Il mio restauro

 

IL MIO RESTAURO

A chi non è mai venuto in mente di mettere a posto una vecchia auto, magari  quella che aveva nostro padre quando eravamo piccoli, oppure una di quelle la cui linea ci era sempre piaciuta quando eravamo ragazzi ma che non abbiamo mai  posseduto o guidato perché, al momento che potevamo permettercela ed avere la patente, ormai non le facevano più. Auto che ci sono rimaste nel cuore, che prendevamo a pallonate da bambini quando ancora si poteva giocare a calcio nelle stradine sotto casa. Auto che, sostituite via via da mezzi più moderni, sono state buttate perché ritenute dei “catorci”, dei “cumoli di ruggine” o perché “bevevano troppo”. Auto che una volta stavano al servizio di tutta la famiglia spazzate via dal consumismo, dalla smania di possedere sempre l’ultimo modello. Auto spesso ancora funzionanti, rimaste schiacciate nella pressa degli sfasciacarrozze grazie alle scellerate campagne di incentivo alla rottamazione dei nostri governi. Auto per anni dimenticate nelle autorimesse, nelle stalle e nei granai ricoperte di polvere oppure lasciate marcire nei campi alle intemperie………….

Ma i sentimenti che avevamo provato per loro, per anni sepolti sotto la mole degli impegni quotidiani del lavoro e della famiglia, non erano morti e pian piano sono riaffiorati nelle nostre vite, abbiamo cominciato a capire che le auto moderne, progettate al computer, sono fredde, tutte eguali, non portano in sé l’anima e l’inspirazione dei vecchi progettisti capaci di trasferire su un pezzo di carta la loro genialità per poi trasformarla in un capolavoro.

E allora abbiamo cominciato a ricercare queste vecchie signore e a sistemarle per farle tornare agli antichi fasti. Fiorisce l’interesse per il restauro d’epoca, molte persone hanno trasformato questa loro passione in un lavoro, la caccia ai pezzi originali che ancora si possono trovare in giro sulla faccia del mondo è tuttora aperta e ben supportata dalla tecnologia moderna della rete che ti permette di avere contatti ovunque.

Chi scrive ha iniziato a riscoprire questa passione poco dopo i quarant’anni, alla nascita del primo figlio, ripensando al tempo in cui egli stesso era piccolo e l’auto di famiglia era una Alfa Romeo Giulia. Fu così che nel 2009 di Luglio iniziai a cercare su internet una Giulia d’epoca e, mal consigliato da alcune persone, capitai nelle grinfie di un rivenditore di Milano, un mero imbroglione che non si lasciò sfuggire l’occasione di cucinare il pollo di turno…… Io non potevo muovermi da Grosseto, dove abito, a causa del neonato da accudire. Lui mi spedì via mail delle foto di pessima qualità dell’auto, asserendo che era assolutamente sana e solo da riverniciare come veniva scritto pure sul suo sito in rete ove, sotto una foto piccolissima dell’auto, compariva in inglese “No rust, needs only repainting”. Secondo lui l’unico punto dell’auto da sistemare a livello di lattoneria era il parafango posteriore lato passeggero, infine si propose anche di farla portare a casa mia da Milano a Grosseto da un suo dipendente. Questo fatto mi convinse che l’auto in quanto marciante doveva essere buona e stupidissimamente accettai. Di seguito le foto inviatemi dal venditore prima dell’acquisto:

Dopo un paio di giorni la Giulia era sotto casa, a prima vista non sembrava pessima e l’entusiasmo era alle stelle, ma per poco. Già avevo notato che il sedile lato guida era sbranato ma pensai che bastava smontarlo e portarlo dal tappezziere vicino casa, cosa da poco. Poi, però, il primo giro di prova mi lasciò di sasso in quanto il cambio grattava orribilmente e senza usare la seconda era difficilissimo guidarla in città. Privo di ogni nozione riguardo le auto d’epoca, iniziai a prendere informazioni in giro tra vecchi meccanici del luogo e forum internet sui problemi che affliggono le Alfa Romeo del periodo comprendendo che sarebbe stato necessario smontare ed aprire il cambio per sostituire i sincronizzatori, cosa che oltretutto avrebbe comportato una notevole spesa. Ma non persi l’ottimismo pensando che, una volta messo qualche soldo da parte, il lavoro si poteva fare, nel frattempo mi sarei occupato di sistemare la carrozzeria che presentava diversi punti di ruggine. In passato avevo fatto qualche piccola verniciatura e pensavo di poter semplicemente carteggiare le parti arrugginite per poi darci del ferox. Allo scopo costruii in campagna, nell’orto di mio suocero, un piccolo ricovero dove collocai la Giulia in attesa delle ferie di Settembre, quando avrei avuto più tempo di metterci le mani………………………… Venne Settembre e con lui arrivò anche la grande delusione: le parti metalliche dell’auto erano crivellate dalla corrosione, palle enormi di stucco erano state usate come tappabuchi e per mascherare la ruggine. Una volta tolto lo stucco la Giulia sembrava un colabrodo !!! Pezzi di lamiera arrugginite dei sottoporta, dei fondi, degli sportelli, dei parafanghi, del bagaliaio, del cofano posteriore saltavano via che era un piacere al semplice tocco. Mestamente realizzai che, date le mie ridicole conoscenze in merito a riparazioni di lattoneria, era impossibile proseguire e il progetto fu abbandonato per quasi 2 anni.

Ci volle molto tempo per metabolizzare la disfatta, tuttavia continuai a leggere tutto quello che si poteva trovare su forum e siti internet in materia di restauro d’epoca cercando poi di confrontarlo con i consigli di diversi carrozzieri del luogo, alcuni dei quali furono così gentili da farmi assistere anche allo svolgimento di qualche lavoro. Ad alcuni mostrai anche l’auto, chiedendo dei preventivi, ma quasi tutti mi sconsigliarono di restaurarla a fronte di una enorme spesa. Per nulla turbato dai loro commenti, cominciai a comperare un po’ di attrezzatura necessaria al mio scopo: compressore, pistola a spruzzo, molatrice, dischi, trapano e una economicissima saldatrice a filo, la prima in assoluto di tutta la mia vita. Infine acquistai una lastra di 2 mq di lamiera grezza dello spessore di 1 millimetro, la portai in garage e iniziai ad allenarmi a tagliarla e risaldarla. I primi passi furono difficilissimi ma con il tempo le cose andarono migliorando.

A parte la saldatura, un’altra cosa che mi affliggeva era la mia pessima conoscenza in merito al trattamento e prevenzione della ruggine, perché dove questa è passante (cioè con la lamiera bucata e compromessa dalla corrosione) la parte viene tagliata e sostituita con una “toppa” di lamiera nuova saldata ma dove la ruggine è superficiale si rende necessario procedere in modo diverso. Per prova lasciavo arrugginire alcuni pezzi di lamiera per poi ripulirli con dischi e spazzole abrasivi rotanti, da applicare al trapano o alla molatrice. Tuttavia in poco tempo l’ossido si riformava copiosamente, così capii che dopo la spazzolatura era bene terminare l’opera con prodotti a base di acido fosforico come il Rimox o il Ruginox che sono in grado di penetrare nel più piccolo pertugio ed effettuare un lavoro “di fino”. La sinergia tra l’azione meccanica della spazzola metallica rotante e l’effetto chimico passivante del Ruginox mi consentiva oltretutto, in caso di impegni personali, di poter lasciare il lavoro per poi riprenderlo nei giorni seguenti senza dover trattare la lamiera con fondo anticorrosivo. Ho sperimentato come decapante anche l’acido fosforico liquido da solo (cioè non contenuto in altri prodotti) ottenendo ottimi risultati, fermo restando che poi le parti trattate vanno immediatamente “chelate” cioè l’acido deve essere neutralizzato con una base come il bicarbonato o la soda caustica, altrimenti l’ossidazione riparte subito. Infine, allo scopo di prevenire nel tempo una nuova ossidazione del metallo, trattavo le parti con prodotti speciali come il Rustol C.I.P. o il Rust Oleum 769 ottimi come anticorrosivi e blocca ruggine. Infatti potevo notare come i pezzi di lamiera così trattati non arrugginivano di nuovo anche se lasciati all’aperto e all’umidità. Un’ottima soluzione sarebbe stata quella di far sabbiare la Giulia da persone esperte, ma poi abbandonai l’idea in quanto l’auto doveva essere smontata completamente per il trattamento e poi rimontata, quindi i costi levitavano vertiginosamente e tutto ciò era avverso al tentativo di restauro a “costi contenuti” che mi accingevo ad effettuare.

Un ulteriore cruccio era come modellare la lamiera in modo da ricreare le modanature delle parti corrose della Giulia, da dover tagliare via. In questo mi ha aiutato molto la rete, ricchissima di filmati di veri maestri battilastra che partendo dal foglio di lamiera diritto riescono a rifare la fiancata di un’auto, fu così che comperai tutta una serie di martelli, martelletti, tassi da carrozziere e morse  con i quali pian piano acquistai una manualità decente nel riuscire a rifare piccoli pezzi dell’auto, ovviamente niente di professionale ma sufficiente allo scopo. Per le parti più grandi ho pure realizzato una semplicissima piegatrice utilizzando degli economici profilati di ferro, come da progettino trovato su un forum di appassionati, con cui ho potuto rifare i due lunghi sottoporta della Giulia.

Alla fine un giorno mi feci coraggio, portai l’attrezzatura in campagna dalla Giulia ed iniziai a tagliare la parte bassa del parafango posteriore…………………………………………………..

Poi presi un pezzo di lamiera nuova e passai diverso tempo a batterla per modellarla, fu davvero arduo, al termine agguantai la saldatrice e cominciai a saldare il pezzo alla carrozzeria. Dal sole del pomeriggio si era ormai fatta sera, ero estremamente stanco, teso e nervoso ma deciso a non mollare. Le saldature non vennero benissimo, erano bruciacchiate ed alte, anche a causa della saldatrice di tipo assai economico, ma una volta molate il lavoro mi parve accettabile in quanto il pezzo era stabile e con la successiva stuccatura vidi che si poteva nasconde le varie imperfezioni, poi il fondo acrilico e la verniciatura avrebbero fatto il resto!!

Il mio restauroultima modifica: 2018-09-11T23:58:10+02:00da lcarobbi