Q

Q [s.f.] Quindicesima lettera dell’alfabeto mesorachese, corrispondente alla sedicesima di quello latino. Nell’alfabeto fenicio e poi in quelli semitici indicava la consonante enfatica traslitterata nel presente vocabolario come q che ha l’identico valore del c duro “k”; accolta nell’alfabeto greco primitivo col nome di coppa, la lettera scomparve fin dal 6° sec. a. C., non avendo un suono suo proprio da esprimere (bastava il K). I Latini nell’adottare l’alfabeto greco accettarono anche la lettera q, adoperandola prima davanti alle vocali o, u, ma restringendone ben presto l’uso ai casi in cui questa lettera fosse seguita da u in funzione di semiconsonante, seguita necessariamente a sua volta da una vocale (che poteva anche essere un’altra u, come per es. in equus). Fedeli (assoluti) alla pronuncia latina sono rimasti l’italiano, l’inglese (VT) e il mesorachese.

Quacquaracquà [inter.] Nel gergo malavitoso, persona che fa solo parole e niente fatti, persona di poco valore; allo stesso tempo può indicare un uomo che parla troppo.

Quadàra [s.f.] Grosso pentolone di rame, oggi anche in alluminio o acciaio, usato soprattutto per mettere a bollire piccole quantità di bottiglie di salsa di pomodoro (guarda sarza), le frattaglie di maiale (guarda frittule), fare grosse quantità di pasta e ceci (guarda mmitu); ne deriva quadarùne quadara di grosse dimensioni’, esempi: (loc.) u tt’accucchjare ara quadara ca te tinci ‘non avvicinarti al pentolone che ti sporchi’ (significato analogo al proverbio italiano ‘chi va con lo zoppo impara a zoppicare’), (loc.) bocchisutta cuemu a quadara ‘sottosopra come il pentolone’ (esclamazione usata per sintetizzare un situazione personale o sociale confusa e difficoltosa; di solito la quadara è conservata a terra rovesciata o appesa al muro se non è troppo pesante o ingombrante).

Quadara

Quadaràru [s.m.] 1 Stagnino, ovvero costruttore e/o riparatore di grossi contenitori metallici chiamati quadare; di solito tali artigiani forgiano anche pentole, paioli, brocche; è un mestiere purtroppo in estinzione; guarda anche stagninu. 2 Località di campagna, ma anche di case, vicino alla località chiamata Santa Vennara.

Quadiàre [v.tr. v.intr.] 1 Scaldare, riscaldare, bollire, esempi: te quadiu a pasta ‘ti scaldo la pasta’, (loc.) l’amicizia rinnovata è cuemu na cucina quadiata ‘l’amicizia rinnovata è come una cucina riscaldata’, (loc.) a minestra quadiata s’a mancianu i malati ‘la minestra riscaldata se la mangiano i malati’, l’e mintire a quadiare ‘la devi mettere a bollire’. [v.intr.pron. v.rifl.] 2 Diventare caldo, stare vicino ad una fonte di calore, ma anche scaldarsi nel senso di irritarsi, esempi: u sule cumincia a quadiare ‘il sole comincia a scaldare’, me vuegghju quadiare aru fuecu e nno a nu termusifone ‘mi voglio scaldare al fuoco e non ad un termosifone’, teh cuemu se quadia! ‘guarda come si scalda!’.

Quadiatùra [s.f.] Letteralmente ‘riscaldatura’ e cioè riscaldamento, calore, usato prevalentemente in senso figurato per indicare la motivazione a fare qualcosa, es.: (loc.) u nne mora de quadiatura ‘non ne muore di riscaldamento’ (nel senso che tal persona non si è sprecata molto in quello che doveva fare).

Quadùre [s.m.] Calore, caldo, calura, es.: apara ca c’è troppu quadure ‘apri che c’è troppo caldo’.

Quagghja [s.f.] 1 Quaglia, Coturnix coturnix L. 2 Fidanzata, ragazza, anche al maschile quagghju ‘fidanzato’ ‘ragazzo’.

Quagghjàre [v.intr.] 1 Quagliare, coagulare, condensare, es.: a jelatina le lassare quagghjare ‘la gelatina la devi lasciare condensare’. [v.intr.pron.] 2 Spaventarsi, cagarsi sotto dalla paura per qualcosa, es.: mi s’è quagghjatu u sangu ‘mi si è coagulato il sangue’ (mi sono pietrificato); per estensione, il significato figurato si estende anche al prendere sonno, es.: è quagghjatu ‘è addormentato’.

Quagghjatrìce [s.f.] Grosso cucchiaio in legno bucherellato, impiegato per prendere la ricotta dentro il pentolone.

Quagghju [s.m.] 1 Caglio, es.: casu du quagghju ‘cacio del caglio’ (quello con i vermi). 2 Farsi vedere o uscire poco, essere un po’ snob, simpatica iperbole di una macabra metafora se si pensa al formaggio sopra: es.: te si fattu du quagghju ‘ti sei fatto del caglio’ (non ti si vede più, sei scomparso, non mi caghi). 3 Fidanzato, ragazzo, femminile di quagghja.

Quannìca [l.avv.] Letteralmente ‘quando che’, è sempre preceduto dall’avverbio ‘come’, la loro combinazione cuemu quannica assume il significato di ‘come se’, esempi: cumu quannica durmia ‘come se dormisse’ (nella stessa maniera di quando si dorme), cuemu quannica m’u dicia u sienzu ‘come se me lo dicesse il pensiero’ (l’intuito, il sesto senso).

Quannu [avv. cong.] Quando, esempi: quann’u finisci su libru? ‘quando lo finisci questo libro?’, viegnu quannu aju finitu e studiare ‘vengo quando ho finito di studiare’, (loc.) quannu pili e crita e quannu na piecura annavota ‘quando peli e creta, quando una pecora in una volta’ (quando niente da mettere sotto i denti – peli e creta – e quando una pecora intera, le vie di mezzo sono lontane), (loc.) quannu u ppue piare l’irtu pia u penninu ‘quando non puoi prendere la salita prendi la discesa’ (se non ce la fai a fare una cosa fanne una più semplice), (loc.) quannu zappi e quannu puti né cumpari e né niputi, quannu è tiempu e vinnimare tutti niputi e tutti cumpari ‘quando zappi e quando poti né compari e né nipoti, quando è tempo di vendemmiare tutti nipoti e tutti compari’, (loc.) quannu sienti e zampogne sunare stati cuntienti ca vena Natale ‘quando senti le zampogne suonare, state contenti che viene Natale’.

Quannummài [l.avv.] Alla lettera ‘quando mai’.

Quàntuca [l.avv.] Alla lettera ‘quanto che’, ossia al momento che, appena, ancorché, es.: quantuca arrivu e c’è truevu u gattu subra u pane e Spagna ‘quanto che arrivo e trovo il gatto sopra il pan di Spagna’.

Quarcùnu [pron.indef.] Qualcuno, alcuno, poco usato, viene preferito ancunu.

Quarta [s.f.] Grossa cesta, fatta di lamine di legno, portata sulla testa dalle donne e usata per il trasporto di alimenti come pani o frutta; molto usato (di fatto) anche il diminutivo quartarèdda pari alla metà di un cistune luengu, esempi: na quartaredda e olive ‘una cesta di olive’, (loc.) si vue chi l’amicizia se mantena, cu na quartaredda va e natra vena ‘se vuoi che l’amicizia si mantenga, con una cesta va ed un’altra vieni’ (l’amicizia va curata); una volta era una misura di capacità, il tempo ne ha cambiato un po’ la funzione; guarda anche cistune.

Quartàre [v.tr.] Dividere in quarti, ma anche agitare la quarta, es.: quartare i pastiddi ‘cernere le castagne secche per separarle dalle bucce’.

Quartarédda [s.f.] Guarda quarta.

Quartàta [s.f.] Un quarto di tomolata, pari a ottocento mq di terreno, conosciuta anche col nome di quartucciàta.

Quartu [s.m.] 1 Quarta parte del tomolo, all’incirca 17 chili, ma anche quarta parte di una animale macellato, ossia una coscia o una spalla. 2 Grosso spavento, forte batticuore, es.: m’aju piatu nu quartu! ‘mi ho preso uno spavento’; guarda anche spanticare.

Quatelàtu [agg.q.] Ben coperto, ben protetto dal freddo.

Quatràra [s.f.] Ragazza, fidanzata; guarda quatraru.

Quatrarédda [s.f.] Ragazzina, bambina, maschile quatrarieddu, esempi: quann’era quatraredda u cci nn’eranu e sti vizzi ‘quando ero bambina non ce n’erano di questi vizi’, su stati quatrarieddi ‘sono stati (dei) bambini’, (loc.) chine ccu quatrarieddi se mmisca, ccu pulici se leva ‘chi con ragazzini si frequenta, con le pulci poi si alza’ (non ti puoi fidare dei bambini che parlano facilmente in giro).

Quatrariare [v.intr.] Fare il Don Giovanni, amoreggiare in modalità multi; cfr puttaniare.

Quatràru [s.m.] Fidanzato, ragazzo, giovane ragazzo in età da moglie, il termine è nello stesso modo usato al femminile, esempi: ti l’è truvatu u quatraru? ‘te lo sei trovato il ragazzo?’, è na bedda quatrara ‘è una bella ragazza’, ci l’hai a quatrara? ‘ce l’hai la fidanzata?’; cfr quagghja.

Quatràtu [s.m.] Quadrato, quadrangolare, ma anche equilibrato, misurato.

Quatrìculu [s.m.] Serbatoio, d’uso nei frantoi, ove viene raccolto lo scarto di lavorazione dell’olio dopo la prima spremitura, sostanzialmente acqua e impurità della pasta di olive; il termine è impiegato anche per indicare lo scarto in sé oltre che il contenitore; ovviamente oggi ci sono separatori tecnologicamente più avanzati e veloci.

Quatriżżàre [v.tr.] Far quadrare, far corrispondere.

Quatrìettu [s.m.] Quadretto, adoperata anche la forma diminutiva quatrettìnu ‘quadratino’, es.: nu quatrettinu e cicculata ‘un quadrettino di cioccolata’.

Quatru [s.m.] Quadro, ritratto, usato anche il diminutivo quatricìeddu, es.: ppe a festa e l’Acciomu te finisciu u quatru ‘per la festa dell’Ecce Homo ti finisco il quadro’.

Quattrìna [s.f.] Insieme di persone, o animali, o oggetti, o eventi pari a quattro o circa quattro.

Quattròssa [s.m.] Persona molto indebolita, ridotta male, quattro ossa appunto, es.: doppu a purmunite è diventatu quattrossa ‘dopo la polmonite è diventato molto esile’.

Quattru [agg.num.card. s.m.inv.] Quattro, il numero quattro, esempi: (loc.) ari quattru vienti ‘ai quattro venti’ (diffondere in maniera esagerata una notizia), a musica avia quattru ‘in educazione musicale avevo quattro’, quattru aprilante, jurni quaranta ‘quattro d’aprile, giorni quaranta’ (proverbio assai diffuso in meridione: si fa una previsione meteorologica, il clima che farà il 4 aprile sarà lo stesso nei 40 giorni a seguire).

Quattrùecchji [s.m.] Quattrocchi, esempi: quattruecchji su miegghju e dui ‘quattro occhi sono meglio di due’, parramu a quattruecchji ‘parliamo a quattrocchi’.

Quatu [s.m.] Secchio, guarda catu.

Quazàre [v.tr. v.intr.] 1 Calzare, indossare le scarpe e le calze, esempi: u mme quazanu e scarpe nove ‘non mi calzano le scarpe nuove’, quazate e gghjamu ‘calzati e andiamo’. [v.intr.] 2 Andare via, anche nell’accezione di morire, es.: citu citu si l’è quazata ‘zitto zitto se ne andato’ (è morto).

Quazétta [s.f.] Stoppino, ossia fibra tessile di solito in cotone per lampade a petrolio.

Quazìetti [s.m.pl.] Calze da uomo, il suo accrescitivo quazettùni ‘calzettoni’, sono delle lunghe calze in cotone o altro tessuto, ma fino a qualche anno fa erano in lana grezza spessa un centimetro circa, cucite dalle mamme o dalle nonne, facevano un prurito assassino, ma proteggevano molto, tant’è che d’inverno quando nevicava funzionavano benissimo come guantoni.

Quetàre [v.tr. v.intr.pron] Quietare, far stare tranquillo, calmarsi, esempi: falli stare quieti i guagliuni ‘falli stare calmi i ragazzi’, quetate! ‘stai tranquillo!’.

Quìetu [agg.] Quieto, calmo, prudente, es.: camina quietu quietu ‘cammina (guida) con prudenza’ (senza fretta).

Quìnnici [agg.num.card. s.m.inv.] Quindici, il numero quindici, esempi: nu guagliune e quinnici anni e già fatiga ‘un ragazzo di quindici anni e già lavora’, partu u quinnici ‘parto il quindici’.

Quinniziùene [s.f.] Condizione, limitazione.

Qultima modifica: 2022-03-13T10:51:43+01:00da mars.net