“Colette” , una brillante storia d’amore e di tradimenti
Titolo: Colette
Regia: Wash Westmoreland
Sceneggiatura: Wash Westmoreland, Richard Glatzer, Rebecca Lenkiewicz
Musiche: Thomas Adès
Produzione Paese: UK, USA, Ungheria, 2018
Cast: Keira Knightley, Dominic West, Fiona Shaw, Denise Gough, Eleanor Tomlinson, Aiysha Hart, Robert Pugh, Ray Panthaki, Shannon Tarbet, Caroline Boulton, Rebecca Root, Attila C. Arpa, Arabella Weir, Karl Farrer, Masayoshi Haneda, Maté Haumann, Dchie Beau, […]
Colette (Keira Knightley), in realtà Sidonie-Gabrielle Colette, vive con la madre Sido (Fiona Shaw) e il padre Jules (Robert Pugh), invalido di guerra, nella campagna di Montignies. Un giorno in seguito ad una visita alla sua famiglia, Colette conosce Willy (Dominic West), un famoso imprenditore letterario di Parigi, di cui si innamora. Da lì a poco ne consegue il matrimonio che porta Colette ad abitare a Parigi dove, grazie alle frequentazioni del marito, conosce diversi personaggi più o meno famosi della Belle Époque. Lei, infatti, non vuole che venga trattata come la moglie che aspetta a casa, ma vuole far parte della vita di Willy. Il contatto con quella gente è stimolante e suscita subito in Colette delle ispirazioni letterarie che la portano a scrivere dei racconti autobiografici dove la protagonista dalla disinibita e spregiudicata sensualità si chiama Claudine. Willy a corto di denaro, per risanare le finanze familiari avendo avuto sentore della bellezza e dell’originalità di quegli scritti anticonformisti, fa pubblicare quei racconti però a proprio nome con il consenso della moglie. Essi hanno subito un grande successo tant’è che Claudine per i suoi comportamenti erotici e osé diventa subito famosa nell’entourage culturale parigino e lo diventa ancor di più il suo scrittore, si fa per dire, Willy. Conseguentemente, approfittando di ciò Colette continua a scriverne altri che Willy seguita a fare pubblicare ancora a proprio nome. Passano gli anni e il rapporto coniugale incomincia ad incresparsi per diversi motivi: non avendo figli con un marito che oltre ad essere un donnaiolo è anche un dissipatore di denaro, Colette scopre di essere lesbica e intraprende una profonda e duratura relazione amorosa con Missy (Denise Gough), una nobile femminista disinibita dagli evidenti comportamenti maschili. Ne risulta che Colette divorzia da Wlly e riesce a pubblicare i romanzi con il suo nome ottenendo un grande successo meritato.
Ambedue gli attori protagonisti Keira Knightley e Dominic West, che alternano magistralmente il dramma con la commedia, descrivono un capolavoro di accortezza pittorica, che rivela un gusto delicato per la moda del tempo e per i rapporti sociali basati sul pettegolezzo e sul moralismo sfrenato. Keira Knightley è molto brava a indossare le vesti di Colette perché mostra una profonda capacità di evidenziarne il bisogno spasmodico di eversione e il sentire pulsante diverso dal resto della società in cui risiede, e che la inducono a invocare per sé un nuovo modo di vivere, libero da vincoli di qualsiasi natura e avulso dai pregiudizi e dalle inibizioni sociali. Nel contempo Dominic West descrive brillantemente la sua tragedia, quella di un uomo combattuto fra l’amore per la moglie e l’amore per la gloria evanescente, optando per sua natura per il secondo che lo porta al fallimento sia come marito che come uomo.
Il regista sostiene, nel frattempo, lo svolgersi dell’intrigo narrativo con un uso convincente delle risorse scenografiche e musicali equilibrando il giusto ritmo dei gesti, degli sguardi e dei dettagli per niente trascurati per fare cogliere il profondo senso del logorio interiore e della verità. Egli, come un bravo scultore, scava profondamente nei volti di Colette e di Willy per far cogliere allo spettatore la loro individuale intimità e per mettere in luce la raffinata ipocrisia di lui e l’aggressività erotica di lei.
Il regista asseconda, infine, anche il proseguire della storia dei due coniugi con un accurata opera di ambientazione e con un uso preciso dei dettagli, che non risparmiano alcun aspetto, usando a fondo e con perfetto equilibrio il linguaggio cinematografico risultato utile per una costruzione armonica della vicenda, misurata e senza crepe.
Il film è stato presentato al Sundance Film Festival 2018 ed ha ottenuto 4 candidature al British Independent Film Awards 2018.
Filmografia
The Fluffer (2001), Non è pecacto- La Quinceañera (2006), The Last of Robin Hood (2013), Still Alice (2014). Ha diretto diversi film con vari pseudonimi (Wash West e Bud Light).
Francesco Giuliano
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