L’OROLOGIO

Visione dalla Piazza dei Signori

La Torre, si innalza per 30 metri  dal piano stradale, tra il Palazzo del Capitanio (a sinistra nella foto) e il Palazzo dei Camerlenghi (a destra nella foto). E’ dotata di 5 piani interni, di cui i primi  tre sono stati destinati a contenere le parti del meccanismo dell’orologio, gli altri due costituivano la residenza del “temperatore” il maestro orologiaio, custode e manutentore dell’orologio.

Termina con un attico balaustrato con al centro la lanterna a pianta ottagonale, sormontata da una cupola di legno rivestita di lastre di piombo, al cui interno è inserita una campana in bronzo (del 1763 ) che invia i suoi messaggi sonori alla città. (in sostituzione di quella originale del 1436)

Proveniendo da Piazza dei Signori e oltrepassando  l’arco trionfale che da accesso alla Piazza Capitaniato (punto di ritrovo per le visite),  avete superato uno degli ingressi alla Reggia Carrarese del ‘300.

Era l’ingresso militare alla piazza d’arme che poteva contenere 1000 cavalieri. La Reggia era la residenza e sede del governo della città, edificata per volere di Ubertino da Carrara, Principe di Padova. Era un complesso di edifici e corti, cinta da mura fortificate con camminamento di ronda, che occupava lo spazio a forma di quadrilatero tra via Accademia, via San Nicolò, via Dante-Piazza dei Signori, Via dietro Duomo.

L’altro ingresso alla Reggia, quello principale, era sul lato sud , verso il Duomo, in corrispondenza del passaggio tra corte Arco Vallaresso e la scalinata coperta che conduce alla Sala dei Giganti.

E’ in questa porta meridionale che, presumibilmente, venne collocato nell’anno 1344 il grande orologio meccanico astrale, realizzato da Jacopo Dondi.

Una lapide tombale, posta nel lato sud del battistero del Duomo,  riporta un ‘iscrizione latina in caratteri gotici, che ci ragguaglia dell’esistenza dell’orologio e del suo creatore. Il Dondi ,capostipite della famiglia di medici e astronomi, professore dello Studium l’attuale Università. Per per questa ingegnosa opera, l’orologio astrario, fu insignito dell’appellativo “ dall’orologio ”.

Lapide tombale di Jacopo Dondi

 

” ORTVS ERAM PATAVI JACOBVS TERREQVE REPENDO/ QVOD DEDIT EN GELIDVM CINEREM BREVIS ACCVLIT VRNA/ VTILIS OFFICIO PATRIE SAT COGNITVS VRBI / ARS MEDICINA MICHI CELVMQUE ET SIDERA NOSSE / QVO NVNC CORPOREO RESOLVTVS CARCERE PERGO / VTRAQVE NEMPE MEIS MANET ARS ORNATA LIBELLIS /QVIN PROCVL EXCELSE MONITVS DE VERTICE TVRRIS / PEMPVS ET INSTABILES NVMERO QVOD COLLIGIS HORAS / INVENTVM COGNOSCE MEVM GRATISSIME LECTOR / ET PACEM MICHI VEL VENIAM TACITVSQVE PRECARE ”

Io Jacopo ero nato in Padova, e rendo alla terra ciò che essa mi diede. Ecco una piccola urna racchiude il mio freddo cenere. Colla mia opera fui utile alla patria, e abbastanza noto alla città. Ho appreso l’arte della medicina, e quella del cielo e delle costellazioni dove ora mi dirigo sciolto dal carcere del corpo.L’una e l’altra arte rimangono in verità illustrate nei miei scritti, che anzi sappi, lettore carissimo, essere mia l’invenzione che ti annuncia il tempo delle stagioni e le ore di mutevole durata che anche di lontano cogli dalla sommità della torre. E in silenzio prega per me pace e perdono

Dalla parte opposta che guarda la piazza vi è l’arco trionfale a tutto sesto opera di ristrutturazione dell’architetto Giovanni Maria Falconetto che nel 1532 fu incaricato di realizzare una facciata dell’orologio con rivestimento lapideo in pietra d’Istria secondo il gusto stilistico rinascimentale , appoggiando alle parti murarie le lastre di pietra con staffe e graffe. Rinascimentali sono pure le 4 monumentali colonne doriche binate, due per lato , che sostengono una trabeazione con il leone marciano, e la cornice lapidea del quadrante dell’orologio, le 2 vittorie alate poste ai fianchi dell’arco stesso, le 2 figure virili poste in nicchie a latere del quadrante che reggono le insegne del Podestà (Badoer) e del Capitanio (Giovanni Moro), le due massime autorità , i Magistrati della Repubblica Serenissima. Uno era addetto alle funzioni amministrative e giudiziarie l’altro aveva compiti militari e finanziari. Nella altre nicchie vi sono inseriti i busti dei santi patroni di Padova, S. Prosdocimo e S. Antonio.

 

 

 

 

 

(S. Prosdocimo)

(S. Antonio da Padova)

Al di sotto dell’arco ancor oggi si possono vedere  gli originali fornici a sesto acuto (^) , e i fori laterali, scolpiti nella pietra, per i cardini superiori dell’antico e imponente portale che chiudeva l’accesso alla cittadella. Una porticina in ferro cela l’ accesso alla scala a chiocciola (non percorribile per ragioni di sicurezza) che conduce al 1° piano della torre con pareti affrescate con il ” carro  ” simbolo dei Carraresi.

( foto scala a chiocciola )

Nel 1390 , a causa di episodi bellici che contrapposero la signoria dei Carraresi con i Visconti di Milano, che avevano occupato la città, torre e orologio  andarono distrutti.

Nel 1405 termina l’epoca Carrarese a Padova dopo circa 80 anni di Signoria.

La Repubblica di Venezia occupa la città, dopo 16 mesi di guerra di cui 7 di assedio. Venezia comincia a demolire e a cancellare le tracce dei Carraresi, anche fisicamente, facendo giustiziare, nelle carceri di Palazzo ducale, Francesco II Novello e i figli Francesco III e Jacopo.

Marsilio ultimo figlio di Francesco II viene fatto prigioniero e decapitato nella piazza San Marco nel 1435, reo di aver cercato di ripristinare la Signoria Carrarese a Padova.

Sotto il governo della Serenissima Repubblica solo nel 1423 il Consiglio Comunale stabilì che la città dovesse avere un suo orologio. Nel 1427 iniziano i lavori di sopraelevazione della torre.

Nel 1428 il Consiglio decise che l’orologio doveva essere conforme al progetto di Matteo Novello Dall’orologio, discendente della famiglia di Jacopo Dondi, che aveva conservato i disegni dei meccanismi dell’orologio.

Nel 1430 viene stipulato un contratto tra il Comune di Padova e i fabbri Giovanni e Gianpiero Delle Caldiere originari di Vicenza.

Parte finale del Contratto tra il Comune di Padova e gli orologiai Delle Caldiere

“Utilità de lo horilogio che nuy volemo fare in una faza piana per modo speculativo e belo che niuno è in Italia.

Primo sonare le hore quanto mesuradamente se possa fare per instrumento da le una sin a le ventiquatro.

Secundo mostrare le hore da do parte de la tore, zoè suxo la faza che guarda verso la piaza et suxo la faza che guarda in corte.

Tercio mostrerà el segno dove serà el sole.

Quarto mostrerà el grado del segno segundo el vero luogo e segundo el so moto vero.

Quinto mostrerà el segno dove serà la luna.

Sexto mostrerà el grado dove serà la luna segundo el so moto in dì ventinove e mezo et serà asay preciso.

Septimo mostrerà i dì de la età de la luna.

Octavo mostrerà la elongation che averà la luna dal sole.

Nono mostrerà el dì et l’ora de la coniontion de la luna e del sole.

Decimo mostrerà el dì et l’hora de la oposition del sole e de la luna.

Undecimo mostrerà lo moto de la luna, lo aspecto ley averà cun el sole, zoè sextile, quadrato et trino et opposito, che serve a molte cosse.

Duodecimo mostrerà la luna cercha al so crescere, el tondo, el decrescere, al naturale mostrando el so dosso illuminado verso el sole in superficie piana.

Terciodecimo mostrerà la letra dominicale de dì in dì circumscripta a la rota di dì de l’ano.

Quartodecimo mostrerà le feste de l’ano notade per li soi dì segundo la grandeza del instrumento. Et faremove una campana al pexo de libre mille, dagandone el metalo cum quelo n’è bisogno. E tutte queste cosse sovrascrite faremo per lo priexio de ducati cento trentacinque d’oro.”


Nel 1436 si conclusero i lavori di installazione dell’orologio-astrario che segnerà le 24 ore, i giorni, i mesi, le fasi lunari, il moto dei pianeti e lo zodiaco. L’inaugurazione avvenne il giorno di Sant’Antonio dell’anno successivo (13 giugno 1437).

IL SECONDO PIANO

Il secondo piano con vista dei macchinari cambio mese e giorno

Al secondo piano della torre, siamo in corrispondenza al livello dei due oculi inferiori esterni, sono visibili al visitatore i due macchinari, interamente progettati e costruiti dall’Arass Brera, Associazione Restauro Antichi Strumenti Scientifici onlus che ha curato il restauro, che con il loro funzionamento semiautomatico servono per posizionare di fronte al proprio oculo l’indicazione del giorno e del mese in corso.

Queste due machine sono state realizzate in modo da rispettare in maniera preponderante le conoscenze tecniche medioevali, cioè: forza di gravità, pesi, leve, molle, ruote dentate, con l’eccezione dei movimenti longitudinali e rotativi principali, che sono stati realizzati attraverso semplici apparecchiature elettromeccaniche al posto dei pesi motore, per la mancanza di spazio fisico sufficiente al loro funzionamento.

Il semi-automatismo dei macchinari comporta ancora oggi la presenza periodica di una persona per poter disporre ed estrarre manualmente i pannelli indicatori dei giorni e dei mesi.

Una volta posizionato manualmente il nuovo pannello indicatore nell’apposito alloggiamento superiore del dispositivo, si attende che l’orologio principale, attraverso il treno del tempo dia il segnale di avvio. Al ricevimento di questo impulso, trasformato da meccanico in elettrico attraverso un apposito dispositivo, si attiva il motoriduttore che inizia lo spostamento del vecchio pannello che viene scaricato per gravità nel cesto inferiore e poi verrà rimosso dall’operatore. Un nuovo pannello, sempre per gravità si posizionerà sulla traversa di traslazione per essere spinto verso l’esterno dei 65 cm di muro per la visione dalla piazza dei Signori.

Nella parte superiore di questo livello è anche visibile il movimento della lente originale del pendolo ed il suo sistema di regolazione, quella farfalla posta sotto la lente del pendolo. Il pendolo venne collocato da Giovanni Carleschi nel 1688. A Galileo Galilei è attribuita la scoperta dell’isocronismo del pendolo nel 1657; ma a realizzare il primo orologio a pendolo fu lo scienziato olandese Christiaan Huygens.

In questo piano si possono vedere anche i due pesi motore di 15 e 25 Kg. rispettivamente per la ricarica del treno del suono e del tempo realizzando un dispositivo elettromeccanico che utilizza un sistema definito “paradosso meccanico a catena continua”. Tale dispositivo è perfettamente reversibile rispetto alla parte antica del meccanismo, poiché il contatto con lo stesso è di tipo dinamico. Cioè, trasmette un movimento mediante una ruota dentata che ingrana (si accoppia) alla ruota detta “maestra” del movimento storico. La reversibilità è garantita dal fatto che è sufficiente togliere la nuova ruota che porta il moto perché tutto torni esattamente come era prima. La particolarità di questo dispositivo risiede nel fatto, molto importante, che mantiene permanente il tiro del peso, anche durante le ricariche, (i contrappesi agganciati soto le carrucole) quindi il pendolo riceve sempre la spinta e non si arresta mai.

La sostituzione dei vecchi pesi motore di 100 e 160 Kg con questi di peso minore ha permesso un notevole risparmio in termini di sollecitazione del meccanismo.

IL QUADRANTE DELL’OROLOGIO ASTRARIO ovvero come va letto l’orologio.

Ha un diametro massimo di 5,60 metri ed è formato da 3 cerchi concentrici mobili sovrapposti e da due settori circolari fissi.

L’Orologio rappresenta la teoria astronomica Tolemaica di un sistema geocentrico che poneva la Terra ( la mezza sfera al centro del quadrante)ferma immobile al centro del moto di stelle e pianeti  dell’Universo (sole collegato alla lancia delle ore  e luna quel cerchio a meta bianco e nero)

I° SETTORE

E’ fisso e suddiviso in 24 parti uguali segnate con cifre romane. Rappresenta le ore del giorno e della notte secondo la suddivisione dell’orologio all’italiana, cioè da 1 a 24, da un tramonto al successivo. L’ora “all’italiana” iniziava circa mezzora dopo il tramontare del sole, e la giornata finiva al tramonto successivo.

Questo modo di contare le ore in uso in Italia portava inevitabilmente ad avere lunghezze temporali variabili delle ore.

Dal solstizio estivo a quello invernale l’ora del tramonto anticipa di giorno in giorno; il contrario accade dal solstizio invernale a quello estivo in quanto l’ora del tramonto avviene sempre più tardi.

Esempio: le ore 12 (il mezzogiorno) al solstizio d’estate è posizionato all’incirca alla XVII ora ( la durata del giorno al 21/6 è di 15 ore e 30 minuti).

Al solstizio d’inverno la lancia delle ore è posizionata all’incirca alla XX ora (il 22 dicembre la durata del giorno è di 8 ore e 30 minuti).

Solo all’equinozio di primavera (21 marzo) e di autunno (23 settembre) vi sono 12 ore di giorno e 12 ore di notte.

II° SETTORE

La fascia azzurra cosparsa di stelle dorate è fissa. Rappresenta simbolicamente la sfera celeste delle stelle fisse definite fin dall’antichità , che non cambiano mai la posizione reciproca tra loro.

Sono n. 48 stelle che rappresentano le 1022 stelle, catalogate in 48 costellazioni, dall’astronomo greco alessandrino Claudio Tolomeo (vissuto nel II secolo dopo Cristo), nella sua opera lAlmagesto,  descrive un universo sferico con al centro la terra riprendendo risultati raggiunti dall’astronomia greca e babilonese.

III° SETTORE

Rappresenta la fascia delle costellazioni zodiacali; è suddivisa in 12 settori uguali di 30 gradi ciascuno (ognuno dei quali suddiviso in 3 parti di 10°) per un totale di 360° stabilita dagli antichi matematici – astronomi della Mesopotamia.

I segni zodiacali, se li contate, sono 11 , manca il segno della bilancia (la libra come direbbero i Romani). Ma se ben guardiamo il segno dello scorpione occupa due settori di 30 gradi ciascuno. Il corpo un settore e le chele un altro settore di 30°.

Tale mancanza deriva dal fatto che i segni rappresentati si rifanno al sistema zodiacale pre-romano nel quale le costellazioni dello Scorpione e della Bilancia erano unite in una sola (che occupava quindi un maggior spazio nella fascia zodiacale). Furono gli astronomi arabi a trasformare la bilancia in costellazione assegnandole le stelle appartenenti alle chele. Ancora oggi infatti le due stelle più luminose della costellazione della Bilancia sono dette “chela nord” e “chela sud”.

Al momento della sua costruzione l’orologio forse conteneva anche la rappresentazione della bilancia che fu eliminata durante un intervento di modifica alla fine del ‘700 operato dall’abate Bartolomeo Toffoli che volle seguire le suddivisioni zodiacali più antiche.

Raffigurazioni dei segni dello zodiaco che si basano su testi di astrologia degli antichi greci, riscoperti nel rinascimento e ancora in uso nel Cinquecento, non hanno la bilancia.

Vi sono due leggende metropolitane in merito a questo segno zodiacale mancante ma sono prive di fondamento:

-manca il segno della bilancia, che simbologicamente rappresenta la Giustizia, fatta mancare ai sottomessi padovani dai padroni veneziani.

-L’artigiano per dispetto non avrebbe inserito il simbolo astronomico della bilancia per vendicarsi di un mancato pagamento pattuito.

Una figura femminile scolpita con in mano una bilancia è presente nella piazza dei Signori nel manufatto porta-bandiera.

< Una cosa interessante da tener presente è che storici e osservatori, nonché dati raccolti con l’ultimo restauro, hanno evidenziato che la maggior parte dei segni zodiacali, in rame lavorato a sbalzo e rivestiti con foglia d’oro, sarebbero di manifattura trecentesca. >

IV° SETTORE

In questo settore sono scritti i nomi dei dodici mesi in lingua latina JANVARIUS-FEBRVARIVS-MARTIVS-APRILIS-MAJVS-JUNIVS-JULIVS-AVGVSTVS-SEPTEMBER-OCTOBER-NOVEMBER-DECEMBER

Sul bordo esterno sono segnate le divisioni con i numeri dei giorni e sono evidenziati da tacche chiare e scure alternate.

L’estremità della coda dello scorpione ha la figura di una mano guantata con l’indice puntato a indicare il giorno ed il mese.

V° SETTORE

E’ formato da un cerchio dedicato al moto della luna. Questo cerchio compie un giro completo in 29 giorni e ½ , cioè dal novilunio al successivo.

All’inizio del conteggio si trova un’apertura circolare che appare scura quando Luna e Sole sono in congiunzione(novilunio) e tutta bianca in fase di opposizione (plenilunio).

Tra il settore dello zodiaco e quello dei mesi è inserita la lancia, con la punta a forma di freccia, per indicare l’ora.

Il sole è rappresentato da un dischetto con faccina umana che conserva sempre la sua posizione verticale.

Sotto questa faccina in direzione opposta alla freccia delle ore, il raggio più liscio del sole sta a indicare l’età della luna contata a partire dal novilunio.

Le figure geometriche Esagono-Quadrato-Triangolo- Retta, definiscono la distanza in gradi della Luna dal Sole lungo il cerchio zodiacale.

Aspetto sestile (60°) – quadrato (90°) trino (120°) opposto (180°) congiunzione (360°) sono termini usati nell’astrologia, ma il loro significato è geometrico secondo la definizione data da Tolomeo nel suo libro l’Almagesto.

Il sistema Tolemaico prevedeva che i corpi celesti(Luna-Mercurio-Venere-Sole-Marte-Giove-Saturno) ruotassero intorno alla Terra percorrendo orbite perfettamente circolari.

Questo sistema durò fino al XVI sec. Sostituito poi da quello Copernicano con la Teoria eliocentrica. (Nicolò Copernico, astronomo polacco, studiò medicina a Padova nel 1501 ma si laureò a Ferrara)

DUE PAROLE SULL’OROLOGIO OLTREMONTANO O ALLA FRANCESE

L’orologio oltremontano o alla francese perché adottato in Francia e nel resto dell’Europa era basato sulla divisione del giorno in 24 ore ripartite in 12 ore uguali cosiddette di giorno misurate dalla mezzanotte a mezzogiorno e 12 ore di notte misurate da mezzogiorno a mezzanotte.

L’orologio all’italiana andava benissimo per il mondo dell’agricoltura che basava le sue attività sulle ore di luce ma presentava notevoli difficoltà sia per la vita civile che per quella religiosa che necessitavano di una definizione matematicamente rigorosa del tempo.

Verso la fine del ‘700 (1789) si introdusse l’orologio alla francese, ma questo cambiamento suscitò una specie di insurrezione popolare e conseguentemente si ritornò all’orologio all’italiana.

Con la caduta della Repubblica di Venezia e l’ingresso in città dei francesi, la municipalità ripristinò il più scientifico orologio alla francese basato su un preciso dato astronomico, cioè la culminazione del Sole a mezzogiorno; ben misurabile sopra una linea di meridiana perfettamente tracciata.

Tale quadrante rimase dal 1797 al 8 febbraio 1944 quando, durante un pesante bombardamento della città,  parti dell’orologio caddero nella piazza.

Nel restauro successivo non vennero ripristinate le fascie metalliche con le ore alla francese.

Oggi la lancetta delle ore è sincronizzata per segnare le 24 ore del tempo medio dell’Europa Centrale (TMEC)

Il tempo medio, tipico dei comuni orologi non solari, ha come riferimento il giorno medio, ovvero un intervallo di tempo di 24 ore esatte e costanti, calcolato sulla media della durata dei 365 giorni solari veri.

Per convenzione il tempo medio uniforma l’ora del territorio compreso tra due meridiani.

IL TERZO PIANO –  con vista gabbia

Il “cuore” dell’orologio

L’attuale meccanismo dell’orologio, realizzato nel 1436 su modello di quello originale di Jacopo Dondi ma databile alla fine del XVII secolo,  quando il congegno originario fu modificato con l’aggiunta del pendolo, è formato da una gabbia in ferro battuto, (la sola parte originale del ‘300) con i suoi meccanismi a ruote dentate, per la maggior parte anch’esse in ferro battuto, assemblato mediante il solo impiego di perni e cunei in acciaio; non ha viti né bulloni di fissaggio.

Per questo ancor oggi è necessario provvedere ad una costante manutenzione battendo con il martello i cunei che si allentano con le vibrazioni del meccanismo.

Tale lavoro è svolto da un incaricato una volta la settimana, ma un tempo era il temperatore che vi provvedeva. Era il mastro orologiaio che provvedeva a caricare da 6 a 9 volte i pesi azionando le manovelle , a cambiare la data,  giorno e mese..

Qui viveva con la sua famiglia al 4° e 5° piano della torre. Si può ancora notare in un angolo il focolare e la cappa del camino annerita, vi sono pure dei lacerti di affresco di epoca quattrocentesca.

Ultimamente il caricamento veniva effettuato ogni 22 ore.

Il basamento dell’orologio è stato costruito con l’ultimo restauro e poggia le sue quattro “zampe di leone”, tipiche degli orologi meccanici attribuiti al Dondi, su regolatori meccanici di assetto che permettono di mantenere in piano la struttura a gabbia. Un apposito peso a piombo fornisce questa indicazione.

Il macchinario è composto da due “treni” vale a dire due gruppi di meccanismi.

Il treno del tempo e il treno del suono della campana. Ciascuno di essi viene mosso dal suo relativo peso motore, peso di grandezza diversa. Sono visibili anche i tamburi, attualmente resi liberi, dove venivano arrotolate le corde che tenevano i pesi motore di 100 e 160 Kg circa ridotti a 15 e 25 Kg

Il recente restauro dell’orologio, eseguito dai soci dell’ARASS Brera, è completamente reversibile, vale a dire, è possibile in maniera veloce, disaccoppiare il complesso orologio dal sistema di caricamento dei pesi motore che sono azionati automaticamente da motoriduttori elettrici e rinvii a verricello, del tipo a rocchetto e catena, gruppi visibili nel sottopalco che sostiene l’orologio, collegare ai tamburi i vecchi pesi e l’orologio medioevale ritorna come era prima del restauro.

La ruota ad ancora a “scappamento”

Nella parte posteriore si intravede sia il meccanismo di “scappamento ad ancora” sia la sospensione e lamina d’acciaio dell’asta del pendolo, in legno lunga circa 4 metri. Con difficoltà per voi è possibile intravedere il collegamento cardanico tra orologio e astrario.

Sul fronte del meccanismo si nota una ruota dentata, che porta scanalature a distanza diversa, è la ruota partitora del suono della campana, piu sopra vi è lo smorzatore del suono(doppia pala) che serve a distanziare un rintocco dal successivo sfruttando questa vela che fa attrito con l’aria cadenzando così il suono. Dopo 5 minuti circa la campana suona nuovamente, è il “ribotto”, cioè la ripetizione del suono.

Dispositivi per il cambio delle ore e dei minuti inseriti alla fine del ‘800 (1862-1876)

Ai lati dell’orologio, in collegamento mediante opportuni rinvii costituiti da lunghe aste in legno nascoste sotto l’impiantito, sono installate le grandi ruote in ferro e zinco del diametro di circa 1 metro e 80 centimetri..

Ad ognuno di questi meccanismi dotati ciascuno del proprio peso motore di circa 10 Kg è stato aggiunto in maniera completamente reversibile, il sistema automatico di ricarica dei pesi mediante motoriduttore in sostituzione delle manovelle collegate ai pesi e caricate manualmente dall’operatore.

Le ruote delle ore e dei minuti divise in 12 spicchi uguali riportano la scritta in numeri romani da I a XII per segnare le ore, e in numeri arabi da 0 a 55 per la ruota dei minuti. Il funzionamento di ognuno di questi dispositivi, comandati da opportuni pioli sistemati nella ruota ripetitrice del tempo, avviene ogni cinque minuti ed a ogni ora.

Particolare ruota dei minuti

Bibliografia:

Piazza dei Signori, la torre dell’orologio astronomico di Jacopo Dondi tra il XIV e il XXI secolo –Serenella Borsella

La torre dell’orologio – Patrizia dal Zotto

Padova nel trecento – Silvana Collodo

L’orologio di piazzza dei signori e la misura del tempo – Luisa Pigatto

Il meccanismo del sistema orologio-astrario – Silvano Schiavo

Comitato mura di Padova

Wikipedia

A.R.A.S.S. Brera

e naturalmente notizie tratte dai Volontari Spiegatori

L’OROLOGIOultima modifica: 2018-03-14T21:30:45+01:00da pikap54