“Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità” uno straordinario ritratto espressivo del grande pittore tinto del colore giallo
Titolo: Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità
Titolo originale: At Eternity’s Gate
Regia: Julian Schnabel
Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Julian Schnabel
Musiche: Tatiana Lisovkaia
Produzione Paese: USA, 2018
Cast: Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Vladimir Consigny, Stella Schnabel, Niels Arestrup, Amira Casar, Vincent Pérez, […]
Il regista Julian Schnabel, che sa scavare con stile unico e coinvolgente nei sentimenti umani ed estrapolarli in modo particolare rendendoli visibili, percepibili e tangibili – basta ricordare il suo più grande successo Lo scafandro e la farfalla (2007) -, ritorna a descrivere, con grande accuratezza e precisione come fa un grande scienziato, nel film Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità gli ultimi anni della singolare vita sofferta, ma altamente produttiva ai fini artistici, del grande pittore olandese. In esso, con il suo sottile e delicato pennello cinematografico, il regista spalma con delicata arguzia e pian piano il carattere, calmo esternamente ma irrequieto e folle interiormente a tal punto di tagliarsi l’orecchio sinistro, di Van Gogh (Willem Dafoe), che non sapeva fare altro che dipingere e vedere ciò che gli altri non vedono. E lo contrappone all’altro grande pittore francese Paul Gauguin (Oscar Isaac), con cui Van Gogh non si trovava d’accordo su disquisizioni che riguardavano la pittura, ma era in perfetta sintonia sull’idea di creare una nuova visione, un nuovo modo di dipingere.
Van Gogh amava più di se stesso la natura, di cui si considerava parte integrante, immergendosi in essa e ricevendo da essa sensazioni ed emozioni che si tramutavano in sentimenti che guidavano la sua mano con cui li descriveva così come egli li avvertiva. Come un palombaro in mare così egli s’immergeva tra gli alberi e i sottili steli erbacei che flettevano in sintonia armonica al minimo alito di vento e ne assaporava con gli occhi i colori, i particolari movimenti, gli odori, la bellezza intrinseca, cercando di cogliere l’attimo, il carpe diem oraziano che egli tentava di non perdere dipingendo e terminando i suoi quadri con grande velocità al fine di proiettare quell’attimo verso l’eternità.
Prediletto era il colore giallo, il colore del sole, il colore predominante sulle sue tele, il colore che si espande irradiando ogni cosa e da ogni cosa riflesso, il colore che esprime l’innato impulso di apertura che un individuo prova verso la natura al fine di sentirsi integrato con essa, il colore che racconta implicitamente il desiderio di liberazione, di fuga e di distacco dalla realtà, di una realtà piena di cattiveria, sentimento insito in ogni età. Provava, in effetti, nel suo intimo, Van Gogh con quel colore la fuga e il distacco dalla realtà che normalmente rimandano inconsciamente a differenziarsi dall’agire umano canonico e anche a ciò che viene ritenuto dal comune sentire “follia”, così come versifica portami il girasole impazzito di luce il poeta Eugenio Montale in Ossi di seppia.
Van Gogh amava, infatti, immergersi nella natura e farsi accarezzare dall’ondeggiamento delle gialle spighe, mosse da lievi refoli di vento e, nel contempo, guardare dall’alto il panorama che gli si presentava sino all’orizzonte per trovare una nuova luce per quadri mai visti prima di allora. Nel contempo, inconsciamente, voleva annullare quell’allontanamento che lo faceva sentire distante da tutto e, nel contempo, tendeva ad illuminarsi d’immenso, come recita Giuseppe Ungaretti nella poesia Mattina, accostando e integrando così tra essi la visione della natura con il sentimento che questa suscita, e pensando solo al rapporto con l’eternità.
Van Gogh istintivamente cercava di imitare Socrate cioè, come sosteneva il sociologo Zigmunt Bauman, voleva comporre liberamente e autonomamente la propria personalità, senza copiarne altre. Imitare Socrate rifiutando di imitare l’uomo Socrate per rifiutare la duplicazione, la riproduzione in quanto tali. E con ciò il pittore esprimeva il suo grande senso di anticonformismo e di libertà.
Tutto questo fa cogliere il regista con questo bel film grazie anche alla bravura indiscussa di Willem Dafoe.
Candidato per il migliore attore in un film drammatico a Willem Dafoe al Golden Globe 2019, Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità è stato anche in concorso alla LXXV Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2018 dove a Willem Dafoe è stata assegnata la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Filmografia
Basquiat (1996), Prima che sia notte (2000), Lo scafandro e la farfalla (2007), Lou Reed’s Berlin (2007), Miral (2010).
Francesco Giuliano
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