di Filippo Pavone
L’essere umano è un animale sociale, deve al suo istinto di appartenenza, e quindi all’adozione di strategie collaborative vincenti, il suo successo evolutivo.
Pertanto la solitudine, in quanto condizione innaturale, è causa di sofferenza e merita un attenta riflessione. La Solitudine è l’assenza di relazioni nutrienti, intendendo con l’aggettivo nutriente tutte quelle relazioni che agevolano il soddisfacimento delle esigenze più naturali dell’essere umano, facilitano la conoscenza del sé, permettono la nostra armonica collocazione in questo universo. E penso all’arte, agli affetti, alle emozioni; ma non solo, penso al rapporto tra un artigliano e il suo apprendista, al sorriso affettuoso di uno sconosciuto, al fare amorevole di un medico ecc. ecc..
Ci si può sentire in compagnia, avendo un rapporto nutriente con noi stessi e con la natura che ci circonda (eremita), ci si può sentire soli pur immersi in una moltitudine persone (carcere).
E’ compito di ciascuno di noi alimentare relazioni nutrienti, l’ alternativa – quando ciò è possibile – è la rinuncia e quindi la sofferenza.
Ma come fare ?
La via maestra, secondo me, è proprio quella di porre in atto le cinque virtù del Kung Fu. Saggezza e compassione, vanno sempre a braccetto, sono necessarie per comprendere, con la mente e con il cuore, chi ci sta’ di fronte; sincerità, significa valutare le nostre reali capacita’; il coraggio, ci guida nell’azione giusta e ed equilibrata e quindi, la pazienza nel dare consegunza al proposito con il fare.
Grazie Filippo, ti voglio bene ❤️