vedrà com’Egli abbia abbattuto le
mura della discordia e sicuramente guidato tutte le genti della
terra verso l’unità, come abbia rischiarato il mondo dell’uomo
e fatto sì che da questa terra di polvere sgorgassero fiumi di
luce.
A me pare proprio un invito al martirio. D’altra parte, gratuitamente, non si conquista nulla, né la vita eterna né il paradiso terrestre. A me però rimane questo forte dubbio: se tutti i perseguitati da Hitler e da altri dittatori simili a lui si fossero mostrati a loro fedeli, costoro avrebbero cessato di compiere i loro crimini? Io sono convinto di no. Se Gheddafi non fosse stato combattuto, sarebbe ancora al potere, e così Saddam Hussein e tutti gli altri! I dittatori sono fatti della stessa pasta di Berlusconi: vogliono sempre più potere e, se non vengono combattuti, restano al potere fino alla morte, proprio come i Papi e Putin, il più caro amico di Berlusconi, dopo Dell’Utri, Previti e Fede.
E allora, è meglio essere martiri o combattenti contro i massacratori della giustizia? Non si può pensare che il martire sia gradito a Dio mentre il combattente sia un disubbidiente.
Il martire fa la grande conquista per sé, il combattente vincitore conquista la libertà dal dittatore per tutto il popolo e questo dovrebbe essere gradito a Dio. Se poi il combattente muore, diventa automaticamente martire.
Io ho già parlato di questo e dico: se uno distribuisce ceffoni, non so se sia più educativo porgere in continuazione le guance o dare una pedata nel culo al distributore. Io sono per la seconda opzione. Ovviamente bisogna essere in grado di dare pedate nel culo ai dittatori, mentre essere martiri è in potere di tutti, pure se sia difficilissimo accettarlo.
8. In questo giorno l’anima che agisca secondo i precetti e i
consigli di Dio sarà medico divino per l’umanità e, come la
tromba di Isráfíl (è credenza che Isráfíl sia l’angelo incaricato di suonare la tromba il
Giorno della Resurrezione per risvegliare i morti al cenno del
Signore), chiamerà a vita i morti di questo mondo
contingente, perché le confermazioni del Regno di Abhá non
cessano mai e quell’anima virtuosa ha, a soccorrerla,
l’indefettibile aiuto delle Legioni supreme.
O amanti di questo vilipeso! Forbitevi gli occhi, sì che non
guardiate ad alcuno come fosse diverso da voi. Non vedete
estranei, ma in ciascun uomo un amico, perché l’amore e
l’unità divengono difficili quando lo sguardo punti sulle
diversità. E in questa nuova, portentosa età, le Sacre Scritture
dicono che dobbiamo essere uniti con tutte le genti; che non
dobbiamo vedere né asprezza, né ingiustizia, né malanimo, né
ostilità, né livore, bensì volgere gli occhi verso il firmamento
dell’antica gloria. Ogni creatura è un segno di Dio ed è per
grazia del Signore e della Sua forza che ciascuna di esse mise
piede nel mondo; perciò le creature non sono estranee, ma
congiunti, non sconosciuti, ma amici e come tali si devono
trattare.
Perciò gli amati di Dio devono familiarizzare in affettuosa
amicizia con estranei e amici, mostrare a tutti la massima
gentilezza, non curarsi della misura dell’altrui capacità, né
mai chiedersi se meritano amore. Siano sempre, gli amici,
premurosi e oltremodo gentili. Non si lascino mai sopraffare
dalla cattiveria della gente, dall’aggressione e dall’odio,
ancorché profondo. Se gli altri vi scagliano strali, offrite
in cambio latte e miele; se essi vi avvelenano la vita,
voi addolcite le loro anime; se v’insultano, insegnate loro
come consolarsi; se vi feriscono, siate balsamo per le loro
piaghe; se vi sferzano, porgete alle loro labbra una coppa
ristoratrice.
Ancora un invito al martirio. E io vi dico: se tutti lasciassimo campo libero a Satana e ai suoi figli, nel mondo resterebbero solo loro e tutti gli altri sarebbero solo loro schiavi o morirebbero, se ribelli.
9. O tu dal cuore traboccante affetto per il Signore! Da
questo luogo consacrato mi rivolgo a te, per allietare il tuo
cuore con questa mia missiva, una lettera tale da far sì che il
cuore di colui che crede nell’unicità di Dio assurga a vette di
letizia.
Ringrazia Iddio, ché t’ha permesso di accedere al Suo
Regno di possanza. Fra non molto le grazie del tuo Signore
scenderanno su di te, l’una dopo l’altra, ed Egli farà di te un
segno per ogni ricercatore della verità.
Tieniti stretto al Patto del tuo Signore e, col trascorrere dei
giorni, accresci la tua provvista d’amore per i Suoi amati.
Attendi con tenerezza ai servitori del Misericordiosissimo, sì
che tu possa issare la vela dell’amore sull’arca della pace che
solca i mari della vita. Non rattristarti per alcuna cosa, non
adirarti con alcuno. Fa d’uopo che tu sia pago della Volontà
di Dio, verace, amoroso e fidato amico per tutte le genti della
terra, senza eccezione alcuna. Ecco la qualità dei sinceri, ecco
il comportamento dei santi, l’emblema dei credenti nell’unità
di Dio e il manto della gente di Bahá.
Ringrazia e benedici il Signore, ché ti ha concesso di offrirGli
il Diritto di Dio. È questo un favore speciale per te
da parte Sua; lodaLo dunque per tale comandamento statuito
nelle Scritture del tuo Signore, di Colui Che è l’Antico dei
Giorni.
In verità, Egli è l’Amorevole, il Tenero, l’Eterno Largitore.
11. Servire gli amici significa servire il Regno di Dio e la
sollecitudine verso i poveri è uno dei più grandi insegnamenti
di Dio.
12. Sappi con certezza che l’Amore è il segreto della santa
Dispensazione di Dio, la manifestazione del Misericordiosissimo,
la sorgente delle effusioni spirituali. L’Amore
è la gentile luce del Cielo, l’eterno soffio dello Spirito Santo
che dà vita all’anima umana. L’Amore è la causa della
rivelazione di Dio all’uomo, il legame vitale insito nella realtà
delle cose, in conformità con la creazione divina. L’Amore è
l’unico strumento che garantisca vera felicità in questo mondo
e nell’altro. L’Amore è la luce che guida nelle tenebre, la
maglia vivente che unisce Dio con l’uomo, che assicura il
progresso di ogni anima illuminata. L’Amore è la massima
legge che regge questo possente ciclo spirituale, l’unica forza
che incatena fra loro i diversi elementi di questo mondo
materiale, la suprema forza magnetica che governa i moti
delle sfere nei regni del cielo. L’Amore rivela con inesausta
e illimitata potenza i misteri latenti nell’universo.
L’Amore è spirito di vita per il corpo adorno dell’umanità,
fondatore della vera civiltà in questo mondo mortale e apportatore
di gloria imperitura per ogni razza e nazione d’alti
intendimenti.
Qualunque popolo ne sia da Dio benevolmente favorito, il
suo nome sarà sicuramente magnificato ed esaltato dalle
Schiere supreme, dalla coorte degli angeli e dai cittadini del
Regno di Abhá. E qualunque popolo distolga il cuore da
questo Amore Divino – la rivelazione del Misericorde –
commetterà un grave errore, cadrà nella disperazione e sarà
completamente distrutto. Quel popolo si vedrà negato ogni
rifugio e, come le infime creature della terra, cadrà vittima di
degradazione e infamia.
O amati del Signore! Sforzatevi di divenire manifestazioni
dell’amor di Dio, fari di guida divina risplendenti fra le tribù
della terra con la luce dell’amore e della concordia.
Ogni bene ai rivelatori di questa luce gloriosa!
13. Le religioni divine
devono essere causa di unione tra gli uomini, strumenti di
unità e di amore; devono promulgare la pace universale,
liberare l’uomo da ogni pregiudizio, conferire gioia e letizia,
usare gentilezza con tutti ed eliminare ogni differenza e
distinzione.
Tutt’al più può dirsi che alcune anime
sono ignoranti, devono essere educate; taluni sono infermi,
devono essere risanati; altri sono ancora infanti, devono
essere aiutati a maturare, mostrando loro la massima
gentilezza. Così si comporta la gente di Bahá.
15. O prigioniera dell’amor di Dio! La lettera che scrivesti
al tempo della tua partenza è pervenuta, recandomi
gioia. È mia speranza che tu apra bene l’occhio interiore, onde
ti sia dischiusa l’essenza dei misteri divini.
Incominciasti la tua missiva con una frase benedetta, dicendo:
«Sono Cristiana». Volesse il cielo che tutti fossero
veri Cristiani! È facile essere Cristiani a parole; ma difficile
esserlo davvero. Oggi vi sono circa cinquecento milioni di
Cristiani, ma i veri sono rarissimi. Cristiani sono le anime dai
cui volti leggiadri risplende il fulgore di Cristo, le anime che
mostrano le perfezioni del Regno; è cosa di grande importanza,
perché essere Cristiani significa personificare ogni
possibile eccellenza. Spero che anche tu possa diventare una
vera Cristiana. Loda Dio perché alla fine, mercé gli insegnamenti
divini, sei pervenuta ai più alti gradi della capacità di
vedere e intuire e ti sei solidamente radicata nella certezza e
nella fede. È mia speranza che anche altri ottengano occhi
illuminati e orecchie attente e conseguano la vita eterna: sì
che questi numerosi fiumi, ciascuno scorrente in un alveo
diverso e separato, trovino la strada per ritornare nell’unico
mare che li circonda e mescolarsi e sollevarsi in un’ondata di
sorgente unicità, sì che l’unità della verità, mercé il potere di
Dio, cancelli queste illusorie differenze. Questo è l’essenziale:
perché una volta conseguita l’unità, tutti gli altri problemi
scompariranno da soli.
O onorata signora! Secondo gli insegnamenti divini in
questa gloriosa dispensazione non dobbiamo sminuire e chiamare
ignorante nessuno dicendogli: «Tu non sai, ma io so».
Al contrario, dobbiamo guardare agli altri con rispetto e
quando ci sforziamo di spiegare o dimostrare qualcosa, dobbiamo
parlare in atteggiamento di ricercatori della verità,
dicendo: «Ecco, abbiamo questo davanti a noi. Cerchiamo di
stabilire dove e in quale forma sia possibile trovare la verità».
Chi insegna non deve reputare se stesso dotto e gli
altri ignoranti. Un pensiero di questo genere alimenta l’orgoglio
e l’orgoglio non aiuta a esercitare influenza sugli altri.
Chi insegna non deve credersi in nulla superiore: deve esprimersi
con infinita gentilezza, umiltà e modestia, perché un
discorso siffatto influenza e educa le anime.
Onorata signora! Per un unico scopo i Profeti tutti furono
inviati sulla terra; per questo fu palesato Cristo, per questo
Bahá’u’lláh levò l’appello del Signore: perché il mondo
dell’uomo divenisse il mondo di Dio, questo basso regno il
Regno dei cieli, questa tenebra, luce, questa satanica nequizia,
tutte le virtù del cielo – e unità, amicizia e amore fossero
conseguiti per tutta la razza umana; perché ancora una volta
apparisse l’unità fondamentale e le basi della discordia
fossero distrutte e la grazia sempiterna divenisse la messe
dell’umanità.
Onorata signora! Nei cicli passati, per quanta armonia si
fosse creata, non si poteva conseguire l’unità del genere
umano, perché mancavano i mezzi. I continenti rimanevano
lontani e divisi, e anzi persino fra i popoli dello stesso continente
i rapporti e lo scambio di pensieri furono quasi impossibili:
di conseguenza non si poterono conseguire fra i
popoli e le tribù della terra rapporti, comprensione reciproca
e unità. Ma in questo giorno i mezzi per comunicare si sono
moltiplicati e i cinque continenti della terra sono virtualmente
divenuti uno. Ed è facile per tutti, oggi, recarsi nei vari paesi,
associarsi e scambiare opinioni con diversi popoli, e
conoscere a fondo, attraverso la stampa, le convinzioni
religiose e i pensieri di tutti. In tal guisa tutti i membri della
famiglia umana, siano essi popoli o governi, città o villaggi,
son divenuti sempre più interdipendenti. Nessuno infatti
può più rimanere autosufficiente, dal momento che legami
politici uniscono tutti i popoli e le nazioni e ogni giorno si
rafforzano i vincoli del commercio e dell’industria, dell’agricoltura
e dell’educazione. Ecco che oggigiorno può realizzarsi
l’unità di tutta l’umanità: questa non è che una delle mirabilia
di questa meravigliosa età, di questo secolo glorioso.
Di ciò ère passate furono prive, giacché questo secolo – il
secolo della luce – è stato dotato di gloria, poteri e illuminazioni
straordinari e senza precedenti. Di qui, il mirabile
svelarsi, ogni giorno, di un nuovo prodigio: e alla fine si
vedrà di quale splendore rifulgeranno le sue luci nell’accolta
umana.
Osservate come il suo fulgore albeggi ora sull’oscuro
orizzonte del mondo. La prima luce è l’unità in campo politico,
e i primi bagliori già li possiamo discernere. La seconda
luce è l’unità di pensiero nelle imprese del mondo, il
cui adempimento sarà ben presto testimoniato. La terza luce è
l’unità nella libertà, che presto si realizzerà. La quarta luce è
l’unità della religione che è la pietra angolare di tutto l’edificio
e che, per il potere di Dio, sarà rivelata in tutto il suo
fulgore. La quinta luce è l’unità delle nazioni – unità che sarà
senza dubbio stabilita in questo secolo, sì che tutti i popoli
del mondo si reputeranno come cittadini di una comune
patria. La sesta luce è l’unità delle razze, che fa di tutti coloro
che dimorano sulla terra popoli e genti della medesima razza.
La settima luce è l’unità dell’idioma, cioè la scelta di una
lingua universale cui tutti i popoli saranno educati e nella
quale converseranno. Tutto ciò avverrà inevitabilmente, ché il
potere del Regno di Dio presterà aiuto e soccorso.
16. Agite secondo i consigli del Signore: cioè, levatevi in tal
guisa e con qualità siffatte da conferire al corpo di questo
mondo un’anima vivente e da portare questa giovane fanciulla,
l’umanità, allo stadio della maturità. Per quel che siete
capaci, accendete una fiaccola d’amore in ogni riunione e con
la vostra tenerezza rallegrate e confortate ogni cuore. Abbiate
a cuore gli estranei come fossero vostri cari; mostrate a coloro
che non conoscete la medesima amorevole cortesia che
concedete ai vostri fedeli amici. Se qualcuno vuol venire alle
mani con voi, cercate d’essergli amico; se vuol pugnalarvi,
siate balsamo per le sue ferite; se di voi si fa beffe e vi deride,
andategli incontro con amore. Qualcuno accumula accuse su
voi, e voi elogiatelo; vi dà un veleno mortale, e voi offritegli
in cambio il miele più scelto; minaccia la vostra vita, e voi
donategli un farmaco che lo curi per sempre. Se egli fosse per
voi la sofferenza in persona, siate la sua medicina; se aculeo,
voi per lui rose e soffice erba. Modi e parole siffatte da parte
vostra potranno far sì che questo mondo oscuro divenga
finalmente luminoso che questa terra di fango diventi un
paradiso e questa diabolica prigione, una reggia del Signore –
sì che cessino per sempre guerre e lotte, e l’amore e la fiducia
piantino le tende sulle vette del mondo. Tale è l’essenza degli
ammonimenti di Dio; tali in sintesi sono gl’insegnamenti per
la Dispensazione di Bahá.
17. O voi che siete gli eletti del Regno di Abhá! Lodate il
Signore degli Eserciti, Che, ritto sulle nuvole, è disceso in
questo mondo dal firmamento del reame invisibile, così che
Oriente e Occidente furono infiammati dalla gloria del Sole
della Verità, e fu levato l’appello del Regno, e gli araldi del
reame superno cantarono, con melodie delle Schiere celesti,
le liete novelle dell’Avvento. Allora tutto il mondo dell’essere
fremette di gioia, ma la gente, come dice il Messia,
continuò a dormire: perché il giorno della Manifestazione, il
Signore degli Eserciti, quando discese, li trovò avviluppati
nel torpore dell’incoscienza. Egli dice nel Vangelo: la Mia
venuta è come quando il ladro è in casa e il padrone di casa
non veglia.
Spegnete i fuochi della guerra,
issate alti i vessilli della pace, adopratevi per l’unità del genere
umano e ricordate che la religione è canale d’amore
verso tutte le genti. Sappiate che i figli degli uomini sono
pecorelle di Dio ed Egli è il loro buon Pastore, Che Si cura
teneramente dell’intera Sua gregge e la pasce nei Suoi verdi
pascoli e la abbevera alla fonte della vita. Tale è la strada del
Signore; tale la Sua largizione; tale, fra i Suoi insegnamenti,
il Suo precetto dell’unità del genere umano.
19. Lode a Colui Che ha foggiato questa nuova èra, questo
evo di maestà, quale aperto proscenio ove le realtà di tutte le
cose possano essere mostrate agli sguardi. Ora le nuvole della
munificenza stanno piovendo e i doni dell’amorevole Signore
sono chiaramente manifesti, perché i mondi visibile e
invisibile sono stati illuminati e il Promesso è venuto sulla
terra e s’è accesa la beltà dell’Adorato.
20. Quando Cristo apparve venti secoli fa, gli Ebrei,
sebbene Ne attendessero ansiosamente l’arrivo e pregassero
giornalmente con le lacrime agli occhi dicendo: « O Dio,
affretta la Rivelazione del Messia », pure quando il Sole
della Verità sorse, Lo contraddissero sollevandosi contro di
Lui con asperrima inimicizia e infine crocifissero quello
Spirito Divino, il Verbo di Dio, e Lo chiamarono Belzebù, il
maligno, com’è narrato nel Vangelo. Ciò fu dovuto al fatto
che ragionavano così: ‘La Rivelazione di Cristo, secondo il
chiaro testo della Torà, deve essere attestata da certi segni e,
fino a che questi segni non siano apparsi, chiunque avanzi la
pretesa di essere un Messia non è che un impostore. Fra
questi segni v’è quello che il Messia deve venire da un luogo
sconosciuto, invece noi tutti sappiamo che la casa di
quest’uomo è a Nazaret, e che cosa di buono può venire da
Nazaret? Il secondo segno è che Egli dovrà governare con
una verga di ferro, cioè a dire che Egli dovrà adoperare la
spada: questo Messia invece non ha neanche un bastoncello.
Un’altra delle condizioni e dei segni è che Egli deve sedere
sul trono di Davide e instaurarne la sovranità. Orbene, lungi
dall’essere assiso su di un trono, quest’uomo non ha nemmeno
una stuoia su cui sedersi. Un’altra condizione è questa: la
promulgazione di tutte le leggi della Torà; ma quest’uomo ha
abrogato tali leggi e ha perfino violato il Sabato, sebbene sia
chiaramente prescritto nella Torà che chiunque pretenda
d’esser profeta, riveli miracoli e profani il Sabato deve essere
condannato a morte. Un altro segno è che il suo regno di
giustizia avrebbe dovuto essere così progredito che la
rettitudine e il ben operare avrebbero dovuto estendersi dagli
esseri umani financo agli animali; la serpe e il topo avrebbero
dovuto condividere la stessa tana, l’aquila e la pernice lo
stesso nido, il leone e la gazzella dimorare nella stessa
pastura e il lupo e l’agnello bere alla stessa fonte. Ingiustizia e
tirannia sono invece ora così prevalenti ai suoi tempi, che lo
hanno crocifisso! Un’altra condizione è che nei giorni del
Messia gli Ebrei avrebbero prosperato e trionfato su tutti gli
altri popoli del mondo, mentre essi ora vivono in uno stato di
infimo abbrutimento e di servitù nell’Impero dei Romani.
Com’è possibile dunque che costui sia il Messia promesso
nella Torà?’
In questo modo essi disconobbero quel Sole di Verità, e
invece quello Spirito di Dio era certamente quello promesso
nella Torà. Senza dunque comprendere il significato di questi
segni, crocifissero il Verbo di Dio! I Bahá’í sostengono che i
predetti segni si ebbero effettivamente nella Manifestazione
di Cristo, sebbene non nel senso interpretato dagli Ebrei,
poiché la descrizione della Torà è allegorica. Per esempio:
nel caso della sovranità, i Bahá’í dicono che la sovranità di
Cristo fu celestiale, divina, sempiterna, e non una sovranità
napoleonica che svanisce in breve tempo. Da circa duemila
anni questa sovranità di Cristo è stata solidamente stabilita e
dura tuttora, e per tutta l’eternità quell’Essere Santo sarà
esaltato su un trono immortale.
Similmente tutti gli altri segni furono manifestati, ma gli
Ebrei non lo compresero. Nonostante che questi venti secoli
siano ormai trascorsi, dacché Cristo apparve nello splendore
divino, gli Ebrei sono ancora in attesa del Messia, negando
che Cristo lo sia stato, e ritenendo di essere nel vero.
23. La religione di Dio è una sola, ma deve essere sempre
rinnovata. Mosè, per esempio, fu inviato fra gli uomini e
istituì una Legge e, grazie a questo, i Figli di Israele, liberati
dall’ignoranza, pervennero alla luce; sollevati dall’abiezione,
ottennero gloria imperitura. Eppure, col lento trascorrere
degli anni, quella radiosità svanì, quello splendore declinò,
quel fulgente mattino divenne notte; e quando quella notte si
fece ancora più oscura, albeggiò la stella del Messia, sì che di
nuovo una gloria rischiarò il mondo.
Vogliamo dire: la religione di Dio è una sola, ed è maestra
dell’umanità, ma pure bisogna che sia rinnovata. Quando si
pianta un albero, esso cresce giorno dopo giorno; mette fiori e
foglie e succulenti frutti. Ma dopo lungo tempo, invecchia, e
cessa di produrre frutti. Allora l’Agricoltore della Verità ne
raccoglie il seme e lo pianta in puro terreno; ed ecco ergersi il
primo albero, tale qual era prima.
Osserva con attenzione come in questo mondo dell’esistenza
ogni cosa debba essere rinnovata. Guarda al mondo
materiale circostante, vedi come sia stato oggi rinnovato. I
pensieri sono cambiati, i modi di vita sono stati riveduti, le
scienze e le arti mostrano un nuovo vigore, vi sono nuove
scoperte e invenzioni, nuove percezioni. Com’è dunque possibile
che una forza vitale qual’è la religione – garante dei
grandi progressi dell’umanità, strumento per conseguire la
vita eterna, apportatrice di infinita eccellenza, luce di entrambi
i mondi – non venga rinnovata? Ciò sarebbe incompatibile
con la grazia e la bontà del Signore.
La religione, inoltre, non è una serie di credenze, un insieme
di abitudini; essa consiste degli insegnamenti del Signore
Iddio, insegnamenti che costituiscono la vita del genere
umano, che spronano la mente a nobili pensieri, raffinano
il carattere e gettano le basi per l’onore imperituro dell’uomo.
Osserva: sarebbe mai possibile placare queste febbri nel
mondo della mente, questi fuochi di guerra e di odio, di
risentimento e di livore tra le nazioni, queste aggressioni di
popoli contro altri popoli, che hanno distrutto la tranquillità
del mondo intero, altrimenti che mediante le acque vive dei
precetti di Dio? No, mai!
Ed è chiaro: è necessario avvalersi di una forza che trascenda
e travalichi le forze della natura, onde trasformare in
luce questo buio tenebroso e questi odi, risentimenti, rancori
e livori, queste interminabili risse e guerre cangiare in
amicizia e amore fra tutte le genti della terra. Questa forza
non è altro che il soffio dello Spirito Santo e il possente afflato
della Parola di Dio.
26. Le Sante Manifestazioni di Dio posseggono due stadi: uno
è fisico, l’altro spirituale. In altre parole, uno stadio è quello
di un essere umano, l’altro è quello della Realtà Divina. Se le
Manifestazioni di Dio sono soggette a prove, lo sono
solamente nello stadio umano, non nello splendore della Loro
Realtà Divina.
Inoltre, questi cimenti sono tali solo dal punto di vista
dell’umanità. Cioè, in apparenza, la condizione umana delle
Sante Manifestazioni è cimentata e allorché Ne sono state in
tal modo rivelate la forza e la pazienza in pieno vigore, altri
uomini ne ricevono istruzione e apprendono quanta fermezza
e pazienza dovranno loro stessi avere nei cimenti e nelle tribolazioni.
Infatti il Divino Maestro deve insegnare mediante
le parole e anche per mezzo delle azioni, rivelando così a tutti
la retta via della verità.
28. O foglia sull’Albero della Vita! L’Albero della Vita di
cui si fa menzione nella Bibbia è Bahá’u’lláh e le figlie del
Regno sono le sue foglie. Ringrazia dunque Iddio che sei
stata legata a quell’Albero e che sei rigogliosa, tenera e
fresca.
Le porte del Regno sono spalancate e le anime elette,
sedute all’agape del Signore, partecipano a quel banchetto
celestiale. Sia lodato Iddio, anche tu ti trovi a quella mensa,
prendi la tua porzione del munifico cibo del cielo, stai servendo
il Regno e conosci i dolci aromi del Paradiso di Abhá.
Adoprati adunque con tutta la tua forza di ben guidare la
gente e mangia il pane che è disceso dal cielo. Poiché questo
è il significato delle parole di Cristo: « Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo… Chi mangia questo pane vivrà in
eterno » (Giovanni, 6:51, 58).
29. O ricercatrice della verità! Il mondo del Regno è uno solo.
L’unica differenza è che la primavera, con il suo perenne
ritornare, suscita un grande, un nuovo sommovimento fra
tutte le creature. Allora pianure e colline prendono vita, e gli
alberi diventano d’un verde delicato, e foglie, fiori e frutta
germogliano in bellezza, numerosissimi e teneri. Perciò le
dispensazioni degli antichi evi sono intimamente connesse
alle seguenti: in effetti sono la stessa identica cosa, ma come
cresce il mondo così cresce la luce, e cresce anche l’effusione
della grazia celeste e allora l’Astro risplende di meridiano
splendore.
O ricercatrice del Regno! Ciascuna Manifestazione
divina è la vita del mondo, il medico esperto di ogni anima
sofferente. Il mondo dell’uomo è ammalato e quel Medico
esperto ne conosce la cura, poiché porta con sé insegnamenti,
consigli e moniti che sono rimedio per ogni pena, balsamo
risanatore per ogni piaga. È certo che il buon medico conosce
sempre i bisogni del paziente e sa praticare la cura. Perciò,
applica gli Insegnamenti della Bellezza di Abhá alle urgenze
del giorno presente e vedrai come esse subito guariranno il
corpo infermo del mondo. In verità, essi sono l’elisir che arreca
la salute eterna.
Il trattamento prescritto dagli antichi medici sapienti non
è lo stesso che hanno prescritto coloro che vennero dopo;
varia bensì in rapporto all’afflizione del paziente; ma, pur
mutando, il rimedio è sempre inteso a restituire al paziente
la salute. Nelle dispensazioni del passato il debole
corpo del mondo non avrebbe potuto sopportare una cura
rigorosa o potente. Ecco perché Cristo disse: «Molte cose
ho ancor da dire; cose che vanno dette, ma per il momento
non siete capaci di portarne il peso. Ma quando verrà lo
Spirito Consolatore, che il Padre manderà, Egli vi chiarirà la
verità» (Giovanni, 15:26, 16:12, 13).
Perciò, in questo evo di splendori, insegnamenti un tempo
limitati ai pochi sono messi alla portata di tutti, sì che la
misericordia del Signore abbracci oriente e occidente, l’unità
del mondo dell’umanità appaia in tutta la sua bellezza e i
dardeggianti raggi della realtà inondino di luce il reame della
mente.
La discesa della Nuova Gerusalemme significa una Legge
celeste, una Legge garante della felicità umana e del fulgore
del mondo di Dio.
Emmanuel, era in verità l’Araldo della Seconda Venuta di
Cristo, Colui Che convocava alla via del Regno. È evidente
che la Lettera è un elemento della Parola, e che essa sia un
elemento della Parola significa che il suo valore dipende dalla
Parola, cioè che la sua grazia deriva dalla Parola, alla quale
essa è spiritualmente affine e della quale è considerata parte
integrale. Gli Apostoli erano come Lettere e Cristo era
l’essenza della Parola; e il significato della Parola, che è grazia
imperitura, fa rifulgere quelle Lettere. Essendo un elemento
della Parola, la Lettera è, nel suo intimo significato,
consonante ad essa.
In quanto alla Gerusalemme celeste che è discesa per
posarsi sulle vette del mondo, e al Santo dei Santi di Dio, il
Cui vessillo è ora dispiegato, essa comprende in sé tutte le
perfezioni, tutto il sapere delle dispensazioni del passato e
annunzia altresì l’unità dei figli degli uomini. È la bandiera
della pace universale, lo spirito della vita eterna; è la gloria
delle perfezioni di Dio, la grazia che compenetra tutta
l’esistenza, l’ornamento che decora tutto il creato, la sorgente
della pace interiore per tutta l’umanità.
30. Pertanto sul piano del mondo contingente l’uomo è l’essere
più perfetto. Per uomo s’intende l’individuo perfetto, che è
simile a uno specchio dove si manifestano e si rispecchiano le
perfezioni divine. Il sole però non discende dalle altezze della
sua santità per entrare nello specchio; ma quando questo sia
purificato e rivolto verso il Sole della Verità, le perfezioni di
questo Sole, che sono la luce e il calore, vi si rispecchiano e
vi si manifestano. Queste anime sono le Divine
Manifestazioni di Dio.
31. O tu che sei caro e saggio! La tua lettera del 27
maggio 1906 è pervenuta: il suo contenuto, assai gradito, ha
recato grande gioia.
Hai chiesto se questa Causa, questa Causa nuova e viva,
possa prendere il posto dei riti e cerimoniali religiosi, ormai
morti, d’Inghilterra; se sia possibile, ora che sono comparsi
vari gruppi, i cui membri sono alti prelati e teologi, di gran
lunga superiori per cultura a quelli del passato, che questa
nuova Causa tanto colpisca i membri di quei gruppi da riunire
loro e gli altri al riparo della sua ombra protettrice.
Caro amico! Sappi che l’illustre Personaggio di ciascuna
èra è dotato secondo le perfezioni di quell’èra. Quel Personaggio
che negli evi passati Si ergeva al di sopra dei Suoi
compagni aveva talenti proporzionati alle Virtù della Sua
èra. Ma in questi tempi di splendore, in questa èra di Dio,
l’eminente Personaggio, l’Orbe luminoso, la Persona eletta
rifulge di tali perfezioni e potenza che abbaglierà infine le
menti di ogni gruppo e comunità. E questo Personaggio Che
eccelle fra tutti gli altri per perfezioni spirituali e doti celestiali
ed è invero foco delle grazie divine e perno del circolo
di luce, includerà tutti gli altri e non v’è alcun dubbio che
risplenderà con tale potenza da radunare tutte le anime entro
la sua ombra protettrice.
Non rattristarti se la Causa Bahá’í progredisce lentamente
in quella terra. È solo l’inizio dell’aurora. Pensa che, nella
Causa di Cristo, trascorsero trecento anni prima che la sua
grande influenza si manifestasse. Oggi, a meno di sessant’anni
dalla sua nascita, la luce di questa Fede è stata diffusa
per tutto il pianeta.
36 …perciò tutte le anime
devono divenire come un’anima sola e tutti i cuori come un
sol cuore. Affrancàti dalle multiple identità nate dalla
passione e dal desiderio, possano tutti trovare, nell’unità del
loro amore per Dio, un nuovo stile di vita.
Liberatevi dalla vita di
questo mondo e ad ogni stadio anelate alla non-esistenza;
perché il raggio, riassorbito nel sole, è cancellato e, giunta nel
mare, la goccia svanisce e il vero amante, quando trovi
l’Amato immola l’anima.
E quell’essere che non abbia ancora posto piede nella
pianura del sacrificio, è privato d’ogni grazia e favore; e la
pianura del sacrificio è il reame dove si muore all’io, sì che
possa brillare la radiosità del Dio vivente. L’arena del martire
è il sito del distacco dall’io onde si levino gl’inni dell’eternità.
Fate tutto quello che potete per farvi venire a noia ogni
egoismo e legatevi a quel Volto di Splendori, e, una volta
raggiunte tali vette di servizio, troverete, radunate alla vostra
ombra, tutte le cose create. Qui è la grazia infinita, la
sovranità suprema, la vita che non perisce. Ogni altra cosa è,
alla fine, palese perdizione e grande rovina.
40. Non guardate al presente, fissate lo sguardo ai tempi avvenire.
Agli inizi il seme è piccolo, ma alla fine è un albero
potente. Non guardate al seme, guardate all’albero, ai virgulti,
alle foglie e ai frutti. Considerate i giorni di Cristo, quando
solo un piccolo gruppo Lo seguiva; osservate poi quale
possente albero sia divenuto quel seme, miratene i frutti. E
ora accadranno cose ancora più grandi, perché questo è
l’invito del Signore degli Eserciti, è lo squillo di tromba del
Signore vivente, è l’inno della pace mondiale, è lo stendardo
della giustizia, della fiducia e della comprensione innalzato
fra tutti i diversi popoli del globo, è lo splendore del Sole
della Verità, è la santità dello Spirito di Dio. Questa potentissima
dispensazione si diffonderà in tutto il mondo, e
tutti i popoli si riuniranno e troveranno riparo sotto le sue
insegne. Conosci dunque l’importanza di questo minuscolo
seme che il vero Agricoltore ha seminato, con le mani della
Sua misericordia, nei campi arati del Signore e ha irrorato
con le piogge delle largizioni e munificenze e ora coltiva nel
calore e nella luce dell’Astro della Verità.
44. I membri (di un’assemblea spirituale) debbono quindi tener consiglio in tal guisa
che non vi sia occasione alcuna di animosità o discordia. E
ciò avviene quando ogni membro esprima, in assoluta libertà,
la propria opinione ed esponga il proprio argomento. Se
qualcuno solleva obiezioni, nessuno deve sentirsi minimamente
offeso, perché fin quando il tema non sia stato
esaurientemente discusso, la via giusta non potrà essere rivelata.
La luminosa scintilla della verità si sprigiona soltanto
dallo scontro delle differenti opinioni. Se dopo la discussione
si prenderà una decisione all’unanimità, tanto meglio; ma se,
Dio non voglia, sorgessero divergenze di opinione, dovrà
prevalere la voce della maggioranza.
45. La prima condizione è quella dell’amore e dell’armonia
assoluta fra i membri dell’Assemblea. Essi non devono
sentirsi estranei gli uni agli altri, bensì manifestare fra loro
l’Unità di Dio, poiché sono onde di un solo mare, gocce dello
stesso fiume, stelle di un firmamento, raggi di un unico sole,
alberi di un solo verziere, fiori dello stesso giardino.
Dovessero mancare armonia di pensiero e unità assoluta,
quell’adunanza sarebbe dispersa e quell’Assemblea vanificata.
48. O voi, servitori fedeli dell’Antica Bellezza. In ogni
ciclo e Dispensazione, le Feste sono state caldeggiate e
amate, e imbandire un desco per gli amanti di Dio è stato
stimato atto encomiabile. Ciò è vero soprattutto oggi, in
questa incomparabile Dispensazione, in quest’èra magnifica;
esse sono oggi vivamente applaudite, perché in verità sono
annoverate tra le riunioni celebrate per adorare e glorificare
Iddio. Qui s’intonano versetti sacri, odi e lodi celesti, e il
cuore è ravvivato e trasportato lungi da se stesso.
L’intento principale è quello di suscitare questi moti dello
spirito, ma contemporaneamente è molto naturale che i
presenti mangino assieme, sì che il mondo del corpo rispecchi
quello dello spirito, e la carne assuma le qualità dell’anima,
e come vi abbondano delizie spirituali, così vi siano
pure delizie materiali.
Felici voi che osservate questa regola, con tutti i suoi
significati mistici mantenendo così gli amici di Dio vigili e
attenti e recando loro gioia e pace dello spirito.
52. Ricorda il detto: «Tra tutti i pellegrinaggi il più grande è
quello teso a recare sollievo a un cuore oppresso dal dolore».
58. Hai posto un quesito sui luoghi di culto e sul perché
si costruiscono. La saggezza dell’erigere tali edifizi è che a
una data ora, sapendo che è tempo d’incontrarsi, tutti si
riuniscano e in armoniosa sintonia si raccolgano in preghiera;
col risultato che da questo convegno, nel cuore umano
nasceranno e fioriranno unità e affetto.
65. Quando trasmetti la lieta novella, dì: il Promesso di tutte le
genti del mondo è stato ora palesato; ogni popolo e ogni
religione attendono un Promesso e Bahá’u’lláh è l’Atteso da
tutti; perciò la Causa di Bahá’u’lláh porterà l’unità del
genere umano, il tabernacolo dell’unione sarà drizzato
sulle vette del mondo e i vessilli dell’universalità di tutto il
genere umano saranno dispiegati sulle cime della terra.
Quando scioglierai la lingua per trasmettere questa grande
buona notizia, questo diverrà lo strumento per insegnare alla
gente.
68. Oggi tutte le genti del mondo indulgono a interessi egoistici
e fanno il massimo sforzo per promuovere il proprio
tornaconto materiale. Esse adorano se stesse e non la realtà
divina, né il mondo dell’umanità; perseguono zelantemente il
proprio vantaggio e non il bene comune. E così agiscono,
perché prigioniere del mondo della natura e ignare dei divini
precetti, della munificenza del Regno e del Sole della Verità.
Se scioglieste la lingua in ogni istante
per rendere grazie e mostrarvi grati, non potreste ancora
ripagare il vostro debito di gratitudine per queste largizioni.
Pietro era pescatore e Maria Maddalena contadina, ma
avendo avuto il favore speciale della grazia di Cristo, l’orizzonte
della loro fede fu illuminato e ancor oggi essi risplendono
sull’orizzonte della gloria eterna. In questo stadio, meriti
e capacità non sono da considerare; si deve piuttosto tener
conto dei fulgidi raggi del Sole della Verità, che hanno
illuminato questi specchi.
70. Gli insegnamenti di Bahá’u’lláh sono la luce di quest’èra e lo
spirito di questo secolo. Spiegali uno per uno nelle riunioni.
Il primo è la ricerca della verità,
il secondo, l’unità del genere umano,
il terzo, la pace universale,
il quarto, la conformità fra scienza e rivelazione divina,
il quinto, l’abbandono dei pregiudizi razziali, religiosi e
politici, pregiudizi che distruggono le fondamenta
dell’umanità,
il sesto è onestà e giustizia,
il settimo, il miglioramento della morale e l’educazione
spirituale,
l’ ottavo, la parità fra i sessi,
il nono, la diffusione del sapere e dell’istruzione,
il decimo, i problemi economici,
e così via.
73. Questa èra, in verità, ne vale cento: se raccoglieste il frutto
di cento ère e lo paragonaste al prodotto accumulato nei
nostri tempi, il raccolto di quest’èra supererebbe quello di
cento ère trascorse. Prendete, ad esempio, il totale di tutti i
libri scritti nelle ère passate e paragonatelo ai libri e ai
trattati che la nostra èra ha prodotto: questi libri, scritti
nella nostra èra soltanto, sorpassano di gran lunga il totale
dei volumi che sono stati scritti in tutte le ère. Guardate
quale possente influenza l’Astro del mondo ha esercitato sulle
intime essenze di tutte le cose create!
Ma, ahimè, mille volte ahimè! Gli occhi non vedono, sono
sorde le orecchie, e i cuori e le menti dimentichi di questo
supremo dono. Prodigatevi dunque, con tutto il cuore e tutta
l’anima, per ridestare i dormienti, dare la vista ai ciechi, far
risorgere i morti.
79. Per dirla in breve, gli Insegnamenti di Bahá’u’lláh auspicano
la divisione volontaria dei beni e questa è cosa più
grande del livellamento delle ricchezze, perché il livellamento
dev’essere imposto dall’esterno, mentre la divisione dei
beni è una libera scelta.
L’uomo raggiunge la perfezione per mezzo di buone
azioni liberamente compiute, non per mezzo di buone azioni
che è stato costretto a compiere. E la divisione dei beni è
una giusta azione di libera scelta personale: cioè, i ricchi de-
vono porgere aiuto ai poveri, spendere le loro sostanze per i
poveri, ma liberamente e non perché i poveri l’hanno ottenuto
con la forza: dalla forza hanno origine la confusione e la
rovina dell’ordine sociale. D’altra parte la divisione dei beni e
la libera erogazione delle proprie sostanze apportano
benessere e pace nella società, illuminano il mondo, conferiscono
onore al genere umano.
81. I servigi di quelle anime che durante la guerra hanno
provveduto ai poveri e lavorato nella Missione della Croce
Rossa sono ben accetti al Regno di Dio e causa della loro vita
eterna: reca loro questa lieta novella.
91. Sappi che ciascuna delle parole e dei gesti delle
preghiere obbligatorie contiene allusioni, misteri e saggezze
che l’uomo è incapace di comprendere, né a lettere e
pergamene è dato contenere.
92. O voi due che credete in Dio! Il Signore, impareggiabile
qual’è, ha creato uomo e donna perché dimorino
assieme nella più stretta amicizia, quasi fossero un’anima
sola. Essi sono due compagni, due amici intimi, tenuti a
preoccuparsi del reciproco benessere.
Se così vivranno, attraverseranno questo mondo in perfetto
appagamento, beatitudine e pace di cuore e nel Regno dei
Cieli diverranno ricettacoli della grazia e del favore di Dio.
Ma se agiranno altrimenti, consumeranno la vita in grande
amarezza, desiderosi sempre di morte, e nel regno celeste ne
sentiran vergogna.
Sforzatevi, ordunque, di rimanere assieme, anima e corpo,
come due colombi nel nido, poiché ne trarrete benedizioni in
entrambi i mondi.
95. Lavorate per guidare le donne del paese, insegnate alle bambine e ai
bambini, affinché le madri possano educare i loro piccini fin
dai primi giorni, addestrarli perfettamente, allevarli sì che
abbiano un bel carattere e una buona morale, guidarli a tutte
le virtù umane, impedire lo sviluppo di qualsiasi comportamento
riprovevole e nutrirli nell’abbraccio dell’educazione
bahá’í. Così questi teneri infanti saranno nutriti al petto
della conoscenza di Dio e del Suo amore. Così cresceranno e
fioriranno, e impareranno la rettitudine e la dignità umana, la
risolutezza e la volontà di lottare e di resistere. Così
impareranno ad essere perseveranti in ogni cosa, a voler
progredire, apprenderanno grande magnanimità e decisa risolutezza,
castità e purezza di vita. Così potranno portare a
buon fine tutto ciò che incominciano.
Quando una madre vede che suo figlio ha agito
bene, lo lodi e lo applaudisca e rallegri il suo cuore; e se
dovesse manifestarsi la più piccola qualità indesiderabile,
ammonisca il bimbo e lo punisca e si serva di mezzi basati
sulla ragione, anche un lieve castigo verbale se fosse necessario.
Ma non è permesso percuotere un bambino, o offenderlo,
perché se il bambino verrà sottoposto a percosse o
insulti, il suo carattere sarà completamente rovinato.
98. Se non ci fosse un educatore, tutte le anime rimarrebbero
selvagge, e se non fosse per il maestro, i bambini
sarebbero creature ignoranti.
Per questo motivo, in questo Nuovo Ciclo, nel Libro di
Dio è scritto che l’educazione e l’istruzione sono obbligatorie
e non volontarie. Cioè è imposto al padre e alla madre
il dovere di fare tutto il possibile per educare figlie e figli,
per nutrirli al petto del sapere e per allevarli al seno delle
scienze e delle arti. Se trascureranno ciò, saranno ritenuti
responsabili e degni di biasimo al cospetto del severo
Signore.
99. Mi hai scritto a proposito dei bambini: fin dall’inizio
si deve dare ai bambini un’educazione divina e continuamente
si deve rammentar loro di ricordare Iddio. Che
l’amor di Dio pervada il loro più intimo essere, mescolato al
latte materno.
103. Educare e istruire i bambini è una delle azioni
umane più meritevoli e attrae la grazia e il favore del Misericordiosissimo,
perché l’educazione è la base indispensabile
d’ogni umana perfezione e permette all’uomo di farsi strada
fino alle vette della gloria eterna. Il bimbo che venga educato
fin dall’infanzia attingerà, grazie alle cure amorevoli del
Santo Giardiniere, alle acque cristalline dello spirito e del
sapere, come un alberello tra ruscelli scorrenti. E certamente
si guadagnerà i raggi fulgenti del Sole della Verità e grazie
alla sua luce e al suo calore crescerà sempre fresco e bello nel
giardino della vita.
Pertanto il mentore deve essere anche medico: cioè,
mentre istruisce i bambini, deve correggere i loro difetti; deve
dar loro il sapere e nello stesso tempo abituarli ad avere una
natura spirituale. Sia il maestro un medico per il carattere del
bambino, potrà così risanare i mali spirituali dei figli degli
uomini.
Se si farà un grande sforzo in questo importante compito,
il mondo dell’umanità risplenderà per altri ornamenti e
irradierà la luce più bella. Allora questo luogo oscuro diverrà
luminoso e questa dimora terrena si tramuterà in Paradiso.
Allora i demoni si trasformeranno in angeli, e i lupi in pastori
d’armenti, e i branchi di dinghi in gazzelle pascolanti nelle
piane dell’unicità, e i predatori in pacifici greggi; e gli uccelli
rapaci, dagli artigli aguzzi come coltelli, in uccelli canterini
gorgheggianti le dolci melodie native.
Poiché l’intima realtà dell’uomo è una linea di demarcazione
tra l’ombra e la luce, un luogo dove s’incontrano i due
mari;1 è il punto più basso dell’arco discendente,2 e pertanto è
capace di oltrepassare tutti i gradi superiori. Con l’educazione
può raggiungere tutte le perfezioni; senza educazione
s’arresta all’infimo grado d’imperfezione.
Ogni bambino è in potenza la luce del mondo — e nello
stesso tempo la sua tenebra; pertanto la questione dell’educazione
deve essere considerata di primaria importanza. Sin
dall’infanzia, il bambino deve essere nutrito al petto dell’amor
di Dio, e allevato nell’abbraccio della Sua conoscenza,
affinché possa irradiare luce, crescere in spiritualità, essere
colmato di saggezza e di dottrina e assumere le qualità
dell’esercito angelico.
104. È dunque chiaramente dimostrato
che per la loro natura essenziale le menti variano di capacità,
ma anche l’educazione svolge un grande ruolo e ha un
possente effetto sul loro sviluppo.
105. Vedete dunque che la differenza tra la civiltà materiale e
quella divina è grande. Con la forza e con le punizioni, la
civiltà materiale cerca di impedire al popolo di far male, di
nuocere alla società e di commettere crimini. Ma nella civiltà
divina, l’individuo è condizionato al punto che senza timore
alcuno di punizioni, evita di perpetrare crimini, reputa il
crimine stesso il peggior tormento, e con alacrità e gioia cerca
di acquisire le virtù umane, di favorire il progresso
dell’umanità e di diffondere la luce in tutto il mondo.
121. O tu che sei povera d’anni, ma ricca di doni mentali!
Quanti fanciulli, benché giovani d’anni sono maturi e
assennati nel giudicare! Quanti anziani, ignoranti e confusi!
La crescita e lo sviluppo dipendono infatti dai poteri dell’intelletto
e della ragione e non dall’età o dalla lunghezza dei
giorni.
126. La tua lettera è pervenuta. Sia lodato Iddio, essa
recava la buona notizia che tu sei in buona salute e segna-
lava che sei pronto a entrare in una scuola di agraria. È cosa
molto opportuna. Fa ogni possibile sforzo per divenire competente
nella scienza dell’agraria, poiché secondo gli insegnamenti
divini l’acquisizione delle scienze e la perfezione delle
arti sono considerati atti di culto. Se un uomo s’impegna con
tutte le sue forze nell’apprendere una scienza o nel perfezionarsi
in un arte, è come se avesse adorato Iddio in una
chiesa e in un tempio. Perciò tu che entri in una scuola di
agraria e ti prodighi per imparare quella scienza sei impegnato
notte e giorno in atti di preghiera – atti che sono ben
accetti alla soglia dell’Onnipotente. Non v’è grazia maggiore
di questa, che la scienza sia considerata atto di culto e l’arte
un servizio al Regno di Dio.
127. O servitore dell’Unico vero Dio! In questa dispensazione
universale il portentoso artigianato dell’uomo è
considerato adorazione della Fulgente Beltà. Considera quale
grazia e benedizione sia che l’abilità dell’artigiano debba
considerarsi atto di culto. Nei tempi antichi, si credeva che
quei talenti fossero ignoranza, se non una disgrazia, che impedissero
all’uomo di avvicinarsi a Dio. Ora guarda come le
Sue infinite largizioni e i Suoi abbondanti favori abbiano
trasformato il fuoco infernale in un beato paradiso e un pugno
di oscura polvere in un luminoso giardino.
129. Il Mio proposito è di spiegare che agli occhi di Dio il
fumo è disapprovato, disgustoso ed oltremodo immondo e,
quantunque per gradi, altamente nocivo alla salute; è altresì
uno spreco di denaro e lascia i fumatori in balia di una malsana
assuefazione. Per coloro che sono fermi nel Patto tale
vizio è condannato dalla ragione e dall’esperienza, mentre il
rinunciarvi recherà sollievo e pace alla mente umana e permetterà
poi di avere una bocca fresca e dita immacolate e i
capelli che non mandino più odori repellenti. Al ricevere
questa missiva gli amici vorranno senza meno abbandonare
tale perniciosa abitudine con ogni mezzo, sia pure in un certo
lasso di tempo: questa è la mia speranza.
Per quanto concerne l’oppio, si tratta di cosa abominevole
ed esecranda e Dio ci protegga dalla punizione ch’Egli
infligge a chi ne usa. Il Testo del Libro Santissimo lo proibisce
nettamente e ne stigmatizza esplicitamente l’uso, e la
ragione dimostra che fumare oppio è una sorta di demenza,
mentre l’esperienza è lì ad attestare che coloro che ne fanno
uso sono completamente tagliati fuori dal regno umano.
Amati di Dio! Esperienza insegna come l’abbandonare il
fumo, le bevande intossicanti e l’oppio conduca di molto a
salute e vigore, a sviluppo e acutezza della mente e a rafforzamento
del corpo.
133. Vi sono due modi per guarire la malattia, mezzi
materiali e mezzi spirituali. I primi sono per opera del trattamento
dei medici; i secondi consistono in preghiere offerte
a Dio da persone spirituali e nel volgersi a Lui. Si devono
usare e praticare entrambi i mezzi.
Le malattie che insorgono per cause materiali devono
essere trattate dai medici mediante rimedi sanitari; quelle
dovute a cause spirituali scompaiono per opera di mezzi
spirituali. Così una malattia causata da afflizione, timore, impressioni
nervose si cura più efficacemente con un trattamento
spirituale che con una terapia materiale. Quindi è bene
seguire entrambi i tipi di trattamento: essi non si contraddicono.
Perciò devi accettare anche i rimedi materiali,
poiché anch’essi provengono dalla misericordia e dal favore
di Dio, Che ha rivelato e palesato la scienza medica così che i
Suoi servi possano giovarsi anche di questo tipo di trattamento.
Devi prestare pari attenzione anche ai trattamenti
spirituali, perché producono mirabili effetti.
Ora, se desideri conoscere il vero rimedio capace di guarire
l’uomo da ogni infermità e di dargli la salute del regno
divino, sappi che tali sono i precetti e gli insegnamenti di
Dio. Concentravi la tua attenzione.
134. O tu che sei attratto verso i fragranti aliti di Dio! Ho
letto la tua lettera indirizzata alla signora Lua Getsinger. Hai
esaminato veramente con gran cura le ragioni dell’irruzione
della malattia nel corpo umano. È certamente vero che i
peccati sono una possente causa di malattie fisiche. Se
l’umanità fosse libera dalle contaminazioni del peccato e del
traviamento e vivesse secondo un naturale, innato equilibrio,
senza inclinare dovunque le sue passioni la sospingono, è
innegabile che le malattie non avrebbero più la meglio, né si
diversificherebbero con tale intensità.
Ma l’uomo ha perversamente continuato a indulgere ai
propri appetiti sensuali e non si è accontentato di cibi semplici.
Nient’affatto: si è preparato cibi composti di molti ingredienti,
di sostanze diverse le une dalle altre. La sua attenzione
è stata assorbita in questo e nel perpetrare azioni vili
e ignobili, egli ha abbandonato la temperanza e la moderazione
di un modo naturale di vivere. Il risultato è stato il
prodursi di malattie violente e diverse.
Infatti l’animale, in quanto al suo corpo, è formato dagli
stessi elementi costituenti l’uomo. Ma poiché l’animale si
contenta di cibi semplici e si sforza di non indulgere eccessivamente
ai propri bisogni inopportuni e non commette
peccati, i suoi malanni nei confronti di quelli dell’uomo sono
pochi. Dunque, vediamo chiaramente quanto potenti siano il
peccato e la ribellione come fattori patogenetici. E una volta
insorti questi malanni si complicano, si moltiplicano e si
trasmettono agli altri. Tali sono le cause spirituali, interiori di
malattia Il fattore eziologico esteriore, fisico della malattia è un
disturbo nell’equilibrio, nella proporzionalità di tutti gli
elementi di cui il corpo umano è composto. Cioè: il corpo
dell’uomo è una composizione di molti elementi, e ciascun
componente è presente in una quantità prescritta, e contribuisce
all’essenziale equilibrio del tutto. Finché i costituenti
restano nella loro debita proporzione, secondo l’equilibrio
naturale dell’insieme – cioè se nessun componente subisce
mutamenti di grado e di equilibrio naturale, cioè nessun
componente è aumentato o diminuito – non c’è causa materiale
per l’irruzione della malattia.
Per esempio, la componente grassa dev’essere presente in
una data quantità, e lo zucchero in una data quantità. Finché
ciascuno si mantiene nella sua proporzione naturale, non vi
sarà causa d’insorgenza di malattia. Ma quando questi
costituenti variano nelle loro quantità naturali e previste
cioè, quando sono aumentati o diminuiti – è certo che ciò
aprirà la porta all’ingresso di malattie.
Questo problema richiede la più accurata indagine. Il Báb
ha detto che la gente di Bahá deve sviluppare la scienza della
medicina a tal segno che cureranno le malattie tramite cibi.
La ragione fondamentale di questo fatto è che, dovesse
verificarsi uno squilibrio in uno degli elementi che compongono
il corpo umano, alterandone la corretta proporzione
relativa all’organismo nel suo insieme, ciò sfocerebbe inevitabilmente
nell’insorgenza di una malattia. Se, per esempio, la
componente grassa subisse un eccessivo incremento, o diminuisse
la componente zuccherina, insorgerebbe una malattia.
È compito del medico esperto determinare quale componente
del corpo del paziente sia diminuita e quale aumentata.
Quando lo abbia scoperto, egli deve prescrivere un cibo che
contenga l’elemento carente in considerevoli quantità, per
ristabilire l’essenziale equilibrio del corpo. Il paziente, quando
la sua costituzione riacquisterà l’equilibrio, sarà liberato
dalla malattia.
La prova di questo fatto è che sebbene altri animali non
abbiano mai studiato la scienza medica, né svolto ricerche su
malattie o su farmaci, terapie e cure – eppure, quando uno di
loro cade in preda a una malattia, la natura lo guida, nei
campi o in luoghi deserti, proprio verso quella pianta che,
quando esso ne abbia mangiata, lo libererà dalla sua infermità.
La spiegazione è che se, per esempio, nel corpo dell’animale
è diminuita la componente zuccherina, secondo una
legge naturale l’animale sente il bisogno di un’erba ricca di
zucchero. Quindi, grazie a un naturale impulso, cioè
l’appetito, fra mille differenti varietà di piante nei campi,
l’animale scopre e mangia quell’essenza che contiene abbondanti
quantità di componente zuccherina. Così l’essenziale
equilibrio delle sostanze che ne compongono il corpo è ristabilito
e l’animale è liberato dalla malattia.
È una questione che richiede la più attenta disamina.
Quando valentissimi medici l’avranno esaminata esaurientemente,
a fondo e con perseveranza, si vedrà chiaramente che
gli accessi del male sono dovuti a un disordine nelle quantità
relative delle sostanze che compongono il corpo e che la terapia
consiste nel riaggiustare queste proporzioni relative e
che ciò può essere compreso e reso possibile per mezzo di
cibi.
È certo che in questa nuova portentosa età lo sviluppo
della scienza medica porterà i medici a curare i pazienti tramite
i cibi. E infatti il senso della vista, il senso dell’udito, del
gusto, dell’odorato e del tatto – sono tutti facoltà percettive,
aventi lo scopo di separare ciò che è benefico da ciò che
arreca danno. Ora, è mai possibile che il senso dell’odorato,
cioè quello che distingue gli odori, trovi un odore ripugnante
e che quell’odore possa giovare al corpo? Assurdo!
Impossibile! Analogamente, potrebbe il corpo umano,
mediante la facoltà della vista – quella che distingue fra le
cose visibili – trarre giovamento dal guardare una ripugnante
massa di escrementi? Mai! E ancora se il senso del
gusto, anch’esso una facoltà che accetta e rifiuta, è offeso da
qualcosa, quella cosa non è sicuramente benefica e se da
principio può portare qualche vantaggio, alla fine se ne dimostrerà
la nocività.
E ugualmente, quando la costituzione si trovi in una
condizione di equilibrio, non v’è dubbio che ogni cosa mangiata
con appetito fa bene alla salute. Osservate come l’animale
bruchi nei campi dove si trovano centomila generi di
erbe e di essenze e come, con il senso dell’odorato, annusi gli
odori delle piante e le assaggi con il senso del gusto e poi
mangi quell’erba che risulti gradevole a quei sensi e ne tragga
beneficio. Se non fosse per questa capacità di scelta, gli animali
morirebbero in un solo giorno, poiché esistono moltissime
piante velenose e gli animali non sanno nulla di farmacopea.
Eppure guardate quale attendibile scala di misura essi
hanno, per mezzo della quale possono distinguere ciò che è
buono da ciò che nuoce. Qualunque costituente del loro corpo
sia diminuito, essi possono ripristinarlo cercando e
mangiando una pianta in cui si trovi un’abbondante riserva
dell’elemento carente; e così l’equilibrio dei componenti del
loro corpo è ristabilito ed essi sono liberi dalla malattia.
Quando medici valentissimi avranno sviluppato l’arte di
guarire le malattie per mezzo di cibi, prescriveranno cibi
semplici e proibiranno agli uomini di essere schiavi degli
appetiti dei sensi, è certo che l’incidenza delle malattie croniche
e complicate diminuirà e che la salute generale dell’umanità
migliorerà di molto: è destino che ciò accada. Analogamente
si avranno modificazioni universali nel carattere,
nella condotta e nelle maniere degli uomini.
137. O tu che innalzi le lodi del tuo Signore! Ho letto la
tua missiva, dove esprimi il tuo stupore dinanzi ad alcune
delle leggi di Dio, come quella relativa alla caccia di animali
innocenti, creature che non hanno colpa.
Non esserne sorpresa. Rifletti sulle intime realtà dell’universo,
sulle arcane saggezze implicite, sugli enigmi, sulle
interrelazioni, sulle regole che governano ogni cosa. Ciascuna
cosa dell’universo è legata a tutte le altre da potenti vincoli
che non ammettono né squilibrio né infiacchimento — quale
che sia. Nel regno materiale della creazione, le cose o
mangiano o sono mangiate: la pianta beve il minerale,
l’animale bruca e ingoia le piante, l’uomo si ciba dell’animale
e il minerale divora il corpo dell’uomo. I corpi materiali
migrano, passando una barriera dopo l’altra, da una vita
all’altra e tutte le cose sono soggette alla trasformazione e al
mutamento, con la sola eccezione dell’essenza dell’esistenza
e infatti essa è costante e immutabile e su di essa si fonda
l’esistenza di ogni specie e genere, di ogni realtà contingente
in tutto il creato.
Ogni qual volta esamini con un microscopio l’acqua che
l’uomo beve, l’aria che respira, vedi come con ogni soffio
d’aria egli inspiri gran copia di vita animale e con ogni sorso
d’acqua ingoi altresì una grande varietà di animali. Come
sarebbe mai possibile arrestare questo processo? Tutte le
creature o mangiano o sono mangiate e l’edificio della vita è
costruito su questo dato di fatto. Se così non fosse, i vincoli
che legano fra loro tutte le cose create nell’universo si scioglierebbero.
E inoltre le cose, ogni qual volta sono distrutte, e declinano,
sono disseparate dalla vita, sono promosse in un mondo
più grande di quello che conoscevano prima. Abbandonano,
per esempio, la vita del minerale e procedono nella vita della
pianta; poi partono dalla vita vegetale e ascendono in quella
animale, dopo di che abbandonano la vita dell’animale e
assurgono al reame della vita umana, e questo accade in virtù
della grazia del tuo Signore il Misericordioso, il
Compassionevole.
Implora Dio che ti assista a comprendere i misteri riposti
nel cuore della creazione e tolga i veli dagli occhi tuoi e di
tua sorella, che il recondito segreto ti possa esser palesato e il
mistero celato rivelato chiaramente come il sole del meriggio,
che Egli aiuti tua sorella e tuo marito a entrare nel Regno di
Dio e ti risani da ogni malattia, materiale e spirituale, che
possa assalire l’uomo in questa vita.
È vero che nell’aria e nell’acqua sono contenuti organismi unicellulari, ma questi non hanno sensibilità né consapevolezza e, quindi, non provano dolore né fisico né psichico nell’essere mangiati e morire. Perciò confermo che si deve tendere a diventare vegetariani. Nel capitolo seguente, del resto, viene raccomandato il rispetto per gli animali.
138. O amati del Signore! Il Regno di Dio si fonda
sull’equità e sulla giustizia, nonché sulla misericordia, sulla
compassione e sulla gentilezza verso ogni anima vivente.
Sforzatevi dunque con tutto il cuore di essere
compassionevoli con tutta l’umanità – tranne coloro che
hanno moventi egoistici, personali o malattie dell’anima. Non
si può usare gentilezza coi tiranni, con i frodatori, o i ladri,
perché lungi dal ridestarli all’errore dei loro modi, ciò li fa
persistere nella loro cattiveria. Per quanto gentili siate con il
bugiardo, egli non farà altro che mentire di più, perché crede
di avervi ingannato, mentre voi lo capite anche troppo bene e
tacete solo per la vostra estrema indulgenza.
In breve, non è solo il prossimo che gli amati di Dio
devono trattare con misericordia e compassione, ma devono
mostrare massima gentilezza verso ogni creatura vivente. E
infatti sotto ogni aspetto materiale, e là dov’è implicato lo
spirito animale, animali e uomini condividono le medesime
sensazioni. L’uomo non ha colto questa verità e crede che le
sensazioni fisiche siano esclusive degli esseri umani, perciò è
ingiusto con gli animali, e crudele.
Eppure in verità quale differenza v’è sul piano delle
sensazioni fisiche? La sensibilità è identica, facciate soffrire
un uomo o una bestia: non v’è alcuna differenza in questo. E
in effetti è peggio far soffrire un animale, perché l’uomo ha la
parola, può protestare, gridare e gemere; leso, può ricorrere
alle autorità che lo proteggeranno dal suo aggressore. Ma la
sventurata bestia è muta, incapace di esprimere la propria
sofferenza o di deferire il proprio caso a un’autorità. E
l’animale che un uomo sottoponga a mille mali non può né
respinger costui con le parole né trascinarlo davanti a un
tribunale. Perciò è importantissimo che mostriate la massima
considerazione verso gli animali e che siate con essi ancor
più gentili che col prossimo.
Abituate i vostri figli sin dai primissimi giorni a essere
oltremodo teneri e amorevoli con gli animali. Se l’animale è
ammalato, cerchino i fanciulli di guarirlo; se è affamato, lo
nutrano; se è assetato, ne plachino la sete; se è stanco, provvedano
al suo riposo.
La maggior parte degli uomini sono peccatori, ma gli
animali sono innocenti. Sicuramente chi è senza peccato merita
massima gentilezza e amore – tutti tranne gli animali
nocivi, come i sanguinari lupi, le serpi velenose e altre creature
pericolose, perché gentilezza verso di loro è ingiustizia
verso gli esseri umani e verso gli altri animali. Se, per esempio,
siete teneri con il lupo, questa è una tirannia verso gli
agnelli, perché un lupo può distruggere un intero gregge. Un
cane rabbioso, se gliene date il modo, può uccidere mille
animali e uomini. Perciò la compassione verso animali selvaggi
e predatori è crudeltà verso quelli mansueti – e così si
devono affrontare gli animali nocivi. Ma si dev’essere molto
gentili con gli animali benedetti, tanto più gentili, tanto
meglio. Tenerezza e bontà sono principi basilari del celeste
Regno di Dio. Dovete tenerlo bene a mente.
Ciò conferma pienamente il mio pensiero sulla necessità di essere duri con i mascalzoni cronici, cosa del resto affermata da Dio nel Corano.
139. O ancella di Dio! Per il Signore Cristo è la stessa cosa che
per Adamo. Il primo essere che venne all’esistenza ebbe forse
padre o madre? Certamente no. Ma a Cristo mancava solo il
padre.
O ancella di Dio! Le preghiere rivelate per impetrare la
guarigione valgono per la cura del corpo e dello spirito. Recitatele
dunque, per risanare l’anima e il corpo. Se è giusto
che il paziente riacquisti la salute, ciò gli sarà sicuramente
concesso; ma per taluni il guarire sarebbe solo cagione di altri
malanni e perciò la saggezza non consente una risposta
affermativa a quella preghiera.
O ancella di Dio! È il potere dello Spirito Santo che
guarisce i mali materiali e spirituali.
O ancella di Dio! È scritto nella Torà: E vi darò la valle di
Achor quale porta di speranza. Questa valle dì Achor è la
città di ‘Akká: chiunque interpreti questa frase in modo diverso
è fra coloro che non sanno.
140. Hai chiesto della trasfigurazione di Gesù, con
Mosè ed Elia e il Padre Celeste sul Monte Tabor, di cui si fa
menzione nella Bibbia. Questo evento fu percepito dai discepoli
mediante gli occhi interiori, perciò si trattò di un
segreto nascosto e di una loro scoperta spirituale. Altrimenti,
se si dovesse intendere che essi videro figure materiali,
cioè, che videro quella trasfigurazione con gli occhi esteriori,
allora nella pianura e sul monte v’erano molte altre persone e
perché mai non videro nulla? E perché il Signore ordinò loro
di non farne parola con nessuno? È chiaro che fu una visione
spirituale, un episodio del Regno. Perciò il Messia ordinò
loro di mantenere il segreto «finché il Figlio dell’uomo non
sia risorto dai morti» (Matteo 17: 1-9), – cioè finché la Causa di Dio non
fosse esaltata, e la Parola di Dio trionfasse, e la realtà di
Cristo risorgesse.
141. Giuda Iscariota era il maggiore fra i discepoli e invitava la
gente ad andare a Cristo. Poi gli parve che Gesù mostrasse
crescente considerazione verso l’apostolo Pietro e quando
Gesù disse: «Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la Mia
chiesa», queste parole rivolte a Pietro e questa scelta dì
Pietro per un favore speciale ebbero un profondo effetto
sull’Apostolo e accesero l’invidia nel cuore di Giuda. Per
questa ragione colui che un tempo si era avvicinato si allontanò,
e colui che aveva creduto nella Fede la rinnegò, e il
suo amore si tramutò in odio, finché divenne causa della
crocifissione di quel glorioso Signore, quel palese Splendore!
142. Hai chiesto a proposito del decimo e diciassettesimo versetto
del ventunesimo capitolo dell’Apocalisse di san Giovanni.
Sappi che secondo principi matematici, il firmamento del
fulgido astro di questa terra è stato diviso in dodici
costellazioni, che si chiamano segni zodiacali. Parimenti, il
Sole della Verità rifulge e riversa le sue grazie da dodici stadi
di santità e tali segni del cielo significano quegli immacolati
personaggi che sono le sorgenti prime della santità e gli
orienti proclamanti l’unicità di Dio.
Considera come ai tempi dell’Interlocutore (Mosè), vi
furono dodici santi esseri che erano i capi delle dodici tribù; e
così nella dispensazione dello Spirito (Cristo), nota che
v’erano dodici Apostoli riuniti all’ombra protettrice di quella
Luce superna e da quegli splendidi orienti il Sole della Verità
rifulse come il sole nel firmamento. Ancora, ai tempi di
Muhammad, osserva come vi furono dodici orienti di santità,
che palesarono il confermatore aiuto di Dio. Così stanno le
cose.
Di conseguenza san Giovanni il Teologo parla nella sua
visione di dodici porte e di dodici fondamenta. ‘Quella
grande città, la santa Gerusalemme, discesa dal cielo da Dio’
significa la Santa Legge di Dio e questo è scritto in molte
Tavole e si può leggere altresì nelle Scritture degli antichi
Profeti: per esempio, che essi videro Gerusalemme andare nel
deserto.
Il significato di questo passo è che questa Gerusalemme
celeste ha dodici porte, attraverso le quali le anime benedette
entrano nella Città di Dio. Queste porte sono anime che sono
come stelle polari, come portali di sapere e di grazia, e
all’interno di queste dodici porte si trovano dodici angeli.
«Angelo» significa la forza delle confermazioni di Dio –
che la torcia del potere confermatore di Dio rifulge dal
torcère di quelle anime – cioè a ciascuno di quegli esseri
sarà concesso il massimo sostegno confermatore.
Queste dodici porte abbracciano il mondo intero, cioè
sono un asilo per tutte le creature, e sono anche le fondamenta
della Città di Dio, la Gerusalemme celeste, e su ciascuna
di queste fondamenta è scritto il nome di uno degli
Apostoli di Cristo. Cioè, ciascuna di esse palesa le perfezioni,
il gioioso messaggio e l’eccellenza di quel santo Essere.
In breve, la Scrittura dice: «Colui che mi parlava aveva
come misura una canna d’oro, per misurare la città, le sue
porte e le sue torri» (Apocalisse 21:15). Ciò significa che certi personaggi
guidarono le genti con un bastone cresciuto dalla terra e le
pascolarono con una verga, come la verga di Mosè. Altri educarono
e pascolarono le genti con una verga d’acciaio, come
nella dispensazione di Muhammad. E in questo ciclo, trattandosi
della più possente delle dispensazioni, la verga cresciuta
dal regno vegetale e quella di ferro saranno trasformate
in una di purissimo oro, presa dalle sconfinate tesorerie del
Regno del Signore. Con questa verga le genti saranno
educate.
Notate bene la differenza: un tempo gli Insegnamenti
di Dio erano come un bastone e con questo strumento le Sacre
Scritture furono divulgate, la Legge di Dio promulgata e
fondata la Sua Fede. Poi venne un tempo in cui la verga del
vero Pastore fu di ferro. E oggi, in questo nuovo splendido
evo, la verga è per l’appunto quale oro puro. Quale differenza!
Ora sai, dunque, quanto terreno hanno guadagnato la
Legge e gli Insegnamenti di Dio in questa dispensazione,
quali altezze hanno raggiunto, così che trascendono di molto
le trascorse dispensazioni: in verità questa verga è purissimo
oro, mentre le verghe dei giorni passati erano di ferro e di
legno.
Questa è una breve risposta scritta per te, perché non c’era
tempo per scrivere di più. È certo che mi perdonerai. Le
ancelle di Dio devono assurgere a tale stadio onde possano
comprendere, da sole e senza aiuto, questi intimi significati
ed essere capaci di spiegarli diffusamente parola per parola;
uno stadio in cui, dalla verità dei loro intimi cuori, sgorgherà
una fonte di saggezza, zampillando quale fontana che sgorga
da polla sorgiva.
Fatta salva questa interpretazione, è anche evidente che la Nuova Gerusalemme del Missouri è una Gerusalemme celeste, in quanto voluta da Dio, costruita per sua volontà, dietro sue istruzioni. Ho già detto altrove che una città è costituita principalmente dai suoi abitanti e, quindi, se costoro seguono le istruzioni divine, sono abitanti celesti e la città diviene essa stessa celeste.
143. In verità il cielo cui il Messia ascese non era questo firmamento
sconfinato sibbene il Regno del Suo benefico Signore.
Per l’appunto com’Egli ha detto: «Sono venuto dal
cielo» (Giovanni 6:38).e ancora: «Il Figlio dell’Uomo è in cielo» (Giovanni 3:13). Quindi è
chiaro che il Suo cielo trascende punti d’orientamento: esso
comprende tutta l’esistenza e s’innalza per coloro che adorano
Iddio. Invoca e implora il tuo Signore di innalzarti in quel
cielo e di dartene da mangiare il cibo, in questa maestosa
possente età.
Sappi che neppure oggi le genti sono riuscite a svelare i
reconditi segreti del Libro. Esse s’immaginano che Cristo
fosse lontano dal Suo cielo nei giorni in cui dimorò sulla
terra, che Egli sia caduto dalle vette della Sua sublimità e che
sia poi risalito in quei superni recessi del cielo in quel
firmamento che non esiste affatto, poiché non è altro che
spazio. E si aspettano che da lì nuovamente discenda, ritto su
una nube, e s’immaginano che vi siano nuvole in quello
spazio infinito e ch’Egli vi stia sopra e che con quel mezzo
discenda. Mentre la verità è che le nuvole non sono altro che
un vapore che sale dalla terra e non discende dal cielo. Ma le
nuvole di cui si parla nel Vangelo sono il corpo umano, così
chiamato perché è come un velo per l’uomo, cui, per
l’appunto, quale nube, impedisce di mirare il Sole della Verità
che brilla dall’orizzonte di Cristo.
Prego Dio di aprire dinanzi ai tuoi occhi le porte delle
scoperte e delle percezioni, affinché tu abbia contezza dei
Suoi misteri in questo che è il più palese dei giorni.
Questa è un’altra delle interpretazioni del famoso versetto dell’Apocalisse. Sono tutte corrette, tranne quelle che portano a conseguenze errate come, per esempio, quella letterale.
144. Si deve vedere in ogni essere umano solo ciò che merita
lode. Quand’è così, è possibile essere amici di tutto il genere
umano. Ma se guardiamo un uomo nelle sue colpe, allora
essergli amici è un’ardua impresa.
Accadde un giorno ai tempi di Cristo – possa la vita del
mondo essere un sacrificio per Lui – che Egli passasse
accanto a una carcassa di cane, maleodorante, orribile, le
membra putrefatte. Uno dei presenti disse: «Che sgradevole
lezzo!» e un altro: «Che disgusto! che nausea!» In breve,
ciascuno aveva qualcosa da aggiungere all’elenco.
Ma poi parlò Lui, Cristo, e disse: «Guardate i denti del
cane! Come sono bianchi e lucenti!»
L’indulgente occhio del Messia non si soffermò un solo
istante sulla repellenza di quella carcassa. Il suo solo elemento
che non fosse disgustoso erano i denti: e Gesù guardò
la loro lucentezza.
Così dobbiamo fare anche noi, quando guardiamo gli altri,
vedere dove eccellono, non dove mancano.
Sia lodato Iddio, la tua mèta è di promuovere il bene del
genere umano e aiutare le anime a emendare i loro difetti.
Questa buona intenzione produrrà lodevoli effetti.
145. Hai chiesto del capitolo 14, versetto 30 del Vangelo di san
Giovanni, dove il Signore Cristo dice: «Non parlerò più a
lungo con voi, perché viene il Principe del Mondo; egli non
ha nessun potere su di Me…». Il Principe di questo mondo è
la Bellezza Benedetta; e «egli non ha nessun potere su di
Me» significa: dopo di Me tutti prenderanno la grazia da Me
ma Egli è indipendente da Me, e non prenderà grazia da Me.
Cioè, Egli è ricco al di là di ogni Mia grazia.
In quanto alla frase di Giobbe, capitolo 19, versetti 25-27:
«Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, nell’ultimo
giorno, si ergerà sulla polvere!» eccone il significato: non
sarò confuso, avrò un Patrono e un Custode, e il mio
Soccorritore, il mio Difensore sarà palesato alla fine. E
benché ora la mia carne sia debole e coperta di vermi, pure
sarò risanato e con questi miei occhi, cioè con la mia vista
interiore, io Lo vedrò. Questo disse Giobbe dopo essere stato
rimproverato e aver lamentato il dolore che le sue tribolazioni
gli avevano arrecato. E anche quando, per i terribili accessi
del morbo, il suo corpo si coperse di vermi, egli tentò di dire
a coloro che gli stavano attorno che sarebbe del tutto guarito
e che con quel suo corpo, con quei suoi occhi, avrebbe mirato
il Redentore.
In quanto alla donna dell’Apocalisse di san Giovanni,
capitolo 12, che fuggì nel deserto e al grande portento apparso
nel cielo – quella donna vestita di sole, con la luna
sotto i piedi: ella significa la Legge di Dio. Perché secondo la
terminologia dei Libri Sacri, qui si parla della Legge e la
donna ne è il simbolo. E i due astri, il sole e la luna, sono i
due troni, turco e persiano, che si trovano sotto il governo
della Legge di Dio. Il sole simboleggia l’Impero Persiano e la
luna, cioè la mezzaluna, è quello dei Turchi. La corona con
dodici stelle significa i dodici Imám che, come gli Apostoli,
difesero la Fede di Dio. Il Neonato è la Bellezza dell’Adorato,
scaturito dalla Legge di Dio. Egli poi dice che la
donna se ne fuggì nel deserto, cioè la Legge di Dio dalla
Palestina fu portata nel deserto dell’Hijáz, dove rimase 1.260
anni – cioè fino all’avvento del Fanciullo promesso. Come è
risaputo, nei Libri Santi, ogni giorno è contato un anno.
Quanto all’interpretazione della prima parte, dove viene citato il Vangelo di Giovanni, io interpreto che il principe di questo mondo è Satana e non ha potere sull’anima e sullo spirito di Gesù Cristo, pur avendolo sul suo corpo, tant’è che venne ucciso. Sappiamo che le interpretazioni corrette possono essere numerose…
Anche per l’Apocalisse ho un’interpretazione diversa: la donna rappresenta le gerarchie delle Chiese, depositarie della Legge di Dio. Una volta convertite, potranno vestirsi dello splendore del sole dell’intera rivelazione di Dio e illuminare anche il popolo dei credenti, rappresentato dalla luna, posta sotto i piedi. Comunque… così è, se vi pare.
150. Confida in Dio. Abbandonati a Lui. LodaLo e rammentaLo
continuamente. Egli trasforma la pena in tranquillità, e il
dolore in sollievo, e il travaglio in pace perfetta. In verità Egli
ha dominio su tutte le cose.
Io, di questo, non ho mai fatto esperienza.
Se ascolti le mie parole, liberati dai legami di tutto quel
che accade. E in tutte le circostanze ringrazia il tuo amoroso
Signore e affida tutte le tue cose alla Sua Volontà che opera
come Gli piace. In verità per te questo è meglio di ogni altra
cosa, in entrambi i mondi.
152. In quanto alla tua domanda a proposito dell’anima
di un assassino e quale sarà la sua punizione. La risposta è
che l’assassino deve espiare il suo crimine: cioè, se lo mettono
a morte, la morte è per lui espiazione per il crimine commesso
e dopo la morte Dio, nella Sua giustizia, non gli
imporrà una seconda pena, perché la giustizia divina non lo
consentirebbe.
153. In quanto a chi non ha capacità e non merita il Giorno
della Resurrezione, costui non è per questo escluso dai doni e
dalle grazie; perché questo non è Giorno di Giustizia sibbene
di Grazia, laddove giustizia è rendere a ciascuno ciò che gli è
dovuto. Quindi non guardare alla misura delle tue capacità,
guarda agli sconfinati favori di Bahá’u’lláh; la Sua generosità
pervade tutto, la Sua grazia è perfetta.
In quanto a quel possente orbe solare che mirasti in sogno,
quello era il Promesso, e i suoi raggi dardeggianti le Sue
munificenze, e la superficie tralucente della massa d’acqua
significa cuori che sono immacolati e puri, mentre le onde
sorgenti denotano il grande eccitamento di quei cuori e il
fatto che furono scossi e intimamente turbati, cioè, le onde
sono i moti dello spirito e le sante intimazioni dell’anima. Sia
lodato Iddio, ché nel mondo del sogno hai visto tali rivelazioni.
A proposito di quel che significa che un uomo dimentichi
completamente l’io: l’intento è che egli si levi e si sacrifichi
nel vero senso della parola, cioè, egli deve dimenticare
gl’impulsi della condizione umana e liberarsi di quelle
caratteristiche che sono degne di biasimo e che costituiscono
le fitte tenebre di questa vita sulla terra – non che egli
permetta che la propria salute fisica si deteriori e che il suo
corpo s’ammali.
154. O leale servo di Dio e guaritore spirituale dell’uomo!
Ogniqualvolta assisti un paziente, rivolgi il viso verso il Signore
del Regno celeste, chiedi che lo Spirito Santo venga in
tuo soccorso, poi cura la malattia.
155. Mi hai scritto delle dolorose tribolazioni che ti hanno
colpita. Per l’anima leale, un cimento non è altro che grazia e
favore di Dio; perché il valoroso si slancia gioiosamente nella
battaglia furiosa sul campo del dolore, mentre il codardo,
tremebondo di paura, vacilla e trema.
È chiaro dunque che per le anime santificate, le prove e le
tribolazioni non sono altro che generosità e grazia di Dio, ma
per i deboli sono calamità, inattesa e improvvisa.
Queste prove, come tu scrivi, non fanno altro che cancellare
la macchia dell’io dallo specchio del cuore, finché il
Sole della Verità non vi faccia cadere i suoi raggi; perché non
c’è velo più ostruttivo dell’io; e quel velo, per quanto tenue
possa essere, alla fine taglia via l’uomo del tutto, privandolo
della sua parte di grazia eterna.
156. Hai scritto dell’incarnazione. La credenza dell’incarnazione
risale all’antica storia di quasi tutti i popoli; era sostenuta
perfino dai filosofi della Grecia, dai saggi di Roma,
dagli antichi Egizi e dai grandi Assiri. Tuttavia agli occhi di
Dio queste superstizioni e questi detti sono assurdità.
Il maggiore argomento a suffragio della reincarnazione era
questo, che secondo la giustizia di Dio ciascuno deve ricevere
ciò che gli spetta: ogni qual volta un uomo sia afflitto da una
calamità, per esempio, ciò accade a cagione di qualche
torto da lui commesso. Ma considera un bambino che si
trovi ancora nel grembo materno, un embrione appena formato,
e che sia cieco, sordo, storpio, deficiente – quale peccato
ha egli commesso, per meritare tali afflizioni? Costoro
rispondono che, sebbene alle apparenze esteriori il bambino,
che è ancora nella matrice, sia immune da peccato – nondimeno
egli ha fatto qualcosa di male nella sua forma precedente
e perciò si merita quella punizione.
Ma costoro hanno trascurato il punto seguente. Se la
creazione procedesse secondo una regola sola, come potrebbe
farSi sentire la Forza Che tutto pervade? Come potrebbe
l’Onnipotente essere Colui Che «fa quel che Gli piace e
ordina ciò che Gli aggrada» (Corano, 3:35 e 2:254).
In breve, le Sacre Scritture parlano veramente di ritorno,
ma ciò significa il ritorno delle qualità, delle condizioni, degli
effetti, delle perfezioni e delle realtà interiori delle luci che
ricorrono in ogni dispensazione. Non parlano di anime e
entità specifiche e personali.
Qui devo dissentire: la reincarnazione è affermata chiaramente in molti testi sacri delle religioni ed è ormai dimostrato, grazie anche ai testi bahà’ì, che la risurrezione consiste in una risurrezione spirituale delle anime in un corpo diverso da quello dell’incarnazione precedente. ‘Abdu’l – Bahá fu un successore di Bahà’u’llàh e quasi tutto ciò che scrive pare corretto e potrebbe essere considerato rivelazione di Dio, ma la verità è che, a quanto io sappia, non ricevette rivelazioni dirette o indirette (tramite angeli o visioni) da Dio. Dunque, ciò che scrive dovrebbe appartenere alla categoria delle opinioni personali, sia pure ispirate dai testi sacri. Ciò non toglie nulla alla sua saggezza, ma non tutto può essere preso a scatola chiusa.
Tutto ciò può avere anche un risvolto generale. Mi spiego con qualche esempio. Un testo come l’Apocalisse o i libri profetici dell’Antico Testamento o come il Corano appaiono chiaramente rivelati da Dio. Testi storici come quelli dell’Antico Testamento, penso per esempio ai due libri dei Re o ai due libri delle Cronache, o come gli Atti degli Apostoli e le lettere di alcuni apostoli nel Nuovo Testamento, pur essendo inseriti nel canone, non possiamo avere la certezza che siano ispirati direttamente da Dio. Potrebbero contenere anche opinioni personali non necessariamente coincidenti col pensiero divino del momento.
Comunque, nel caso della reincarnazione, sappiamo che non sempre e non tutto è conseguenza dei comportamenti nella vita precedente, anche se gli effetti si sentono sensibilmente. Ciò che confonde molto, in realtà, è il fatto che chi si è comportato bene nella precedente incarnazione e per questo fece una brutta fine corporale, nella incarnazione successiva è costretto a subire un’infinità di altre contrarietà e negatività per poter fare la seconda grande conquista.
Sempre al n. 156:
Quale pace, quali agi e comodità trovarono mai i Santi di
Dio durante il Loro soggiorno in questo basso mondo, per
cercare continuamente di ritornare a rivivere questa vita?
Non basta un solo turno di tale angoscia, di tali afflizioni e
calamità, di tali duri colpi e gravi angustie, senza che Essi
debbano desiderare queste ripetute visite alla vita di questo
mondo? Questa coppa non fu così dolce che dovesse importare
Loro di berne per una seconda volta.
Chi si guardi attorno con occhio veggente potrà vedere che
in questo mondo di polvere tutto il genere umano soffre. Qui,
quale compenso di ciò che ha compiuto durante vite passate,
non v’è uomo che abbia riposo; né v’è alcuno tanto beato che
sembri spiccare il frutto di un’angoscia trascorsa.
Infatti, nessun saggio desidera reincarnarsi, ma ciò è stabilito da Dio per poter raggiungere i due grandi obiettivi: la vita eterna nel corpo e il paradiso terrestre.
L’ultimo versetto significa: non c’è alcuno tanto beato da sembrar assaporare la ricompensa per tutta l’angoscia sopportata nell’incarnazione precedente.
163. La risposta alla prima domanda:
le anime dei figli del Regno, dopo la loro
separazione dal corpo, ascendono al reame della vita eterna.
Ma se chiedete dove, sappiate che il mondo dell’esistenza è
un unico mondo, ancorché i suoi stadi siano vari e distinti.
Per esempio, la vita minerale occupa un proprio piano, ma le
entità minerali non hanno alcuna consapevolezza del regno
vegetale, anzi con la loro lingua interiore negano che quel
regno esista. Nello stesso modo, le entità vegetali non sanno
nulla del mondo animale, e ne rimangono del tutto ignare e
ignoranti, perché lo stadio dell’animale è più alto di quello del
vegetale, e il vegetale è velato dal mondo animale e
interiormente ne nega l’esistenza – nonostante ciò animali,
vegetali e minerali convivono in un unico mondo. Parimenti
l’animale rimane del tutto inconsapevole di quella facoltà
della mente umana che afferra idee universali e rivela i
segreti della creazione – così che un uomo che vive in
oriente può fare piani e progetti per l’occidente; può rivelare
misteri; pur trovandosi nel continente europeo può scoprire
l’America; situato sulla terra, può cogliere le intime realtà
delle stelle del cielo. Di questa capacità di scoperta che appartiene
alla mente umana, questa facoltà che può afferrare
idee astratte e universali, l’animale rimane del tutto ignorante
e infatti ne nega l’esistenza.
Nella stessa maniera, i cittadini di questa terra sono del
tutto inconsapevoli del mondo del Regno e ne negano l’esistenza.
Chiedono per esempio: «Dov’è il Regno? Dov’è il
Signore del Regno?» Queste persone sono come i minerali
e i vegetali che non sanno nulla del reame animale e umano;
non lo vedono; non lo trovano. Eppure minerali e vegetali,
animali e uomini, vivono tutti insieme, qui in questo mondo
dell’esistenza.
In quanto alla seconda domanda: le prove e le tribolazioni
inviate da Dio hanno luogo in questo mondo, non nel mondo
del Regno.
La risposta alla terza domanda è questa: nell’altro mondo
la realtà umana non assume una forma materiale, bensì
celeste, costituita da elementi di quel reame del cielo.
La risposta alla quarta domanda: il centro del Sole della
Verità è nel mondo superno – il Regno di Dio. Quelle anime
che sono pure e immacolate, al dissolversi delle loro spoglie
materiali, fuggono nel mondo di Dio e quel mondo è in
questo mondo. Ma le genti di questo mondo non ne hanno
contezza e sono per l’appunto come i minerali e i vegetali che
non sanno nulla dei mondi animale e umano.
La risposta alla quinta domanda è questa: Bahá’u’lláh ha
innalzato il tabernacolo dell’unità del genere umano. Chiunque
cerchi riparo sotto questo tetto uscirà certamente da ogni
altra dimora.
167. Hai chiesto del fato, della predestinazione e della
volontà. Il fato e la predestinazione consistono delle relazioni
necessarie e indispensabili che esistono nelle realtà delle
cose. Queste relazioni sono state poste nelle realtà degli
esseri esistenti mediante la forza della creazione e ogni
evento è conseguenza della relazione necessaria. Per esempio,
Dio ha creato un rapporto tra il sole e il globo terrestre, sì
che i raggi del sole risplendano e il terreno produca. Queste
relazioni costituiscono la predestinazione e le sue
manifestazioni sul piano dell’esistenza sono il fato. La volontà
è quella forza attiva che controlla tali relazioni ed
eventi. Questa è una sintesi della spiegazione del fato e della
predestinazione. Non ho tempo per darti una delucidazione
dettagliata. Medita: la realtà del fato, della predestinazione e
della volontà ti saranno palesate.
173. Quelle anime che, in questo giorno, entrano nel
regno divino e conseguono la vita eterna, ancorché fisicamente
dimorino sulla terra, tuttavia nella realtà veleggiano
nel regno dei cieli. I loro corpi indugiano sulla terra ma i loro
spiriti viaggiano nell’immensità dello spazio, perché i pensieri,
nel divenire vasti e illuminati, acquistano il potere di
involarsi e trasportano l’uomo nel regno di Dio.
174. ‘Abdu’l-Bahá non desidera vedere alcuna anima ferita,
né farà mai soffrire alcuno, perché l’uomo non può ricevere
dono più grande di questo, rallegrare un altro cuore.
181. In quanto alla frase nelle Parole Celate arabe che l’essere
umano deve divenire distaccato dall’io, anche questo significa
che in questa fuggevole vita egli non deve cercare alcunché
per l’io bensì eliminarlo, cioè rinunziare ad esso e a
tutte le sue cure sul campo del martirio, al tempo della venuta
del Signore.
288. Essi distruggono le fondamenta
della malevolenza e dell’odio. Hanno un solo
desiderio per il mondo e per tutte le sue genti: benessere e
pace. Essi abbattono i bastioni della guerra e dell’aggressione;
si propongono di essere veraci, amichevoli, onesti e
gentili perfino verso un nemico malvagio; finché alla fine
non trasformino questa prigione di perfidia che è il mondo in
una magione di massima fiducia e non tramutino questo
carcere di odio e di inimicizia e di rancore nel Paradiso di
Dio.
198. L’intendimento di ciò che ti ho scritto nella mia precedente
missiva era questo, che quando si esalta la Parola di
Dio, vi sono cimenti e calamità da affrontare; e che nell’amarLo,
vi sono ad ogni istante afflizioni, tormenti, angustie.
Fa d’uopo che l’individuo prima valuti queste ordalie, le
accetti prontamente e le accolga di buon animo; solo allora
potrà incominciare a insegnare la Fede e ad esaltare la Parola
di Dio.
In tale condizione, qualunque cosa gli accada nel suo
amore per Dio – vessazioni, rampogne, diffamazione, anatemi,
percosse, prigionia, morte – egli non ne sarà mai abbattuto
e la sua passione per la Bellezza Divina non farà altro
che crescere di forza. Ecco che cosa intendevo dire.
201. O tu che sei estasiata dall’amore di Dio! Il Sole
della Verità s’è levato all’orizzonte di questo mondo effondendo
i suoi raggi di guida. La grazia eterna non cessa mai e
uno dei suoi frutti è la pace universale. Sii certa che in
quest’èra dello spirito, il Regno della Pace drizzerà il suo tabernacolo
sulle vette del mondo, e i comandamenti del Principe
della Pace tanto domineranno le arterie e i nervi di ogni
popolo da attrarre sotto la Sua ombra protettrice tutte le
nazioni della terra. Il vero Pastore darà da bere alle Sue
greggi da sorgenti d’amore, di verità e di unione.
O ancella di Dio, la pace deve prima stabilirsi fra le
persone, finché produrrà alla fine la pace fra le nazioni.
Perciò, o Bahá’í, adoperatevi con tutta la vostra possanza di
creare, mercé la forza della parola di Dio, amore genuino,
comunione spirituale e durevoli legami fra le persone. Ecco il
vostro compito.
202. E vivaio di tutte queste tragedie è il pregiudizio: pregiudizio
di razza e di nazione, di religione, di opinione politica; e
la causa prima del pregiudizio è la cieca imitazione del passato
– imitazione nella religione, negli atteggiamenti razziali,
nei pregiudizi nazionali, nella politica. Finché
esisterà questo scimmiottamento del passato, fino ad allora le
fondamenta dell’ordine sociale saranno esposte ai quattro
venti, l’umanità sarà continuamente soggetta ai più terribili
pericoli.
Dalla Sua possente Penna sono scaturiti vari insegnamenti
per la prevenzione della guerra, che sono stati ampiamente
divulgati.
Il primo è la ricerca indipendente della verità, perché la
cieca imitazione del passato arresta lo sviluppo della mente.
Ma quando ogni anima indaghi la verità, la società è liberata
dalle tenebre di una continua ripetizione del passato.
E riguardo ai pregiudizi
religiosi, razziali, nazionali e politici, tutti questi pregiudizi
colpiscono le radici della vita umana; tutti producono stragi e
rovina nel mondo. Finché essi sopravviveranno vi saranno
continue, tremende guerre.
Per rimediare a questa situazione deve esservi la pace
universale. E per realizzare questa pace, deve essere fondato
un Tribunale Supremo, che rappresenti tutti i governi e i
popoli; ad esso devono essere deferite tutte le questioni nazionali
e internazionali e tutti devono ottemperare ai suoi
decreti. Dovessero un governo o un popolo disobbedire, contro
quel governo e quel popolo si levi il mondo intero.
203. O tu che sei innamorato del Patto! La Bellezza
Benedetta ha promesso a questo servo che saranno suscitate
anime che saranno incarnazioni di guida, vessilli delle Schiere
celesti, torce dell’unità di Dio, astri della Sua pura verità,
splendenti nei firmamenti dove Dio regna da solo. Esse daranno
vista ai ciechi, faranno udire i sordi, susciteranno a vita
i morti. Affronteranno tutte le genti della terra, perorando la
loro Causa con prove del Signore delle sette sfere.
207. O amati del Signore! Questo giorno è il giorno del ricongiungimento,
il giorno della raccolta di tutto il genere umano.
«In verità Iddio ama quelli che combattono sulla Sua via in
ranghi serrati, compatti come edifizio solido» (Corano 61:4). Notate che
Egli dice «in ranghi serrati» – significando assembrati e
abbracciati stretti, allacciati l’uno all’altro, ciascuno a soccorrere
gli altri. Combattere, come si afferma nel sacro versetto,
non significa, in questa che è la più grande fra tutte le dispensazioni,
avanzare con aste e spade, con lance e aguzzi
strali – sibbene armati di intenzioni pure, giusti intendimenti,
consigli giovevoli ed efficaci, attributi spirituali, azioni gradite
all’Onnipotente, qualità celestiali; significa educazione
per tutto il genere umano, guida per tutti gli uomini, larga
diffusione delle dolci fragranze dello spirito, promulgazione
delle prove di Dio, esposizione di argomenti decisivi e divini,
compimento di opere di carità.
Quale benedizione sarà – quando tutti si ricongiungeranno, come torrenti,
fiumi e ruscelli, rivoli scorrenti e piccole gocce, un tempo
separati, che riuniti in un solo luogo formano un mare
possente. E a tal segno prevarrà l’unità intrinseca di tutti, che
le tradizioni, le regole, i costumi e le distinzioni nella vita
fantasiosa di queste popolazioni saranno cancellate e
svaniranno, come svaniscono le gocce isolate quando il
grande oceano dell’unità sussulta e si solleva e ondeggia.
213. I credenti devono dedicarsi attivamente al lavoro
d’insegnamento in ogni condizione, perché da esso dipendono
le confermazioni divine.
214. Segui la via del tuo Signore e non dire ciò che le
orecchie non possono sopportare di sentire, perché questi discorsi
sono come cibi succulenti dati a bambini ancora piccoli.
Per quanto essi siano gustosi, prelibati e nutrienti, gli
organi digerenti del lattante non possono assimilarli. Perciò a
chi ha un diritto, si dia la misura stabilita.
‘Un uomo non può svelare tutto ciò che sa, né tutto ciò che
egli può svelare è da considerarsi opportuno, né ogni parola
opportuna può essere reputata adeguata alle capacità di chi
ascolta’. Questa è la consumata saggezza da osservare nelle
tue occupazioni. Non dimenticartene, se desideri essere uomo
d’azione in ogni circostanza. Prima fa la diagnosi del male e
identifica la malattia, poi prescrivi il rimedio, perché questo è
il metodo perfetto del medico valente.
220. Il Signore di tutta l’umanità ha forgiato questo regno
umano quale Edenico Giardino, un paradiso terrestre. Se,
come deve, troverà la strada verso l’armonia e la pace,
l’amore e la reciproca fiducia, esso diverrà una vera dimora
di beatitudine, un sito di infinite benedizioni e interminabili
delizie. Qui si rivelerà l’eccellenza del genere umano, qui i
raggi del Sole della Verità risplenderanno per ogni dove.
221. Perciò, o amati del Signore, muovetevi, fate tutto il possibile
per essere come una cosa sola, per vivere in pace, l’uno
con l’altro: poiché siete gocce di uno stesso oceano, fogliame
di uno stesso albero, perle di un’unica conchiglia, fiori e dolci
essenze del medesimo verziere. E giunti a questo, ingegnatevi
di unire i cuori di coloro che seguono altre fedi.
225. O schiere del Regno di Abhá! Dalle vette della
felicità del genere umano, si levano due inviti al successo e
alla prosperità: questi inviti ridestano i dormienti, restituiscono
la vista al cieco, danno attenzione all’immemore, udito
al sordo, sciolgono la lingua del mutolo e resuscitano il
morto.
Uno è l’invito della civiltà, del progresso del mondo
materiale. Esso appartiene al mondo dei fenomeni, promuove
i principi delle imprese materiali ed è l’istruttore per i talenti
materiali del genere umano. Comprende le leggi, le regole, le
arti e le scienze grazie alle quali il mondo dell’umanità si è
sviluppato, leggi e regole che sono il frutto di eccelsi ideali e
il risultato di menti sane, e che sono entrate nell’arena
dell’esistenza per gli sforzi dei saggi e dei dotti nelle ere
passate e successive. Propagatore e forza motrice di questo
invito è il governo giusto.
L’altro è il vivificante invito di Dio, i Cui insegnamenti
spirituali sono salvaguardia della gloria eterna, della perenne
felicità e dell’illuminazione del mondo dell’umanità: esso è la
causa per cui nel mondo umano e nella vita avvenire si
rivelano attributi di misericordia.
Questo secondo invito si fonda sulle istruzioni e sulle
esortazioni del Signore, sugli ammonimenti e sulle altruistiche
emozioni appartenenti al regno della moralità che,
come fulgida luce, rischiarano e illuminano la lampada delle
realtà del genere umano. La sua forza penetrante è la Parola
di Dio.
Eppure, finché le imprese materiali, i talenti fisici e le
virtù umane non siano rafforzate da perfezioni spirituali,
qualità luminose e attributi di misericordia, non ne verrà né
frutto né risultato, né si conseguirà la felicità del mondo
dell’umanità, che è la mèta suprema. E infatti, sebbene da una
parte le imprese materiali e lo sviluppo del mondo fisico
producano prosperità, che esprime squisitamente le mete
intese, d’altra parte in essi sono impliciti pericoli, gravi
calamità e violente afflizioni.
Di conseguenza, chi esaminasse l’ordinato modello di
regni, città, e villaggi, con il fascino degli ornamenti, la
freschezza delle risorse naturali, la raffinatezza dei congegni,
la comodità dei mezzi di comunicazione, la vastità del sapere
acquisito sul mondo della natura, le grandi invenzioni, le
colossali imprese, le nobili scoperte e le ricerche scientifiche,
concluderebbe che la civiltà conduce alla felicità e al
progresso del mondo umano. Ma per chi guardasse la
scoperta di rovinose macchine infernali, lo sviluppo di forze
distruttive e l’invenzione di scottanti strumenti, che sradicano
l’albero della vita, sarebbe evidente e palese che la civiltà è
commista alla barbarie. Progresso e barbarie vanno di pari
passo, qualora la civiltà materiale non sia confermata dalla
Guida Divina, dalle rivelazioni del Misericordiosissimo e da
virtù spirituali e non sia rafforzata da una condotta spirituale,
dagli ideali del Regno e dalle effusioni del Reame della
Possanza.
Lo scettico potrebbe obiettare dicendo che i popoli, le
razze, le tribù e le comunità del mondo hanno costumi, abitudini,
gusti, caratteri, inclinazioni e idee differenti e difformi,
che hanno opinioni e pensieri contrastanti fra loro,
com’è dunque possibile che tra gli uomini si manifesti la vera
unità ed esista perfetto accordo?
Per tutta risposta diciamo che le differenze sono di due
tipi. Uno è causa di annientamento, come l’antipatia esistente
fra nazioni guerreggianti e tribù nemiche che cercano di
distruggersi reciprocamente, che disfano le une le famiglie
delle altre, che si privano vicendevolmente del riposo e del
benessere, e che si abbandonano alla carneficina. L’altro
genere di diversità è essenza di perfezione e causa dell’apparizione
delle largizioni del Gloriosissimo Signore.
Considerate i fiori di un giardino. Sebbene differiscano
nella specie, colore, forma e aspetto, pure, dal momento che
sono rinfrescati dalle acque della medesima sorgente, vivificati
dalle brezze dello stesso vento, rinvigoriti dai raggi
dell’unico sole, acquistano, in virtù della loro stessa diversità,
ancor più bellezza e fascino. Così quando agisce quella forza
unificatrice che è la penetrante influenza della Parola di Dio,
le differenze di costumi, maniere, abitudini, idee,
opinioni e disposizioni abbelliscono il mondo dell’umanità.
226. Quando sarà indetta una conferenza che rappresenti tutte le nazioni e che
lavori sotto l’influenza della Parola di Dio, allora sarà
instaurata la pace universale; ma altrimenti è impossibile.
227. E fra gli insegnamenti di Bahá’u’lláh v’è che la religione
deve concordare con la scienza e con la ragione, sì che possa
influenzare i cuori umani.
228. Non ti addolorare per l’apatia e la freddezza del consesso
dell’Aia. Confida in Dio; è nostra speranza che l’Esperanto
possa d’ora in poi avere un potente effetto fra la gente. Tu ora
hai gettato il seme; sicuramente esso crescerà; la sua crescita
dipende da Dio.
231. Per esempio, rifletti sul giorno di Cristo, che fu il giorno
del rinnovamento del Regno di Dio. Le genti del mondo non
gli attribuirono importanza e non ne compresero il significato,
a tal segno che il sepolcro di Cristo rimase perduto e
ignorato per trecento anni, finché l’ancella di Dio, Elena,
madre di Costantino, non giunse a scoprire quel sacro sito.
Con ciò intendo dimostrare quanto distratte e ignoranti
siano le genti del mondo e come rimangano incuranti e negligenti,
il giorno dell’instaurazione del Regno.
Fra breve la forza del Regno pervaderà tutto il mondo e
allora esse si ridesteranno e piangeranno e gemeranno per
coloro che furono oppressi e martirizzati e si lamenteranno e
sospireranno. Così è fatta la gente.
233. Studiate la Tavola del Santo Marinaio, onde possiate conoscere
la verità, e considerate come la Bellezza Benedetta
ne abbia fatto lucida profezia di futuri eventi. Accorto chi intende.
In verità in questo v’è un dono per i sinceri.