Il film “Opera senza autore” mostra come il fanatismo genera mostri che solo l’arte e l’amore possono sconfiggere

Il film “Opera senza autore” mostra come il fanatismo genera mostri che solo l’arte e l’amore possono sconfiggere

Postato di su Ott 6, 2018 in Cinema

Il film “Opera senza autore” mostra come il fanatismo genera mostri che solo l’arte e l’amore possono sconfiggere

Titolo: Opera senza autore

Titolo originale: Werk ohne Autor

Regia: Florian Henckel von Donnersmarck

Soggetto: Jürgen Schreiber (dal libro Ein Maler aus Deutschland. Gerhard Richter. Das Drama einer Familie)

Sceneggiatura: Florian Henckel von Donnersmarck

Musiche: Max Richter

Produzione Paese: Germania, 2018

Cast: Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci, Ina Weisse, Florian Bartholomäi, Hans-Uwe Bauer, Ben Becker, Antonia Bill, Rainer Bock, […]

Dopo il premio Oscar ottenuto con il film Le vite degli altri (2006), in cui la regista mette in evidenza lo sfrenato controllo sulla cultura e sulla dissidenza al regime nella Germania dell’Est e quindi sulla vita delle persone, in questa pellicola, dal titolo  Opera senza autore, Florian Henckel von Donnersmarck affronta il discorso sulla purezza della razza ariana fomentata dalle gerarchie naziste nel periodo che precede la seconda guerra mondiale. Ella, nel contempo, mette a confronto phusis e nomos, giustizia divina e giustizia umana, e il loro impietoso e insensibile contrasto in cui spesso prevale il nomos prodotto dall’uomo, sottolineando come il fanatismo politico possa degenerare e  originare mostri che soltanto l’arte, in quanto linguaggio estetico e morale dell’animo umano, connessa con la libertà di pensiero e con l’amore può sconfiggere. Ambedue le idee, quella artistica e quella di libertà, inducono l’essere umano a ricercare la bellezza, che può essere sia biologica, innata, oggettiva, sia quella culturale, relativa, che si acquisisce durante tutta la vita, come sostiene il neurobiologo Semir Zeki. Nel film, la regista dà ampia voce silente al pittore Kurt Barnett (Tom Schilling), di cui descrive le dolorose e impietose vicissitudini sotto l’emergente regime nazista, quando ancora era bambino perché i suoi occhi hanno visto più di quanto abbiamo visto tutti noi, per passare poi a quello comunista della DDR sino all’età di circa trent’anni, allorché entra all’Accademia di Arte di Düsseldolf, dove diventa un artista molto apprezzato per i suoi quadri che sono delle foto dipinte, tra cui in particolare una, quell’’opera senza autore , che ritrae eventi che lo hanno segnato per tutta la vita. Qui conosce la bellissima Elisabeth Seeband, chiamata Ellie (Paula Beer), di cui si innamora appassionatamente e che le ricorda l’affettuosa e dolce zia Elisabeth May (Saskia Rosendahl) che, considerata schizofrenica dal fanatico e crudele prof. Carl Seeband (Sebastian Koch), padre della stessa Ellie, viene uccisa in un campo di sterminio per salvaguardare la purezza della razza ariana.

La regista con il suo linguaggio semplice ma incisivo, coadiuvata dalle musiche seducenti di Max Richter, inoltre, favorisce lo svolgimento dell’intrigo narrativo e, nel contempo, evidenzia con crudezza realistica gli ineffabili tormenti e la rassegnazione del giovane Kurt che lotta tra l’amore della sua donna Ellie, che ama senza alcun dubbio, e la malvagità insanabile del padre di Ellie, il prof. Seeband che è diventato un peso per ambedue, come un male che, nel momento in cui si crede di averlo debellato, ritorna di nuovo con maggiore veemenza. Una metafora dei nostri tempi, forse, che fa pensare che nel momento in cui si crede che i regimi totalitari, come il nazismo, siano stati estirpati per sempre, stiano ritornando vigorosi più di prima? Infatti, la regista con la macchina da presa scava nel volto del professore per cogliere l’ignobile verità che nasconde perché, non avendo potuto contrastare il matrimonio di Ellie con Kurt, mostra subdolamente tutta la sua prepotenza da indefesso e convinto nazista. Tant’è che confida alla moglie Martha (Ina Weisse): Quel Kurt non mi piace affatto, dobbiamo fare in modo che Ellie non lo frequenti troppo! … Non è geneticamente quello che io desideravo.

Opera senza autore è un film della durata di oltre tre ore, che coinvolge e appassiona senza stancare lo spettatore che alla fine non vorrebbe che il film fosse finito, tant’è che rimane a vedere i titoli di coda e a sentire la bella colonna sonora.

Il film è liberamente ispirato alla vita del celebre pittore tedesco Gerhard Richter, tuttora vivente, che dalla DDR passò nella Germania occidentale perché attratto dalla pittura astratta, come quella di Picasso. Per questo pittore, come per il protagonista del film Kurt, l’arte imita con forza prorompente la realtà descrivendone le impalpabili ambiguità di cui essa è caratterizzata, sconvolgendo l’animo di chi scopre di esserne dominato, a differenza di Platone che considerava l’arte un’imitazione delle imitazioni, che non disvela ma vela il vero.

Opera senza autore ha partecipato per il premio Miglior film alla 75^ Mostra del Cinema di Venezia 2018,  dove ha ottenuto il Leoncino d’Oro Agiscuola e l’Arca Cinemagiovani – Miglior film, è stato proiettato al Toronto International Film Festival 2018, ed è stato selezionato a rappresentare la Germania per il premio Oscar 2019 al Miglior film in lingua straniera

Filmografia

Le vite degli altri (2006), The Tourist (2010).

Francesco Giuliano

Il film “Opera senza autore” mostra come il fanatismo genera mostri che solo l’arte e l’amore possono sconfiggereultima modifica: 2018-10-06T16:31:55+02:00da francesco.giulianolt

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