Remy Paggi pittore e grafico

Remy Paggi : Agaro (VB) 1937 . China su carta . Per quasi sette secoli gli abitanti di questo microscopico comune, lottarono strenuamente per la loro autonomia e sopravvivenza, finché nel 1938, si dovettero arrendere ai “superiori interessi della nazione”: in quella data l’abitato venne sommerso sotto 20 milioni di metri cubi del bacino idroelettrico, voluto dall’Enel, deciso senza neppure consultarli. Ricevuto un indennizzo minimo, alcuni si dispersero a malavoglia per la valle Antigorio. Altri rimasero strenuamente sino all’ultimo, pare ci fossero ancora i panni stesi fuori dalle case, quando cominciarono a invasare la diga.

Remy Paggi  (Begnins, 5 dicembre 1916 – Domodossola, 28 gennaio 2006)

Pittore e grafico impressionista

Biografia

Ottenuta nel 1933 a Roma una borsa di studio per giovani artisti con alcuni disegni d’ambiente, prese in seguito lezioni di disegno e di pittura presso alcuni pittori tra i quali Italo Mus e Pompeo Bottini . Intraprese poi il suo «vagabondaggio» artistico con i personali mezzi interpretativi, affinati tramite l’esperienza ed il lavoro, in particolare accentuando il suo interesse per l’habitat ed i costumi locali, alternando lavori di grafica ed a olio anche nel paesaggio del Lago d’Orta e del Lago Maggiore, della vecchia Milano, di Torino, Venezia e Parigi. Dopo le gravi vicende della seconda guerra mondiale e dell’internamento in Germania (rimangono sue preziose documentazioni grafiche di questa triste pagina di vita), riprende l’attività artistica dirigendo a Domodossola la Galleria d’Arte antica e moderna Pro Arte. Nel 1978, con il patrocinio ed il sostegno finanziario dell’assessorato all’istruzione ed alla cultura della Comunità Montana Valle d’Ossola , viene pubblicato il volume Dal Sempione al Lago Maggiore con 150 riproduzioni a piena pagina, in nero ed a colori dei suoi lavori, prefazione di Mario Bonfantini e commento storico di Germana Fizzotti . Sono disegni, pastelli, dipinti ad olio eseguiti nell’arco di trent’anni e più, tratti da ambienti, paesaggi, momenti di vita delle sue Valli, del Sempione e dei Laghi. Nel corso degli anni ha collaborato all’ illustrazione di Libri e Riviste . Degna di attenzione la sua testimonianza grafica sulla secolare architettura sia urbana che rurale e gli antichi mestieri .

Mostre e riconoscimenti

Tra le mostre personali e la partecipazione a collettive nazionali e internazionali citiamo:

  •  la Mostra di Napoli nel 1950;
  •  la Mostra alla Galleria Bureau di Parigi nel 1959 ;
  •  la Mostra personale a Domodossola nel 1962 ;
  •  la Rassegna Gran Derby San Benedetto del Tonto nel 1966 ;
  •  la Mostra Bianco e Nero al Broletto di Novara nel 1967 ;
  •  la Terza Mostra Internazionale d’Arte a Sanremo nel 1967;
  •  la Mostra «Italia Bianco e Nero» 3° Ediz. naz. di grafica ad Arezzo 1969;
  •      la Mostra «Premio S. Ambrogio» a Milano nel 1972;
  •  la Seconda Mostra della Montagna a Gallarate nel 1974.

Ha partecipato inoltre alle Mostre regionali di Saint-Vincent, Bognanco, Santa Maria Maggiore, Gattico di Novara, Bergamo.

Ha vinto il premio nazionale “Le nostre alture” organizzato dall’ Istituto Italiano d’Arte per la grafica d’Autore con il patrocinio del Club Alpino Italiano nel 1980.

Bibliografia

Premesso che parecchio materiale (riviste, depliants, commenti, ecc.) nel tempo è andato disperso, si cita quanto rimasto:

  •  Annuario della Pittura Italiana Istituto Europeo di Storia dell’Arte 1964;
  •  Pittori e Pittura contemporanea, 1968;
  •  Arte Italiana per il mondo ed. SEN 1970;
  •  Dizionario Comanducci IV vol., ediz. 1973 ;
  •  La Revue Moderne, Paris, 1950 e 1974 ;
  •  Walliser Volksfreund, 1978 e 1979;
  •  Tempo sensibile, rivista d’arte e di ambiente, Novara;
  •  Gazzetta del Popolo, 1978  ;
  •  Arte italiana per il mondo CELIT 1985,X° volume ;
  •  Oscellana 1971 N°1\2\4 ;
  •  Oscellana 1979 N°2;
  •  Dal Sempione al Lago Maggiore, itinerario del pittore Remy Paggi
     attraverso la Val d’Ossola, volume edito dalla Comunità Montana Valle
     Ossola nel 1978 ;
  •  L’Elite selezione Arte italiana 1992.
Remy Paggi : Donna di Agaro che sbuccia le patate – 1937 . Tecnica usata : china su carta.

Un giovanissimo artista Varzese : Remigio Paggi 

Non ancora ventenne, lungo, magro, bocca dal sorriso fanciullesco, occhiali a stanghetta, cartella da disegno che esce dal sacco da montagna, scende settimanalmente da Varzo per sostare da Gentinetta in via Sempione a deporre i suoi genialissimi ed aristocratici bianconero.
Talora lo troviamo in piazza Mercato, in via Montegrappa, al largo Madonna della Neve, alla Motta, la fantasiosa seduttrice, caratteristica Motta cara a tutti i pittori, col suo inseparabile album, e poco dopo nelle vetrine del negozio Gentinetta abbiamo il piacere d’ammirare riprodotti in deliziosi quadretti, il palazzetto del Vescovo e la casa del Pretore, la vetusta torre dell’ antica via di Circonvallazione, avanzo della Domo medioevale, e piazza Fontana con le secolari casupole dalle balconate di legno patinate di scuro, dove un ciuffo di gerani purpurei mette una nota sgargiante ed opulente.
Remigio Paggi è nato a Begnins nel Canton Vaud da genitori Varzesi, colà emigrati per ragioni di lavoro, e quivi fece le prime scuole elementari. Trasferitosi a Nyon ebbe campo di conoscere un pittore italiano, certo Lensa, nello studio del quale, fanciulletto ancora, cullò i primi sogni d’arte. Avendo un giorno copiato da una rivista la testa d’un vecchio il Lenza lodò il piccolo e, regalatogli matite e carta, lo incitò a studiare.
Mortogli il padre se ne venne con la mamma a Varzo dove compì le elementari e nel ’32 scese a Domodossola per frequentarvi la R. Scuola Professionale Galletti. Il titolare della cattedra di disegno, prof. Airoldi, lo classificò subito primo ed ancora oggidì i suoi lavori sono dati come modello agli allievi. Ma se il Paggi era un diligente, accurato nel copiare, studioso, ancora non rivelava il creatore, benché a casa continuasse a riprodurre dal vero animali, alberi, e tentasse qualche angoletto panoramico della sua Valle Divedro dai monti aspri, rocciosi, altezzosi.
Il dott. Terrazzi, mecenate dal cuore grande e squisitamente buono, e la signora Isolina Trabattoni, pittrice delicata e fine, intuirono l’artista nel fanciullone che cresceva come una pertica ed aveva gli occhi sognanti e le dita sempre annerite di lapis; lo consigliarono, lo corressero, lo guidarono, fin che ecco svegliarsi la nuova coscienza, ecco la rivelazione artistica fresca, trillante come un gorgheggio d’usignuolo, ecco il giovane Paggi pittore.
Preso dalla febbre della creazione, tormentato dall’ardore di giungere ad un mèta elevata, di imporsi con una personalità sua, il giovanetto studia indefessamente; prova, riprova, cancella; ripete, ed un giorno, su proposta del Magg. Castelli, presidente dell’O. N. B. provinciale, ha l’onore di vedersi conferita per merito una borsa di studio di 800 lire, borsa che nel 1933 gli venne solennemente consegnata in Novara nel dì della celebrazione dell’annuale del Balilla di Portoria.
Cresce ora maggiormente la febbre dell’artista irrequieto, mai contento della sua opera, ed un lavoro continuo, assillante, multiforme si svolge nella silente casa dei Paggi, dove una madre trepida intorno a quel figliolone che quasi non mangia per disegnare. .
Tutta la Valle egli ritrae, il borgo di Varzo dalle innumerevoli frazioni, ricche di tempietti votivi, di mistiche cappelline e di ville confortevoli che ospitano in estate i concittadini emigrati all’estero; Iselle, vedetta di frontiera all’imbocco del tunnel del Sempione; Trasquera e Bugliaga, villaggi montani vigilati dai picchi superbi; e Veglia ed il Leone, maestosi e giganteschi.
In estate viene invitato a villeggiare ad Arona dalla famiglia del cav. Spiriti, la cui signora è figlia del pittore Lampugnani , alunno dell’ Hayez, ed il Verbano mutevole nelle onde d’argento, e di turchese, la flora lussureggiante, il cielo d’opale ed i palazzi specchiantisi nel lago, gli cantano un’orgiastica sinfonia maliosa.
Il pittore Bottini, milanese, laghista, ossolano, gli dà delle lezioni e lo inizia ai secreti della figura. Animali, alberi, interni di case, testine di bimbi, figure di vecchi e d’alpigiane, escono a gettito dalla cartella del Paggi, impulsivi, colmi d’espressione, di grazia e di poesia. Poi egli vuol tentare la tavolozza copiando dal vero un grosso fascio di rododendri contenuti in un pentolone di rame. E le corolle della rosa dei monti sono così vive nel rosso sanguigno, così palpitanti e turgide che una signora villeggiante a Trasquera compera la tela e se la porta a Milano.
Le casate dei Bono e dei Valdo, appartenenti al patriziato varzese, non sdegnano decorare le sale dei loro palazzi di Parigi coi bianconero del giovane pittore, ed il dott. Terazzi, ch’è stato il buon genio del Paggi ed ha concorso ad alimentare la fiamma della sua lampada, possiede oltre un centinaio di quadretti e studi.
Remigio ha anche iniziato la riproduzione delle migliori chiese dell’Ossola: ne ha già compiute diciotto, fra cui quelle di Baceno (monumento nazionale) di Domodossola, Villadossola, Montecrestese; presentemente si dedica al ritratto e studia giorno e notte onde perfezionarsi, guidato sempre da Pompeo Bottini, maestro del nudo e perfetto conoscitore dell’anatomia.
Noi l’abbiamo conosciuto due anni fa sul tram della Vigezzina ; scendeva dal Santuario di Re coi cantori della Corale varzese e, mentre i compagni cantavano allegramente, egli, assorto e chino sulla sua cartella, lavorava intorno alla Cappelletta di Prestinone che aveva copiato dal vero. Quando, e raramente, alzava la testa dal disegno, un lampo passava negli occhi nascosti dalle lenti; era la scintilla che crea, il sogno che tormenta, la febbre che brucia.
Arrivammo in città alle diciannove, e quando i corali smorzarono in sordina le ultime note del « Mazzolin di fiori», Remigio chiudeva nella custodia lo studio finito, ed un sorriso aleggiava sereno sulla sua bocca di fanciullo, quello ch’è premio un’opera che dà gioia e conforto.
Nella prossima estate farà una mostra personale a Domodossola e noi ci terremo onorati d’appoggiarlo, perchè ci schieriamo fra i più caldi ammiratori di colui che, figlio delle sue opere ed educato aspramente,
lotta con magnificenza d’audacia volitiva nel giungere alla meta.

Tratto da : Piccolo mondo Ossolano di Ida Braggio Del Longo 1949. 

Per la biografia di Ida Braggio Del Longo cliccare qui :

https://issuu.com/paggi/docs/31_ossolani-illustri      
Dottor Terrazzi – China su carta 1942
Valle Antigorio (VB) : Pontemaglio . Dopo l’abitato di Oira, all’imbocco della Valle, la frazione di Pontemaglio a destra , ricorda il Vescovo Bescapè il quale scrisse che l’ardito ponte sulla Toce « era una volta il Pons Manlii, dal Console Manlius », mentre altri attribuisce il nome alla famiglia del costruttore, Manlia o Mallia, e altri ancora al fatto che in loco esisteva un maglio per i lavori di un fabbro nella cui fucina si ferravano cavalli e muli, mentre carrettieri e postiglioni, in attesa di riparazioni ai mozzi delle ruote, mangiavano pane nero cotto nel forno di pietra e spalmato di dolce lardo nostrano.
Tecnica usata : china su carta 1976

Questo video evidenzia l’attenzione di Remy Paggi verso gli antichi mestieri delle Valli Ossolane.

Qui, invece, un estratto di sole immagini, tratto dal volume “Dal Sempione al Lago Maggiore”, inerente al Sempione ed alla Valle Divedro.

Qui, Prove di stampa di alcuni disegni di Remy Paggi all’interno del Volume “Dal Sempione al Lago Maggiore”. https://www.ebay.it/usr/exact-20