C. otto anni fa mi aveva mandato da Parma un discreto numero di fotografie, anche improvvisandosi operatore. Ma io avevo parlato con lui più per scherzo … Non è uno scherzo, purtroppo, da qualche tempo a questa parte il suo stato di salute: il modo qusi irriverente con cui ripubblico queste datate note vuole essere un modo di augurargli ogni bene.
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Hammett, Dashiell Hammett
Qualche riga su Dashiell Hammett (al secolo Samuel Dashiell Hammett) può risultare, spero, significativa per diversi aspetti.
Fuori sacco
“Fuori sacco” é un’espressione da me appresa negli anni che furono, in relazione alla trasmissione (allorquando non sussisteva l’attuale tecnologia) di un articolo di giornale all’ultimo istante, fuori del contenitore già predisposto sul carro ferroviario della posta, dunque. Il concetto, per estensione, l’ho sentito spesso usare in seguito per l’aggiunta in extremis di punti all’ordine del giorno di riunioni professionali specializzate od altre similari situazioni
Come per le fotografie che mi manda l’amico Alfredo Moreschi, che non sempre so come collocare.
O per quelle di altri amici.
Storie un po’ così
Gli spiccioli di un provinciale
Spesso nei miei trafiletti cerco di ispirarmi a “Gli spiccioli di Montale” di Nico Orengo, compianto autore dalla grande scrittura creativa.
Sarà perché il racconto del libro appena citato si apre in una casa storica, ormai massacrata, in riva al mare, in Frazione Latte di Ventimiglia (IM), dimora che ho avuto la ventura di frequentare?
Le mie odierne trame, invero, prendono sovente le mosse a Bordighera (IM) in un’altra residenza più modesta, non lungi da dove abito adesso, ormai abbandonata in attesa della furia delle ruspe per il compimento dell’ennesima speculazione edilizia. Solo la nonna materna ci ha vissuto per più di sessant’anni. Lo zio più di settanta.
Il mare è vicino, ma non visibile. Si scorgevano (si scorgerebbero) dagli usci verdi colline ormai massacrate dal cemento ed una torre d’avvistamento contro i pirati turcheschi, che si é scoperto da poco insistere su rari reperti archeologici dell’Alto Medio Evo, ma destinata ad essere circondata dagli ennesimi residences. Ed ancora – basterebbe spostarsi un po’! – il Sasso, Seborga, Monte Caggio. Più o meno di fronte, non rammento ora se di colà ben visibili, Borghetto San Nicolò e Vallebona. In mezzo il torrente Borghetto che, quasi tutto tombinato e destinato ad accogliere acque furiose non più trattenute da rilievi modesti, ma ormai spelacchiati o ricoperti da manufatti agricoli e non, in otto anni ha più volte esondato, con conseguenze particolarmente pesanti a metà settembre 2006: non più luogo di giochi durante la siccità estiva per bambini che amavano l”intrepido“, dunque, non più sito di raccolta di erbe odorose per i conigli ed altri animali da cortile, non più terreno di ricerca delle more più dolci mai mangiate.
D’altronde da tanti anni ormai avevano cessato di defluirvi le acque della grande antica lavanderia di Guido, omaccione generoso dalla voce tonante che non spaventava nessuno.
Non sono altro che un modesto provinciale !
Quella volta di Radio Squadra a Ventimiglia (IM)
Quando, sei anni or sono, incontrata casualmente e riconosciuto da lei, per via della mia attiva presenza nella blogosfera, ho potuto finalmente discorrere un po’ con S., già mia compagna di classe per quasi tutte le scuole elementari, nella concitazione del momento mi dimenticai di parlarle di Radio Squadra. Eppure non era passato molto tempo da che in famiglia avevamo rispolverato un vecchio articolo di giornale, che con un breve trafiletto pubblicava una fotografia che ci ritraeva insieme mentre io rispondevo alle domande del cronista per quell’avvenimento in Ventimiglia del 1959; decisamente ancor meno da quando avevo affrontato l’argomento su altro blog, in ciò stimolato dall’aver trovata citata sul Web la canzone in dialetto, che ad un certo punto cantavano tutti i bambini partecipanti a Radio Squadra, edizione scuole della città ligure di confine.
Ho dovuto attendere a lungo per parlare di Radio Squadra con S., ma non ne ricordava nulla, neanche dopo il mio inoltro per email del citato ritaglio stampa. Sembrava un destino: già in precedenza persone addentro alle situazioni locali – eccezione per una, che aveva un vago ricordo sia della Piazza (Libertà!) del Municipio molto affollata, sia per la fuggevole visione di quel frangente nella commemorazione in televisione di un giornalista appena deceduto – mi avevano sostenuto di non rammentare niente; già in precedenza, vista la fotografia di una classe delle elementari della vicina Camporosso con la sovrascritta Radio Squadra, E., lì ritratto e da me conosciuto, si può dire, da una vita, confermava quel coro di smemoratezza; e potrei continuare.
Premetto ancora che il dubbio, che mi ero trascinato dietro, derivava da quella notizia che mi riguarda e che sottolinea domande fatte ad un alunno delle elementari di Nervia (la nostra zona di allora!), circondato da suoi compagni di classe, nel senso di non poter dimostrare bene che quella presenza di Radio Squadra a Ventimiglia aveva coinvolto in maniera centralizzata le delegazioni più o meno consistenti dei vari plessi scolastici cittadini (e, forse, – vedi il caso Camporosso Mare – oltre).
Avevo, all’epoca del mio primo interessamento a pubblicare qualche piccola nota sull’argomento, scritto una cosa del genere: “mi ritrovo, tuttavia, sempre con scarne note rinvenute sul Web, del tenore della seguente: – … Radiosquadra, un gruppo di giornalisti e di tecnici che attraversava l’Italia a bordo di un pulmann attrezzato per le riprese dirette e le registrazioni, nel suo giro della Penisola … realizza interviste, portando la radio in piccoli paesi sperduti. – Dove si accenna a Renato Tagliani, un tempo noto personaggio della RAI… E a qualche forma di trasmissione in loco, presumo con altoparlanti per surrogare la carenza di apparecchi domestici o la mancanza di segnale. Qualche ulteriore informazione lascia intendere che l’iniziativa esisteva dal 1951, che agiva su vari temi e che vi hanno collaborato, tra gli altri, Enzo Tortora, Silvio Noto, Luciano Rispoli. Lodevole e pionieristica, aggiungerei.
Ho rinvenuto, però, nel sito del Circolo Didattico di Anagni una fotografia del 27 aprile 1961 [oggi non più rinvenibile], che illustra abbastanza bene, credo, il nodo che vorrei sciogliere, perché in una piazza di quella città si vedono, ad esempio, un furgoncino di Radio Squadra e tanti scolari assiepati.
… Secondo me, infatti, si trattava di una organizzazione di Radio Squadra più complessa, realizzata nel Palazzo Municipale, con tanto – per dire – di riproduzione all’esterno, sulla Piazza affollata, della trasmissione in corso: qualcosa sull’esempio di Anagni, insomma.”
Guarda caso l’anno scorso su noto social network compare prima un’immagine che ritrae davanti al Municipio di Ventimiglia tutti i partecipanti a Radio Squadra, cui ne risponde un’altra, che sancisce che le singole interviste venivano fatte all’interno del palazzo pubblico.
E solo in quel momento B.E. mi dice che sua madre aveva ascoltato quella trasmissione da casa che, va da sé, a lui, che non ne aveva fatto parte, forse in quanto riservata alle IV, ne aveva spesso parlato.
Sì, perché grosso modo, l’evento era consistito di tante domande a tanti bambini su momenti di storia locale, inframezzati e/o conclusi dal canto collettivo (che io ricordi mai provato prima tutti insieme!) della Leggenda Ventimigliese.
E S.? S., da me debitamente informata, si riconosce nell’istantanea di gruppo, mentre io praticamente non ci riesco, e mi chiede dov’era la nostra stimatissima maestra: al che presumo che io e lei siamo stati gli unici del plesso di Nervia a presenziare, accompagnati dal bidello…
Memorie di Ventimiglia Alta
Quando da bambino abitai per pochi anni – indimenticabili – nel centro storico di Ventimiglia (IM), comunemente chiamato Ventimiglia Alta, non essendo ancora epoca di motorizzazione di massa, dalla Città Bassa noi si rientrava più abitualmente per Salita Lago. Prima e dopo, altri carrugi dai nomi caratteristici.
Via Giudici, dove si abitava, per l’appunto all’intersezione con la prosecuzione dell’erta già detta.
Piazza delle Erbe.
A sinistra, non del tutto inquadrata, la nostra vecchia casa e Via Giudici che prosegue, in direzione opposta a questa inquadratura, verso la Cattedrale. E’ un luogo importante, ma non l’unico, che accompagna i miei ricordi di tante persone. Eppure avevo solo dai due ai sette anni di età ancora da compiere quando stavo da quelle parti. Altre storie di quel centro storico mi sono state raccontate in seguito.
Sulla Colla, altro belvedere di Ventimiglia Alta, dovrei fare notare monumenti su cui tornerò invece altra volta, mentre mi preme sottolineare pregresse conoscenze maturate sia in quella passeggiata che in alcune delle case sulla sinistra, una fila che prosegue fuori vista, veri gioielli affacciati sulle mura, dotati in genere di piccoli giardini interni di notevole bellezza.
Piazza d’Armi
Non ho chiesto al mio interlocutore, genero di quella persona, come fosse stato possibile quell’avvistamento a distanza, ma me lo sono immaginato, come in parte ho ricostruito nella mia stesura, alla quale devo aggiungere il particolare di un muro basso, solo sormontato da un’alta rete per trattenere le pallonate.
E fuori dal football ne ha viste tante altre cose la vecchia Piazza d’Armi, luogo destinato ai circhi – ce n’erano ancora tanti in quegli anni e non arrivavano solo d’estate – e, sotto Natale, ai Luna Park. Tanto é vero che chi come me di tanto in tanto andava in settimana a scorazzare su quel brullo terreno, spesso lasciato incustodito dalla società, ne vedeva le pessime conseguenze. Insomma, da quelle parti tirava aria di pionierismo di ritorno, anche perché la Ventimigliese anteguerra aveva un bel campo negli attuali Giardini Pubblici della città di confine …