“Fuori sacco” é un’espressione da me appresa negli anni che furono, in relazione alla trasmissione (allorquando non sussisteva l’attuale tecnologia) di un articolo di giornale all’ultimo istante, fuori del contenitore già predisposto sul carro ferroviario della posta, dunque. Il concetto, per estensione, l’ho sentito spesso usare in seguito per l’aggiunta in extremis di punti all’ordine del giorno di riunioni professionali specializzate od altre similari situazioni
Ho usato spesso scrivere “fuori sacco” in miei tentativi di celia circa le distrazioni e le conseguenti improvvise modifiche, che mi venivano da arrecare alla stesura di vecchi post.
Potrei fare diversi esempi e probabilmente li farò, qui o sui due blog più personali che ho aperto.
Mentre scrivo queste righe, però, mi viene in mente che potrei dire “fuori sacco” anche per altri casi.
Come per le fotografie che mi manda l’amico Alfredo Moreschi, che non sempre so come collocare.
O per quelle di altri amici.
Un caso classico, ad ogni modo, ma non l’unico, in cui sono caduto in pieno nell’utilizzo di “fuori sacco” è stato per la vicenda “Radio Squadra”, per la quale le modifiche da apportare, per quanto a discreti intervalli di tempo l’una dall’altra, sono state diverse. E chi vorrà leggere i trafiletti collegati (anche se l’episodio, ormai pressoché concluso, è riportato anche qui su questo sito) potrà intendere meglio…