Carlo Centanni, cicloviaggiatore innamorato del Camino di Santiago
Carlo è un ciclo-viaggiatore seriale, di quelli infaticabili ed instancabili, con quella luce negli occhi che solo chi viaggia può riconoscere. La bici ed il viaggio lo hanno fatto risalire dopo un periodo che dire tosto è poco e con la sua fedele compagna a due ruote, oltre a tanti altri viaggi, ha percorso cinque volte il Cammino di Santiago in bicicletta (+ due a piedi). Ecco la sua storia e le sue impressioni sul Camino e sul cicloturismo…
Ciao Carlo, ci racconti come è iniziata la tua esperienza di ciclo-viaggiatore?
Fino al compimento del mio quarantesimo anno di età ero un alpinista, amavo la montagna in tutte le sue sfaccettature e i suoi aspetti, la frequentavo in tutte le stagioni sentendomi libero e appagato. Un giorno, venticinque anni orsono, un’improvvisa scarica di pietre, durante una scalata su una parete difficile della montagna della mia valle, il Monviso, ha fermato il mio tanto amato alpinismo: una gamba tranciata, una cinquantina di fratture e quattro chili di sangue persi tra le rocce, mi hanno portato ad un lungo periodo (due anni completi) in ospedale e innumerevoli interventi chirurgici che in circa tre anni hanno permesso al mio corpo di riprendere a camminare con le proprie gambe, ma oramai l’arrampicata e gli sci erano diventati sogni irrealizzabili.
Inizialmente questo mi ha portato sempre più verso un profondo sconforto, ma l’aver conosciuto la bicicletta, all’inizio solo per provare a recuperare la muscolatura ridotta letteralmente all’osso, mi ha regalato nuova linfa vitale e una rinnovata voglia di vivere completamente altre passioni. Con il passare degli anni sono diventato, nonostante i seri problemi fisici, istruttore ed accompagnatore di MTB per il CAI con grande caparbietà e gioia. Con l’aiuto di amici feci il mio primo viaggio in bicicletta, su strada, recandomi dalla valle Po a Roma, mia città natale. L’andata fu con l’auto al seguito, tappe e alberghi programmati; il ritorno non era previsto ma comprai un portapacchi e due borse e lo feci avventurosamente con uno dei miei compagni di viaggio. Con lui in seguito abbiamo compiuto numerosi altri viaggi. Era nato in me un ciclo-viaggiatore che non aspettava altro che mettere le borse sulla bici, riempirle del poco necessario e partire per le strade di mezza Europa. Per la verità anche nel mio vagabondare in altri continenti, con i mezzi o a piedi con lo zaino, non è mai mancato il trovare una bicicletta e il pedalare.
Questa storia l’ho raccontata in maniera ottimistica, con il sorriso sulle labbra, sul mio primo libro: “Come rinasce un viaggiatore – Storia di una vita che inizia dalla fine”.
Perché hai scelto la bici come mezzo per viaggiare?
Come ho scritto sul mio ultimo lavoro, quello riguardante Santiago, la bicicletta ti permette un lento viaggiare ma anche il percorrere distanze importanti senza per questo privarti di niente. Puoi guardarti intorno e godere delle bellezze della natura, puoi fermarti quando vuoi per socializzare con la gente che incontri lungo la via in qualunque parte del mondo tu viaggi. E’ vero, è fatica ma ti regala emozioni e soddisfazioni a non finire. E chi viaggia in bicicletta sa benissimo le stupende sensazioni che si provano nell’incontrare altri ciclo-viaggiatori e raccontarsi percorsi, emozioni, viaggi e salutarsi e abbracciarsi come se ci si conoscesse da sempre, come grandi e vecchi amici.
Solo il viaggio in bicicletta può regalarti tutto questo.
Il Cammino di Santiago è diventato per te una seconda casa: com’è nata questa passione?
Ti rispondo con un brano tratto dal libro “In bicicletta a Santiago – rincorrendo la freccia gialla”:
“Cos’è il Cammino di Santiago de Compostela? Un giorno ne senti parlare, un amico l’ha percorso e ti racconta qualcosa del suo viaggio, un articolo sui giornali specializzati ti fa l’occhiolino, una proiezione in una sezione del CAI e il tarlo del Camino ti entra dentro e comincia a rodere, ci sono momenti in cui non riesci a distogliere la mente da quel pensiero fisso. Allora cominci seriamente a prendere in considerazione l’idea che prima o dopo sarai tu a partire, fino al momento in cui ti decidi e, preparate poche cose, dai il via alla tua avventura personale.”
E poi, come dici tu, è diventato la mia seconda casa, tanto da non poterne fare a meno e, di tanto in tanto, pensare di partire per tornarci ancora per riprovare le emozioni che tutte le volte mi regala. E ti assicuro che non è come mangiare sempre la stessa minestra, ogni volta il gusto è sempre più buono.
Quali cammini hai percorso, qual è quello che ricordi con più affetto?
A partire dal 2007 ho percorso cinque Camini di Santiago de Compostela in bicicletta e due a piedi, su tutti seguendo fedelmente le frecce gialle lungo i sentieri e dormendo negli “Albergues” (rifugi per pellegrini).
In bicicletta:
2007 – “Camino Frances”, da Saint Jean Pied de Port a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 1000 km
2008 – “Via de la Plata”, da Siviglia a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 1200 km
2012 – “Camino del Nord”, da Irun a Santiago. Totale 950 km
2014 – “Camino Portoghese”, da Lisbona a Fatima e a Santiago. Totale 750 km
2015 – “Camino de Levante”, partenza da casa (Prov. Di Cuneo), fino a Ventimiglia, quindi ho seguito tutta la costa francese e quella spagnola fino a Valencia da dove inizia il Camino de Levante, quindi tagliando la Spagna da sud-est a nord-ovest fino a Santiago, a Muxia e Finisterre. Totale 2900 km
A piedi:
2017 – “Camino Primitivo”, da Oviedo a Santiago. Totale 335 km
2018 – “Camino Ingles”, da Ferrol a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 245 km
Quello che ricordo con più affetto e soddisfazione è, in bicicletta, sicuramente quello con partenza da casa per la sua lunghezza, le poche indicazioni (frecce gialle o cartelli stradali) e le difficoltà del percorso; a piedi l’ultimo perché percorso insieme a mia moglie, mio figlio e sua moglie per una gioia interiore indescrivibile.
Oltre al camino, qual è il viaggio che ti è rimasto nel cuore?
Nei miei sessantacinque anni di età ho realizzato tantissimi sogni, amo definire così i miei più di settanta viaggi tra piccoli e grandi in giro per il mondo, sia in bici sia a piedi o con qualsiasi altro mezzo che mi è capitato per le mani, o per le gambe, non saprei dire quale potrebbe avere il posto d’onore nel mio cuore, sono tutti momenti di vita vissuta appieno. Potrà sembrare retorica ma il prossimo sarà certamente quello che aspetto con più curiosità, a cominciare dalla scelta della meta e dalla preparazione logistica, fisica e mentale. Comunque sia in ognuno dei miei viaggi ho sempre cercato una bicicletta per dar sfogo alla mia passione e poter pedalare su strade o sentieri nuovi, fosse anche per un solo giorno e/o per pochi chilometri. Questo mi ha portato a pedalare nei posti più impensati, tra i paesaggi più disparati e insoliti. Cibo per la mia sete di natura e avventura.
Ci racconti qualcosa sul tuo libro?
Per descrivere meglio il contenuto del mio “In bicicletta a Santiago – rincorrendo la freccia gialla”, preferisco dare spazio alle parole dell’editore:
“Il libro dà voce a quella che per l’autore stesso è diventata più che un’esperienza, una vera e propria scelta di vita: percorrere e ripercorrere il Camino di Santiago.
In sella alla sua bicicletta, completa il Camino più volte negli anni seguendone le diverse rotte e ogni volta racconta al lettore la propria esperienza e le proprie emozioni. Anche qui sta il pregio del libro: Carlo narra delle tappe del proprio personale cammino senza mai dimenticare aneddoti e curiosità, (dis)avventure capitategli, spunti divertenti; racconta anche un po’ di storia del Camino e dà numerosi consigli pratici su come affrontare il viaggio, sia in bicicletta sia a piedi; Fa riflettere il lettore sul significato di viaggiare lentamente, pedalata dopo pedalata; non manca, ovviamente, di descrivere bellezze locali… ma sempre con uno sguardo rivolto a ciò che è meno manifesto.
“In bicicletta a Santiago” è un libro volutamente semplice, adatto a qualsiasi tipo di pubblico: tanto all’appassionato di escursioni – che magari, perché no?!, ha già percorso il Camino ma non ancora in bicicletta, ad esempio! – quanto a colui che ricerca in un’esperienza di vita inedita curiosità nonché l’occasione per viaggiare seduto in poltrona. E’, infine, un testo particolarmente apprezzabile dagli amanti delle due ruote… quelle senza motore, naturalmente”!
Posso aggiungere solo la frase che si trova sul retro della copertina: “…Continuo a pedalare ma ora completamente, non solo con le gambe e il fiato ma anche col cuore…”. E se, dopo aver letto questo libro, solo ad uno dei lettori entri nella testa il “Tarlo del Camino”, e decida di intraprenderlo, la mia felicità nello scriverlo risulterà aumentata sensibilmente.
Dove possiamo acquistarlo?
Richiedendolo nelle librerie, aspettando qualche giorno. Richiedendolo a Fusta Editore di Saluzzo (CN), oppure tramite internet su Amazon o portali simili.
Quali piani (cicloturistici) hai per il futuro prossimo?
Il Sogno è quello di percorrere la “Ruta 40”, che attraversa da nord a sud tutta l’Argentina, ma credo resterà tale anche per via dell’avanzare dell’età, i problemi fisici e le difficoltà oggettive. Sono comunque dell’idea di non porre limiti ai Sogni, quelli con la “S” maiuscola.
Un altro sogno più abbordabile, che potrà avverarsi più facilmente, è quello della “Via Francigena” completa partendo da Canterbury per arrivare a Roma e a Brindisi, il porto da dove gli antichi Pellegrini si imbarcavano per raggiungere Gerusalemme.
Più semplicemente a breve partirò, con mia moglie, per mettere insieme tre delle ciclabili più belle del nord-est della nostra penisola: la Valle dell’Adige, da Verona a Brunico e Dobbiaco, la ciclabile della Drava, se riusciamo fino a Maribor. Quindi, dopo esser tornato a Villaco, la ciclabile dell’Alpe Adria. E’ un progetto un po’ ambizioso ma sicuramente interessante ed emozionante.
Prova a convincere con una frase chi ci legge e non viaggia in bici a farlo?
Rischio di ripetermi ma il viaggiare in bicicletta, con la sua lentezza non eccessiva, permette di godere appieno della natura che ci circonda, regalandoci socializzazione negli incontri ravvicinati con gli abitanti locali e con altri lenti viaggiatori. Preparare gli itinerari, procurarsi le carte geografiche (per quanto mi riguarda solo in forma cartacea), riempire le borse con le poche cose veramente utili e finalmente lasciar scorrere le ruote sulla terra.
Per finire: Tutto quanto scritto in queste pagine si rispecchia totalmente anche nell’altro mio libro: “Kenya, gli occhi sull’Africa – Viaggio tra le emozioni della Savana”. Dove racconto un viaggio equosolidale, comprendente un periodo di volontariato in una delle terre più impegnative dell’Africa, raggiungendo sì luoghi famosi (Masai-Mara, Lago Baringo) ma anche luoghi dove si spingono i veri Viaggiatori, gli altopiani centrali del Kenya.
Grazie Carlo e buone pedalate…
Grazie mille per l’attenzione, Carlo Centanni