I

I [s.f.] Ottava lettera dell’alfabeto mesorachese, corrispondente alla nona di quello latino. Graficamente la lettera i, derivata dall’alfabeto fenicio, era rappresentata presso i Greci e i Romani da una semplice asta verticale; il punto sulla minuscola venne introdotto nella scrittura latina del tardo medioevo (dapprima in forma di sottile apice obliquo) per evitare confusioni tra la lettera i e i tratti verticali delle lettere u, n, m; l’uso diventò presto generale, ma fu sempre inteso come una prova di eccessivo scrupolo, onde la locuzione “mettere i puntini sulle i” (VT).

Icica [avv.] Alla lettera ‘dici che’ con perdita della ‘d’ iniziale, oppure ‘si dice che’, es.: icica u l’anu truvatu ancora ‘può darsi che non l’abbiano ancora trovato’.

Idda [pron.pers.] Lei, ella, iddu ‘lui’ e i plurali iddi ‘loro’ e idde ‘esse’, es.: (loc.) iddu è sempre a piecura zoppa ‘lui è sempre la pecora zoppa’ (escalmazione usata per descrivere una persona che arriva sempre in ritardo).

Iéh [inter.] Apocope di ienimma.

Iènimma [l.avv.] Guarda uènimma.

Ienimmédda [l.avv.] Guarda uènimma.

Ietticu[agg.] Di colore giallo, affetto da itterizia.

Ih [inter.] Termine senza un preciso significato, si antepone in alcune esclamazioni, specie nelle cosiddette lapidi, per enfatizzarne il senso, esempi: (lap.) ih chi te via truebicu ‘che io possa vederti malato’, ih joimma! ‘mamma mia!’.

Ilice [s.m.] Leccio, Quercus ilex L.

Impruvènza [s.f.] Influenza, febbre influenzale.

Inchjìre [v.tr.] Riempire, esempi: inchja su bicchieri ‘riempi questo bicchiere’ (di vino, naturalmente), (indovinello) ccu nu pugnu nn’inchji na casa ‘con un pugno ne riempi una casa’ (la luce della lampadina).

Inchjitùru [s.m.] 1 Letteralmente ‘riempitore’, ossia attrezzo che viene montato sulla macchina tritacarne, di forma quasi cilindrica, adoperato per riempire le budella del maiale nella produzione di salsicce e soppressate; vedi anche nziccaturu. 2 Asta di legno lunga circa un metro, appuntita da una parte e usata per riempire il basto di paglia.

Intra [avv. prep.s.] 1 Dentro, all’interno, di rado usata anche la forma aferetica ntra, esempi: domane me truevi intra ‘domani mi trovi dentro’ (a casa), pia e chjavi intra a machina ‘prendi le chiavi dentro l’auto’, aju lassatu u zappune intra casedda ‘ho lasciato la zappa nella baracca’, (loc.) stare ccu dui piedi intra na scarpa ‘stare con due piedi in una scarpa’ (avvertimento che di solito i genitori danno ai figli, ovvero di stare molto composti ed educati, senza farsi scoprire che si è tutt’altro), (loc.) chine vena de fore e intra te caccia ‘chi viene da fuori da dentro (casa) ti caccia’ (perché potrebbe portare all’esterno i tuoi segreti – guarda anche l’ultimo es. di nimicu) intr’e tie ‘dentro di te’ (secondo te), intr’e scarpe ‘dentro le scarpe’, intr’i piedi ‘tra i piedi’, intr’u culu! ‘vaffanculo!’, ‘ntra domane ‘entro domani’, (loc.) ccu i piedi intra l’anni ‘con i piedi dentro gli anni’ (sono dentro, purtroppo, ai miei anni). [v.intr.] 2 Seconda persona singolare del verbo intrire ‘entrare’.

Intrasàtta [avv.] Vedi allintrasatta.

Intrìre [v.intr.] Entrare, anche se poco usato e viene preferito trasire.

Irciare [v.dif.] L’amore fisico tra le capre; di rado usata anche la variante ircire.

Irica [s.m.] Cespuglio arbustivo della macchia mediterranea, adoperato un tempo dai netturbini per ricavarne grosse scope usate per spazzare le strade, Erica scoparia L. Le radici di questa pianta, o la sua parente stretta, Erica arborea L., sono molto apprezzate per il legno molto compatto, impiegato per ricavarne pipe.

Irtu [s.m.] Salita, erta.

Ish [inter.] Ingiunzione, comando, dato ai cavalli per farli fermare.

Istràre [v.tr.] Piazzare, spargere ordinatamente, di rado anche apparecchiare, oggetti o cose di vario genere, es.: istra l’olive aru sule così s’asciucanu ‘sistema le olive al sole, così si asciugano’.

Iu [pron.pers.] Io, esempi: tu dicu iu ‘te lo dico io’, cazzu cazzu iu iu! ‘cazzo cazzo io io!’ (Cetto La Qualunque).

Izàre [v.tr.] Alzare, sollevare, variante azàre, es.: ci’a fai u l’izi? ‘ce la fai ad alzarlo?’.

Izupè [inter.] Forma agglutinata della frase iza u pede ‘alza il piede’, comando dato ai cavalli per ordinagli di sollevare una zampa.

Iultima modifica: 2022-03-13T10:50:39+01:00da mars.net