Faccio inizio da questa battaglia navale, detta dei Santi, sviluppatasi nelle Antille dal 9 al 12 aprile 1782 durante la Guerra di Indipendenza degli Stati Uniti, per procedere a qualche accenno su La Pérouse. E, in parallelo, ad altri navigatori della seconda metà del Settecento. Perché tanti esploratori di quel periodo, francesi e britannici, si erano ritrovati su quei mari a combattere in quel conflitto, come già prima nella Guerra dei Sette Anni.
Nella riproduzione del dipinto, di cui sopra, viene fissato il momento dell’incarico ufficiale conferito a questo navigatore da Luigi XVI per la sua ultima missione per i mari del mondo, particolarmente voluta come risposta alle grandi avventure di James Cook.
Come in tanti viaggi per oceani dell’epoca i rischi erano all’ordine del giorno. La precedente stampa attesta un sinistro occorso a un gruppo della spedizione sulla costa nord-americana – tra attuali Alaska e Canada – che si affaccia sul Pacifico. La Pérouse – scrisse ancora Verne – aveva eretto un monumento su cui si leggeva la seguente iscrizione, di evidente imitazione classica: “All’ingresso del porto sono periti ventun coraggiosi marinai. Chiunque voi siate, unite le vostre lagrime alle nostre.”
A Mauna, nelle Isole Samoa, fu massacrata la piccola squadra sbarcata in cerca di rifornimenti alimentari e soprattutto di acqua, squadra condotta dal secondo di quella spedizione, il capitano Paul Fleuriot de Langle, che era anche uno scienziato. De Langle volle scendere a terra, nonostante il parere contrario di La Pérouse, il quale aveva acconsentito malvolentieri, e provocò gratuitamente la reazione esiziale degli indigeni. Allo stesso modo di quanto aveva fatto, nel determinare la propria uccisione, Cook, che almeno aveva l’alibi morale di un pessimo stato di salute.