Per far capire cos’è “L’uomo che affittava i libri” bisogna partire da cosa non è: non è un libro che parla di compagnie, biblioteche, anelli, misteri e codici, non è un giallo e non parla solo d’amore, non è una serie, una trilogia, un prequel od un sequel, è semplicemente un libro che racconta una storia semplice con un linguaggio non sempre semplice ma comprensibile, di quelle che tanti vivono od hanno vissuto, è un libro che, attraverso gli occhi del protagonista, vuole guardare un poco, leggermente, dentro l’anima delle persone, dentro la natura umana, sopratutto i suoi difetti raccontati, parafrasando il cinema, attraverso i gesti, pensieri, comportamenti di tante comparse e di un attore anonimo quasi fino alla fine.
Il racconto, prendendo spunto dagli eventi, dagli atteggiamenti, dalle situazioni che fanno così parte della vita quotidiana da essere quasi invisibili, vede un dirigente di mezz’età, colto dal rifiuto per la sua vita, lasciare il lavoro alla ricerca d’una sconosciuta dimensione ideale e trasferirsi nella vecchia casa di famiglia, in campagna, nella località La Fontana; acquista anche un motocarro destinato alla pressa, lo carica dei suoi libri, fino ad allora mai letti, ed inizia a girare per i piccoli paesi del circondario, fermandosi nelle piazze con la scusa d’affittare i libri ma con l’intenzione di leggerli e presuntuosamente cercare di diffonderli. Così conosce nuove vecchie realtà, ragiona sui sentimenti, sulle sue sensazioni e viene in contatto con tante caratteristiche umane: rabbia, credulità, indifferenza ma conosce anche l’amicizia, emozione quasi mai provata e l’amore, attentamente evitato nel suo prima.
Sviluppata in un breve periodo della sua maturità, la storia viene narrata in due parti alternate: con il racconto del quotidiano, dove vive la semplice normalità mai provata, a volte sgradevole, ed una serie di episodi quasi tutti singoli, ambientati nelle varie piazze, dove diventa il filo d’unione e per lo più involontario spettatore e vive le storie di cui viene a conoscenza nel suo girovagare con diverse reazioni, mentre assapora pienamente la quotidianità anche quando questa non è, fino all’epilogo dai lui mai immaginato.