I nostri sono i fratelli nel pensiero, di cui troppo raramente ci si ricorda, e spesso solo in ricorrenze particolari. Non sono sicuramente all’altezza, ma un piccolo contributo voglio comunque darlo, almeno per tenere accesa la luce.
16 dicembre 1969 – Milano
Il primo “nostro”, data l’occasione, è Giuseppe “Pino” Pinelli; nell’anno dell’uomo sulla luna e di Woodstock, egli volle imparare a volare, e non gli riuscì; vittima del proprio attivismo finì nelle grinfie di un potere alla ricerca di un colpevole “facile”, e chi meglio di un anarchico? Vi invito a leggere “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo, “La misteriosa morte di Giuseppe Pinelli” dal sito storiain.net http://win.storiain.net/arret/num160/artic3.asp
e la pagina https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=2300 dedicata alla ballata del Pinelli.
23 agosto 1927 – Boston, Massachussets
I secondi, per simpatia col primo, sono Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti: simile la storia, simile la fine. Immigrati in U.S.A. nel 1908, erano colpevoli in partenza in quanto 1) italiani e 2) anarchici, perciò finirono i loro giorni sulla sedia elettrica, accusati e condannati, ingiustamente, di una rapina conclusa con un duplice omicidio.
Cinquant’anni dopo l’esecuzione, avvenuta il 23 agosto 1927, furono riabilitati. Meglio tardi che mai?
In proposito, https://globalist.it/culture/2017/08/23/novantadue-anni-fa-la-morte-di-sacco-e-vanzetti-uccisi-perche-anarchici-e-italiani-2010491.html, https://thevision.com/cultura/sacco-e-vanzetti/, la canzone “https://www.youtube.com/watch?v=vp420cZZ0c4”
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