di Filippo Pavone
“Nulla sarà come prima” è il mantra in tempo di coronavirus, ed è ciò che noi tutti ci auguriamo.
Il Web pullula di delfini e cieli colore indaco, volano altissimi i propositi di abbandonare la cultura competitiva basata sul libero mercato e abbracciare un nuovo umanesimo dove trovino spazio concetti come libertà, collaborazione e rispetto. La costrizione forzata, al di là di chi vive una condizione di difficoltà economica, sanitaria o di solitudine a cui va tutta la compassione di cui sono capace, ci ha costretto a rimodulare le nostre priorità, rendendole più umane. Abbiamo visto la natura riprendersi lo spazio che le appartiene, dimostrando che difendere l’ecosistema, oltre che necessario, è possibile.
Ma il tempo di quarantena sta per scadere, la prossima settimana saremo tutti messi alla prova dei fatti. Le idee di cui ci siamo infatuati dovranno confrontarsi con i tanti “mi piacerebbe, ma non posso” con i “vorrei tanto, ma proprio non trovo il tempo”. Certo, mi rendo conto che non è semplice, il cambiamento, quando è autentico, porta con se qualcosa di nuovo, non è l’adattamento del vecchio alle nuove condizioni; non è gratuito, bisogna cercarlo, costruirlo e portarlo nelle azioni concrete della vita di tutti i giorni.
Per attuare il cambiamento bisogna prima trovare il coraggio di togliersi il vestito confortevole finora indossato senza avere paura della nostra nudità, accentandola, correndo il rischio di trovare il nulla.
Cambiare è un processo per approssimazione che è infinito. Ogni convinzione che abbiamo, ogni pensiero che formuliamo dentro ha un aspetto cognitivo, ma anche un aspetto emotivo e affettivo. Cambiare un’idea vuol dire cambiare la chimica interna. Si può agire sia sulla fisiologia, che è l’insieme delle reazioni biochimiche, posturali e motorie; così come si può agire sia sulla psiche, cambiando l’emotività strettamente connessa ad una idea, attuando un processo a fasi progressive di elaborazione razionale, collaudo della nuova idea, addestramento e rimodulazione, fino a giungere alla registrazione engrammatica.
In quest’ottica, il Tai-Chi è da me vissuto come la preziosa possibilità di esercitare il cambiamento. La pratica infatti, oltre che agire direttamente sulla fisiologia, offre la possibilità di sperimentare quel processo di modifica dell’emotività in tutte le sue fasi.
Ricordando che il cambiamento della coscienza collettiva è la sommatoria del cambiamento delle coscienze individuali, auguro a tutti, me compreso, buon lavoro.