Introduzione al Tai Chi Chuan

di Filippo Pavone

“Ying e Yang sono contenuti nel Tao, il principio fondamentale dell’intero universo. Essi Stanno alle basi di tutta la materia e dalle sue trasmutazioni. Il tao è principio e fine, vita e morte, e ha la sua dimora nei Templi della Divinità. Colui che vuole curare le malattie deve ricercare questa causa che sta alla base .“ (HUANG-TI: NEI JING -Il tao e le leggi della medicina- Cap 5)

Questa frase è tratta dal “NEI JING” (Il tao e le leggi della medicina), un’opera notevole risalente al 2700 a.C e che si compone di 24 volumi in forma di dialogo fra l’autore CH’I ed il suo allievo HUANG-TI, consegnato alla storia col nome di l’Imperatore Giallo e segna la genesi di quella scuola di pensiero che più tardi renderà grande L’IMPERO CELESTE.

L’Imperatore Giallo praticava una forma di esercizio chiamato Tao Yin con lo scopo di allungare la durata della vita: “i movimenti degli arti guidano la circolazione del sangue così che i tessuti in ogni parte del corpo possono essere guariti e purificati nel modo più efficace. I movimenti, inoltre, assolvono il compito di condurre il respiro entro e fuori i polmoni, così da garantire una maggiore assunzione di ossigeno nutrendo ed enerizzando il corpo e migliorando, altresì, l’eliminazione dei veleni tramite l’espirazione.”

Tutta la medicina tradizionale Cinese, e quindi anche questa pratica, nasce dall’osservazione della materia dove tutto è sempre dinamica e metamorfosi.

“La coppia di forze antagonoste sono Ying e Yang; l’antagonismo, la potenzialità espressa da queste e che genera la metamorfosi è il Qi; la metamorfosi, il succedersi di una forma all’altra, questa incessante dinamica della vita è il Tao.” (Antonio Piedisacco – Appunti)
In buona sostanza, l’antagonismo delle forze Yin e Yang (principio di Asimmetria) si esprime in un continuo divenire alla ricerca di un equilibrio che non verrà mai raggiunto (principio di esistenza)[ poichè la massima espressione di Yin racchiude in se il seme che genererà il suo opposto, Yang.
Tali concetti, che sono alla base di tutto il pensiero filosofico cinese, trovano fondamento da due testi:
l’I Ching (il libro dei mutamenti) il più antico e importante dei libri di filosofia cinese, risalente ad un epoca precedente all’Imperatore Giallo, attraverso i suoi esagrammi fornisce una descrizione sistematica delle relazioni che intercorrono fra Yin e Yang.
il Tao Tè Ching di Lao Tzu,  vissuto intorno al 600 a.C., che compedia i principi fondamentali del Taosimo,  che proprio in quel periodo si afferma prallelamente al Confucianesimo a cui per molti versi si oppone.
Lao Tzu è il primo a teorizzare la non-azione il “wu-wei” che è cosa diversa dall’immobilismo. Secondo la concezione non meccanicistica del processo vitale, il mutamento è concepito come l’effetto di una causa originata dall’antagonismo della coppia di forze Yin Yang; agire pertanto significa assecondare queste forze.

Nulla al mondo è più molle e più debole dell’acqua
eppur nell’abradere ciò che è duro e forte
nessuno riesce a superarla,
nell’uso nulla può cambiarla.
La debolezza vince la forza,
la mollezza vince la durezza:
al mondo non v’è nessuno che non lo sappia,
ma nessuno v’è che sia capace di attuarlo.

Trenta raggi si uniscono in un solo mozzo
e nel suo non-essere si ha l’utilità del carro,
s’impasta l’argilla per fare un vaso
e nel suo non-essere si ha l’utilità del vaso,
s’aprono porte e finestre per fare una casa
e nel suo non-essere si ha l’utilità della casa.
Perciò l’essere costituisce l’oggetto
e il non-essere costituisce l’utilità

Nel 600 d.C. BODHIDHARMA (monaco buddhista) giunge dall’India in Cina e dà nuovo vigore al pensiero buddhista ormai perfettamente integrato col Taoismo e con la medicina. L’apporto è anche di tipo tecnico poiché con il Buddhismo giungono moltissime tecniche dello yoga, ed anche queste entrano a far parte della medicina, strutturando i fondamenti che produrranno poi, tra i monaci Shao-lin, la scuola SHAOLIN CHUAN.   Essa fu strutturata come un’opera d’arte, senza un fine definito, ma solo allo scopo di tradurre concretamente nel movimento fisico quanto fino ad allora conosciuto. Certamente i monaci Shao-lin quotidianamente lo praticavano per affinare il controllo della respirazione e il coordinamento dell’energia fisica con quella psichica.
La tradizione cinese vuole che Ta Mo (altro nome attribuito a Bodhidharma), mentre istruiva i monaci novizi a Shaolin, si rese conto che la cattiva condizione fisica impediva loro di stare svegli durante le lunghe ore di meditazione a cui li sottoponeva, inoltre i monaci erano impreparati a difendersi dai continui attacchi di briganti, che imperversavano nella zona.

Sarà poi ZHANG SAN FENG, leggendario monaco taoista vissuto durante la dinastia Yuan (1279-1368) che visse ed insegnò nell’altrettanto famoso monte Wu Dang nella provincia di Hu Pei, a strutturare quelli che poi saranno chiamati “Stili interni” tra cui il “T’AI CHI CHUAN” è annoverato.
Una leggenda narra che Zhang San Feng, già esperto di arti marziali, un giorno ebbe modo di assistere ad un combattimento fra un a gru ed un serpente. Quest’ultimo si sottraeva a colpi di becco dell’uccello con movimenti morbidi, sinuosi, lenti e continui, ma poi contrattaccava con fulminea rapidità.

Andremo ora ad approfondire l’aspetto meditativo, i cui vantaggi peraltro sono riconosciuti anche dalla comunità scientifica,  che non può essere disgiunto dalla medicina tradizionale cinese, olistica per definizione, che lo annovera tra le sue pratiche terapeutiche preventive.

L’osservazione è la chiave della meditazione, che nel T’AI CHI CHUAN, partendo dalla consapevolezza del respiro e attraverso il movimento, coinvolge l’individuo a tutti i livelli; avvicinarsi a tale disciplina infatti significa intraprendere un percorso esperienziale di conoscenza del sé.
Nel giocare a rallentare, percependo il proprio respiro, la mente si acquieta e il corpo si rigenera, il fluire dell’energia vitale Qi è agevolato.
L’energia vitale “Qi”, Yin Yang” non sono astrazioni mentali, ma una realtà concreta quanto il corpo fisico. Queste forze circolano intorno al corpo attraverso i meridiani che sono come fiumi di energia, altrettanto reali e concrete, alimentandolo e producendovi ogni fenomenologia.

Avvicinarsi alla medicina significa ricercare nella vita il signficato del Tao, ricercare le leggi che relazionano lo Yin allo Yang, riconoscere in un momento della metamorfosi l’eco che che collegerà questo al successivo.
La patologia è una situazione di equilibrio come ogni altra, ma scomoda perché limitante delle prestazioni; essa è anche una velocizzazione della metamorfosi verso la morte di una struttura formale in favore di un’altra.
Una forma vivente invecchia e muore originando l’altra forma; in questo ciclo si possono verificare accelerazioni perfettamente coerenti con la struttura, quindi la forma in cui si è prodotta l’accelerazione.
Per compredere la dinamica della patologia e progettare una interferenza terapeutica occorre conoscere quali sono i fattori che nella relazione struttira-cause detreminano una accelerazione della dinamica.
Ricercare nell’uomo i fattori responsabili della patologia significa indagare nella serie di eventi che lo relazionano all’ambiente ed individuare quelle procedure che si traducono nella struttura fisica come fattori.
La procedura che nell’uomo, per incongruenza ed alienazione del rapporto con l’esterno, può essere definita lesiva della struttura, si articola nei seguenti punti:

ALIMENTAZIONE: questo fattore è composto da tutto ciò che nell’uomo è metabolizzato, dal cibo alla respirazione

AZIONE/RIPOSO: questo rapporto è determinato dall’azione fisica; è dato dalla chimica conseguente il moto e da quella della relativa quiete;

SESSUALITA’: questo termine deve avere un’accezione molto ampia; indica il grado di coinvolgimento nel relazionarsi con l’esterno; è la forza che lega in funzioni tutte le strutture esistenti.

Ovviamente questi fattori non vanno intesi come forze scisse l’una dall’altra, si immagini questi fattori come i piatti di una bilancia, lo squilibrio dell’uno è causa dello squilibri di tutto il “sistema” e darà una risultante responsabile di una patologia e quindi di sintomi che naturalemente degenereranno.
Avendo chiarito il significato e l’origine della patologia risulta evidente che i sintomi non hanno alcuna importanza né per la diagnosi ne per per la terapia; infatti questi si generano nell’individuo ed indicano solo l’apetto esplicativo della patologia nell’ambito specifico e relativo di un corpo; quindi questi vanno considerati perché definendo un tipo di struttura fisica forniscono elementi all’attuazione di un progetto terapeutico.

Con ciò spero di aver stimolato la vostra curiosità verso questo mondo e di aver fornito elementi, per chi lo volesse, per approfondire i temi trattati; tuttavia deve essere ben chiaro che questo approccio mentale alla disciplina NON è la disciplina, così come studiare la composizione chimica dell’acqua, descriverla nei suoi aspetti fisici è cosa ben diversa dalla sensazione di bere un bicchier d’acqua quando si è assetati.

Salerno, 20 gennaio 2011

 

Introduzione al Tai Chi Chuanultima modifica: 2018-06-16T09:41:08+02:00da nylus