“Euforia” esamina con sagacia un problema serio e drammatico evitando il sentimentalismo becero
Titolo: Euforia
Regia: Valeria Golino
Soggetto e Sceneggiatura: Francesca Marciano, Valia Santella, Walter Siti,Valeria Golino
Musiche: Nicola Tescari
Produzione Paese: Italia, 2018
Cast: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Jasmine Trinca, Andrea Germani, Marzia Ubaldi, Iaia Forte, Francesco Borgese, […]
Dopo il grande successo di Miele (2013),Valeria Golino manifesta la sua voglia di dirigere un nuovo film Euforia e, avulsa da quel sentimentalismo becero che il tema trattato le avrebbe permesso, lo fa, invece, con perspicacia, grazia e raffinatezza.
Quel che innanzitutto impressiona lo spettatore è il titolo Euforia, perché dopo aver visto il film egli pensa che il titolo sia discordante con il suo contenuto, dato che il significato di questa parola riportato nel vocabolario Treccani recita: Sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti belli e favorevoli dell’ambiente, tendenza a interpretazioni ottimistiche; può essere segno di una reale condizione di perfetta salute, ma talora è connesso con fenomeni per lo più lievi d’intossicazione (da alcol, stupefacenti, ecc.), o con disturbi psichici, o addirittura con stati tossinfettivi gravi.
In effetti, la sensazione di benessere somatico e psichico potrebbe essere illusoria ma anche potrebbe rappresentare il segnale profondo di un imminente pericolo di cui la persona non ha consapevolezza. Come spiega la stessa regista Valeria Golino: Si tratta di quella bella e pericolosa sensazione sperimentata dai subacquei nelle grandi profondità: un sentimento di assoluta felicità e di libertà totale. È una sensazione che deve essere immediatamente seguita dalla decisione di raggiungere la superficie prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre negli abissi.
Ciò è quel che succede ai due fratelli Matteo (Riccardo Scamarcio) ed Ettore (Valerio Mastandrea). Il primo, che vive a Roma in un attico da cui si vede tutta la città, è un imprenditore spregiudicato, professionalmente affermato e ricco, che sa il fatto suo. Dal carattere narcisista e con inclinazione omosessuale, Matteo ama curarsi il corpo, e fa uso di droga prediligendo il sesso maschile. Il secondo, invece, tutto l’opposto del fratello, è un insegnante di scienze al liceo, dal carattere chiuso, scrupoloso e prudente, che vive in un piccolo paese, dove è sposato con Michela (Isabella Ferrari) con la quale ha avuto un figlio, e con una relazione extraconiugale con Elena (Jasmine Trinca).
Un giorno, mentre stava recandosi all’aeroporto per motivi di lavoro, Matteo riceve dalla madre (Marzia Ubaldi) una telefonata da cui apprende che il fratello è malato. Ciò porta Ettore, per gli accertamenti sanitari conseguenti alla malattia, a vivere a Roma nella casa del fratello, a cui di primo acchito a causa del suo carattere introverso dice: Non ti devi preoccupare delle cose mie. Mi ospiti qua, grazie, basta così. La convivenza, tuttavia, induce ambedue ad acquisire quella conoscenza reciproca e profonda che quando erano giovani non avevano fatto perché trasportati dagli eventi casuali della crescita e della formazione. Tant’è che Matteo scontrandosi col fratello è indotto a dirgli: Non hai mai fatto un cazzo nella tua vita, non hai mai rischiato, perché sei un vigliacco! Che suscita in Ettore la risposta: Perché me tieni qua, te? Per chi lo fai? Per te, per mamma, per chi lo fai? Ancora te devi fa perdona’ il fatto de esse’ frocio?
Riccardo Scamarcio, che è predominante sulla scena, dimostra di avere perfezionato la sua verve artistica indossando in modo eccellente le vesti di Matteo, un giovane che apparentemente palesa sicurezza e che possiede tutto ciò che si può desiderare nella vita. Un giovane che crede di poter fare tutto ciò che vuole anche del suo corpo senza inibizioni; si sottopone, infatti, al trapianto dei polpacci. Un giovane che non si preoccupa assolutamente di dare un senso alla vita perché non crede ma, al tempo stesso, vuole far miracolare il fratello proponendogli di andare in pellegrinaggio a Lourdes ma, a causa del diniego fraterno, lo porta in Bosnia per vedere l’apparizione della Madonna di Medjugorje che, però, fallisce. Matteo, in definitiva, è molto attento al rispetto del legame familiare ma non della persona, in quanto con le sue premure e le sue attenzioni non fa altro che entrare nella sfera personale del fratello, nei confronti del quale mostra interesse continuo. Egli apparentemente palesa sicurezza, ma al tempo stesso evidenzia una fragilità d’animo che in un momento di sconforto lo potrebbe portare alla rovina.
Valerio Mastandrea, invece, è stato ben azzeccato per il ruolo che gli è stato assegnato, quello di Ettore, il quale mostra, con la sua pacatezza, la sua riservatezza, la sua sottile ironia e la sua interiorità travagliata, un comportamento introverso e scettico che lo pone ad affrontare il problema di salute che lo ha colpito in modo non reattivo e per niente partecipativo. Egli si lascia trasportare inconsapevolmente dal susseguirsi degli eventi e soprattutto dal fratello e mostra apparentemente di non avere paura, che invece ha perennemente dentro di sé e che non riesce a vincere.
Un duello dunque fra due fratelli che,mentre “combattono”, pian piano si scoprono e scoprono le loro interiorità e i loro sentimenti inibiti, e alla fine si rendono conto di volersi bene, un mondo di bene.
Il film è stato presentato in concorso al Festival del Cinema di Cannes 2018 nella sezione Un Certain Regard.
Filmografia: Miele (2013).
Francesco Giuliano
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