E

E [s.f.] Quinta lettera dell’alfabeto mesorachese, corrispondente alla quinta lettera dell’alfabeto latino, che è la quinta lettera ε (epsilon) greca, a sua volta dal semitico HE, a sua volta (probabilmente) da un geroglifico egizio (VT), (OP), (Wiki).

E [prep.s.] 1 Preposizione semplice ‘di’ e ‘da’, aferesi di ‘de’ (in italiano antico), esempi: e renza ‘di lato’, e due vieni? ‘da dove vieni?’, e Natale a Santu Stefanu ‘da Natale a Santo Stefano’ (frase che s’intercala quando si vuole affermare che qualcosa è durata poco), an’e jire ‘hanno da andare’ (devono andare); guarda anche de. [art.det.] 2 Articolo determinativo femminile plurale ‘le’, esempi: e manu ‘le mani’, e corchje ‘le bucce’. [pron.pers.] 3 Pronome personale ‘le’ o ‘li’ in combinazione con i pronomi me (me), te (ti) o le particelle pronominali ce (ci), ne (ce), ve (ve) e se (se), esempi: m’e ttiegnu iu e cassalore ‘me le tengo io le casseruole’, m’e rragu iu i fierri ‘me li porto io i ferri’, t’e llavu iu e mutanne ‘te le lavo io le mutande’, c’e mminti tu i sordi ‘ce li metti tu i soldi, n’e ppiamu nue l’olive ‘ce le prendiamo noi le olive, v’e mmanciati quannu arrivati ‘ve li mangiate quando arrivate’, s’e strudiu tutte ‘se le consumò tutte’;  il termine ‘e’ è quindi adoperato sia al femminile che al maschile, il contesto ne determina il genere; guarda anche me, te ne, se, ve. [cong.] 4 Rimane naturalmente il suo uso come congiunzione, es.: iu e idda ‘io e lei’. [v.intr.] 5 Presente indicativo terza persona singolare del verbo essere, rappresentato nel vocabolario con l’accento come nell’italiano, es.: iddu è statu ‘lui è stato’. [v.tr.] 6 Presente indicativo seconda persona singolare del verbo dovere, esempi: e jire tu ‘devi andare tu’, mi l’e cuntare ppe filu e ppe signu ‘me lo devi raccontare per filo e per segno’. 7 Forma dell’ausiliario avere impiegata per costruire il passato prossimo di altri verbi, non è mai usata la forma ai (o hai), esempi: tu e piatu u catu ‘tu hai preso il secchio’, mi l’e date ‘me le hai date’, m’e sciancatu a viertula ‘mi hai strappato la bisaccia’.

Écatu [agg.] Sacrificato, sciagurato, es.: (loc.) te via ecatu e caliatu ‘che tu possa essere afflitto e disgraziato’.

Eccà [loc.] Alla lettera ‘e che’, modo di intercalare, es.: eccà sugnu juta apposta e u cci l’aju truvata ‘e che sono andata apposta e non ce l’ho trovata’; la variante écca, ha una sfumatura diversa, il significato attribuito è ‘no’, ‘non credo proprio’, ‘cosa dici’, in risposta ad una domanda un po’ pretestuosa, è denotata da una leggera stizza, es.: (A) jisti all’Acciomu scavuza? (B) Ècca! ‘(A) andasti all’Ecce Homo scalza? (B) ma che dici!’; cfr eccate.

Eccaté [int.] Modo di dire adoperato per esprimere dissenso, più intenso di ècca.

Eccìettu [prep.s.] Eccetto, tranne, fuorché.

Edifìciu [s.m.] Piccola area, all’interno del rione Petrarizzu, dove sorgono le scuole elementari, variante Elifìciu.

Egguà [inter.] Espressione di rimprovero e di avviso, usato per richiamare l’attenzione; tono di avviso rivolto prevalentemente a ragazzi e ragazzini, es.: egguà! S’u bbinn’e jati ve jiettu l’acqua ‘a voi! Se non ve ne andate vi butto l’acqua’.

Eleggìre [v.tr.] Eleggere, designare.

Elicotteru [s.m.] Genere di insetto appartenente all’ordine degli Odonati, conosciuto in italiano come libellula (Libellula L., 1758); in Calabria sono state identificate una quarantina di specie delle circa cento presenti in Italia.

Emmè [cong.] Embè, ebbene.

Émparu [s.f.] Calore improvviso, vampata. 

Enné [inter.] Probabile apocope di ennescia (e nescia con la ‘n’ in appoggio fonetico), traduce l’italiano ‘ed esci’ (spostati), ‘spostati da lì’; indica disaccordo (o esagerazione non gradita) nelle argomentazioni o nei comportamenti della persona che in quel momento sta interagendo con noi, abbastanza vicino all’espressione italiana ‘ma che dici!’, è più adoperato dalle comari ed è semanticamente parente di eccaté, esempi: enné de dduecu (oppure enné de ccà) ‘levati da qua’, enné! ‘ma va’!’ (vaffanculo leggero), e nnescia e dduecu! ‘che cavolo dici!’. 

Eppùe [avv.] E poi, di seguito. 

Eppùru [cong.] Eppure, tuttavia.

Èrramu [s.m.] Persona raminga, e per questo spavalda, es.: (lap.) ih chi te via erramu! ‘che ti possa veder andar ramingo!’; cfr ammazzatu.

Erva [s.f.] 1 Erba, foraggio, esempi: (loc.) si nn’è gghjutu l’erva l’erva ‘se n’è andato l’erba l’erba’ (si è perso, anche metaforicamente), erva e vientu ‘erba di vento’ (piccola pianta che cresce numerosa lungo i muragghji, ruderi o in zone dove ci sono grosse pietre; bollita è utile a sbloccare il funzionamento dei reni, Parietaria officinalis L.), erva chjica (o erva cica) ‘erba piegata’ (in generale, si indica un qualunque tipo di erba piegata, in particolare si fa anche riferimento all’acetosella Oxalis pes-caprae L.), sugnu all’erva ‘sono all’erba’ (uso metaforico, ‘sono squattrinato’), ancore si all’erva signore! ‘ancora sei all’erba signore!’ (altro uso metaforico ‘sei ancora alle prime armi’), (loc.) aspetta, ciucciu miu ca l’erva criscia ‘aspetta asino mio che l’erba cresce-a’ (proverbio dal significato identico dell’italiano ‘campa cavallo che l’erba cresce’ ossia che bisognerà pazientare affinché una certa cosa si verifichi e senza nemmeno avere la certezza del suo esito). 2 Marijuana, maria, ganja, weed, erba, scientificamente Cannabis indica Lam.; da notare che col termine ‘erba’ si indica la canapa indiana in tutto il globo. 

Ervàggiu [s.m.] Erbaggio, pascolo.

Ervalùra [s.f.] Zecca, nel senso di parassita; tra le 40 specie classificate in Italia, quella a cui ci si riferisce, che vive nell’erba e nella vegetazione bassa, è la specie Ixodes ricinus L.

Ervicèdda [s.f.] 1 Erbetta. 2 Antica favola denominata L’Ervicedda.

Ervùsu [s.m.] 1 Luogo di montagna o campagna dove cresce molta erba. 2 Località montana vicina a Fratta.

Eultima modifica: 2022-03-13T18:13:37+01:00da mars.net