James Dewey Watson e le conseguenze della sua dichiarazione “I neri sono meno intelligenti dei bianchi”
Il biologo statunitense James Dewey Watson, nato a Chigago nel 1928, è divenuto famoso per avere scoperto nel 1953, assieme a Francis Crick (biologo britannico) e a Maurice Wilkins (biologo neozelandese), sulla base delle immagini a raggi X di Rosalind Franklin, chimica inglese, la struttura a doppia elica dell’acido nucleico DNA (Acido DesossiriboNucleico o DeossiriboNucleico che era stato isolato nel 1869 dal biochimico svizzero Friedrich Miescher), sostanza responsabile delle informazioni genetiche necessarie per la biosintesi dell’altro acido nucleico RNA (Acido RiboNucleico) e delle proteine in ambito cellulare. Per tale scoperta Watson nel 1962 fu insignito del premio Nobel per la medicina con Crick e Wilkins. La Franklin venne esclusa perché lo stesso premio Nobel può essere assegnato ad un massimo di tre scienziati.
Oggi, Watson è ritornato alla ribalta perché, in una recente intervista dell’emittente americana PBS, ha sostenuto la sua tesi che tra bianchi e neri esistano “significative differenze genetiche” da cui consegue un “grande divario” tra di essi sul piano del loro QI – Quoziente intellettivo. Già nel 2007 il quotidiano britannico The Independent pubblicava una dichiarazione di Watson secondo cui “I neri sono meno intelligenti dei bianchi” e ciò scatenò uno sdegno generale che costrinse lo scienziato a ritrattare affermando che “non vi sono basi scientifiche per sostenere tali tesi” e a chiedere scusa “Ma come ho fatto a dire certe sciocchezze?” Ma ciò gli costò il licenziamento dall’Università di Cambridge.
Adesso in seguito alle affermazioni fatte nella citata intervista hanno indotto vari istituti di ricerca ad annunciare la “immediata revoca” delle onorificenze concesse in passato allo scienziato.
Il figlio dello scienziato, Rufus, ha precisato che il padre “non è un razzista e che ha soltanto descritto quanto è emerso dalle sue ricerche nel campo della genetica”.
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