N’dua sun capità

“N’dua sun capità” è il titolo di una delle mie ultime creazioni, un tronco di noce nostrano di metri 2,65 di altezza.  

Da quando avevo le rotelle

Ripercorrendo la propria vita, l’autore narra il suo amore per il mezzo a due ruote! A partire dal triciclo, tramandato in famiglia, è scattata questa scintilla che non si è mai spenta. Compagna di avventure, viaggi, scampagnate in solitaria o in compagnia. Inseparabile amica di tutta una vita. (Fusta editore)

“Mi guardo intorno, il panorama è stupendo, non smetterei mai di respirarne l’essenza, i profumi, gli scorci. Poi mi guardo dentro e per un attimo riesco a rivedere me stesso, il mio io più profondo. Sono un uomo felice che riesce a credere in qualcosa, a vivere qualcosa di vero, a gioire di tutto ciò che mi circonda”.

Questo è il mio viaggio… naturalmente in bicicletta!

Come rinasce un viaggiatore

Ecco la nuova edizione del mio primo libro “Come rinasce un viaggiatore. Piccole correzioni e un nuovo formato per adeguarlo alla collana “In viaggio” .

Inizio anni ’90. Un uomo e la sua Montagna, quella con l’iniziale maiuscola, quella che lui stesso vede da casa: il Monviso. Poi la scalata. Poi il volo nel vuoto. Poi una gamba strappata dal corpo. Poi l’ospedale: un calvario di anni e interventi. Poi quel pensiero, che la vita potrebbe finire anche lì, oltre un davanzale: un secondo volo nel vuoto, stavolta l’ultimo.                                                            La fine dunque? Non esattamente. Non per Carlo.                                                                          Carlo si rialza, inizia a girare il mondo, in bicicletta e non solo; in più, dopo quasi trent’anni da quel momento, mette su pagina il suo dolore, e ci fa toccare con mano cosa siano forza e ottimismo. Carlo parte e ci narra della sua Italia, di un giro del Monte Bianco, delle tante volte a Santiago de Compostela, del Nepal.       Un vero libro di viaggio non è mai solo un libro di viaggio, e Come rinasce un viaggiatore, infatti, è la testimonianza di una vita, di come si possa realmente riadattare la propria esistenza dopo un evento traumatico: rinunciando a qualcosa, certo, per continuare però a perseguire gli stessi obiettivi. L’obiettivo di viaggiare, appunto. L’obiettivo di vivere felice. L’obiettivo di risalire quella Montagna e sentirla amica.

I Presepi di Carlo

Il presepe, o presepio, è la rappresentazione della nascita di Gesù, ha origine da tradizioni antiche e medievali; l’usanza di allestire il presepe in casa nel periodo natalizio, inizialmente italiana, è ora diffusa in tutti i paesi cattolici del mondo.

Per me sta a significare sinonimo di “Famiglia”

Ne ho realizzati tanti e in materiali e legni diversi

Benvenuti nel mio sito

Ciao Amico, benvenuto nel sito. Mi dicono che sono scrittore e scultore ma io scrivo e scolpisco solo per il mio puro divertimento.

L’arte della scultura forse era già presente nel mio DNA ma, improvvisamente, si è manifestata attraverso le mie mani su un comune pezzo di legno e, facendomene innamorare, non mi ha più abbandonato. Puro divertimento!

L’arte dello scrivere, invece, nasce dal desiderio di comunicare con la gente. Raccontare, come prima cosa, la storia di un incidente occorsomi in montagna è stata una rivelazione. Inizialmente credevo che l’incidente avesse bloccato la mia vita per sempre ma in seguito, fortunatamente, si manifestò solo per alcuni anni. Poi la vita ha ricominciato a sorridermi, seppur con qualche difficoltà fisica. Libro: “Come rinasce un viaggiatore – Storia di una vita che inizia dalla fine”.

E’ continuata per il vero gusto dello scrivere raccontando una storia autobiografica di un viaggio tra scoperta e volontariato nel continente Africano. Libro: “Kenya – Gli occhi sull’Africa – Viaggio tra le emozioni della Savana”.

Ora è la volta della mia terza fatica letteraria. Dopo aver percorso cinque differenti vie per Santiago con la mia amata due ruote, e due volte a piedi zaino in spalla, è nato: “In bicicletta a Santiago – Rincorrendo la freccia gialla”.

All’inizio fu “La terra sotto le ruote”, racconti di viaggi in bicicletta. Non pubblicato e stampato in pochissime copie solo per intimi amici.

Scrivere – Presentazioni e serate

Scrivere è molto bello e oltremodo gratificante, presentare i propri scritti in pubblico regala straordinariamente emozioni agli altri e a se stessi.

Saluzzo – Libreria Mondadori – marzo 2012 – “Come rinasce un viaggiatore”

Saluzzo – Antico Palazzo Comunale – ottobre 2017 – “In bicicletta a Santiago”

Revello – Cappella Marchionale – luglio 2012

Torino – Salone del libro – 2012

Torino – Salone del libro – 2013

Torino – Salone Off – Container – maggio 2018

Villafranca P.te – Sala consigliare – maggio 2013

Mondovicino – Autori in libreria – maggio 2013

Saluzzo – marzo 2016 – “Kenya gli occhi sull’Africa”

 

Scolpire – Esposizioni e mostre

Non c’è niente di più bello e gratificante per uno scultore che presentare le sue opere agli occhi di chi è in cerca di emozioni.

L’arte dello scolpire

 

Abbazia si Staffarda – giugno 2016

 

Tra i boschi e le architetture della Valle Po

 

Rifugio Selleries – Val Chisone

Pian della Regina – Ai piedi del Re di Pietra – Valle Po  

 

Bosco incantato – Ostana – Valle Po

Esibizioni di scultura

Crissolo

Sanfront

Bossolasco

Pancalieri

Sampeyre

Esposizioni

Caraglio

Pinerolo – Mostra dell’artigianato 2018

Brossasco – Festa del legno – 2013

Brossasco – Festa del legno – 2018

 

Una storia interessante (intervista “Life in travel”) – Innamorato del Camino di Santiago

 

Carlo Centanni, cicloviaggiatore innamorato del Camino di Santiago

 

Carlo è un ciclo-viaggiatore seriale, di quelli infaticabili ed instancabili, con quella luce negli occhi che solo chi viaggia può riconoscere. La bici ed il viaggio lo hanno fatto risalire dopo un periodo che dire tosto è poco e con la sua fedele compagna a due ruote, oltre a tanti altri viaggi, ha percorso cinque volte il Cammino di Santiago in bicicletta (+ due a piedi). Ecco la sua storia e le sue impressioni sul Camino e sul cicloturismo…

Ciao Carlo, ci racconti come è iniziata la tua esperienza di ciclo-viaggiatore?

Fino al compimento del mio quarantesimo anno di età ero un alpinista, amavo la montagna in tutte le sue sfaccettature e i suoi aspetti, la frequentavo in tutte le stagioni sentendomi libero e appagato. Un giorno, venticinque anni orsono, un’improvvisa scarica di pietre, durante una scalata su una parete difficile della montagna della mia valle, il Monviso, ha fermato il mio tanto amato alpinismo: una gamba tranciata, una cinquantina di fratture e quattro chili di sangue persi tra le rocce, mi hanno portato ad un lungo periodo (due anni completi) in ospedale e innumerevoli interventi chirurgici che in circa tre anni hanno permesso al mio corpo di riprendere a camminare con le proprie gambe, ma oramai l’arrampicata e gli sci erano diventati sogni irrealizzabili.

Inizialmente questo mi ha portato sempre più verso un profondo sconforto, ma l’aver conosciuto la bicicletta, all’inizio solo per provare a recuperare la muscolatura ridotta letteralmente all’osso, mi ha regalato nuova linfa vitale e una rinnovata voglia di vivere completamente altre passioni. Con il passare degli anni sono diventato, nonostante i seri problemi fisici, istruttore ed accompagnatore di MTB per il CAI con grande caparbietà e gioia. Con l’aiuto di amici feci il mio primo viaggio in bicicletta, su strada, recandomi dalla valle Po a Roma, mia città natale. L’andata fu con l’auto al seguito, tappe e alberghi programmati; il ritorno non era previsto ma comprai un portapacchi e due borse e lo feci avventurosamente con uno dei miei compagni di viaggio. Con lui in seguito abbiamo compiuto numerosi altri viaggi. Era nato in me un ciclo-viaggiatore che non aspettava altro che mettere le borse sulla bici, riempirle del poco necessario e partire per le strade di mezza Europa. Per la verità anche nel mio vagabondare in altri continenti, con i mezzi o a piedi con lo zaino, non è mai mancato il trovare una bicicletta e il pedalare.

Questa storia l’ho raccontata in maniera ottimistica, con il sorriso sulle labbra, sul mio primo libro: “Come rinasce un viaggiatore – Storia di una vita che inizia dalla fine”.

Perché hai scelto la bici come mezzo per viaggiare?

Come ho scritto sul mio ultimo lavoro, quello riguardante Santiago, la bicicletta ti permette un lento viaggiare ma anche il percorrere distanze importanti senza per questo privarti di niente. Puoi guardarti intorno e godere delle bellezze della natura, puoi fermarti quando vuoi per socializzare con la gente che incontri lungo la via in qualunque parte del mondo tu viaggi. E’ vero, è fatica ma ti regala emozioni e soddisfazioni a non finire. E chi viaggia in bicicletta sa benissimo le stupende sensazioni che si provano nell’incontrare altri ciclo-viaggiatori e raccontarsi percorsi, emozioni, viaggi e salutarsi e abbracciarsi come se ci si conoscesse da sempre, come grandi e vecchi amici.

Solo il viaggio in bicicletta può regalarti tutto questo.

Il Cammino di Santiago è diventato per te una seconda casa: com’è nata questa passione?

Ti rispondo con un brano tratto dal libro “In bicicletta a Santiago – rincorrendo la freccia gialla”:

“Cos’è il Cammino di Santiago de Compostela? Un giorno ne senti parlare, un amico l’ha percorso e ti racconta qualcosa del suo viaggio, un articolo sui giornali specializzati ti fa l’occhiolino, una proiezione in una sezione del CAI e il tarlo del Camino ti entra dentro e comincia a rodere, ci sono momenti in cui non riesci a distogliere la mente da quel pensiero fisso. Allora cominci seriamente a prendere in considerazione l’idea che prima o dopo sarai tu a partire, fino al momento in cui ti decidi e, preparate poche cose, dai il via alla tua avventura personale.”

E poi, come dici tu, è diventato la mia seconda casa, tanto da non poterne fare a meno e, di tanto in tanto, pensare di partire per tornarci ancora per riprovare le emozioni che tutte le volte mi regala. E ti assicuro che non è come mangiare sempre la stessa minestra, ogni volta il gusto è sempre più buono.

Quali cammini hai percorso, qual è quello che ricordi con più affetto?

A partire dal 2007 ho percorso cinque Camini di Santiago de Compostela in bicicletta e due a piedi, su tutti seguendo fedelmente le frecce gialle lungo i sentieri e dormendo negli “Albergues” (rifugi per pellegrini).

In bicicletta:

2007 – “Camino Frances”, da Saint Jean Pied de Port a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 1000 km

2008 – “Via de la Plata”, da Siviglia a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 1200 km

2012 – “Camino del Nord”, da Irun a Santiago. Totale 950 km

2014 – “Camino Portoghese”, da Lisbona a Fatima e a Santiago. Totale 750 km

2015 – “Camino de Levante”, partenza da casa (Prov. Di Cuneo), fino a Ventimiglia, quindi ho seguito tutta la costa francese e quella spagnola fino a Valencia da dove inizia il Camino de Levante, quindi tagliando la Spagna da sud-est a nord-ovest fino a Santiago, a Muxia e Finisterre. Totale 2900 km

A piedi:

2017 – “Camino Primitivo”, da Oviedo a Santiago. Totale 335 km

2018 – “Camino Ingles”, da Ferrol a Santiago, quindi Muxia e Finisterre. Totale 245 km

Quello che ricordo con più affetto e soddisfazione è, in bicicletta, sicuramente quello con partenza da casa per la sua lunghezza, le poche indicazioni (frecce gialle o cartelli stradali) e le difficoltà del percorso; a piedi l’ultimo perché percorso insieme a mia moglie, mio figlio e sua moglie per una gioia interiore indescrivibile.

Oltre al camino, qual è il viaggio che ti è rimasto nel cuore?

Nei miei sessantacinque anni di età ho realizzato tantissimi sogni, amo definire così i miei più di settanta viaggi tra piccoli e grandi in giro per il mondo, sia in bici sia a piedi o con qualsiasi altro mezzo che mi è capitato per le mani, o per le gambe, non saprei dire quale potrebbe avere il posto d’onore nel mio cuore, sono tutti momenti di vita vissuta appieno. Potrà sembrare retorica ma il prossimo sarà certamente quello che aspetto con più curiosità, a cominciare dalla scelta della meta e dalla preparazione logistica, fisica e mentale. Comunque sia in ognuno dei miei viaggi ho sempre cercato una bicicletta per dar sfogo alla mia passione e poter pedalare su strade o sentieri nuovi, fosse anche per un solo giorno e/o per pochi chilometri. Questo mi ha portato a pedalare nei posti più impensati, tra i paesaggi più disparati e insoliti. Cibo per la mia sete di natura e avventura.

Ci racconti qualcosa sul tuo libro?

Per descrivere meglio il contenuto del mio “In bicicletta a Santiago – rincorrendo la freccia gialla”, preferisco dare spazio alle parole dell’editore:

“Il libro dà voce a quella che per l’autore stesso è diventata più che un’esperienza, una vera e propria scelta di vita: percorrere e ripercorrere il Camino di Santiago.

In sella alla sua bicicletta, completa il Camino più volte negli anni seguendone le diverse rotte e ogni volta racconta al lettore la propria esperienza e le proprie emozioni. Anche qui sta il pregio del libro: Carlo narra delle tappe del proprio personale cammino senza mai dimenticare aneddoti e curiosità, (dis)avventure capitategli, spunti divertenti; racconta anche un po’ di storia del Camino e dà numerosi consigli pratici su come affrontare il viaggio, sia in bicicletta sia a piedi; Fa riflettere il lettore sul significato di viaggiare lentamente, pedalata dopo pedalata; non manca, ovviamente, di descrivere bellezze locali… ma sempre con uno sguardo rivolto a ciò che è meno manifesto.

“In bicicletta a Santiago” è un libro volutamente semplice, adatto a qualsiasi tipo di pubblico: tanto all’appassionato di escursioni – che magari, perché no?!, ha già percorso il Camino ma non ancora in bicicletta, ad esempio! – quanto a colui che ricerca in un’esperienza di vita inedita curiosità nonché l’occasione per viaggiare seduto in poltrona. E’, infine, un testo particolarmente apprezzabile dagli amanti delle due ruote… quelle senza motore, naturalmente”!

Posso aggiungere solo la frase che si trova sul retro della copertina: “…Continuo a pedalare ma ora completamente, non solo con le gambe e il fiato ma anche col cuore…”. E se, dopo aver letto questo libro, solo ad uno dei lettori entri nella testa il “Tarlo del Camino”, e decida di intraprenderlo, la mia felicità nello scriverlo risulterà aumentata sensibilmente.

Dove possiamo acquistarlo?

Richiedendolo nelle librerie, aspettando qualche giorno. Richiedendolo a Fusta Editore di Saluzzo (CN), oppure tramite internet su Amazon o portali simili.

Quali piani (cicloturistici) hai per il futuro prossimo?

Il Sogno è quello di percorrere la “Ruta 40”, che attraversa da nord a sud tutta l’Argentina, ma credo resterà tale anche per via dell’avanzare dell’età, i problemi fisici e le difficoltà oggettive. Sono comunque dell’idea di non porre limiti ai Sogni, quelli con la “S” maiuscola.

Un altro sogno più abbordabile, che potrà avverarsi più facilmente, è quello della “Via Francigena” completa partendo da Canterbury per arrivare a Roma e a Brindisi, il porto da dove gli antichi Pellegrini si imbarcavano per raggiungere Gerusalemme.

Più semplicemente a breve partirò, con mia moglie, per mettere insieme tre delle ciclabili più belle del nord-est della nostra penisola: la Valle dell’Adige, da Verona a Brunico e Dobbiaco, la ciclabile della Drava, se riusciamo fino a Maribor. Quindi, dopo esser tornato a Villaco, la ciclabile dell’Alpe Adria. E’ un progetto un po’ ambizioso ma sicuramente interessante ed emozionante.

Prova a convincere con una frase chi ci legge e non viaggia in bici a farlo?

Rischio di ripetermi ma il viaggiare in bicicletta, con la sua lentezza non eccessiva, permette di godere appieno della natura che ci circonda, regalandoci socializzazione negli incontri ravvicinati con gli abitanti locali e con altri lenti viaggiatori. Preparare gli itinerari, procurarsi le carte geografiche (per quanto mi riguarda solo in forma cartacea), riempire le borse con le poche cose veramente utili e finalmente lasciar scorrere le ruote sulla terra.

Per finire: Tutto quanto scritto in queste pagine si rispecchia totalmente anche nell’altro mio libro: “Kenya, gli occhi sull’Africa – Viaggio tra le emozioni della Savana”. Dove racconto un viaggio equosolidale, comprendente un periodo di volontariato in una delle terre più impegnative dell’Africa, raggiungendo sì luoghi famosi (Masai-Mara, Lago Baringo) ma anche luoghi dove si spingono i veri Viaggiatori, gli altopiani centrali del Kenya.

Grazie Carlo e buone pedalate…

Grazie mille per l’attenzione, Carlo Centanni

 

Gnomi e folletti dalla Valle Po

Gnomi e folletti

I piccoli popoli del fantastico

Folletti e gnomi… Tutti ne parlano. Ma chi li ha mai visti? Esistono davvero? O sono solo un’invenzione degli esseri umani? Questi esseri sono stati creati dalla fantasia popolare, ma si sono materializzati in veri e propri personaggi, protagonisti di favole e romanzi antichi e nuovi

Gli gnomi

Di piccola statura, come quella di un bambino, gli gnomi sono raffigurati come esseri vecchi e deformi, barbuti e dalla pelle grinzosa. Al contrario dei folletti, esseri dell’aria, gli gnomi sono considerati esseri appartenenti alla terra. C’è addirittura una leggenda nordica sulla loro origine. Gli gnomi sarebbero vermi di un gigante ucciso dal dio Odino, ai quali gli dei vollero dare sembianze umane. Esseri dunque legati alla terra, alla carne, alla materia. Si vestono con abiti verdi o rossi e se indossano un cappello diventano invisibili.

Nella letteratura appaiono spesso come essere malefici. I fratelli Grimm però, nelle loro fiabe, li descrissero bonaccioni, abitanti in case piccole e ben curate, protettori dei bambini. Un controsenso rispetto alla tradizione, che vuole gli gnomi sotto terra, occupati a scavare pietre preziose.

Le loro abitazioni sarebbero caverne di cristallo curate dalle loro mogli, immaginate molto belle, ornate e ben vestite. D’altra parte, però, anche i nani di Walt Disney, che ricordano il popolo degli gnomi, sono bonaccioni, allegri e burloni.

I folletti

I folletti sono immaginati come spiritelli con natura maligna o benevola. Sono vestiti di rosso con in testa un berretto a sonagli, portano ai piedi scarpe di vetro, hanno l’aspetto luminoso, amano la musica e la danza. Sono irrequieti come un bambino, si muovono in continuazione e possono essere pericolosi per gli esseri umani a causa dei loro scherzi e delle loro burle. Non che i folletti siano cattivi, ma siccome agiscono sotto l’impulso di istinti, come un bambino, anche senza volerlo possono fare del male. Tra i loro scherzi più comuni c’è quello di cambiare posto agli oggetti nelle case, di far scivolare le persone più deboli sul bagnato, di disperdere il gregge o le mandrie ai pastori.

Piccolissimi di statura, alti come un pollice, hanno natura incorporea e guizzano come farfalle. È questa caratteristica a differenziarli dagli gnomi che hanno natura corporea. Rispetto alla loro origine, si pensa che la loro creazione fantastica sia legata alla credenza dell’anima che vola via dal defunto. Gli antichi infatti pensavano che l’anima, del tutto incorporea, avesse sembianze di farfalla o di uccello e al momento della morte della persona si distaccasse dal corpo e volasse via.

La vita del folletto nei vari paesi del mondo

Questi spiritelli amano aggirarsi vicino alle case degli esseri umani o addirittura vi prendono domicilio. In questo caso divengono fedelissimi e servizievoli, non fanno più scherzi e burle, tendono a proteggere la casa in cui abitano. In questo senso ricordano i geni domestici delle tradizioni antiche, come per esempio i Lari dei Romani, protettori del focolare e della casa.

La credenza in esseri incorporei come i folletti è presente in quasi tutte le popolazioni antiche, da quelle europee a quelle asiatiche. Mutano il nome, naturalmente, e alcuni atteggiamenti, ma le caratteristiche di fondo sono le stesse. Per esempio in Europa settentrionale si immaginano i folletti come riuniti in una grande famiglia, in un popolo a sé. Sono chiamati silfidi, coboldi, elfi, troll e, a meno che non scelgano di vivere nelle case degli umani, avrebbero un loro regno nell’aria oppure sotto terra in palazzi dorati e tra prati fioriti.

Anche nel patrimonio fiabistico (fiaba) italiano abbondano i folletti. Un esempio è il folletto Monachicchio, chiamato anche Monacello e Scazzamurrieddu, presente nell’Italia meridionale. In alcune fiabe è cattivo e pericoloso, mentre in altre è essenzialmente un folletto dispettoso, che cavalca sul petto degli uomini che dormono la notte o annoda le code dei cavalli.

Le mie sculture

Come già detto la scultura era già presente nel mio DNA e col passare del tempo è diventata sempre più divertente e gratificante.

Il legno è un materiale caldo e deteriorabile  ma,  se trattato con cura,  può durare per secoli. E’ sempre vivo e si presta a innumerevoli lavorazioni: edilizia, arredamento, nautica e molto altro ancora. La cosa che però anima di più l’immaginazione dell’uomo nei suoi riguardi è la scultura.

Veder uscire da un nobile e semplice ciocco di legno quel qualcosa che al suo interno trovava dimora è come assistere ad un fenomeno che, in quel preciso momento, sa di prodigio.

Lo scalpello che sbozza; il mazzuolo di bosso, essenza tra le più dure, che picchia; l’occhio che misura provando a dare le giuste proporzioni; tutto ciò da vita a quanto, in quel preciso momento, senti di dover tirar fuori da dentro di te, non necessariamente per farlo vedere al mondo ma solamente per scoprirlo tu per primo, per guardarti dentro, per vedere ciò che pensi e goderne appieno.

A seguire le immagini di alcuni dei miei lavori: