“Il vizio della speranza” alla conquista dell’umanità perduta

“Il vizio della speranza” alla conquista dell’umanità perduta

Postato di su Dic 6, 2018 in Cinema

“Il vizio della speranza” alla conquista dell’umanità perduta

Titolo: Il vizio della speranza

Regia: Edoardo De Angelis

Soggetto: Edoardo De Angelis

Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Umberto Contarello

Musiche: Enzo Avitabile

Produzione Paese: Italia, 2018

Cast: Pina Turco, Marina Confalone, Massimiliano Rossi, Cristina Donadio, Odette Gomis, Juliet Esey Joseph, Maria Angela Robustelli, Jane Bobkova, Yvonne Zidiouemba, Marcello Romolo, Demy Licata, […]

Nascere a Castel Volturno, su questo pezzo di litorale campano a metà strada tra Gaeta e Napoli, è diverso che nascere in qualsiasi altro luogo d’Italia. Un territorio che conta venticinquemila abitanti regolari, più venticinquemila clandestini, tra aborti, superstizione cattolica, crimine organizzato bianco e nero, riti voodoo (rito Africano che rende schiave le persone che lo praticano), scrive il regista nel suo libro “Il vizio della speranza” (ed. Mondadori, 2018) da cui è stato tratto questo film realistico e drammatico.

In questo contesto, si svolge la vita di Maria (Pina Turco) che, con il solito giaccone ricamato, il cappuccio in testa e il passo svelto, incurante delle immondizie e delle pozzanghere che le capitano sotto i piedi perché essa stessa si considera un rifiuto in quanto in fin di vita fu ripescata da Carlo Pengue (Massimiliano Rossi), fa da spola tra la casa della Zì Mari (Marina Confalone) e la casa dove sono alloggiate le donne clandestine in attesa di partorire. Zì Mari,una signora che mostra autorevolezza,è una sfruttatrice drogata anche se molto curata e ingioiellata dalla testa sino ai piedi, un boss al femminile che si interessa del commercio dei neonati di donne in attesa di partorire. Ebbene, Maria alle sue dipendenze e ai suoi ordini si occupa di traghettare di notte sul fiume Volturno le partorienti africane, che in cambio di denaro hanno già ceduto il proprio nascituro a famiglie che non conosceranno mai. Maria si comporta, dunque, come un novello Caronte, il traghettatore dell’Ade (così come ha scritto Dante Alighieri nel Canto III dell’Inferno: E ‘l duca lui: “Caron, non ti crucciare:/ vuolsi così colà dove si puote/ ciò che si vuole, e più non dimandare), e, senza crearsi problemi di coscienza, conduce una vita che apparentemente sembra normale. In effetti, questa sua vita è squallida e priva di umanità anche se con grande amore si prende cura della madre Alba(Cristina Donadio), una donna alquanto squilibrata. Un giorno, tuttavia, Maria andando alla ricerca di Fatima, una donna africana fuggita, si accorge che anche lei è rimasta incinta. Questa nuova circostanza la pone in una stato di attesa e la induce a riflettere sulla sua vita. Maria comprende, con il feto in grembo e quindi da futura madre, la situazione psicologica in cui si sono trovate tutte quelle donne che ha traghettato fino ad allora. Ciò le cambia la vita perché, come ha asserito lo scrittore ucraino Giorgio Scerbanenco, anche la speranza è un vizio che nessuno riesce mai a togliersi completamente. Tant’è che Maria, spinta dalla speranza, ultima dea, che sta in bilico tra la debolezza e la forza, acquista coraggio e fugge da Zì Mari e da quell’ambiente sporco, privo di valori umani, alla ricerca di quell’umanità che non ha mai posseduto. Allo stesso modo del protagonista Andy Drufresne del film Le ali della libertà di Frank Darabont (1994) – C’è qualcosa dentro di te che nessuno ti può toccare né togliere, se tu non vuoi. Si chiama speranza! … La paura può farti prigioniero. La speranza può renderti libero –, Maria fugge dalla schiavitù verso la libertà perché non tiene nessuna intenzione di abortire aiutata dall’unico essere umano che conosce, quel Carlo Pengue che la salvò da annegamento sicuro quando ancora era bambina. E, come canta Fabrizio De André nella sua canzone Via del Campo: Ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente / dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior, per miracolo dalla povertà morale vissuta di Maria nasce come un fiore una grande umanità.

Un film tutto al femminile, dove l’uomo, l’unico uomo degno di questo nome, uomo “un bel nome”, è Carlo Pengue, forse perché le donne governano male questo mondo?

Il film è stato presentato in anteprima alla 13^ edizione della Festa del Cinema di Roma dove gli è stato assegnato il Premio del pubblico BLN, mentre al Tokyo International Film Festival 2018 ha vinto il Premio Miglior regista a Edoardo De Angelis e il Premio Migliore attrice a Pina Turco.

Filmografia

Mozzarella Stories (2011), Perez (2014), Vieni a vivere a Napoli (episodio Magnifico shock, 2016), Indivisibili (2016).

Francesco Giuliano

“Il vizio della speranza” alla conquista dell’umanità perdutaultima modifica: 2018-12-06T17:01:03+01:00da francesco.giulianolt

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