“The Wife – Vivere nell’ombra” osanna con delicatezza il ruolo della donna in questo mondo maschilista
Titolo: The Wife – Vivere nell’ombra
Titolo originale: The Wife
Regia: Björn Runge
Soggetto: Meg Wolitzer (dal suo romanzo The Wife)
Sceneggiatura: Jane Anderson
Musiche: Jocelyn Pook
Produzione Paese: Svezia, UK, USA, 2017
Cast: Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Annie Starke, Harry Lloyd, Elizabeth McGovern, […]
Joe Castleman (Jonathan Pryce) è uno scrittore di successo, ormai vecchio, a cui tramite una telefonata viene comunicato di aver vinto il Premio Nobel per la letteratura: È un grande onore comunicarle che è stato designato come vincitore del Premio Nobel per la letteratura di quest’anno. È grande la gioia sua e di sua moglie Joan (Glenn Close) la quale via via l’attenua durante la loro permanenza a Stoccolma in attesa del conferimento del prestigioso Premio. I continui flashback dei quarant’anni trascorsi, da quando Joe e Joan si conobbero e da questa conoscenza nacque l’amore che li indusse a sposarsi, dopo che Joe divorziò dalla moglie Carolina, fanno sorgere allo spettatore un sospetto, anche se in modo non molto chiaro e palese, l’ambiguità del loro rapporto. Sospetto che deriva dai rapporti di Joe con il figlio David (Max Irons), ma soprattutto dalle ingerenze e dalle illazioni del giornalista Nathaniel Bone (Christian Slater) non gradite dallo scrittore, che lo respinge con precisione, del quale vuole scrivere la biografia. Illazioni che emergono quando Bone, vedendosi rifiutato dal futuro Nobel, si rivolge alla moglie: Signora Castleman, mi hanno offerto di scrivere un libro su Joe. Ho letto i primi lavori giovanili di Joe, strano quanto sia migliorata la sua scrittura dopo aver conosciuto lei! …… Carolina… la ex moglie di Joe la perdona … anzi … la ringrazia per averglielo levato di torno.
Come nel romanzo Ulisse (1922) di James Joyce, il cui riferimento nel film è dichiarato dalla copertina del libro nelle mani di Joan, la narrazione è condotta in modo da descrivere magistralmente l’avventura dell’essere umano nei suoi due generi, trasportato da un flusso caotico e ingarbugliato che non si riesce a vincere ma dal quale si ottiene una sintesi che genera sempre cultura e conoscenza della verità, che tuttavia rimane latente. Essere umano anche travolto dal suo perenne e vitale flusso di coscienza che passa da uno stato apparentemente tranquillo ad uno stato di alterazione incontrollata. La narrazione, diretta con garbo ed eleganza dal regista svedese Björn Runge, fa emergere, inoltre, con assoluto realismo, il disordine, l’illogicità e la mancanza di senso veicolati da una prassi umana che spesso è condizionata dai momentanei eventi, a cui non si dà peso e avulsi da giusta ragione o da cui si ricavano improvvisi interessi emozionali o materiali. Una contrapposizione, dunque, di razionalità e sentimento e un travaso biunivoco dell’una verso l’altro.
Jonathan Pryce e Glenn Close riescono a coinvolgere e ad attrarre emotivamente lo spettatore con i loro sguardi, le loro frasi dette o interrotte, con il loro modo di fare, con i loro silenzi e le loro verbosità, ma soprattutto con la loro bravura indiscussa.
Filmografia
Skymningsjagare (1985), Steward Gustafssons julafton (1985), Brasiliens Roda kaffebar (1986), Intill den nya varldens kust (1987), Maskinen (1988), Mordaren (1989), Vinden (1989), Morgonee (1990), Greger Olssons koper en bil (1990), Ogonblickets fienile (1991), En dag pa stranden (1994), Arry & Sonja (1996), Raymond (1999), Om jag vander mig om (2003), Mut mot mun (2005) Happy End (2011).
Francesco Giuliano
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