Perché dovrebbe essere importante la data del 607bc?

Postato Da monseppe on Mar 27, 2019 | 5 commenti


Perché dovrebbe essere importante la data del 607bc?

 

Le date, (o gli eventi) passati, lasciano il tempo che troviamo attualmente.

Per quale motivo sarebbe importante non trascurare o dimenticare importanti avvenimenti storici, specialmente se ciò che è avvenuto in passato ha influenzato in modo determinante la vita di uno o più popoli?

Gli eventi della storia passata sono utili a noi oggi, sopratutto per non ripetere gli stessi errori o scelte che si sono mostrate essere deleterie per chi le abbia accettate o sostenute; si chiama “esperienza“.

Ignorarla, vuol dire potersi trovare a ripetere quella storia passata, spesso con risultati negativi simili, o addirittura peggiori. Ricordarla, invece, ci permette di fare tesoro di ciò che di buono ci ha insegnato, e ci mostra come evitare situazioni dolorose per noi oggi e per i nostri figli nel futuro; perché quello è l’unico tempo che ancora possiamo modellare e rendere migliore (o peggiore, ignorando le esperienze passate).

In accordo con lo scopo e soggetto di questo sito, esprimo qui il mio pensiero in merito a un lontano evento che fu vissuto dal popolo ebraico nel periodo Neo-Babilonese.

Quel semitico popolo antico, aveva una forma di governo che oggi si potrebbe definire “ibrida”. Era governato come un regno o monarchia ma lo stesso re di quel regno doveva, a sua volta, essere sottoposto a un più grande Re; un re di natura “spirituale”.

Le leggi, che il Re umano di quel popolo doveva osservare erano scritte in un libro, giunto a noi come “la Bibbia”, e la cui parte detta “antico testamento” doveva essere ricopiata da quel re, per se stesso, per impararla ed osservarla; in tal modo poteva mostrarsi essere un buon re a favore del popolo che era stato incaricato di amministrare.

Chi è quel superiore “Re” di natura spirituale.

Il superiore “Re” di quel popolo antico è oggi generalmente nominato “Dio”; ma tale titolo generico è molto impersonale e non è univoco, essendo riferibile pure ad altri dèi, anche di religioni monoteistiche, essendovene più di una confessioni.

Nella lingua di quel popolo, il nome personale di quel (vero) Dio era scritto con antichi caratteri aramaici che registravano solo le consonanti. Scopo di quel tipo di scrittura, era quello di rendere necessario che la lettura fosse  fatta ad alta voce e fosse  anche tramandata di padre in figlio. Era pure una scrittura che aiutava a memorizzare il messaggio che era stato dato. Per esempio.

Dv mr l prssm t cm t stss“; seppure il testo sia stato privato di ogni vocale, chi conosce il “messaggio” che esso trasmette, già potrebbe leggerlo. Una volta che un tale messaggio sia stato udito o tramesso a voce a un figlio da parte di un padre, la volta successiva il figlio non farà fatica a leggerlo correttamente… perché ricorderà [e questo era lo scopo], le parole del padre.

Il messaggio direbbe: “Devi amare il prossimo tuo come te stesso” (è pure definito come “La regola aurea“). Ora, riprovate a leggerlo; anche a distanza di giorni, non farete fatica a leggerlo correttamente.

Anche il nome del Dio al quale pure il re di quel popolo antico doveva mostrare ubbidienza, era scritto con le sole consonanti “YHWH“;  la grafia di quel popolo, tuttora vivente, è però scritta da destra verso sinistra.

Oggi noi, se lo leggessimo come usiamo fare, da sinistra verso destra, lo dovremmo leggere (traslato nei nostri caratteri) come “HWHY“; pertanto, per la nostra lettura, quello scritto deve essere girato da sinistra a destra, secondo come noi usiamo scrivere oggi; appunto in “YHWH“.

L’esatta vocalizzazione di quel nome, purtroppo, per una sorta di bigotta osservazione verso un giusto comando che fu dato (Esodo 20:7), fu perduta. Ciò accadde in quanto, quel comando, fu preso tanto letteralmente da arrivare al punto che era evitato quasi sempre di “pronunciare quel nome“. Fu certo prevalentemente una sorta di superstizione ma come conseguenza ora, la sua esatta pronuncia vocalica è praticamente andata perduta. In luogo di tale importante nome, fu preferito usare il “titolo” di “Signore” (derivato dall’ebraico Adonai).

Poiché l’originale “nome” tetra-grammatico sarebbe comunque impronunciabile senza l’uso delle vocali originali, nel tardo Medio Evo si diffuse fra i discendenti di quel  popolo che allora vivevano in Italia, la comune pronuncia italiana del nome traslato nella forma latina e tradotto in Italiano; oggi, in Italia, è conosciuto (e pronunciato) come: “Geova“.

Tale pronuncia italiana così vocalizzata (e similmente tradotta anche in altre lingue), è spesso contestata da coloro che “continuano” a preferire di evitare [direi in modo quasi superstizioso] di usare il nome quadri-consonantico (o Tetragramma YHWH).

Con la banale scusa che la vocalizzazione consonantica del nome sia stata (sembra) ottenuta con la fusione delle vocali di “Adonai (Signore)” inserite nel tetragramma, generalmente lo osteggiano preferendo limitarsi, se obbligati, alla “meno italianizzabile ” forma di “” (WikiPedia) o “JAHVÈ” (Treccani). Resta un loro diritto tale scelta.

Trovo però “strana” questa scelta, di non usare un nome che nella bibbia (come tetragramma), è riportato oltre 6000 volte. Personalmente, non accetto prontamente questo diniego; anche per il fatto che il “problema” della traslazione e traduzione dei nomi biblici scritti in aramaico antico, in italiano o in altre lingue, è lo stesso anche per i nomi che sono oggi comunemente accettati, come Geremia, Daniele e altri.

Il mio nome (in Italiano) è Giuseppe. Gli inglesi e i francesi mi chiamerebbero “Joseph“; dovrei prendermela con loro? Non sarei saggio. In Greco sarei “Iosif“; i Giapponesi mi chiamerebbero “Josefu“… mia madre mi chiamava “Giuseppino“… Eppure sono sempre io!

Se però, per una sorta di dispiacermi nel chiamarmi “Giuseppe”, mi chiamassero solo “Signore“… potrei rispondere alla chiamata (forse) “solamente se fossi da solo“.  Se fossi assieme ad altre persone, invece, tutte dovrebbero voltarsi a vedere chi è che “Le” chiama!

Anche il più selettivo “titolo” di “Dio” (rispetto a “Signore“), resta equivoco… Quale fra le migliaia di “dèi”  che sono oggi invocati è stato “Chiamato“? Meno male che io, di Divinità (Supreme), ne conosco (e accetto) solo una! Sotto è mostrato come il nome era scritto in aramaico e in ebraico:

  • 1) il comando dato da Dio a Mosè in Genesi 20:7.  ; come tradotto in italiano dalla interlineare di Vianello. Si nota che non ha senso usare il “titolo” di “Dio“, in luogo del nome. Sono due cose ben distinte, com’è evidenziato nel testo stesso. Normalmente i nomi hanno un significato. Giuseppe, significa “Geova aggiunge“; cosa significa quel nome, molto più importante e particolare?
  • 2) la forma verbale di azione del nome è:    “Divenire“, nelle due forme; aramaica la prima e ebraica la seconda.
  • 3) Il nome proprio (Geova, o YHWH) è nel suo letterale significato: “Egli fa divenire” (illustrazione tratta dal WT Library, nel sito JW.org).

Poiché io sono “Italiano”, se mi chiamano “Giuseppe”, udirò pronunciare correttamente il mio nome. Quando parleremo una sola e comune  lingua, allora tutti mi conosceranno come “Giuseppe” (indipendentemente da come esso sarà scritto e da come sarà allora pronunciato il mio nome).

Un’antica ribellione.

E’ storia ormai millenaria che quel popolo antico, diletto al Dio sopra identificato come “Geova”, faticasse a ubbidire alle giuste leggi del loro sovrano assoluto. Tanto era di inclinazione ribelle quel popolo che già centinaia di anni prima che, su loro stessa richiesta, fosse governato anche da un re umano, quell’unico sovrano di quel popolo, che è Geova stesso, il loro “Dio”, fece scrivere: (Deuteronomio 9:13) …Geova allora mi disse: “Ho visto questo popolo; è proprio un popolo ostinato” [letteralmente: “dal collo duro“].

La pazienza di quel loro giusto Dio fu molto grande e lungimirante; altrettanto e ancor più grande però fu lo spirito ribelle che quel popolo antico, occasionalmente, mostrava disattendendo i suoi giusti comandi. Nel tempo, come popolo, si mostrò sordo anche ai molti richiami e moniti che mediante i profeti il loro Dio mandava perché si ravvedessero. Vedi Levitico 26:32-35.

Quel loro antico e glorioso regno davidico, ubbidiente a Geova, era ormai un lontano ricordo quando la ribellione di quel popolo giunse fino  al punto di  meritare una lezione che sarebbe stata ricordata perfino per millenni dopo.

Sì, per millenni dopo, in quanto, quel regno avrebbe dovuto estendersi poi su tutto il genere umano a beneficio di ogni popolo, nazione e razza.

Purtroppo, è ormai plurimillenaria esperienza umana il fatto che, come riconobbe un antico saggio (Salomone):  … ”Ho visto tutto questo, e ho rivolto il mio cuore a ogni opera che è stata fatta sotto il sole, durante il tempo in cui l’uomo ha dominato l’uomo a suo danno” (Ecclesiaste 8:9 nwt).

Poiché il tempo dell’adempimento del proposito di quel Re, ovvero che i suoi sudditi vivessero sotto un governo giusto piacevole e amorevole, era allora ancora molto lontano, avendo dimostrato che amministrandolo mediante uomini imperfetti (e regnanti umani anche se da Lui  incaricati) avrebbe continuato a dimostrarsi fallace nel tempo, giunse il momento di operare un “grande” cambiamento.

Fine di un tipico (rappresentativo) regno teocratico di natura umana.

Quel tipico popolo, non sarebbe stato mai più governato da un rinnovabile “Re umano” incaricato (o unto) che fosse stato approvato da Geova; come fu dichiarato da Geova stesso: “Questo è ciò che il Sovrano Signore Geova dice: ‘Rimuovi il turbante e togli la corona. Le cose non saranno più come prima. Innalza chi è in basso e abbassa chi è in alto. 27 Una rovina, una rovina, una rovina ne farò. E non apparterrà a nessuno finché non arrivi colui che ha il diritto legale, e a lui darò ciò che gli spetta’.” (Ezechiele 21:26, 27).

A quando risale l’evento (La fine di quel regno davidico amministrato da regnanti incaricati da Geova), che fu qui “solennemente” registrato nella Bibbia?

Storici, archeologi, astronomi e linguisti di oggi, sulla base di reperti o documenti antichi ma ignorando la più affidabile fonte storica che oggi abbiamo, la Bibbia, lo attestano concordemente al 587bc e durante il 18° anno del re di Babilonia.

Le informazioni storiche della Bibbia (appunto trascurata o ignorata), collocano però lo stesso evento (la distruzione di Gerusalemme e del tempio nel periodo Neo-Babilonese), al diverso anno secolare del 607 a.E.V.  (o bc).

Perché risulta questa differenza di anni (19 solari o 20 anni di regno ordinali)? Molti tendono a rendere “insignificante” questa differenza: sia 587bc, sia 607bc, il fatto storico è indubbio: Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti durante il 18° anno del regno Babilonese Nabucodonosor II (dicono).

Sorge però un fatto “assurdo“… Nello stesso “18°” anno di una stessa persona avvenne un evento differito di 19 anni solari? Qualcosa non torna. Seppure fosse insignificante dal punto di vista del risultato, esso è un “paradosso (o errore)” storico.

Giuseppe Flavio (in accordo con la Bibbia), riferisce che Nabucodonosor II era la suo 19/18 anno di regno  su Babilonia (secondo sia riferito ad ascesa o ad accessione), quando occorse l’evento distruttivo della città di Gerusalemme.

Mi domando: gli storici di oggi, “Dove trovano scritto che fosse durante il 18° anno di quel re che occorse suddetto evento” se non nella Bibbia e tramite Giuseppe Flavio?

Per quanto io abbia cercato, nessun reperto archeologico specifica che “Nel 18° anno del regno di Nabucodonosor II, Gerusalemme fu distrutta“. D’altronde, né la bibbia, né nessun altro reperto ora giunto a noi poteva “allora” dichiarare l’anno secolare (o astronomico) di quell’evento. Il tempo, in quel periodo, era contato in base agli anni dei regnanti; pertanto oggi deve essere in ogni casostimato“.

Mi si dirà subito che nel rigo Obverse 15, 18 del reperto BM 21901 è registrato: [(15) nel primo anno di Nabucodonosor II] “Egli marciò alla città di Ascalon e la catturò nel mese di Kislîmu [Novembre/Dicembre]”. Vero. Ciò non risolve il problema.

L’anno di suddetto evento, seppur “documentato”, deve comunque essere stimato su riferimenti diversi. Questa nuova informazione, solo accomuna l’evento descritto a quel primo anno de re con quello occorso al suo 18° anno sopra esaminato.

Per molti, tutto questo può non significare nulla. 587bc o 607bc che sia, oggi viviamo nel 2019; “che cosa ci può importare di sapere con precisione quando quell’evento accadde”? È accaduto! Punto.

Vedi qui le informazioni aggiuntive sulla stima del vero tempo o data.

Qui saranno inserite (più avanti), alcune informazioni del perché la Bibbia addita a un 607bc l’evento distruttivo di Gerusalemme e del suo Tempio nel periodo Neo-Babilonese, com’è ampiamente dimostrato nel libro: “La Ragione della Bibbia” in versione aggiornata del 2019.

Chi, invece, usa discernimento e comprende l’importanza delle informazioni bibliche, siano esse solo storiche o siano spirituali, “ricorda” che in merito a quell’importante evento (o regno soppresso), è stato scritto: “E non apparterrà a nessuno finché non arrivi colui che ha il diritto legale, e a lui darò ciò che gli spetta.

Chi era questo “Colui” sopra riferito, che avrebbe mostrato di possedere il “diritto legale” a quel regno teocratico che gli apparteneva?

Oltre un millennio prima del luttuoso evento qui trattato, questo “avente il diritto legale” riferito da Ezechiele, fu identificato per la sua tribù di appartenenza e per il suo retaggio regale; fu scritto: “ …Giuda è un giovane leone. Farai preda, figlio mio, e di certo tornerai*. Si è sdraiato e accovacciato come un leone. Chi oserà disturbarlo? 10 Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone da comandante dai suoi piedi, finché non verrà Silo, e a lui ubbidiranno i popoli“. (Genesi 49:9, 10 nwt).

*L’azione letterale è: “salito dalla preda“. Questa è un’espressione che ha pure il senso di: “tornato dalla caccia”. Il senso dell’azione pertanto, può essere sia tipico (al momento di Giuda), e sia antitipico e quindi futuro; adempiendosi essa quando [tornando] questo Leonino comandante si presenterà come il “Silo” promesso.

Interessante è il fatto, per com’è descritto, che sia suggerita l’azione che ne sarebbe conseguita; al suo “salire o tornare“, questo regale personaggio (il Silo) avrebbe visto il suo potere regale molto ampliato.

Essendo stato descritto prima come un “giovane leone“, torna [essendo futuro il tempo riferito a quest’azione, esso ha anche il senso di “tornerà“], come un “Leone [adulto] che incute timore“. Non sarebbe stato più un “piccolo o solo rappresentativo” regnante su una nazione dal collo duro, spesso ribelle e disubbidiente. Per lui è stato detto che: “a lui ubbidiranno i popoli; [come suggerisce il senso espresso da: “Chi oserà farlo levare (o disturbarlo)?“].

Sono ormai passati millenni da quell’originale promessa del veniente Silo. Tanto tempo, da indurre molti a “dubitare” del suo effettivo “ritorno”. Quella storia passata, ci ha però tramandato (attraverso la Bibbia) un modello del suo futuro regno. Allora, esso fu  presentato (seppure in mezzo a persone imperfette e dal collo duro) dal regno iniziato con Davide e poi amministrato da Salomone.

La profezia di Ezechiele informa che tale modello teocratico (ma umano), sarebbe stato interrotto e non sarebbe stato più riattivato.

Dopo l’evento distruttivo della città di Gerusalemme e del suo tempio nel periodo Neo-Babilonese, seppure su quel popolo giudaico ci furono altri re o regnanti, infatti, nessuno di essi era stato più in tale incarico come “rappresentante del regno di Geova” [o fosse della tribù di Giuda e discendente di Davide].

…E bruciava la casa del [vero] Dio e abbatteva le mura di Gerusalemme; e bruciarono col fuoco tutte le sue torri di dimora e anche tutti i suoi oggetti desiderabili, in modo da causare rovina. 20 Per di più, portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; 21 per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni. (2 Cronache 36:19-21 Rbi8).

Questa informazione è importante. Perché?

Per il fatto che associa un periodo di 70 anni che “Inizia” con la distruzione di Gerusalemme… Lo conta in “settanta anni“… fino a che cominciarono a regnare [su Babilonia] i reali di Persia*. 

*Per “reali di Persia“, non è intesa l’ascesa di Ciro II (Il Grande) del secolare anno 559/558bc, quando Ciro conquistò la Media dopo aver sconfitto Astiage, il padre di Dario il Medo [Ciassare II] e nonno di Ciro, nel vero 562bc.

Dario il Medo non era persiano, ma dopo la conquista della Media, divenne re vassallo del “persiano” Ciro il Grande. Poiché la profezia stava additando il re di Babilonia e quindi il regno Babilonese, quei “due” re dell’impero persiano di allora, divennero anche i “reali o regnanti” sulla conquistata Babilonia nello storico anno 539bc.

Sorgono lecite le domande:

Se tale tempo senza un regno teocratico fu “Iniziato con la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio“, per “quanto tempo ancora“, il genere umano sarebbe stato senza tale necessario e promesso “Silo“?

Chi sarebbe stato questo promesso “Silo“?

In che modo si sarebbe manifestato ai suoi sudditi?

Se sarà un regnante di natura spirituale, come sarebbe stato possibile percepirne la sua “presenza“, e quindi questo suo “ritorno“?”

Poiché è accennato un “inizio” del periodo che l’intero genere umano sarebbe stato senza tale governo teocratico, per il suo   “tornerai“, diventa imperativo “Definire questo inizio”! 

Un’idea di quanto tempo sarebbe stato necessario aspettare, la illustra lo schemino sottostante (da una vecchia pubblicazione della “WT”). Ignorare il preciso tempo (o preciso e vero anno) di quando finì quell’antico regno davidico, o di discendenza regale di Giuda e di Davide, significa non interessarsi del proprio futuro. Come ovvia conseguenza, quando quel “leonino regnante salirà (o tornerà)”, troverà impreparati coloro che non abbiano saputo fare tesoro della storia passata e delle lezioni che ci ha dato.

Lo schemino sopra presentato è fortemente contestato da coloro che ormai hanno rinunciato o stanno rinunciando alla speranza di un governo di fattura non umana, capace di risolvere veramente i problemi che oggi ci affliggono.

Se io dico a qualcuno “tornerò“… senza dare altre informazioni, quel qualcuno si aspetterà, dopo tale promessa, che “almeno” io   torni prima della mia stessa morte. L’attesa avrebbe “comunque” una scadenza o termine, che dovrebbe risolversi entro il tempo nel quale chi l’attende possa vedere adempiuta quella mia promessa. Su tali basi, chi l’attende può perseverare con fiducia che io “arrivi”.

Poiché colui che deve tornare è un “leonino” regnate, di natura spirituale, che Geova stesso chiama figlio mio ((Genesi 49:9) …”Farai preda, figlio mio, e di certo tornerai“…. nwt), seppure nel “tipico si riferiva a Giuda, come potremmo sapere “quando tornerà” se, essendo di natura spirituale, non muore mai?

Sarebbe una promessa… a vuoto, che si potrebbe pure “ignorare“, non potendone determinare mai una conclusione! Abbiamo però degli interessanti indizi.

  1. Il sogno del re di Babilonia, spiegato poi da Daniele, fu ispirato nel tempo in cui Dio aveva da poco lasciato che il suo regno terreno fosse rovesciato (o 6 anni dopo quell’evento, e pertanto durante il 23° anno del regno di Nabucodonosor II). Se fosse stato dato prima (il sogno) non poteva essere collegato come “conseguenza” di quell’evento, ma solo a re stesso.
  2. La persona alla quale fu mostrato il sogno era la stessa (il re di Babilonia), che Dio aveva impiegato per mettere fine al governo (o regno teocratico tipico) che aveva avuto sede in Gerusalemme. L’ultimo regnante, di discendenza davidica che rappresentava quel regno teocratico, morì poco tempo dopo quell’evento, ponendo fine con la sua detronizzazione, nel 18° anno del re Nabucodonosor, a quel tipico regno davidico (Geremia 52:11).
  3. Il tema del sogno è il diritto di Dio (non del re di Babilonia) di esercitare la sua sovranità sull’interoregno del genere umano (Daniele 4:17, 25, 32).
  4. Il contesto nel quale è inserito il sogno, cioè il libro di Daniele, fa più volte riferimento al futuro dominio del Regno di Dio.
  5. Le successive profezie di Daniele non sarebbero state pienamente comprese fino “al tempo della fine” (Da 12:4, 8, 9); quindi, dopo il tempo di Nabucodonosor II.
  6. Viene specificato un limitato o definibile periodo di tempo “Sette tempi (sette anni)”, specifici per quel re “tipico”. In senso escatologico

    Escatologia, vedere qui significato.

    *Escatologia [e-sca-to-lo-gì-a] n.f. [pl. -gie] l’insieme delle rappresentazioni che il mito, le religioni o altre forme di pensiero hanno elaborato sul destino ultimo dell’uomo e del mondo: l’escatologia del cristianesimo. Comp. del gr. éschatos ‘ultimo, estremo’ e -logia. *Escatologismo [e-sca-to-lo-gì-Smo] n.m. [pl. -i] (relig.) interpretazione storica del cristianesimo secondo la quale la predicazione di Gesù sarebbe stata finalizzata alla fine del mondo ritenuta imminente | qualsiasi visione religiosa che considera la vita dell’uomo soprattutto nella prospettiva dell’aldilà ? (Da escatologia. © 2005, De Agostini Scuola S.p.a. – Garzanti Linguistica).
     è quindi riferibile nel suo “adempimento finale“, proprio ai nostri giorni. Resta, pertanto, necessaria l’identificazione del “preciso” anno secolare che corrisponda realmente al 18° anno del regno di quel re che distrusse Gerusalemme e il suo Tempio.

Per identificare in modo completo e a tutto campo (archeologico, astronomico, documentale, storico e biblico ed esegetico), quell’importate anno , ho dovuto scrivere un libro di 656 pagine (La ragione della Bibbia) corredato pure da un “compendio” di 120 pagine. Diventa ovvio che non posso presentare qui tutte le evidenze necessarie.

Identificato l’anno 607 a.E.V. (-0606 astronomico) con il 18° del regno di Nabucodonosor I.

Mi diranno che sto andando “controcorrente“. La datazione “ufficiale” (di storici, e archeologi) per il 18° anno del regno di Nabucodonosor II, su base “documentale” è comunemente attribuita al 587bc (-0586 astronomico)! Vero in senso “documentale, o archeologico“; ma non altrettanto vero nel senso “documentale e storico della trascurata Bibbia“!

(continua; articolo progressivo…).

Perché dovrebbe essere importante la data del 607bc?ultima modifica: 2019-03-27T08:56:46+01:00da monseppe

5 Commenti

  1. La relazione tra i testi di Ezechiele 21:25 e Genesi 49:10 è molto logica!

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  2. Ho visto una spiegazione simile su Genesi 49: 9, 10 in La Torre di Guardia, 1 gennaio 1963.

    Trovo meraviglioso come Geova Dio rivela il sacro segreto. – Romani 16:25-27.

    E come tutte le profezie si armonizzano l’una con l’altra. – 1 Corinti 2:13.

    Come disse Gesù, Dio non rivela le cose profonde della Sua Parola, ai saggi e agli intellettuali, ma ai bambini. – Matteo 11:25.

    Riceviamo lo spirito di Dio solo per comprendere la Bibbia se abbiamo un cuore umile e sincero. – 1 Corinti 2:10.

    La Bibbia è davvero diamantina!

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  3. 1 gennaio 1963 – (portoghese) / 15 dicembre 1962 (italiano)

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    • Grazie, André, per la specifica che hai dato.

      Prima dell’uso del “MEPS” (traduttore di testi in lingue diverse), le WT. e SV. erano stampate nelle lingue locali con un distanza di alcuni mesi dalla versione in inglese.

      Se ne deve tenere conto durante la consultazioni di riviste anteriori al 1970.

      monseppe2

      Inserisci una risposta

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