Origine di alcuni proverbi italiani

Tutti noi abbiamo usato o sentito proverbi, modi di dire, sentenze popolari, ma vi siete mai chiesti quale fosse l’origine di queste perle di saggezza volgari? Scopriamolo…

Piccola curiosità: lo studio dei proverbi viene definito “paremiologia”, dal greco παροιμία ossia “proverbio” e “logia”.

A CAVAL DONATO NON SI GUARDA IN BOCCA (consiglio: accettate tutto ciò che viene regalato senza essere troppo pretenziosi)

L’originale citazione “Noli equi dentes inspicere donati” deriva da San Girolamo e si riferisce alla stima dell’età di un cavallo (in passato fonte di ricchezza per chi ne possedeva uno) che avviene tramite il controllo della sua dentatura.

AVERE FEGATO (essere coraggioso)

Presso gli antichi, per esempio tra Etruschi e Greci, il fegato era considerato sede di ogni sentimento e qualità interiore.

CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA (Significa che chi diffonde la discordia ottiene gravi conseguenze)

Si tratta di un proverbio di derivazione religiosa, infatti lo si può leggere in un passo dell’Antico Testamento nella Bibbia: «E poiché hanno seminato vento / raccoglieranno tempesta».

CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE (accontentati di ciò che hai perché se si pretende troppo si rischia di rimanere a mani vuote)

L’uso frequente di questo proverbio è attestato dalla letteratura e viene fatto risalire alla morale della favola di Esopo “La gallina dalle uova d’oro” nella quale un uomo che aveva una gallina che produceva uova d’oro, uccise questo animale credendo di trovare molto materiale aureo all’interno del suo corpo rimanendo invece a mani vuote.

COMBATTERE CONTRO I MULINI A VENTO (combattere senza poter vincere)

L’espressione deriva dal libro di Cervantes dove il protagonista (che dà il nome all’opera) Don Chisciotte in un episodio combatte appunto contro i mulini a vento credendoli giganti.

DARE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE (riconoscere i meriti a chi li ha)

La sua origine? Religiosa. “Rendete dunque ciò che è di Cesare a Cesare, e ciò che è di Dio a Dio” (Vangelo Luca, 20, 25) frase detta da Gesù in risposta agli emissari dei sacerdoti, i quali gli domandavano se fosse lecito pagare il tributo a Cesare da parte di un buon ebreo.

DARE L’OSTRACISMO (osteggiare qualcuno)

Torniamo nella Grecia Antica, ad Atene quando i membri dell’assemblea popolare scrivevano il nome di un cittadino su un pezzo di vaso di terracotta rotto (“òstraka”) al fine di esiliare la persona citata. La persona esiliata era ostracizzata.

IL GIOCO NON VALE LA CANDELA (si riferisce a un risultato che per essere ottenuto implica troppi sforzi e sacrifici)

Alcuni secoli fa, quando non c’era ancora la corrente elettrica, nelle taverne si usavano le candele e si giocava d’azzardo. Allora c’era l’usanza secondo la quale chi vinceva al gioco dovesse pagare almeno la candela usata per fare luce durante la partita; talvolta però il premio vinto era così basso che non bastava nemmeno per pagare la candela utilizzata.

L’ABITO NON FA IL MONACO (non fidarsi delle apparenze)

Questo proverbio deriva da un passo del capitolo XIX de “I Promessi Sposi”. In quel frangente il Conte zio fa riferimento a Fra Cristoforo che pur vestendo in quel momento l’abito da monaco, prima aveva commesso un omicidio.

NON DIRE GATTO SE NON CE L’HAI NEL SACCO (un’esortazione a non cantare vittoria troppo presto)

Questo proverbio in origine aveva un’altra forma ossia “Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco“ in quanto risale al tragicomico episodio di un monaco che, dopo aver ricevuto in elemosina quattro pani, si mise ad esultare così rumorosamente da attirare l’attenzione di un cane affamato che gliene rubò uno prima che l’uomo potesse metterlo al sicuro nel sacco.

PIANTARE IN ASSO (ovvero abbandonare qualcuno da un momento all’altro, senza preavviso)

Ricordate il mito di Teseo e il Minotauro? Ricordate la bella Arianna? L’eroe greco in questo mito la abbandonò su un’isola chiamata Nasso. Originariamente infatti il proverbio era “piantare in Nasso” ma col tempo la N è stata omessa.

PRENDERE UN GRANCHIO (ovvero commettere un errore grossolano)

Il proverbio trae la sua origine dalla pesca infatti quando il crostaceo si attaccava all’amo i pescatori si illudevano avesse abboccato un grosso pesce mentre in realtà non era affatto così.

PRIMA PENSA, POI PARLA, PERCHÉ PAROLE POCO PENSATE PORTANO PENA (rifletti prima di parlare per evitare brutte conseguenze).

Questo proverbio è detto “la regola delle 10 P” e deriva da un episodio verificatosi nell’Antica Grecia quando un ateniese offese un guerriero e per questo fu ucciso.

SE SON ROSE FIORIRANNO, SE SON SPINE PUNGERANNO (serve per incentivare il proseguimento di un progetto indipendentemente dalla sua riuscita)

Questa citazione, divenuta poi proverbiale, si può attribuire all’ingegnere e matematico Michele Besso che lavorava con Albert Einstein; quando infatti il fisico esponeva i suoi continui dubbi l’italiano avrebbe risposto con quella sentenza.

VITTORIA DI PIRRO (vittoria che arreca più danni che vantaggi)

Questo proverbio appartiene all’Antica Roma. Pirro, re dell’Epiro, riuscì a battere i Romani a Eraclea e ad Ascoli Satriano, nel 280 e 279 a.C., ma le perdite superarono persino i vantaggi che ne trasse.

 

Origine di alcuni proverbi italianiultima modifica: 2019-07-12T09:31:13+02:00da gloria_2019

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